Il denaro e la ricchezza: per sviluppare la società e creare lavoro, oppure…

Aladinbozo libri

Per segnare l’inizio della collaborazione con il nostro periodico del prof. Francesco Carboni, docente di storia moderna dell’Università di Cagliari ed esperto di storia della Sardegna, pubblichiamo una parte dell’introduzione del suo libro, disponibile come e-book a cura di  Arkadia Editore.

La forza del lavoro e del denaro: economia ed appalti in Sardegna dal 1420 al 1840

ARKADIA EDITORE

E ci sarà qualcuno che, a scrivere o a leggere di questa lunghissima guerra, si stancherà, se non si sono stancati nemmeno quelli che l’hanno combattuta? TITO LIVIO, Storia di Roma, libro X, 31

Introduzione

Il denaro e la ricchezza, nel corso della storia umana, sono stati utilizzati in duplice modo: per sviluppare la società e creare lavoro, oppure intristire nel lusso e nello spreco.

Un piccolo cappello della storia romana attesta la dinamica del lusso, del rispetto del patrimonio pubblico, degli appalti anche nei tempi antichi. Scrive Tito Livio sul censore Marco Porcio Catone (Storia di Roma, Libro XXXIX, 44): “I funzionari dei censori ricevettero disposizione che gli ornamenti e i vestiti femminili e i veicoli di cui si dichiarava un valore superiore ai quindicimila assi fossero valutati dieci volte tanto; stessa cosa per gli schiavi di età inferiore ai venti anni, che nell’ultimo censimento in poi fossero stati venduti per diecimila assi o più: anch’essi dovevano essere valutati dieci volte il loro valore e sul patrimonio determinato in questo modo si doveva applicare una tassa del tre per mille. i censori eliminarono l’uso di ogni acqua pubblica che scorresse in edifici o fondi privati e le costruzioni – nuove dalle fodamenta o addossate ad altre – che i privati avessero su luoghi pubblici, furono demolite nell’arco di trenta giorni. diedero poi in appalto, stanziando somme specifiche per quegli scopi, alcune opere pubbliche: la pavimentazione dei collettori, la manutenzione delle cloache, dove si fosse resa necessaria, ma anche la costruzione di nuove sull’Aventino e in altri quartieri dove ancora non c’erano. con iniziativa autonoma Flacco fece costruire un muraglione per consentire il transito di tutti i cittadini verso le acque nettunie e una via attraverso i monti di Formia. Catone acquistò e adibì ad uso pubblico due atrii, il menio ed il tizio, nelle latomie e quattro botteghe, costruendovi una basilica, che prese il nome di Porcia. Diedero in appalto la riscossione delle imposte ai tassi più elevati, mentre pagarono le forniture a prezzi più bassi. però il Senato, lasciandosi convincere dalle lacrime e dalle preghiere dei publicani, ordinò di annullare quegli appalti e di ripetere le aste; allora i censori, con un loro editto, esclusero dall’aggiudicazione quelli che avevano reso inutile la precedente gara di appalto: in questo modo assegnarono le stesse opere con un’ulteriore diminuzione dei prezzi”.

Lo storico Franco Porrà segnala il lavoro di Attilio Mastino, dal titolo Storia della Sardegna antica (Sassari 2005); leggiamo che M. Porcio Catone arrivò nell’isola con 2000 fanti e 300 cavalieri e “racconta Plutarco che il futuro censore si comportò con straordinaria misura, evitando gli sprechi, i banchetti, le spese superflue per servi ed amici da mantenere a spese dei Sardi, come era costume in precedenza. Quando partiva da Carales per visitare le principali città della provincia, evidentemente sedi di conventus giudiziari, non viaggiava su un cocchio, ma a piedi, facendosi accompagnare solo da un servo pubblico, che gli portava una veste ed un vaso per le libagioni da utlizzare nei sacrifici. Catone prese provvedimenti contro gli usurai, che cacciò dall’isola, suscitando il malumore dei banchieri romani. Allo stesso modo era esigente, addirittura rigido ed intransigente nel pretendere che le disposizioni impartite venissero eseguite alla lettera dai sardi”.

Non vi è dubbio che il bene pubblico accende in ogni tempo la brama di solerti ed avidi predoni. Gli illuminati e giusti imprenditori sono fatti di una pasta diversa.

Questo lavoro intende scandagliare le iniziative economiche della Sardegna moderna, con imprenditori esterni o sardi, con tentativi riusciti o meno, con apporto di capitali e di idee degne di interesse economico e culturale. Un lavoro immane che il sottoscritto inizia apportando una nuova, ma non ancora esaustiva, documentazione: lo stadio iniziale della ricerca va completato con impegno, esame di documenti e di altre ricerche, un po’ di fortuna come si addice allo scopritore di filoni metalliferi. Lo studio presente mostra alcune positive intraprese di imprenditori non sardi. non mancano belle esperienze di lavoro di sardi: la caligine del tempo si è depositata sulla loro esperienza che, ora, è utile mettere in luce per riflettere ed affrontare, se la storia è un po’ maestra di vita, i procellosi tempi attuali.

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