gli occhiali di Piero

duccio_di_buoninsegna_004_apparizione_agli_apostoli_1311CHIEDILO A BERTONE
La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva ma ogni cosa era fra loro comune. (…) quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli, e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. (Atti degli Apostoli, 4,32-35).

ANNIVERSARI
Di Lenin, di Rita Levi Montalcini, di Licio Gelli, ho parlato un anno fa (vedi Aladin Pensiero, 22 aprile 2013).
Di quest’ultimo (95 anni ieri, agli arresti domiciliari) voglio però ricordare una frase a commento di quanto succede oggi:
“Leggo i giornali e penso: ecco che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo.
Forse dovrei chiedere i diritti d’autore.”

Robert OppenheimerJULIUS ROBERT OPPENHEIMER
Julius Robert Oppenheimer, il “padre” della bomba atomica, nacque a New York il 22 aprile 1904, figlio di emigrati tedeschi di origine ebrea. Dopo la laurea ad Harvard, studiò in Europa e divenne un eminente fisico, capofila della teoria quantistica.
Non imiterò quegli insegnanti di filosofia che parlano e scrivono di questa teoria senza conoscerla; confesso la mia ignoranza in fisica, non ne capisco, mi vergogno.
Parliamo invece di Oppenheimer perchè rappresenta il bivio storico in cui la scienza è entrata nel dramma morale insito nella possibilità che il suo progresso coincida con la distruzione della vita umana. “Sono diventato Morte, il distruttore di mondi”. – segue -
Dopo la distruzione di Hiroshima e Nagasaki, Oppenheimer rifiutò di partecipare alla costruzione della bomba all’idrogeno (una potenza 800 volte superiore all’atomica).
Per questo motivo entrò nel mirino del maccartismo, guardato con sospetto come fosse un pericoloso comunista antiamericano, cacciato dalla Commissione per l’energia atomico (lui, che ne era l’esponente più eminente), costretto a tornare all’insegnamento nel 1953. Dieci anni dopo la stessa Commissione gli attribuì il premio Enrico Fermi, smentendo sè stessa.
Oppeheimer morì a Princeton, dove insegnava, il 18 febbraio 1967.

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