La LAMPADA di ALADIN sugli appuntamenti di oggi 24 ottobre

lampadadialadmicromicroSEGNALAZIONI PER EVENTI IMPORTANTI
- Oggi con inizio alle 9.30 presso la Biblioteca dell’Università di Sassari: giornata di studi su Eva Mameli Calvino
- Oggi con inizio alle 17.30 presso l’aula magna-teatro della Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche dell’Università di Cagliari: per ricordare Placido Cherchi
Quell’oscura profondità della Sardegna. Un articolo di Antonello Zanda in ricordo di Placido Cherchi su L’Unione Sarda di oggi.

Quell’oscura profondità della Sardegna
Placido Cherchi ci ha lasciato un mese fa e con lui se n’è andato uno dei più importanti intellettuali sardi di questi ultimi decenni. Il suo pensiero si è sempre esercitato su orizzonti e interessi diversi, ma che un occhio attento riconosce confluenti in unico progetto. Le sue incursioni in profondità su territori diversi come l’antropologia, la filosofia, la linguistica, le arti figurative, la sociologia, la psichiatria raccontano orizzonti sintetici molto evidenti. L’ultimo libro di Cherchi – “Per un identità critica. Alcune incursioni autoanalitiche nel mondo identitario dei sardi” – riprende e sistema tessere di un puzzle che l’autore aveva in testa da tempo. I tentativi sottili anche recenti di far passare il lavoro come un mero paziente lavoro di esegesi demartiniana è riduttivo rispetto al disegno più complesso riconoscibile nella sua opera. Era sicuramente uno dei più profondi studiosi dell’opera di Ernesto De Martino, ma è chiaro che il suo lavoro certosino sull’antropologo napoletano, compiuto col bisturi di uno sguardo ermeneutico multidisciplinare, è dovuto al fatto che il nostro aveva riconosciuto dentro l’opera demartiniana alcuni strumenti di analisi e di interpretazione fondamentali per un lavoro di autocoscienza che è ad un tempo soggettiva e che lo ha riguardato personalmente, ma anche collettiva e che si riferisce alla comunità di tutti i sardi.
Forse si può dire che il tema dell’identità è il filo conduttore che ci può guidare dentro la trama delle sue narrazioni, affascinanti nel linguaggio complesso delle sue pagine scritte quanto era affascinante nelle forme comunicative. E a guardare anche solo il titolo del libro si riconosce subito che il tema dell’identità si incrocia con uno dei concetti più complessi dell’opera di De Martino, quello dell’etnocentrismo critico. La posizione etnocentrica è il dato oggettivo da cui il sardo non può prescindere, che è il suo essere hic et nunc un concentrato di storie e storia millenaria, depositata e riconoscibile nella lingua e nei tratti antropo-culturali. Il sardo è un complesso di contraddizioni, ma proprio a partire da questa certezza relazionale può riprendersi e riconoscersi.
È molto ricca e articolata la trama di elementi che Cherchi ricostruisce per rendere conto di un percorso autoanalitico identitario oggi ineludibile. Uno dei concetti su cui più si sofferma l’autore è il tratto “fungudu” dei sardi, la “profondità oscura”, punto di arrivo e di inizio di un lavoro dialettico di autocoscienza di cui questo libro doveva essere il punto di partenza. Cherchi era segnato da quel “fungudumine”, in cui le architetture linguistiche uniche del sardo sapevano dialogare con le forme concettuali strappate a De Martino e Adorno. Quella consapevolezza dialettica ora ci manca ed è compito di noi sardi riempire il vuoto.
Antonello Zanda
(su L’Unione Sarda 24 ottobre 2013)

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