Disastro sanità

3dd2e059-2dc5-4bf2-8bb2-70b88f851d5bdisperazione AladinGli italiani situano la salute in cima alle loro preoccupazioni. Giustamente.
Hanno grande considerazione del Sistema sanitario pubblico, nonostante tutto. Nonostante gli episodi di malasanità, il complessivo peggioramento dei servizi sanitari e la progressiva privatizzazione degli stessi. La pandemia ha messo a nudo tutte le criticità. E svelato l’indebolimento delle strutture sanitarie, che nel tempo sono state ridimensionate, in taluni casi smantellate, private di adeguati finanziamenti… A subirne le conseguenze sono stati i ceti più poveri, ma anche il ceto medio. Molte morti potevano essere evitate, non solo nel periodo più acuto della pandemia. Il potere politico, di tutti gli schieramenti, massimo responsabile dello stato passato e presente della sanità, ha cercato con colpevole ritardo di escogitare qualche rimedio, difficile in relazione alla inadeguatezza dell’organizzazione sanitaria, spezzettata nei molteplici centri di potere (regionali e non solo) che esso stesso aveva creato. Una terribile confusione, alimentata da inefficienze e assurdi carichi burocratici, a tutti i livelli, nonché dalle consuete irresponsabili speculazioni politiche. Con relativa tempestività sono state trovate le risorse, anche ingenti, in gran parte di provenienza europea (PNRR in primis). I danni sono stati davvero tanti e diffusi in tutto il Paese e le sofferenze della popolazione terribili. Costretti dagli eventi si è messo mano al potenziamento degli ospedali e all’attivazione di presidi sanitari sul territorio, anche con l’assunzione di nuovi medici e unità di personale socio-sanitario. Qualcosa è stata migliorata, ma ancora nessuna radicale soluzione in grado di arrestare il degrado e restituirci un sanità adeguata alle esigenze. Gli interventi non sono stati di uguale portata, efficienza ed efficacia in tutto il Paese. Continuano drammaticamente a pesare le differenziazioni tra Nord e Sud, in una prospettiva di ulteriore aumento delle distanze a sfavore del Sud, come fanno temere le sciagurate misure dell’autonomia differenziata. Perché qualcosa cambi davvero occorre lottare in un percorso di lunga durata: uniti e organizzati nella ricerca e nella pratica politica. Anche noi daremo il nostro contributo. Non mi dilungo. Per quanto riguarda la situazione sarda, non solo sanitaria, siamo messi male: basta leggere l’intervento odierno (14/4/23) di Andrea Pubusa sul blog Democraziaoggi. I sardi sopportano. Come sono purtroppo abituati a fare da millenni. La grande parte non si ribella. Non sottovaluto certo l’impegno eroico di movimenti, comitati popolari, sindacati, anche qualche buon politico… che si battono contro la chiusura di ospedali, per più risorse e personale alla sanità e così via, ma l’establishment politico non sembra rispondere alle pressioni popolari. Tutto sommato tiene, anche nei consensi, e poco si preoccupa del calo della partecipazione, di quella dei cittadini attivi, organizzati nelle associazioni democratiche di base e di quella elettorale, tanto se si è eletti dalla minoranza della popolazione non cambia il peso del potere. Ovviamente tutti i partiti all’indomani delle elezioni esprimono formale dispiacere per il crescente astensionismo, ma non mettono in campo alcuna volontà e relative proposte concrete per modificare le leggi elettorali che lo determinano in rilevante misura. Così capita che in Sardegna abbiamo la peggiore tra le leggi elettorali regionali, voluta e mantenuta dall’unanimità delle forze politiche, salvo meritori dissenzienti. Torniamo alla sanità. Da segnalare che del persistente disastro nessuno intende assumersi le responsabilità: per la coalizione di centrodestra, che governa oggi la Regione, è tutta colpa della precedente gestione di centrosinistra. Non ne dubitiamo, ma allora che fa il centrodestra in maggioranza? Più che altro provoca ulteriori danni, considerato che il suo impegno quasi si esaurisce nel creare e distribuire posti di potere, a questo fine determinati a modificare assetti organizzativi, che creano più problemi che buone soluzioni. Basta riferirsi alla recente decisione di spostare due importanti reparti dell’Ospedale Brotzu (Centro Antidiabetico e Centro per l’Autismo) ad altri nosocomi. Al riguardo bastano e avanzano le pesanti critiche al provvedimento assunto dall’assessore regionale alla sanità, formulate dal mio omonimo e amico Franco Meloni, medico ed ex dirigente sanitario di alto rango, nonché autorevole politico di maggioranza, nelle pagine de L’Unione Sarda del 13 c.m. In conclusione del suo convincente ragionamento (a cui rimandiamo) Franco Meloni, anche facendosi portatore delle istanze dei pazienti e dei familiari “vittime” del provvedimento assessoriale (per fortuna non ancora eseguito) ne chiede la revoca. Vedremo come va a finire. Speriamo bene! Per parlare ancora di prospettive, specificamente di programmi della sanità regionale (piani nazionale e sanitari regionali e dintorni) giova segnalare come questi, in certa parte condivisibili, restino in gran parte “sulla carta”. Su tali tematiche, al tempestivo e interessante recente Convegno promosso dall’Aimos a Cagliari, di cui abbiamo dato conto in un apposito articolo, i massimi dirigenti amministrativi e sanitari della Regione hanno ampiamente relazionato, ma si tratta allo stato di “cose da fare”, in minima parte in attuazione. Per esempio per quanto riguarda la costituzione delle Case della salute e degli Ospedali di Comunità. I soldi ci sono, medici e personale socio-sanitario molto meno, le strutture non ancora del tutto individuate e pronte alla bisogna… la spesa va a esasperante rilento. Come si può essere soddisfatti? Come possono esserlo le migliaia di cittadini in fila per le prestazioni sanitarie specialistiche, con tempi di risposta assolutamente inaccettabili? Come avere fiducia in una classe politica che non riesce a portare avanti programmi e progetti in tempi ragionevoli? Chiudo, provvisoriamente s’intende, con un solo esempio (di inefficienza).
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L’amministrazione comunale di Cagliari dispone da diversi anni (dal 2016!) di un finanziamento per realizzare un Centro della salute dedicato ai quartieri di San Michele e Is Mirrionis, erogato dall’Unione Europea e dalla Regione Sarda in attuazione del Programma ITI Is Mirrionis. A fronte dei programmi definiti, dei soldi disponibili, dell’individuazione dello stabile (ex Scuola di Via Abruzzi), di un bel programma organizzativo/gestionale redatto dal Comitato Casa del quartiere Is Mirrionis (tutto registrato e documentato) nulla risulta si sia ulteriormente fatto. Gli abitanti di San Michele e Is Mirrionis, soprattutto gli anziani, i giovani, i poveri… possono aspettare o anche morire! Chiediamo conto di questa inaccettabile inerzia al Sindaco Paolo Truzzu e agli assessori competenti. E, ovviamente, chiediamo che i consiglieri comunali della maggioranza e dell’opposizione prendano posizione.
Non finisce qui! È una promessa e, se volete, anche una minaccia, ma una buona minaccia, che tiene in conto e vuole approfittare dell’approssimarsi del periodo elettorale, perché per una buona causa, in favore della gente, specie della povera gente (fm).
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Sabato 15 aprile 2023
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Venerdì 21 aprile 2023
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Mercoledì 3 maggio 2023
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