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Santa Messa per la Giornata Mondiale della Gioventù nel Parque Tejo
Omelia del Santo Padre

Parole del Santo Padre alla preghiera dell’Angelus

Questa mattina, lasciata la Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Francesco si è trasferito in auto al Parque Tejo per la Santa Messa a conclusione della XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù.

Dopo aver effettuato alcuni giri in papamobile tra i giovani, il Papa ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella Festa della Trasfigurazione del Signore.

Dopo le parole di ringraziamento del Patriarca di Lisbona, Em.mo Card. Manuel Clemente, e la proclamazione del Vangelo, Papa Francesco ha pronunciato l’omelia.

Al termine della Messa, dopo l’indirizzo di saluto del Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, Em.mo Card. Kevin Joseph Farrell, il Santo Padre ha consegnato le croci della GMG ad alcuni rappresentanti dei giovani dei cinque continenti e ha annunciato la sede e l’anno in cui avrà luogo la prossima GMG.
Prima della recita dell’Angelus, il Papa ha rivolto ai giovani e ai pellegrini presenti alcune parole di saluto. Quindi, dopo la benedizione finale, è rientrato in auto alla Nunziatura Apostolica di Lisbona.
Secondo le autorità locali erano presenti al Parque Tejo per la Santa Messa circa un milione e 500.000 persone.
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Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa ha pronunciato nel corso della Celebrazione Eucaristica e le parole alla preghiera mariana:
Omelia del Santo Padre
[Testo in lingua spagnola]

Traduzione in lingua italiana

«Signore, è bello per noi essere qui!» (Mt 17,4). Queste parole, che disse l’apostolo Pietro a Gesù sul monte della Trasfigurazione, vogliamo farle anche nostre dopo questi giorni intensi. È bello quanto stiamo sperimentando con Gesù, ciò che abbiamo vissuto insieme, ed è bello come abbiamo pregato, con tanta gioia del cuore. Allora possiamo chiederci: cosa portiamo con noi ritornando alla vita quotidiana?

Vorrei rispondere a questo interrogativo con tre verbi, seguendo il Vangelo che abbiamo ascoltato. Che cosa portiamo? Brillare, ascoltare, non temere. Che cosa portiamo con noi? Rispondo con queste tre parole: brillare, ascoltare e non temere.

La prima: brillare. Gesù si trasfigura. Il Vangelo dice: «Il suo volto brillò come il sole» (Mt 17,2). Egli aveva da poco annunciato la sua passione e la morte di croce, frantumando così l’immagine di un Messia potente, mondano, e deludendo le attese dei discepoli. Ora, per aiutarli ad accogliere il progetto d’amore di Dio su ciascuno di noi, Gesù prende tre di loro, Pietro, Giacomo e Giovanni, li conduce sul monte e si trasfigura. E questo “bagno di luce” li prepara alla notte della passione.

Amici, cari giovani, anche oggi noi abbiamo bisogno di un po’ di luce, di un lampo di luce che sia speranza per affrontare tante oscurità che ci assalgono nella vita, tante sconfitte quotidiane, per affrontarle con la luce della risurrezione di Gesù. Perché Lui è la luce che non tramonta, è la luce che brilla anche nella notte. «Il nostro Dio ha fatto brillare i nostri occhi», dice il sacerdote Esdra (Esd 9,8). Il nostro Dio illumina. Illumina il nostro sguardo, illumina il nostro cuore, illumina la nostra mente, illumina il nostro desiderio di fare qualcosa nella vita. Sempre con la luce del Signore.

Ma vorrei dirvi che non diventiamo luminosi quando ci mettiamo sotto i riflettori, no, questo abbaglia. Non diventiamo luminosi. Non diventiamo luminosi quando esibiamo un’immagine perfetta, ben ordinata, ben rifinita, no; e neanche se ci sentiamo forti e vincenti, forti e vincenti, ma non luminosi. Noi diventiamo luminosi, brilliamo quando, accogliendo Gesù, impariamo ad amare come Lui. Amare come Gesù: questo ci rende luminosi, questo ci porta a fare opere di amore. Non t’ingannare, amica, amico, diventerai luce il giorno in cui farai opere di amore. Ma quando, invece di fare opere di amore verso gli altri, guardi a te stesso, come un egoista, lì la luce si spegne.

