L’anno che verrà

c6698b66-2582-4fbb-8476-1022c7ebc08eL’anno che verrà non si presenta sotto i migliori auspici.
Tuttavia se il barometro del tempo politico volge a tempesta, non è questo il momento di abbandonarsi allo sconforto. Al contrario è proprio nelle situazioni più disperate che nei popoli può venire fuori un’energia insospettata.

di Domenico Gallo

L’avvento dell’anno nuovo generalmente viene accompagnato da un’aspettativa esistenziale che ogni anno si ripete. Ai piedi dell’anno che verrà si depongono tutte le illusioni, le amarezze ed i dolori che ci hanno accompagnato nell’anno appena trascorso col desiderio di sbarazzarcene ed iniziare una nuova vita sotto il segno della speranza.
Quest’anno è difficile ripetere i soliti riti propiziatori perché all’orizzonte infuria una tempesta che non accenna a placarsi. Il 2002, con nostro grande stupore, ha visto ritornare la guerra in Europa. Dalla fine della seconda guerra mondiale (esclusa la parentesi dei Balcani) la guerra non aveva fatto più capolino in Europa. Dopo 77 anni è ritornata con grande fragore di armi e squilli di tromba.
All’alba del 2023, dopo 10 mesi di combattimenti ininterrotti, non se ne intravede la fine dato che entrambi i contendenti sono determinati a combattersi fino alla “vittoria”.
Anche gli altri scenari internazionali sono oscuri e grondano di sangue. Così la Turchia può permettersi impunemente di bombardare la popolazione curda del Rojava, mentre in Iran prosegue il martirio del popolo iraniano, esposto alla repressione più crudele da parte di un regime intenzionato a reprimere le proteste “senza pietà”, come ha dichiarato il Presidente Ebrahim Raisi.
Nei Balcani la ferita sempre aperta provocata dalla separazione manu militari del Kosovo dalla Serbia, grazie all’intervento della NATO, sta provocando rinnovate tensioni sul fronte della tutela della minoranza serba, oggetto di minacce e discriminazioni.
In Israele l’insediamento del nuovo governo Netanyahu, ostaggio della destra religiosa per la presenza dei suoi esponenti più estremisti come Itamar Ben Gvir (alla Pubblica sicurezza) e Bezalel Smotrich (alle Finanze), lascia presagire un incremento della violenza e dei trattamenti disumani nei confronti della popolazione palestinese. Inoltre il nuovo Governo punta a limitare i poteri dei giudici e la libertà di espressione, perché vorrebbe fare della religione sempre di più il fondamento dello Stato.
Sul fronte interno l’orizzonte non è meno cupo. Con l’avvento del nuovo governo quelle forze politiche che hanno vissuto la Costituzione come l’esito di una loro sconfitta storica, adesso hanno la possibilità di prendersi la rivincita e demolire i tratti distintivi della democrazia repubblicana.
L’attacco si muove su tre fronti: “presidenzialismo”, “riforma della giustizia” e “autonomia differenziata”. Con l’introduzione del sistema presidenziale di tipo francese, si cancella una garanzia politica che svolge un ruolo di equilibrio e si mortifica ulteriormente il ruolo del Parlamento.
Con la c.d. “riforma della giustizia” si mira a stravolgere il sistema costituzionale di indipendenza della magistratura e a raccordare il giudiziario con i poteri di governo, intaccando il principio del “potere diviso”.
Con l’autonomia differenziata diventerebbero oggetto di differenziazione beni pubblici essenziali come l’istruzione, la sanità, il lavoro, demolendo di fatto il principio fondamentale che la Repubblica è una e indivisibile.
Se questo processo riformatore venisse portato a compimento sbarcheremmo in un altro pianeta, che non è più quello della Repubblica fondata sulla Costituzione nata dalla Resistenza.
Nel 2023, l’incrocio fra i venti di guerra, che infuriano feroci e il vento sovranista che soffia nel nostro paese produce le condizioni ideali per una “tempesta perfetta”.
Se il barometro del tempo politico volge a tempesta, non è questo il momento di abbandonarsi allo sconforto. Al contrario è proprio nelle situazioni più disperate che in ciascuno di noi può venire fuori un’energia insospettata.
Oggi che la pace nel continente europeo è perduta, la coscienza del pericolo estremo di una guerra nucleare e la consapevolezza delle sofferenze e dei danni irreparabili prodotti dal conflitto, può far rinascere nel profondo della coscienza collettiva quel sentimento di ripudio della guerra, che ha trovato espressione nella Carta dell’ONU e nella Costituzione italiana.
Se nel 2022 l’opinione pubblica è rimasta irretita dalla narrazione bellicista, nel 2023 in questa narrazione possono aprirsi delle crepe e può crescere il dissenso verso le èlite politiche, nazionali ed europee, che hanno indossato l’elmetto della NATO per correre alla guerra.
Parimenti sul fronte interno, il consenso riscosso con le elezioni del 25 settembre può rapidamente appassire man mano che questa maggioranza porterà avanti i suoi progetti di manomissione della democrazia costituzionale. Che possono essere respinti dal popolo italiano, com’è già avvenuto nel 2006 e nel 2016. L’anno che verrà ci chiama all’azione per la pace, i diritti, la democrazia.
