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logo76costituente-terra-logoNewsletter n. 242 del 22 dicembre 2021

LA PARTITA DELLA SALVEZZA

Carissimi, [segue]
sono state rese note prima di Natale alcune cifre della tragedia umana in corso oggi nel mondo. Anzitutto le cifre della pandemia: nel dibattito pubblico qualcuno parla di colpi di coda della sua irruenza, ma essa sembra ben lontana dalla fine. Incalza in Europa, mentre il noto virologo americano, consigliere di Biden per la salute, Antony Fauci, dice che la fine della crisi globale è ancora lontana. La variante Omicron si sta diffondendo con straordinaria rapidità in Sudafrica, ed ha attecchito in 40 nazioni oltre che in 15 Stati americani dove si sono registrati in questi giorni 800.000 morti e 50 milioni di casi. La scienza ci ha dato i vaccini, ma delude le speranze nella soluzione della crisi.
Né ci sono solo le malattie. Ad aggiungere dolore a dolore le Nazioni Unite hanno contato l’anno scorso 281 milioni di migranti internazionali. Nel 2019 4,4 milioni sono stati i richiedenti asilo e 21 milioni i rifugiati. Le migrazioni che prima erano limitate ad alcuni Paesi e ad alcune categorie di persone che avevano la possibilità di emigrare, oggi riguardano un po’ tutti i Paesi e fasce di reddito più basse.
La FAO dice che 811 milioni sono quelli che ogni giorno lottano con la fame.
Scorrono intanto fiumi di danaro per le armi. Secondo dati citati da cinquanta Premi Nobel per la Pace che hanno chiesto ai governi una riduzione della spesa militare del 2 per cento all’anno per cinque anni, questa spesa ha raggiunto i 2000 miliardi di dollari statunitensi all’anno.
L’incrocio tra questi dati e la ricorrenza del Natale suggerisce un interrogativo oggi caduto nel silenzio ma che fino all’avvento della modernità aveva percorso tutta la storia umana almeno in questa parte del mondo: che cosa ne è della salvezza dell’umanità? C’è una salvezza che ci possiamo attendere e sperare? A questa domanda si sono succedute nel tempo le risposte delle fedi religiose, l’ebraica, la cristiana, l’islamica; ancora nel secolo scorso un grande filosofo, Heidegger, di fronte al dominio assoluto della tecnica si chiedeva se ormai solo un Dio ci potesse salvare; oggi i cieli sembrano chiusi, ma anche Prometeo sembra aver fatto la sua corsa, le risposte che ci si attendeva dalla ragione, dallo Stato, dalla scienza, dal danaro hanno mostrato la loro fallacia, rivelato i loro limiti.
Naturalmente la storia non è finita e tutte le piste restano aperte; ma allora ci vorrebbe più determinazione nella ricerca delle soluzioni parziali, delle salvezze pur circoscritte intanto sperate, ciò su cui anche le fedi dovrebbero essere d’accordo. Tra queste le più urgenti sembrano oggi quelle riguardanti la pandemia, e ciò per due ragioni. La prima è che essa più di ogni altra sciagura mette in luce le contraddizioni del sistema, così frantumato e selvaggio com’è, e la necessità di una diversa gestione della convivenza; la seconda è che essa imponendo come suo peculiare rimedio la separazione e la distanza tra le persone rappresenta la massima negazione della comunione necessaria all’umano.
Per questo riteniamo più che mai necessario perseguire la soluzione di un costituzionalismo mondiale che affermi l’universalità dei diritti e fondi politiche che ne garantiscano l’adempimento per tutti nella progressiva costruzione della casa comune. Una diffusione universale dei vaccini, fino alla loro obbligatorietà per tutti dovrebbe esserne uno dei primi obiettivi, né a ciò dovrebbe far ostacolo la rivendicazione della proprietà intellettuale dei vaccini da parte delle case farmaceutiche né il rifiuto di quanti non vogliono vaccinarsi, (in Italia 8 milioni, negli Stati Uniti più di un quarto della popolazione) cose che, secondo questo paradigma possono rivendicare anch’esse una tutela costituzionale, ma che non dovrebbero avere una protezione superiore o pari a quella del bene e del diritto universale alla salute e alla vita. Utopia e irrealismo? No, un costituzionalismo oltre lo Stato, dotato di garanzie internazionalmente stabilite, come dice Luigi Ferrajoli (“La costruzione della democrazia, Laterza, 2021) è piuttosto l’unica risposta razionale e realistica a questa e alle altre emergenze planetarie.
Nel sito pubblichiamo una lettera al Papa dei giovani del movimento Shalom.
Con i migliori auguri di buon Natale

www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
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costituente-terra-logouna Terra
un popolo
una Costituzione
una scuola