Il secondo verbo è ascoltare. Sul monte, una nube luminosa copre i discepoli. E questa nube, dalla quale parla il Padre, che cosa dice? «Ascoltatelo», «questi è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo» (Mt 17,5). È tutto qui: tutto quello che c’è da fare nella vita sta in questa parola: ascoltatelo. Ascoltare Gesù. Tutto il segreto sta qui. Ascolta che cosa ti dice Gesù. “Io non so cosa mi dice”. Prendi il Vangelo e leggi quello che dice Gesù, quello che dice al tuo cuore. Perché Lui ha parole di vita eterna per noi, Lui rivela che Dio è Padre, è amore. Lui ci indica il cammino dell’amore. Ascolta Gesù. Perché noi, anche se con buona volontà, ci mettiamo su strade che sembrano di amore, ma in definitiva sono egoismi mascherati da amore. State attenti agli egoismi mascherati da amore! Ascoltalo, perché Lui ti dirà qual è il cammino dell’amore. Ascoltalo.

Brillare è la prima parola, siate luminosi; ascoltare, per non sbagliare strada; e infine la terza parola: non avere paura. Non abbiate paura. Una parola che nella Bibbia si ripete tanto, nei Vangeli: “non abbiate paura”. Queste furono le ultime parole che nel momento della Trasfigurazione Gesù disse ai discepoli: «Non temete» (Mt 17,7).

A voi giovani che avete vissuto questa gioia – stavo per dire questa gloria, e in effetti una specie di gloria lo è, questo nostro incontro –; a voi che coltivate sogni grandi ma spesso offuscati dal timore di non vederli realizzati; a voi che a volte pensate di non farcela – un po’ di pessimismo ci assale a volte –; a voi, giovani, tentati in questo tempo di scoraggiarvi, di giudicarvi forse inadeguati o di nascondere il dolore mascherandolo con un sorriso; a voi, giovani, che volete cambiare il mondo – ed è un bene che vogliate cambiare il mondo – e che volete lottare per la giustizia e la pace; a voi, giovani, che ci mettete impegno e fantasia nella vita, ma vi sembra che non bastino; a voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia; a voi, giovani, che siete il presente e il futuro; sì, proprio a voi, giovani, Gesù oggi dice: “Non temete!”, “Non abbiate paura!”.

In un piccolo silenzio, ognuno ripeta a sé stesso, nel proprio cuore, queste parole: “Non abbiate paura”.

Cari giovani, vorrei guardare negli occhi ciascuno di voi e dirvi: non temete, non abbiate paura. Di più, vi dico una cosa molto bella. Non sono più io, è Gesù stesso che vi guarda ora, vi guarda, Lui che vi conosce, conosce il cuore di ognuno di voi, conosce la vita di ognuno di voi, conosce le gioie, conosce le tristezze, i successi e i fallimenti, conosce il vostro cuore. E oggi Lui dice a voi, qui, a Lisbona, in questa Giornata Mondiale della Gioventù: “Non temete, non temete, coraggio, non abbiate paura!”.

[01194-IT.02] [Testo originale: Spagnolo]

Parole del Santo Padre alla preghiera dell’Angelus

Testo in lingua spagnola

Traduzione in lingua italiana

Queridos hermanos y hermanas:
Una palabra ha resonado muchas veces en estos días, y es: “gracias”, mejor dicho, “obrigado”. Es hermoso lo que el Patriarca de Lisboa nos acaba de explicar, que obrigado no sólo expresa la gratitud por lo que se ha recibido, sino también el deseo de corresponder al bien. En este acontecimiento de gracia, todos nosotros hemos recibido, y ahora, que nos preparamos para regresar a casa, el Señor nos hace sentir la necesidad de compartir también con los otros, testimoniando con alegría la gratuidad de Dios y lo que Dios puso en nuestros corazones.

Sin embargo, antes de despedirnos yo también quiero decir obrigado. En primer lugar, al Cardenal Clemente, y con él a la Iglesia y a todo el pueblo portugués: obrigado. Obrigado al señor Presidente, que nos ha acompañado en los eventos de estos días; obrigado a las instituciones nacionales y locales por el apoyo y la asistencia que nos han brindado; obrigado a los obispos, sacerdotes, consagrados y laicos; y obrigado a ti, Lisboa, que permanecerás en la memoria de estos jóvenes como “casa de fraternidad” y “ciudad de los sueños”. Expreso también mi gratitud al Cardenal Farrell —que ha rejuvenecido en estas Jornadas— y a quienes han preparado estas Jornadas, así como a cuantos las han acompañado con la oración. ¡Obrigado a los voluntarios, a ellos este aplauso de corazón por su gran servicio! Y un agradecimiento especial a quienes desde el cielo han velado por la JMJ, es decir, a los santos patronos del evento, y a uno en particular: a Juan Pablo II, que dio vida a las Jornadas Mundiales de la Juventud.

