Camminando s’apre il cammino. Dibattito

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Per illuminare il cammino sinodale, in particolare dei laici
di Tonino Secchi
Partecipo volentieri anch’io alle riflessioni sulla sintesi del cammino sinodale diocesano! Lo faccio anche con la piccola esperienza della mia parrocchia essendo componente del consiglio pastorale parrocchiale. Il documento di sintesi fa onore al nostro vescovo che ha dato fin dall’avvio a Bonaria un carattere tutto cristologico allo stupore del Sinodo sulla sinodalita’. Pessimisti, dubbiosi o speranzosi, tutti però convocati da Cristo nell’unità con lo Spirito Santo come comunione cattolica universale. Il documento di sintesi ha un pregio: è onesto e niente affatto autocelebrativo. Si dice infatti che sono mancate all’appello diverse parrocchie, che si è avvertita la mancanza del senso di comunità, che i laici hanno giustamente sollevato il bisogno della formazione per tutti i credenti (chierici, diaconi, consacrati e laici). Significativa questa frase: Ciò che sembra debole nelle sintesi è la lettura del contesto, i segni dei tempi, il tema sociale-politico. Ci sarebbe da aggiungere la domanda: perché? Qualcosa è stato detto nel dibattito “Cattolici e politica” ospitato dall’Unione Sarda, ma ancora molto ci sarebbe da dire come abbiamo avvertito dal primo incontro con Luca Diotallevi. Attendiamo il secondo atto aggiornato a maggio per tirare le somme e per illuminare il cammino sinodale in particolare dei laici!
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Pregi, ma anche reticenze e contraddizioni
di Pierpaolo Loi
Il mio vuole essere un contributo senza pretese, dopo aver letto il testo “Sintesi diocesana – Sinodo”, sicuramente interessante, che mi ha provocato per diverse ragioni:
1 – Si vuole superare il clericalismo, ma si usa ancora un linguaggio clericale, si parla di “ministri sacri”, di presbiteri e diaconi come di un corpo separato dai laici: la questione dei ministeri come servizio non come potere (sacro).
2 – Si accenna ai poveri, ai rifugiati, ecc. (chiesa in uscita), ma sembra si tratti di beneficenza: invece è una questione che riguarda una politica che criminalizza le persone migranti, per es., e nega i diritti umani (vedi i Cpr).
3 – Si dice che non siamo più in un tempo di “cristianità”, ma non se ne traggono le conseguenze: questione giovanile e generazionale, ruolo delle donne nella chiesa, abbandono della pratica religiosa; chiesa come ancora “Societas perfetta” che si contende una fetta di potere nei confronti dello stato o “comunità pellegrinante” in mezzo all’umanità?
Forse sono andato fuori tema e vi porgo le mie scuse, ma permettetemi di suggerire la lettura del libro appena pubblicato di Brunetto Salvarani, Senza Chiesa e senza Dio. Presente e futuro dell’Occidente post-cristiano, Laterza 2023 (aprile).
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