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Amsicora su Democraziaoggi

- L’autonomia speciale è morta. Riflessione sulla nostra storia
Massimo Dadea su SardiniaPost


democraziaoggi loghettoStretta antiregionale PD-FI, legge truffa, sovranisti della sedia e sovranisti veri
14 Aprile 2014
Amsicora su Democraziaoggi

Cari sovranisti di tutte le sfumature, del centrosinistra e del centrodestra, mi rivolgo pacatamente a voi, almeno a quelli di voi che avete rappresentanti in Consiglio regionale. Voglio porvi alcuni quesiti per dialogare con voi. E premetto che mi fanno pena PD e FI sardi quando tuonano contro le loro centrali nazionali, che col patto scellerato Renzi-Berlusconi si propongono di manomettere in chiave autocratica e antiregionale la Costituzione e il titolo V. Mi indignano perché loro sono diretti responsabili della svolta antiregionale in quanto sostenitori di Renzi e Berlusconi.
Fatta questa premessa su cui tutti possiamo concordare, il primo quesito è rivolto ai sovranisti del centrosinistra: vi siete alleati al PD. Sapevate o non che il PD di Renzi si proponeva di asfaltare tutto quello che si muove autonomamente dentro e fuori il PD? In particolare, sapevate che Renzi, oltre a eliminare il carattere elettivo (cioè tendenzialmente sovranista) dei consigli provinciali, voleva ridurre anche le autonomie regionali? Seconda domanda: se lo sapevate – come a tutti noi è noto – perché avete dato manforte ad una lista che rafforza obiettivamente questi intendimenti in controtendenza non solo rispetto al sovranismo, ma anche rispetto al più modesto (per voi) autonomismo?
E voi sovranisti alleati di FI non sapevate che il Cavaliere (ora disarcionato) stava dando segnali d’amorosi sensi a Renzi e si accingeva con lui a rasare i consigli provinciali, il Senato e le Regioni? E allora non vi è venuto in mente che con la vostra alleanza stavate dando manforte al neocentralismo Berlusconi-Renzi?
E allora. sovranisti sub PD e sub FI avete scientemente armato la mano del vostro boia? O meglio avete dolosamente armato il boia della Sardegna per venti danari (qualche seggio)?
Ed ora sovranisti del PD e di FI (vi chiamo così per abbreviare, tanto ci capiamo) ecco un altro quesito, questa volta collettivo: come mai prospettate referendum o ipotizzate assemblee costituenti, se il Consiglio regionale, sì il Consiglio regionale, non è rappresentativo dei sardi e tantomeno delle sarde? Non vi ripeto cose che ho detto tante volte e che voi ben sapete. La legge elettorale, di cui voi avete ben colto l’aspetto truffaldino per trarne profitto, non consente ai sardi d’essere pienamente rappresentati. E allora perché prima di pensare a referendum o ad assemblee costituenti, a istituti – come si dice – di democrazia diretta, non pensate di mettere a posto quelli rappresentativi? Perché non ci date una legge elettorale che consenta di eleggere un Consiglio regionale normale, ossia rappresentativo di tutti i sardi e delle sarde? Le ulteriori e più radicali forme di democrazia diretta non presuppongono il pieno carattere rappresentativo degli organi elettivi? Non sapete che la sovanità del popolo si trasfonde anzitutto nelle assemblee elettive e poi si manifesta con forme di democrazia diretta? Se preferite, lavorate a mettere a posto, allo stesso tempo, istituti di democrazia diretta e rappresentativa in Sardegna. Battete però un colpo in favore della sarda democrazia. Perché voi sovranisti alleati del PD non minacciate d’uscire e uscite davvero dalla Giunta se Renzi insiste nella stretta antiregionale? Stretta statalista, che non tocca per ora gli Statuti speciali, ma crea un ambiente istituzionale neocentralista, che certo non giova alle regioni differenziate.
E allora, ecco cosa vi dico: fintanto che non prendete posizione netta, con atti di rottura chiari e forti, contro i vostri rispettivi padroni PD e FI sulle questioni istituzionali e fintanto che non proponete una bella legge elettorale nel rispetto della Costituzione e dello Statuto, siete degli imbroglioni, politicamente parlando, nè più nè meno di PD e FI nazionali. Non siete né autonomisti nè sovranisti. Siete, ripeto, solo opportunisti da quattro soldi, pardon!, da quattro seggi.
E sapete chi sono i veri sovranisti? Quei cittadini, che senza autoattestazioni di sovranismo, difendono la Costituzione, lo Statuto e la sovranità dei sardi e delle sarde in concreto. Ad esempio, impugnando la legge elettorale truffa per chiederne l’annullamento alla Corte costituzionale. Quelli, non voi, sono i veri difensori della libera volontà dei sardi. Volete un consiglio da amico? Levatevi la livrea di servi delle centrali antidemocratiche e neocentralistiche nazionali (PD-FI), che fantasticherie costituenti e favolose riforme statutarie o altre simili menate propagandistiche non riescono più a nascondere. Assumete iniziative di rottura per concorrere a difendere le autonomie costituzionali e restaurare la democrazia sarda come hanno fatto 47 elettori sardi impugnando la legge elettorale truffa cucinata da PD e PDL (ora FI) nostrani. Un’iniziativa democratica forte potrebbe ridarvi un pizzico di credibilità. Se no, amici miei, vi condannate ad essere sovranisti della sedia e delle chiacchiere.
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dadea massimo L’autonomia speciale è morta. Riflessione sulla nostra storia
di Massimo Dadea
Articolo pubblicato il 12 aprile 2014 su SardiniaPost

