Oggi mercoledì 20 dicembre 2023

img_3099 Premierato inammissibile ed eversivo perché contro la sovrantà popolare
20 Dicembre 2023
A.P. Su Democraziaoggi

Da quando sono scomparse le maggiori forze costituenti (DC, PCI, PSI) ha avuto inizio un sistematico attacco alla Carta, volto a modificarne l’impianto fondamentale. Non solo la destra, anche il PD di Renzi ha fatto la sua parte in questa vicenda. Ma quale il punto centrale dell’attacco? La sovranità popolare e il continuum che assicura […]
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img_3442L’ultimo valzer di Renato Soru
19/12/2023 alle 21:56 di Vito Biolchini su vitobiolchini.it

C’è qualcosa di tragico, di comico e di tragicomico in questa campagna elettorale per le elezioni regionali che il prossimo 25 febbraio vedrà i sardi chiamati alle urne per decidere del loro futuro.

Nella categoria della comicità ricade senza dubbio l’atteggiamento del cosiddetto Grande Centro che, in attesa di prendere ordini da Roma, continua ad affermare che non prenderà mai ordini da Roma. Non c’è giorno che i grandicentristi non ripetano questa battuta che, effettivamente, fa sempre ridere. Vi prego, continuate così.

Nel tragicomico ritrovo l’adesione di Rifondazione Comunista al cartello elettorale di Renato Soru, l’uomo più ricco che abbia mai vissuto in Sardegna dalla Creazione in poi, capitalista convinto e mai pentito, comunista nella misura in cui fra qualche mese finirà in tribunale per difendersi dall’accusa di bancarotta nell’ambito del fallimento del quotidiano l’Unità. Chissà, forse Soru li ha imbarcati perché ha capito male e pensava che fossero di Azione e non di Rifondazione, ma ormai va bene tutto (e magari adesso calendiani e comunisti faranno una lista unica a sostegno di Soru, chi lo sa).

Di tragico invece rischia di esserci c’è l’esito della contesa elettorale, ovvero la vittoria della destra. Perché è chiaro che quando uno dei due grandi schieramenti si divide, quasi sempre consegna all’altro la possibilità di imporsi con poca fatica.

Perché è evidente che Alessandra Todde e Renato Soru provengono dallo stesso contesto e si rivolgono chiaramente allo stesso elettorato. Non è un caso che Soru abbia chiesto le primarie del centrosinistra, altrimenti sarebbe andato subito da solo. Ora invece i partiti indipendentisti che lo sostengono stanno operando una forzatura, facendo credere all’elettorato che Soru sia un candidato di stretta fede indipendentista e non semplicemente il candidato degli indipendentisti (e la differenza non è di poco conto).

In questa situazione, tra mille ipocrisie e strumentalità di bassa lega, c’è una cosa però che mi colpisce molto, ovvero la differente risposta data da Alessandra Todde e Renato Soru alla domanda: “Chi vincerà le elezioni?”.

Se la candidata del centrosinistra non va oltre un cauto “Io sono assolutamente ottimista”, l’ex presidente afferma risoluto: “Vincerò col 40 per cento”. Se la prima continua a mandare segnali di pace, chiedendo a Soru e ai Progressisti di ripensarci, il secondo continua a chiudere ogni possibilità di dialogo. Se la candidata prende in considerazione l’ipotesi di essere sconfitta (“Se perdo resto in Sardegna”), Soru invece anche privatamente si dice certissimo di vincere.

Forse perché confida nella legge elettorale che dà grande peso alla figura del candidato presidente e crede di poter ancora fare la differenza; ma le sue liste (nonostante il significativo apporto di Rifondazione Comunista) restano e sono di una fragilità spaventosa.

Ecco, a me Renato Soru, così come lo vedo oggi, così curvo, così sofferente, sembra come una di quelle stelle dello sport americano che nel corso del loro ultimo campionato vanno a ricevere l’applauso, anche dei tifosi avversari, in tutti i campi in cui vanno a giocare. L’apparizione finale della stella al tramonto, “l’ultimo valzer” lo chiamano negli Usa.

L’uomo che fino a pochi anni fa diceva di aver lasciato la politica e che, brandendo il suo bastone, affermava di voler essere lasciato in pace, ora si sottopone a un tour de force pazzesco, con comizi quasi quotidiani in tutti i paesi dell’isola: negli ultimi giorni, da Putifigari a Sassari, da Porto Torres a Oristano, da Santa Teresa Gallura a Cagliari. E poi interviste, dirette, grandi giornali che ancora lo cercano. Come una volta. Come ai vecchi tempi. Ammirevole: ma non basterà a vincere. Al massimo, a far perdere.

“Lo so cosa vogliono da me. Che mi ritiri. Non succederà” ha detto oggi a Repubblica. Nessuno lo pensa. Ma ciò non toglie che quello di Renato Soru resti sempre un sontuoso “last waltz”. Applausi in ogni paese, in ogni comizio. Ma forse, più che per il presente, per il ricordo del politico che è stato: ormai tanti anni fa.

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