Oggi martedì 28 novembre 2023

img_3099 Autonomia differenziata, va in aula al Senato il pasticcio della pseudo secessione
28 Novembre 2023 – Alfiero Grandi, su Democraziaoggi.
La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha concluso l’esame del testo del disegno di legge del Governo sull’autonomia regionale differenziata, testo presentato dal solo Ministro Calderoli.
Dopo il voto su emendamenti e ordini del giorno riguardanti i 10 articoli del ddl ora ci sono le dichiarazioni di voto dei senatori e dopo il voto […]
img_3442 Soru-Todde: ecco perché un accordo è (quasi) impossibile
27/11/2023 alle 15:54 di Vito Biolchini su vitobiolchini.it
Oggi l’Unione Sarda e la Nuova Sardegna danno la stessa notizia: ci sarebbero delle trattative sottotraccia per ricomporre la frattura tra il centrosinistra che ha espresso la candidatura di Alessandra Todde e Renato Soru. In questi casi le possibilità sono due: la trattativa è seria, e quindi chi l’ha aperta ha tutto l’interesse che vada a buon fine, oppure si tratta di un tentativo operato solo con l’intenzione di lasciare la controparte con il cerino in mano.

Se la trattiva fosse del primo tipo, i principali indiziati sarebbero i Progressisti (e anche la Nuova lo afferma). Spaccati al loro interno, hanno già detto chiaramente che divisi si perde e hanno tutto l’interesse a ricomporre il dissidio. Se invece la trattativa fosse del secondo tipo, dovremmo ipotizzare che a portarla avanti sia il Pd, anche se lo stesso Partito Democratico in realtà preferirebbe trovare un accordo con Soru.

Ma su quali basi una trattativa del genere potrebbe definirsi?

A meno di clamorosi colpi di scena, appare ormai impossibile che Alessandra Todde faccia un passo indietro e che si convochino le primarie. Il motivo è semplice: per aderire all’alleanza di centrosinistra i Cinquestelle sardi hanno posto come condizione che la presidenza fosse espressa da loro. Non esiste alcun accordo romano ma solamente questo brutale diktat isolano: o candidatura o niente. E il Pd sardo, già spaccato al suo interno e a corto di candidati credibili, non ha potuto rifiutare l’offerta.

Per blindare ulteriormente la richiesta, con il loro referente isolano Ettore Licheri i Cinquestelle hanno poi arrogantemente detto no alle primarie, e qui hanno commesso un grave errore: perché se fossero rimasti in silenzio, nessuno al tavolo avrebbe avuto la forza di proporre le primarie in maniera così discriminante, posto che la candidatura di Alessandra Todde già si stava affermando come quella naturalmente più autorevole e logica di tutto il Campo largo.

Sta di fatto che ora Alessandra Todde non può fare un passo indietro. Quindi, che si fa? Come si trova l’accordo con Soru?

L’altra sera a Sassari Renato Soru ha ripetuto il suo discorso cagliaritano al Teatro Doglio, con qualche piccola smussatura (ad esempio sul Piano di Rinascita degli anni sessanta, solo vagamente accennato come strumento capace di far uscire la Sardegna dal sottosviluppo: evidentemente Liberu gli ha tirato le orecchie). Poi ha preso nettamente le distanze dal centrosinistra, dicendo chiaramente: “Noi non abbiamo spaccato nulla, noi siamo una cosa diversa dal centrosinistra”.

Ecco, forse da questa dichiarazione le parti potrebbero ripartire. Riconoscendosi diverse, potrebbero intavolare una trattativa su base programmatica. Ma il sentiero è strettissimo, anche perché cosa distingue il programma di Soru da quello del centrosinistra?

Evidentemente, nulla. Non c’è niente che Soru ha detto che la Todde non potrebbe fare proprio, e viceversa. Dove sta allora l’inghippo? Sta nel fatto che Soru ritiene che l’unico in grado di portare avanti quel programma sia lui e solo lui. Le primarie solo solo un pretesto: perché l’ex presidente non accetterebbe mai l’idea di delegare ad altri l’attuazione di un programma, anche se concordato. Soru pensa di essere l’unico e il migliore, ed è chiaro che qui ogni trattativa chiaramente si ferma, perché Soru non è certo il migliore candidato in circolazione (se non altro perché a pochi giorni dalle elezioni sarà chiamato in tribunale per rispondere del reato di bancarotta nell’ambito del fallimento de l’Unità, di cui è stato editore).