Newsletter n. 57 del 22 dicembre 2021

LA PARTITA DELLA SALVEZZA

Carissimi,
sono state rese note prima di Natale alcune cifre della tragedia umana in corso oggi nel mondo. Anzitutto le cifre della pandemia: nel dibattito pubblico qualcuno parla di colpi di coda della sua irruenza, ma essa sembra ben lontana dalla fine. Incalza in Europa, mentre il noto virologo americano, consigliere di Biden per la salute, Antony Fauci, dice che la fine della crisi globale è ancora lontana. La variante Omicron si sta diffondendo con straordinaria rapidità in Sudafrica, ed ha attecchito in 40 nazioni oltre che in 15 Stati americani dove si sono registrati in questi giorni 800.000 morti e 50 milioni di casi. La scienza ci ha dato i vaccini, ma delude le speranze nella soluzione della crisi.
Né ci sono solo le malattie. Ad aggiungere dolore a dolore le Nazioni Unite hanno contato l’anno scorso 281 milioni di migranti internazionali. Nel 2019 4,4 milioni sono stati i richiedenti asilo e 21 milioni i rifugiati. Le migrazioni che prima erano limitate ad alcuni Paesi e ad alcune categorie di persone che avevano la possibilità di emigrare, oggi riguardano un po’ tutti i Paesi e fasce di reddito più basse.
La FAO dice che 811 milioni sono quelli che ogni giorno lottano con la fame.
Scorrono intanto fiumi di danaro per le armi. Secondo dati citati da cinquanta Premi Nobel per la Pace che hanno chiesto ai governi una riduzione della spesa militare del 2 per cento all’anno per cinque anni, questa spesa ha raggiunto i 2000 miliardi di dollari statunitensi all’anno.
L’incrocio tra questi dati e la ricorrenza del Natale suggerisce un interrogativo oggi caduto nel silenzio ma che fino all’avvento della modernità aveva percorso tutta la storia umana almeno in questa parte del mondo: che cosa ne è della salvezza dell’umanità? C’è una salvezza che ci possiamo attendere e sperare? A questa domanda si sono succedute nel tempo le risposte delle fedi religiose, l’ebraica, la cristiana, l’islamica; ancora nel secolo scorso un grande filosofo, Heidegger, di fronte al dominio assoluto della tecnica si chiedeva se ormai solo un Dio ci potesse salvare; oggi i cieli sembrano chiusi, ma anche Prometeo sembra aver fatto la sua corsa, le risposte che ci si attendeva dalla ragione, dallo Stato, dalla scienza, dal danaro hanno mostrato la loro fallacia, rivelato i loro limiti.
Naturalmente la storia non è finita e tutte le piste restano aperte; ma allora ci vorrebbe più determinazione nella ricerca delle soluzioni parziali, delle salvezze pur circoscritte intanto sperate. Tra queste le più urgenti sembrano oggi quelle riguardanti la pandemia, e ciò per due ragioni. La prima è che essa più di ogni altra sciagura mette in luce le contraddizioni del sistema, così frantumato e selvaggio com’è, e la necessità di una diversa gestione della convivenza; la seconda è che essa imponendo come suo peculiare rimedio la separazione e la distanza tra le persone rappresenta la massima negazione della comunione necessaria all’umano.
Per questo riteniamo più che mai necessario perseguire la soluzione che abbiamo proposto di un costituzionalismo mondiale che affermi l’universalità dei diritti e fondi politiche che ne garantiscano l’adempimento per tutti nella progressiva costruzione della casa comune. Una diffusione universale dei vaccini, fino alla loro obbligatorietà per tutti dovrebbe esserne uno dei primi obiettivi, né a ciò dovrebbe far ostacolo la rivendicazione della proprietà intellettuale dei vaccini da parte delle case farmaceutiche né il rifiuto di quanti non vogliono vaccinarsi, (in Italia 8 milioni, negli Stati Uniti più di un quarto della popolazione) fattori che, secondo questo paradigma possono rivendicare anch’essi una tutela costituzionale, ma che non dovrebbero avere una protezione superiore o pari a quella del bene e del diritto universale alla salute e alla vita. Utopia e irrealismo? No, un costituzionalismo oltre lo Stato, dotato di garanzie internazionalmente stabilite, come dice Luigi Ferrajoli (“La costruzione della democrazia, Laterza, 2021) è piuttosto l’unica risposta razionale e realistica a questa e alle altre emergenze planetarie.
Con i migliori auguri di buon Natale

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