in giro con la lampada di aladin…
Oggi il presidente Pigliaru riunisce il Consiglio di Facoltà… cioè… la Giunta regionale
- Giunta Pigliaru. Un governo Monti in salsa sarda? Amsicora su Democraziaoggi
- Politici o tecnici, politici e tecnici… Franco Meloni su Aladinews
- Da oggi solo presidente e assessore. Aladin su Aladinews.
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Giunta Pigliaru: un governo Monti in salsa sarda?
14 Marzo 2014
di Amsicora, su Democraziaoggi
Lo so cosa pensate. Che sono un rompiscatole di natura o un bastiancontrario impenitente. Ma quando mi hanno comunicato che nella giunta Piagliaru ci sono tanti prof. universitari, mi sono spaventato. Non per me, s’intende, ché dalla vita ho avuto più del necessario, per voi, amici miei, che attendete da cotanta scienza una governo regionale forte ed efficace. Un esecutivo miracoloso no (ché ai miracoli non crede più nessuno), ma risolutore di tanti mali che affliggono l’Isola, sì, questo lo sperate, non negatelo.
Ora, non voglio scoraggiarvi, ma v’invito a rispondere a queste due domande semplici semplici. Ricordate il governo Monti? I prof. dovevano salvare l’Italia e invece sapete quanto hanno scassato. E’ brutto dirlo, ma io l’avevo detto, anche in questo blog. Non era preveggenza la mia, vi assicuro. E neppure speculazione scientifica. Semplice osservazione. empirismo allo stato puro. Avete visto come funziona l’università? Ci sono regolamenti semplici? Amministrazioni snelle? Gestioni efficaci? Armonia e relazioni amichevoli, cementate dall’amore puro per la scienza? C’è quella onestà intellettuale che porta alla superba pretesa di autonomia da consorterie, capibastone e politici da strappazzo? Se non avete cognizione diretta, chiedetelo ai vostri figli o ai vostri fratelli. E saprete che nel tempio della scienza e del sapere trovare sapienza e razionalità è difficile, incappare nella ragionevolezza è quasi impossibile. L’armonia è quanto più lontana! La pretesa di autonomia intellettuale c’è, ma è una bene così raro, da apparire vizio anziché virtù Ne volete sapere una? C’è più appagamento intellettuale nelle riunioni di condominio che in quelle delle facoltà. E così, mentre è imperdonabile perdere le prime, è saggio disertare le seconde. E allora? Allora, una cosa è studiare, altra è capire. Chi studia e non capisce è peggiore di chi capisce senza aver studiato. Ora la politica è anzitutto comprensione di ciò che ci circonda e solo se c’è esatta percezione della realtà, la scienza diventa un moltiplicatore e dà capacità di risolvere i problemi. Se invece la scienza è slegata dalla esatta percezione della realtà, allora anziché risolvere, crea i problemi, attorciglia le cose e combina disastri. C’è poi – come dicevo – una questione centrale, quella dell’autonomia intellettuale che, se manca ad un poveraccio, c’è la giustificazione della subalternità culturale e prima ancora economica, ma quando è carente in chi questa subaltermità almeno sulla carta non dovrebbe averla, ma c’è l’ha per indole e propensione personale alla genuflessione o alla piaggeria, allora non c’è rimedio. E quando sento che il tal prof. è in quota di quel capobastone e quell’altro di quel tal satrapo e quell’altro ancora in conto di non so quale consorteria, mi chiedo se stiamo parlando di uomini di scienza o di cavalli e relative scuderie.
Chiederete: ma dove vuoi arrivare con tutto questo filosofare o, meglio sarebbe dire, sragionare? A nulla, amici miei. A nulla. Voglio solo dirvi di non farvi illusioni, voglio così preservarvi dalle disillusioni, che son sempre rovinose. Se tutto andrà bene questo esecutivo viaggerà nella normalità con qualche buona cosa e tanta ordinarietà, e sarebbe un gran risultato, ricordando Monti. Se va meno bene, s’impantanerà nell’acqua stagnante, che ha una grande forza frenante. Neanche sbatterà sugli scogli, perché questo impatto presuppone l’esaltante tentativo di navigare in alto mare. E qui non mi pare che l’equipaggio sia d’altura.