¡Y obrigado a todos ustedes, queridos jóvenes! Dios ve todo lo bueno que ustedes son, y sólo Él conoce lo que ha sembrado en sus corazones. Ustedes se van de aquí con lo que Dios sembró en el corazón, háganlo crecer, cuídenlo con esmero. Quisiera hacerles una recomendación: mantengan presentes en su mente y en su corazón los momentos más hermosos. Para que así, cuando lleguen los momentos de cansancio y de desánimo —que son inevitables—, y tal vez la tentación de dejar de caminar o encerrarse en ustedes mismos, con el recuerdo reaviven las experiencias y la gracia de estos días, porque ―no lo olviden nunca― esta es la realidad, esto son ustedes: ¡el santo Pueblo fiel de Dios que camina con la alegría del Evangelio! Me gustaría también enviar un saludo a los jóvenes que no han podido estar aquí presentes, pero que han participado en las iniciativas organizadas por sus países, por las Conferencias episcopales, por las Diócesis; y pienso, por ejemplo, en los hermanos y hermanas subsaharianos reunidos en Tánger. A todos gracias, gracias.

Y de manera particular, acompañamos con el afecto y la oración a quienes no han podido venir a causa de conflictos y guerras. En el mundo son muchas las guerras, son muchos los conflictos. Pensando en este continente, siento un gran dolor por la querida Ucrania, que sigue sufriendo tanto. Amigos, permítanme también yo, ya viejo, comparta con ustedes, jóvenes, un sueño que llevo en el corazón: el sueño de la paz, el sueño de los jóvenes que rezan por la paz, viven en paz y construyen un futuro de paz. Por medio del Ángelus pongamos el futuro de la humanidad en manos de María, Reina de la Paz. Y hay un último obrigado que quisiera subrayar al final: obrigado a nuestras raíces, a nuestros abuelos, que nos trasmitieron la fe, que nos trasmitieron el horizonte de una vida. Son nuestras raíces. Y de regreso a casa, sigan rezando por la paz. Ustedes son un signo de paz para el mundo, un testimonio de cómo las diversas nacionalidades, las lenguas y las historias pueden unir en lugar de dividir. Ustedes son esperanza para un mundo diferente. Gracias. ¡Sigan adelante!

Y al final, hay un momento que todos esperan: el anuncio de la próxima etapa del camino. Pero antes de decirles cuál será la sede de la cuadragésima primera Jornada Mundial de la Juventud, quisiera hacerles una invitación. Doy cita a los jóvenes de todo el mundo para el 2025, en Roma, ¡para celebrar juntos el Jubileo de los Jóvenes! Y los espero aquí el 25 para celebrar juntos el Jubileo de los Jóvenes. Y la próxima Jornada Mundial de la Juventud tendrá lugar en Asia: ¡será en Corea del Sur, en Seúl! Y así, en el 2027, desde la frontera occidental de Europa se trasladará al Lejano Oriente: ¡este es un hermoso signo de la universalidad de la Iglesia y del sueño de unidad del que ustedes son testigos!

Y finalmente un último obrigado, se lo dirigimos a dos personas especiales, a dos protagonistas principales de este encuentro. Ellos estuvieron aquí con nosotros, y siguen estando siempre con nosotros; nunca pierden de vista nuestras vidas, aman nuestras vidas como ninguno podría hacerlo. Obrigado a Ti, Señor Jesús. Obrigado a ti, María, Madre nuestra; y ahora recemos.

[Palabras después del rezo del Ángelus]

Quiero asegurar mis oraciones, y lo hacemos juntos, también por las víctimas de la trágica avalancha que se produjo hace dos días en la región de Racha, en Georgia. Y acompaño con mi cercanía a sus familiares. Que la Virgen Santa los consuele y sostenga también el trabajo de las escuadras de rescate. Y acompaño, estoy cercano, a mi hermano el patriarca Elías II.

[01195-ES.02] [Texto original: Español]
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Traduzione in lingua italiana

Cari Fratelli e sorelle,

una parola è risuonata tante volte in questi giorni: “grazie”, o meglio, “obrigado”. È molto bello quanto ci ha appena detto il Patriarca di Lisbona, ovvero che obrigado non esprime solo gratitudine per ciò che si è ricevuto, ma anche il desiderio di ricambiare il bene. In questo evento di grazia, tutti noi abbiamo ricevuto e ora il Signore ci fa sentire il bisogno, tornando a casa, di condividere con gli altri testimoniando la gioia la gratuità di Dio, e quello che Dio ci ha messo nel cuore.

