in giro con la lampada di aladin su Europa Europa, Sardegna Sardegna
La vera sfida è in Europa
- I rischi per il Governo. Beniamino Moro su L’Unione Sarda del 14 luglio 2014
- Riforme, in Senato Cotti (M5S) parla in campidanese e sventola i 4 Mori
Articolo pubblicato il 14 luglio 2014 su SardiniaPost
14 luglio 2014
La vera sfida è in Europa
- I rischi per il Governo
di Beniamino Moro, su L’Unione Sarda
In Italia, Renzi ha stravinto le elezioni europee, ma, paradossalmente, è in Europa che rischia di perdere la battaglia per lui decisiva. Il premier sa bene che questa non si combatte solo sul piano delle riforme istituzionali. Queste sono importanti per l’Italia e servono per chiedere all’Europa la cosiddetta flessibilità di bilancio. La battaglia decisiva, tuttavia, si combatte sul terreno dell’economia, dove Renzi si gioca una carriera politica sinora apparsa travolgente. Al riguardo, egli è consapevole di vivere una contraddizione, che in qualche modo dovrà sciogliere in autunno con la presentazione della legge di stabilità.
Il problema è che il famoso bonus da 80 euro, che ha influito in modo determinante per vincere le elezioni europee e che il premier si è impegnato a rinnovare per il futuro, in realtà è del tutto insignificante agli effetti dello sviluppo e crea grossi problemi di copertura. Per estenderlo anche ad altre categorie (incapienti, pensionati e esodati) servirebbero 12 miliardi, da recuperare con la spending review in modo strutturale, cioè con tagli definitivi di spesa pubblica, o con nuove entrate strutturali, non con una tantum come la tassazione della rivalutazione delle quote di Banca d’Italia. Nel primo caso, la spending review non servirebbe ad abbassare il debito, come chiede l’Europa e impone il fiscal compact, ma a fare politiche redistributive finalizzate al mantenimento del consenso elettorale, mentre nel secondo si smentirebbe clamorosamente che la finalità ultima della politica economica miri al rilancio della domanda aggregata da fare con la riduzione delle tasse. In entrambi i casi, invece di promuovere lo sviluppo, si condannerebbe definitivamente il Paese verso il declino. E se il Paese non riprende a crescere, anche Renzi è destinato, come i suoi predecessori, a non andare molto lontano.
Da ciò nasce l’esigenza di spostare il campo da gioco dall’Italia all’Europa. Perché è lì che Renzi ritiene di trovare il tesoretto che gli serve per rilanciare l’economia italiana. Ma, purtroppo per lui, anche questa prospettiva rischia di apparire solo un miraggio.
Ai tempi di Letta il rigorista, il premier era convinto che rinegoziare il patto di stabilità in Europa fosse un gioco da ragazzi, come conquistare il potere in Italia partendo da sindaco di Firenze. Ma quando ha esternato i suoi propositi al presidente Napolitano e al ministro dell’Economia Padoan, questi si sono incaricati di spiegargli che non era il caso, perché l’Europa è tutt’altra cosa rispetto al teatrino della politica italiana. In altri termini, che la battaglia contro le regole europee (patto di stabilità e fiscal compact) era una battaglia persa in partenza e, quindi, era meglio non cominciarla nemmeno. Peraltro, nel suo giro tra le capitali europee fatto dopo le elezioni e prima dell’ultimo vertice di Bruxelles, il premier ha voluto verificare di persona quanto l’opinione di Napolitano e Padoan fosse solidamente fondata.
Da qui il ripiego: non più la lotta frontale contro le regole europee, ma una più modesta battaglia sulla flessibilità della loro applicazione, che tuttavia potrebbe valere ugualmente un tesoretto non disprezzabile di 8-10 miliardi di euro. Può darsi che su questo più modesto obiettivo Renzi riesca a spuntarla, anche se dalla riunione Ecofin di questa settimana l’obiettivo sembra essere tutt’altro che scontato. Tuttavia, il problema è che neanche con questo tesoretto Renzi riuscirà a far ripartire l’economia italiana. E se l’economia non riparte, gli annunci di Renzi sono destinati a svanire come neve al sole, ben prima della fine della legislatura.
Perciò, se vuole, come insistentemente promette, confermare il bonus degli 80 euro anche per il prossimo anno e nel contempo far ripartire l’economia, Renzi non ha scampo: deve affrontare davvero e non solo a parole (come gli è stato rinfacciato in Europa), oltre alle riforme istituzionali, anche i nodi strutturali che da decenni affliggono l’economia italiana. Sono le riforme economiche che l’Europa gli chiede, che eliminino i privilegi di casta e ridimensionino lo sviluppo ipertrofico del settore pubblico controllato dalla politica, con il connesso fenomeno della corruzione da esso generato.
Ciò ha causato un corrispondente restringimento del settore produttivo, la penalizzazione delle imprese e della classe media con una pressione fiscale elevatissima, al limite della rapina. Con l’aggravante che all’elevato livello di tassazione non corrispondono servizi pubblici adeguati. In altri termini, per rilanciare l’economia Renzi dovrà sconfiggere l’inefficienza della pubblica amministrazione, controllata dalla politica. E non a parole, come chiede l’Europa.
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Riforme, in Senato Cotti (M5S) parla in campidanese e sventola i 4 Mori
Articolo pubblicato il 14 luglio 2014 su SardiniaPost
“Em a bolli donai a sa chi arrapresentat su guvernu sa bandera nosta. Speru diaderus chi s’Arreforma de bosàterus sperefundada siat e aici puru is crecus de unu merixeddu schinnitzosu”. Così, poco prima delle 22, l’esponente del Movimento 5 Stelle Roberto Cotti ha chiuso il suo intervento, in Senato, durante il dibattito sulle riforme. In contemporanea, Cotti ha sventolato la bandiera dei Quattro mori.
Nel suo intervento il senatore sardo del Movimento 5 Stelle ha spiegato come la riforma costituzionale del governo Renzi “lede i diritti della nazione sarda ed il suo autogoverno fissato con la Costituzione del 1948″. “Ho fatto omaggio della bandiera dei 4 mori alla ministra Boschi, per ricordare alla stessa non solo quanto teniamo alla nostra identità, ma anche per sottolineare la nostra ferma opposizione ad ogni decisione del governo di stampo centralistico”, ha dichiarato Cotti a fine seduta.
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