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aladin-lampada-di-aladinews312de-lempicka-autoritratto-sulla-bugattiAncora su Francesca Barracciu
- Era ora, finalmente la Barracciu al governo! Gianna Lai su Democraziaoggi
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democraziaoggi loghettoEra ora, finalmente la Barracciu al governo!
2 Marzo 2014

di Gianna Lai, Democraziaoggi

Ma davvero la candidatura della Barracciu alle primarie era segno di apertura alle donne? Non aveva già il giudice fatto partire l’inchiesta sui gruppi consiliari? E non si prevedeva, come è avvenuto, che tutta la dirigenza del Partito sarebbe stata coinvolta nell’indagine per peculato? Forse le consorterie del Pd, per mantenere ancora il controllo hanno mandato avanti la Barracciu, per coprire se stesse? Meglio assicurarsi un posto in Parlamento, gli uomini, che almeno ti puoi parare le spalle con l’immunità parlamentare, tanto, che lei si esponga così pericolosamente dopo l’avviso di garanzia, può passare come comportamento di donna con le palle. E si sa, quando entrano in ballo le palle, vuol dire che le donne son state ipocritamente e opportunisticamente scelte su base maschile, dai maschi, per modellare il loro comportamento su quello degli uomini nella gestione di un potere fine a se stesso. Nè siamo in grado di ricordare una battaglia politica, una che una, che la Barracciu e il suo gruppo consiliare di appartenenza abbiano fatto in questa legislatura, a rappresentanza di chi li ha votati perchè facessero l’opposizione a Cappellacci. Anzi, insieme, Pd e Pdl hanno varato una vergognosa legge elettorale che, chissà perché, se avesse avuto anche la preferenza di genere, sarebbe stata più bella. E ancora accomunati risultano in Consiglio regionale Pd e Pdl, nell’indagine della magistratura per peculato: 65 inquisisti su 80 Consiglieri. Queste le cose memorabili dell’ultima legislatura, le prodezze degne di essere riportate sui libri di Storia, con nome e cognome dei responsabili.
Ma davvero, se la leader è una donna, si riesce a cambiare, e si può guardare al governo in termini diversi? Non quando la leader è stata scelta dagli uomini di potere. Con i loro stessi mezzi Barracciu si è espressa, rivendicando la designazione di Pigliaru come frutto della sua scelta, per pretenderne in cambio altra investitura in Giunta. E senza tanti preamboli, di fronte al no del Presidente sugli indagati, ha buttato con clamore sul tavolo i suoi cinquanta fedelissimi amministratori del nuorese, per imporre di nuovo la sua candidatura in Giunta. E ha fatto ancora il diavolo a quattro che, quando lo fa una donna, vuol dire che ha le mitiche palle.
Ma davvero ha ottenuto finalmente la sua rivincita con la nomina governativa di Renzi? Che pena sentire i giornali radio nazionali e i telegiornali, tutti, da ieri notte e per tutto il giorno, che parlano di Barracciu sottosegretaria, già esclusa dalla candidatura a Presidente in Sardegna, in quanto indagata per peculato! Chi glielo ha fatto fare? Non bastava che lo sapessimo noi, deve saperlo tutta l’Italia? E’ un monito anche per Pigliaru, qualche indagato puoi mettercelo anche tu in Sardegna? Ci deve essere al governo un tot di uomini e un tot di donne, ma chi sono queste donne e chi le ha scelte e perchè? Perchè il Rottamatore del Partito e di questo sfortunato Paese vuole inaugurare il suo governo, tutti quegli indagati, maschi e femmine, con un braccio di ferro con i giudici? Forse per dire che la politica, questa politica e questo governo, sono al di sopra della legge? E lo fa di nuovo con la povera Barracciu, che allo stesso trattamento era stata sottoposta qui in Sardegna? Da donna di potere a capro espiatorio di una politica senza dignità, che si avvia alla formazione di nuove maggioranze berlusconiane, fatta tutta di colpi di mano e di persone compromesse. Con il benestare di Napolitano, strano garante della Costituzione. Cosa c’entrano le donne con tutto questo? Cosa c’entra la rappresentanza sarda, i sardi, molto più onesti di quanto questa classe politica indegna ci voglia far credere? Forse il ruolo che più ci compete è costruire una sana opposizione alla politica del Pd e del Pdl, qui e a Roma, così concepita per impedire la partecipazione e allontanare donne e uomini di buona volontà dalle istituzioni.
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La Nuova Sardegna, DOMENICA, 02 MARZO 2014
CONVEGNO A CAGLIARI
«Ricorsi pronti a partire contro la legge elettorale»

di Stefano Ambu
CAGLIARI Michela Murgia e Mauro Pili in consiglio regionale? Non è fantascienza. La battaglia in tribunale comincerà con la proclamazione degli eletti. E, a seconda di come andranno le cose, il consiglio regionale potrebbe anche cambiare fisionomia. Tutto dipenderà dai giudici: da quelli del Tar prima e da quelli della Corte costituzionale poi. Sotto accusa la legge elettorale che ha promosso in aula – questa la recriminazione più forte – forze con pochi voti. E ne ha escluso altre con tante preferenze in più. È questo il quadro emerso da un incontro organizzato da Anpi Cagliari, Comitato 12 ottobre, Democrazia oggi, Il Manifesto sardo e Alternativa per fare il punto della situazione a due settimane dal voto. Tra i relatori anche Andrea Pubusa, docente di diritto amministrativo all’Università di Cagliari. La questione è ben sintetizzata nel blog di Democrazia oggi, diretto proprio dallo stesso professore: «La via giudiziaria inizierà il suo iter nel momento in cui la Corte d’appello proclamerà formalmente gli eletti. È questo l’atto che va impugnato con ricorso nel termine di 30 giorni. Si chiederà al Tar la modifica della proclamazione degli eletti formulata dalla Corte d’appello e la riattribuzione dei seggi senza il premio di maggioranza e le soglie di sbarramento. Si ipotizza una violazione dell’uguaglianza del voto sancita nell’articolo 48 della Costituzione, nello Statuto speciale e nella stessa legge elettorale regionale. Presupposto della modifica della composizione del Consiglio è la rimessione degli atti alla Consulta e la declaratoria di illegittimità costituzionale delle norme indicate». Ma Sardegna Possibile, forse la forza più penalizzata dalla norma, non si rivolgerà ai giudici. «Pensiamo che la legge sia sbagliata – spiega Mario Sau, coordinatore elettorale – e guarderemo con attenzione ai ricorsi. Ma abbiamo stabilito di promuovere una iniziativa popolare». L’azione – è stato spiegato durante il convegno – può essere promossa da ciascun elettore. E non necessariamente dalle forze politiche interessate. Tempi? Un anno e mezzo, forse. «Salvo accelerazioni conseguenti al precedente della Lombardia – si legge nel blog di Pubusa –. La Corte costituzionale, a cui il Tar Milano ha già trasmesso gli atti, giudicherà la legge regionale lombarda in primavera. La sentenza costituirà un precedente».
(ore 15)

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