Non dobbiamo farci cogliere impreparati.
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Che succede?
DI NUOVO LA SAGGEZZA, LA SENSIBILITA’ E LA GUIDA DI MATTARELLA
3 Gennaio 2023 su C3dem
Luigino Bruni, “La rivoluzione è un’eredità. Tre benedizioni per il nuovo anno” (Avvenire). IL DISCORSO DI MATTARELLA: Sergio Mattarella, “Il messaggio di fine anno” (Foglio). Ugo Magri, “Il futuro secondo Mattarella” (La Stampa). Angelo Picariello, “Ma non è stato un ‘controcanto’” (Avvenire). Emilia Patta, “Mattarella avvia la fase della coabitazione” (Sole 24 ore). Paolo Pombeni, “Il richiamo di Mattarella sul divario tra Nord e Sud” (Messaggero). Marcello Sorgi, “Quell’invito a liberarsi delle polemiche” (La Stampa). Claudio Cerasa, “Un governo contro i giovani. Il discorso di Mattarella e i rimproveri sottesi” (Foglio). PARTITI: Giovanni Orsina, “I veri vantaggi di una destra post-populista” (La Stampa). Piero Ignazi, “Il sistema dei partiti è instabile. Sarà un 2023 ricco di novità” (Domani). Dario Di Vico, “Il declino di Salvini e le chance di ritrovare la pancia del Nord” (Foglio). Gabriele Segre, “Con Cuperlo per rinnovare il Pd. E’ ora di superare il liberalismo” (intervista al Riformista). Ernesto Galli Della Loggia, “Il nuovo governo, una novità da non sprecare” (Corriere della sera). GOVERNO E SOCIETA’: Sergio Harari, “Cambiare il servizio sanitario per investire sul futuro” (Corriere della sera). Eugenia Tognotti, “Tre anni di Covid. Ecco i dieci errori che abbiamo fatto” (La Stampa). Salvatore Curreri, “Il decreto contro le Ong è incostituzionale” (Il Riformista). Juan Matias Gil, “Ma noi delle Ong non ci fermeremo” (La Stampa). PRESIDENZIALISMO: Gaetano Azzariti, “L’attacco alla Costituzione e la sinistra non c’è” (Manifesto). Stefano Folli, “Dietro la frattura del presidenzialismo” (Repubblica). Mauro Calise, “Presidenzialismo, scelta gollista di palazzo” (Mattino). Carlo Galli, “Non è la riforma che serve all’Italia” (Repubblica). Montesquieu, “Presidenzialismo, le garanzie minime” (La Stampa). Erasmo Palazzolo, “Presidente o premier? Casellati: ‘Parta il confronto’” (Sole 24 ore).
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I SETTE VIZI DI MELONI
2 Gennaio 2023 su C3dem
La Rassegna del 31/12. Claudio Cerasa, “I sette vizi di Meloni” (Foglio). Marco Follini, “Il gattopardo del popolo Conte costringe gli avversari a somigliargli” (“Politica) Giuseppe De Rita, “L’Italia sembra un’eterna bimba. Finora è mancato uno scossone” (intervista al Corriere della sera). Silvio Garattini, “Siamo in grado di armarci per la guerra ma non per affrontare la pandemia”(intervista a La Stampa). Nando Pagnoncelli, “FdI cresce ancora, il M5S consolida il secondo posto, cala ancora il Pd” (Corriere della sera). Domenico Quirico, “Migranti, le verità scomode” (La Stampa). Miguel Gotor, “Perché provano a riscriverel’identità del Msi” (Repubblica). Stefano Folli, “L’Italia e la democrazia incompiuta” (un libro di Piero Craveri – Robinson). MELONI/UE Francesco Verderami, “L’operazione Europa a cui lavora la premier: un patto con il Ppe per isolare i socialisti” (Corriere della sera). Valerio Valentini, “Meloni congela anche l’asse con la Germania” (Foglio). DECRETO ONG: Alessandro Barbera, “Meloni difende il decreto contro le On: ‘Nel diritto non c’è la spola con gli scafisti’” (La Stampa). Giovanni Maria Flick, “Assurde le nuove regole sulle Ong” (intervista a Avvenire). Roberto Napoletano, “Mediterraneo e Africa, i due assi di Giorgia” (Il Quotidiano). Matteo Piantedosi (ministro), “In Libia svuoteremo i centri di detenzione” (intervista a Repubblica). Luca Casarini, “Pronto un piano di Roma e Tripoli per sbaragliare i profughi” (Il Riformista). PRESIDENZIALISMO: Massimo Giiannini, “Elisabetta Alberti Casellati: ‘Faremo la riforma presidenziale. Chiedo il massimo sforzo ai partiti’” (La Stampa). Alessandro Di Matteo, “Sabino Cassese: ‘Si assicuri la durata dei governi. Il capo dello Stato resti però garante’” (La Stampa). Massimo Villone, “Presidenzialismo, per Meloni basta la parola” (Manifesto). Vittorio Ferla, “Presidenzialismo. Giorgia Meloni lancia la sfida. Una mossa a rischio da leader visionaria” (Il Quotidiano). Giovanni Guzzetta, “Presidenzialismo? Senza una spinta dal basso resta una chimera” (Il Dubbio).
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Chiesadituttichiesadeipoveri
Newsletter n.287 dell’11 gennaio 2023
BUON ANNO 2023
Carissimi,
a tutti un fervido augurio di buon anno, che almeno si esca dalla guerra insensata. Vi segnaliamo nel sito un’analisi da non perdere di Daniele Menozzi sulle ragioni delle dimissioni dell’ex papa defunto Benedetto XVI dal suo alto ufficio, e una riflessione di Enrico Peyretti sul “post-teismo”.
Con i più cordiali saluti,

www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
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