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logo76Newsletter n. 238 del 10 novembre 2021

LE ARMI CHE FANNO DA SÉ E LA CHIESA

Carissimi,
[segue]
sembrava che nella perversa inventività umana volta a costruire armi sempre più disumane, si fosse raggiunto il limite con l’atomica, la bomba all’idrogeno, le armi spaziali. Non a caso giace, in attesa dell’adesione e della ratifica degli Stati nucleari e della NATO, ivi compresa l’Italia, un Trattato ONU per la proibizione delle armi nucleari (TPAN). Ma ora il limite è superato con lo sviluppo e la produzione di armi-robot, che uccidono per conto loro, determinate come sono da intelligenze artificiali senza bisogno di intervento umano. Sotto forma di droni l’Italia ne sta comprando in Israele, come informa Antonio Mazzeo, e ne diamo notizia nel sito. Viene perciò a proposito questa lettera di Sergio Paronetto, presidente del Centro Studi Pax Christi Italia, che ricorda gli interventi di papa Francesco per il disarmo, ed esorta la Chiesa italiana a farsene carico nel suo cammino sinodale, lettera che qui riportiamo:

«Gli interventi del papa sono sempre scomodi. Penso a quelli sull’economia, sulla cura del creato, sull’accoglienza (e sul clericalismo). Ma quelli più duri e imbarazzanti, soprattutto per i politici, per gli affaristi delle guerre e per molti credenti, riguardano il disarmo, coperti da minimizzazioni furbesche o da un silenzio tombale.
«Tralasciando le forti riflessioni di Fratelli tutti (256-262) e quelle espresse in vari contesti, ricordo solo sette pronunciamenti solenni degli ultimi tempi.
«Quello classico (ribadito il 24 novembre 2019 in Giappone) contro le armi nucleari: non solo contro il loro uso ma anche contro l’immoralità del loro possesso, in sintonia col Trattato ONU di messa la bando delle armi nucleari (2017, 2021), non firmato dall’Italia.
«Quello tremendo del 5 febbraio 2020 alla Pontificia Accademia di Scienze sociali: “E’ necessario affermare che la più grande struttura del peccato, o la più grande struttura dell’ingiustizia, è la stessa industria della guerra, poiché è denaro e tempo al servizio della divisione e della morte. Il mondo perde miliardi di dollari in armamenti e violenza ogni anno, il che porrebbe fine alla povertà e all’analfabetismo se potessero essere reindirizzati”.
«Quello bruciante del 22 febbraio 2020 a Bari: “La guerra è una pazzia alla quale non ci possiamo rassegnare [...]. E a questo io vorrei aggiungere il grave peccato di ipocrisia, quando nei convegni internazionali, nelle riunioni, tanti Paesi parlano di pace e poi vendono le armi ai Paesi che sono in guerra. Questo si chiama la grande ipocrisia”.
«Quello indignato di Pasqua 2021: “La pandemia è ancora in pieno corso; la crisi sociale ed economica è molto pesante, specialmente per i più poveri; malgrado questo – ed è scandaloso – non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari. E questo è lo scandalo di oggi”.
«Quello incalzante (contenuto nel libro Dio e il mondo che verrà, Lev e Piemme 2021): “Non è più sopportabile che si continuino a fabbricare e trafficare armi spendendo ingenti capitali che dovrebbero essere usati per curare le persone, salvare vite. Non si può far finta che non si sia insinuato un circolo drammaticamente vizioso tra violenze armate, povertà e sfruttamento dissennato e indifferente dell’ambiente” (p.82).
«Quello orante e radicale rivolto ai movimenti popolari il 16 ottobre 2021: “Voglio chiedere, in nome di Dio, ai fabbricanti e ai trafficanti di armi di cessare totalmente la loro attività, che fomenta la violenza e la guerra, spesso nel quadro di giochi geopolitici il cui costo sono milioni di vite e di spostamenti” .
«Quello penitenziale (e combattivo) del 2 novembre 2021 davanti alle tombe dei caduti in guerra, che “sono con il Signore. Ma noi, che stiamo in cammino, lottiamo sufficientemente perché non ci siano guerre? Perché non ci siano le economie dei Paesi fortificate dall’industria delle armi?”.

«Perché pochi si sentono commossi da questa situazione?. L’argomento disarmo sembra proprio un tabù sia per la politica che per la Chiesa. Salvo eccezioni, le diocesi, le parrocchie, le comunità cristiane non sembrano interessate al disarmo. Spesso, osservava M. Luther King, declamano “pie frivolezze e sante trivialità”.
Ignoranza? Distrazione? Indifferenza? Paura? Subalternità alle logiche del nemico? Complicità con il riarmo e con i potenti, scriveva Tonino Bello rivolto alla Chiesa nel 1988, “disposti a pagare la metà del prezzo ricavato dalla vendita delle armi pur di comprare i tuoi silenzi sulla guerra”?. Poca fede nel Cristo “nostra pace” o nel Vangelo della pace?
«Nonostante un grande magistero pontificio e le testimonianze di tanti operatori e operatrici di pace, i vescovi balbettano. Nemmeno contro le armi nucleari esiste un pronunciamento esplicito. L’ultimo documento ufficiale della CEI su tali questioni è la Nota pastorale Educare alla pace che risale al 1988.
«Ci sentiamo corresponsabili della nuova stagione ecclesiale? E delle sorti dell’umanità? Disponibili ad aprire un sentiero sinodale per la pace disarmata (e la Chiesa disarmata)?»

Fin qui la lettera di Paronetto. Aggiungiamo che nel sito pubblichiamo il discorso per l’inaugurazione dell’anno accademico che il nuovo Rettore dell’università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, ha tenuto, sul tema dello straniero, come realtà che mette in questione la politica, la cultura e anche l’università.
Con i più cordiali saluti

www.chiesadituttichiesadeipoveri.it

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