Però Soru a Sassari ha anche detto, in un passaggio non colto dai giornali, che lui sarebbe pronto a fare un passo indietro se lo facesse anche la Todde. Questo è un altro scenario possibile, ma che chiaramente non avrebbe il sostegno della candidata dei Cinquestelle, e che riaprirebbe la questione del come scegliere poi il candidato unitario.

In questa situazione di azzeramento, il nome che potrebbe spuntare è quello di Graziano Milia (che il 7 dicembre presenta la sua nuova associazione). Sarebbe questa la carta che Soru e il Pd potrebbero buttare sul tavolo per ricompattare il fronte e battere le destre? Ipotesi da non scartare, ma che presupporrebbe il sacrificio dei Cinquestelle e della sua candidata: sacrificio accettato (e qui la vedo in salita) o imposto (con tanti saluti a ciò che è stato detto e fatto finora). Insomma, anche questo scenario è abbastanza complesso.

Infine, c’è la richiesta dei Progressisti. Per rientrare nel centrosinistra pretendono che Massimo Zedda sia il candidato unico alle prossime comunali a Cagliari, una pretesa che il Pd non sembra voler assecondare, consentendo al massimo a Massimo lo svolgimento delle primarie.

In questo tentativo di trattativa in corso, oggettivamente difficile, c’è anche però chi rema contro e soffia sul fuoco della divisione. Costoro sono chiaramente tutti ascrivibili al campo di Renato Soru e si dividono grossomodo in due tipi. Da una parte ci sono quelli che hanno dei conti da regolare col Pd e che per farlo non hanno paura neanche di andare contro la loro storia e ciò che hanno scritto e detto in questi anni perfino contro Renato Soru. La loro neanche segreta motivazione è riassumibile nello slogan “Facciamo perdere il Pd, così impara”.

Solo così si può capire, ad esempio, la posizione di Francesco Pigliaru che ora si strappa le vesti per la mancata convocazione delle primarie, lui che nel 2014 è stato candidato presidente dopo l’annullamento delle primarie vinte da Francesca Barracciu e alle quali il professore non aveva peraltro neanche partecipato. Pigliaru ora si scaglia contro il Pd e lo fa sostenendo le ragioni di Soru, che da presidente lo mortificò, costringendolo alle dimissioni da assessore. Ma a questo siamo arrivati, allo stravolgimento di ogni logica politica in nome di contorsionismi e regolamenti di conti in cui, come una soap opera alla Beautiful, gli acerrimi nemici di ieri sono i più solidi alleati di oggi.

Dall’altra parte poi ci sono i partiti indipendentisti. Generalmente ininfluenti e scollegati dalla realtà (come la loro esigua presenza nelle amministrazioni comunali certifica), con Soru potrebbero trovare un nuovo protagonismo. Perché gli indipendentisti sardi cerchino sempre il pifferaio magico di turno cui andare dietro è una domanda che un giorno dovremo anche porci. Sta di fatto però che adesso, nella speranza di strappare in qualche modo un consigliere regionale, sono disposti a seguire perfino Renato Soru, che parla del piano di Rinascita come di una pagina gloriosa della storia sarda, più altre mille contraddizioni che non è neanche il caso di elencare: contraddizioni sulle quali gli indipendentisti glissano con nonchalance.

Mi avvio alla conclusione: da una parte ci sono dunque quelli che “facciamo perdere il Pd, così impara”, dall’altra i cercatori di scorciatoie, come Gavino Sale, Bustianu Cumpostu ed altri, che pensano di avere in mano il biglietto vincente della lotteria, e che dopo avere rinunciato sdegnati ad una campagna elettorale col Pd, forse si troveranno come compagni di strada Calenda e, forse, Renzi.

Poi c’è, non dimentichiamocelo, il centrosinistra con tutte le sue debolezze. A parte la serata con la segretaria Schlein, la festa dell’Unità organizzata dal Pd cagliaritano è stata un vero disastro, con pochissima gente presente ai dibattiti. Domenica prossima invece Alessandra Todde si presenterà ufficialmente a Nuoro: ben 24 giorni dopo l’ufficializzazione della sua candidatura, segno che la macchina organizzativa stenta a partire.

Voi direte: “E il centrodestra? Anche loro sono in alto mare”. Vero, ed è l’unica variabile ancora da definire. Perché se il centrodestra si divide, i giochi si riaprono. Ma se resta unito, di che cosa stiamo a parlare?

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