Oggi, che in Sardegna sembra delinearsi una nuova stagione politica, non sarebbe male, preliminarmente, affrontare alcune questioni che hanno pesantemente condizionato il modello di sviluppo che è andato affermandosi nel secolo scorso.

Sulle ali del binomio Autonomia/Piano di Rinascita si sono compiute scelte le cui conseguenze si riverberano ancora oggi: un processo di sviluppo incentrato sulla industrializzazione per poli e sul consumo del territorio che ha finito per devastare ed inquinare l’habitat; che ha depauperato le risorse e il tessuto economico endogeno; che ha impedito la nascita di un ceto imprenditoriale locale. Tutto questo a vantaggio dei grandi gruppi monopolistici legati allo sfruttamento del petrolio, di imprenditori senza scrupoli che, più che ad uno sviluppo turistico integrato e compatibile, erano, e sono, interessati alla cementificazione delle coste e alla rapina del territorio.

Per oltre cinquant’anni la politica ha evitato di esprimere un giudizio compiuto su quel delicato e complesso periodo storico. L’hanno fatto, parzialmente, gli storici, gli economisti, ma quello che è mancato, e tutt’ora manca, è un un bilancio definitivo da parte della politica e delle istituzioni autonomistiche.

Oggi la Sardegna è la regione d’Italia più inquinata. Un terzo della popolazione sarda è esposta all’impatto di materiali inquinanti con conseguenze disastrose per la salute dei cittadini. Nel 1951 l’agricoltura in Sardegna assorbiva il 51% degli occupati, l’industria – quella estrattiva del Sulcis e del sughero in Gallura – il 21%. Nel 2012 gli addetti in agricoltura rappresentavano il 12%, quelli nell’industria il 22%: un magro risultato. Nel 1951 la Sardegna era la regione meridionale più industrializzata.

Eppure la scelta dell’industria petrolchimica non era scontata e soprattutto non era l’unica possibile. Ed allora è legittimo chiedersi: le scelte compiute in nome del binomio Autonomia/Piano di Rinascita hanno rappresentato per la Sardegna una scommessa vinta oppure persa?

L’altra parola magica è stata Autonomia Speciale. Nel corso dei decenni ha finito per prevalere una concezione economicistica dell’Autonomia. Un’idea che trovava legittimazione nell’articolo 13 dello Statuto: “Lo Stato con il concorso della regione dispone un disegno organico per favorire la rinascita economica e sociale dell’isola”. Un imperativo categorico che è stato utilizzato come base concettuale per uno sviluppo incentrato sulla industria petrolchimica e sulla chimica di base. Uno sviluppo ideato da altri e funzionale agli interessi dei grandi gruppi monopolistici e di una classe politica dirigente sarda subalterna. Un disegno che lungi dall’esaltare la nostra Autonomia e quindi la nostra progettualità, ha finito per determinare un’ulteriore dipendenza economica, culturale e politica.

Oggi l’Autonomia è morta: è diventata uno strumento inservibile ed inadeguato rispetto ai bisogni di autogoverno e di autodeterminazione che provengono dalla società sarda. L’Autonomia è finita perché è stato disatteso il Patto costituzionale che legava la Sardegna allo Stato. Quel Patto è stato disconosciuto per primo da uno dei contraenti – lo Stato italiano – che ripetutamente lo ha reso carta straccia.

Oggi la Sardegna non è più una regione speciale ed è meno di una regione ordinaria. La ventilata riforma del Titolo V° della Costituzione, preannunciata dal governo Renzi, si limiterà a certificare la fine dell’Autonomia speciale.

Sarebbe ingiusto però attribuire la responsabilità del fallimento al solo Stato “patrigno”, le colpe maggiori sono da ricercarsi nell’incapacità e nell’inconcludenza della classe politica dirigente sarda, che non è stata capace di utilizzare appieno tutte le potenzialità dello Statuto.

Queste sono le sfide che si pongono all’attenzione del nuovo governo regionale: costruire, con le forze vive della società sarda, un nuovo modello di sviluppo che tenga conto degli errori del passato, ed elaborare un nuovo ed originale percorso istituzionale all’altezza della domanda di autogoverno e di autodeterminazione del popolo sardo.

Massimo Dadea

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