Suvvia! Non mi avrete preso sul serio! Finora ho scherzato! Dell’università non so nulla e neanche di scienza e sapere. Cosa sia l’autonomia degli intellettuali è qualcosa che ho orecchiato da qualche parte, senza capirne il senso. Cancellate quello che prima vi ho detto. Dimenticate il governo professorale di Monti! Volevo spaventarvi. Ma no! Vedrete che stagione entusiasmante sarà questa! Con Renzi a Roma e un renziano convinto a Cagliari la ripresa è assicurata. Disoccupati! Fra non molto avrete il lavoro. Commercianti, riprenderete a fare affari! Chi ha chiuso le serrande le riaprirà e chi non le ha ancora aperte le solleverà. Gli imprenditori intraprenderanno e gli agricoltori raccoglieranno, dopo aver seminato, s’intende. I lavoratori e le lavoratrici rialzeranno la testa e avranno i loro sacrosanti diritti. La nostra non è una repubblica fondata sul lavoro? Che diamine! E io finalmente – anche comprimendo la mia indole contorta – ahime!, non avrò più nulla da lamentare e tacerò per sempre. Anche per la vergogna di non aver capito il nuovo che avanza!
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di Franco Meloni
Governano i politici non i tecnici. Ovviamente devono essere buoni politici, di cui abbiamo bisogno come del pane. E purtroppo, specie negli ultimi tempi i meccanismi di selezione della classe politica hanno funzionato alla rovescia, privilegiando improvvisati, affaristi e via dicendo (la mamma del mio amico Piero Marcialis alla notizia che una persona mediocre si fosse impegnato in politica ne uscì con una frase colorita, che rende bene: eh itté? Immoi ogna culu e cani sinci ghettada in politica?). Sull’argomento ho scritto su Aladin. Scusate se mi cito: https://www.aladinpensiero.it/?p=13434. Il problema è allora: quali sono le caratteristiche di un buon politico?* - segue - Molte. Tra le quali enumero: essere onesto, competente, saper ascoltare la gente, saper guidare team senza sostituirsi, saper far lavorare i tecnici di supporto (degli alti come dei bassi livelli), rendere conto di quanto si fa e dei risultati raggiunti, possedere una grande umanità… Senz’altro ho dimenticato qualcosa. Riguardo al rapporto con i tecnici, i politici ne devono disporre tra i migliori disponibili sulla piazza, sia dell’apparato interno (dirigenti e funzionari) sia del mondo della consulenza esperta (l’esempio più calzante sono i consulenti del presidente americano). I politici devono rispettare la distinzione di poteri tra politica e gestione, peraltro prevista dalla legge (165/2001, ex 29/1993) concentrandosi i politici sul potere di indirizzo, di assegnazione delle risorse e di verifica dei risultati e i dirigenti (titolari della gestione) sull’attuazione di quanto stabilito in sede politica. Nei paesi scandinavi i ministri conoscono solo i loro direttori generali, disinteressandosi della gestione che appunto compete ai dirigenti. Fermo restando che se non funzionano saltano. Ora tutto questo è molto schematico e necessita di precisazioni che qui non possono trovare spazio. Infine una cosa mi preme dire: le Università, in Italia in massima parte pubbliche amministrazioni, sono pessimi esempi di buona ed efficiente gestione (salvo eccezioni); una delle ragioni è che i professori italiani non praticano la separazione dei poteri, concepiscono la gestione degli Atenei come faccenda di professori e bidelli, in generale non rispettando le professionalità gestionali che non sono accademiche. Anche quì schematizzo e generalizzo anche ingenerosamente nei confronti di molti amici accademici, ma tanto per capirci. Si fa capire meglio di me Pierluigi Celli, ex direttore generale dell’Università Luiss (privata) il quale nell’intervista che riporto dice: “I professori universitari? Cantano messa, portano la croce e si siedono al banchetto!”. Come dire che fanno tutte le parti in causa e, spesso, ovviamente male!
http://www.youtube.com/watch?v=Y2oyoRAuJVg
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Sulle qualità del buon politico e del buon politico sardo ricordo il contributo di Salvatore Cubeddu, pubblicato su questo ed altri siti collegati: https://www.aladinpensiero.it/?p=11896
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