Prima però di inviarvi desidero dire anch’io obrigado. Anzitutto al Cardinale Clemente, e con Lui alla Chiesa e all’intero popolo portoghese, obrigado. Obrigado al Signor Presidente, che ci ha accompagnato negli eventi di questi giorni. Obrigado alle Istituzioni nazionali e locali per il sostegno e l’assistenza forniti. Obrigado ai Vescovi, ai sacerdoti, ai consacrati e ai laici. Y obrigado a te, Lisbona, che rimarrai nella memoria di questi giovani come “casa di fraternità” e “città di sogni”! Tanta gratitudine esprimo poi al Cardinal Farrell, che è ringiovanito in queste Giornate, e a coloro che hanno preparato queste Giornate, così come a quanti le hanno accompagnate con la preghiera. Obrigado ai volontari, ai quali va l’applauso di cuore per il grande servizio svolto! Un ringraziamento speciale a chi ha vegliato sulla GMG dall’alto, cioè ai Santi patroni dell’evento: uno su tutti, Giovanni Paolo II, che ha dato vita alle Giornate Mondiali della Gioventù.

E obrigado a tutti voi, cari giovani! Dio vede tutto il bene che siete, Lui solo conosce quello che ha seminato nei vostri cuori. Voi andate via da qui con quello che Dio ha seminato nel cuore: fatelo crescere custoditelo con cura. Vorrei farvi una raccomandazione: fatene memoria, fissate nella mente e nel cuore i momenti più belli, perché così, quando arriverà qualche momento di fatica e scoraggiamento – che è inevitabile –, e magari la tentazione di fermarvi nel cammino o di chiudervi in voi stessi, con il ricordo ravvivate le esperienze e la grazia di questi giorni, perché – non dimenticatelo mai – questa è la realtà, questo siete voi: il santo Popolo fedele di Dio che cammina nella gioia del Vangelo! Mi piacerebbe anche inviare un saluto ai giovani che non hanno potuto essere qui, ma hanno partecipato a iniziative organizzate dai loro Paesi, dalle Conferenze episcopali, dalle Diocesi; penso, ad esempio, ai fratelli e alle sorelle subsahariani riuniti a Tangeri. A tutti grazie, grazie!

In particolare, accompagniamo con l’affetto e la preghiera coloro che non sono potuti venire a causa di conflitti e di guerre. Nel mondo sono tante le guerre, sono molti i conflitti. Pensando a questo continente, provo grande dolore per la cara Ucraina, che continua a soffrire molto. Amici, permettete anche a me, ormai vecchio, di condividere con voi giovani un sogno che porto dentro: è il sogno della pace, il sogno di giovani che pregano per la pace, vivono in pace e costruiscono un avvenire di pace. Attraverso l’Angelus mettiamo nelle mani di Maria, Regina della pace, il futuro dell’umanità.

E c’è un ultimo obrigado che vorrei sottolineare alla fine: obrigado alle nostre radici, ai nostri nonni, che ci hanno trasmesso la fede, che ci hanno trasmesso l’orizzonte di una vita. Sono le nostre radici. E, tornando a casa, continuate a pregare per la pace. Voi siete un segno di pace per il mondo, una testimonianza di come le diverse nazionalità, le lingue, le storie possono unire anziché dividere. Siete speranza di un mondo diverso. Grazie di questo. Avanti!

E alla fine c’è un momento che tutti aspettano : l’annuncio della prossima tappa del cammino. Prima di dirvi la sede della quarantunesima GMG, vi rivolgo un invito. Do appuntamento ai giovani di tutto il mondo nel 2025 a Roma, per celebrare insieme il Giubileo dei giovani! Vi aspetto nel 2025 per celebrare insieme il Giubileo dei giovani. E la prossima Giornata Mondiale della Gioventù avrà luogo in Asia: sarà in Corea del Sud, a Seoul! Così, nel 2027, dal confine occidentale dell’Europa si sposterà in estremo Oriente: è questo un bel segno dell’universalità della Chiesa e del sogno di unità di cui voi siete testimoni!

Infine, un ultimo obrigado, lo rivolgiamo a due persone speciali, ai protagonisti principali di questo incontro. Sono stati qui con noi, ma sono sempre con noi, non perdono di vista le nostre vite, amano le nostre vite come nessun altro: obrigado a Te, Signore Gesù; obrigado a te, Madre nostra Maria. E ora preghiamo insieme.

[Parole dopo la recita dell’Angelus]

Desidero assicurare la mia preghiera, e lo facciamo anche insieme, per le vittime della tragica valanga che si è prodotta due giorni fa nella regione di Racha, in Georgia. E accompagno con la mia vicinanza i familiari, che la Vergine Santa li consoli e sostenga anche il lavoro delle squadre di soccorso. Accompagno e sono vicino al mio fratello, il Patriarca Elia II.

01195-IT.02] [Testo originale: Spagnolo]
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