in giro con la lampada di aladin su…

aladin-lampada3-di-aladinews312like matisse faccinaIl Centro di documentazione e studi delle donne, a rischio di chiusura per l’indifferenza delle Istituzioni
a cura della Redazione di SardegnaSoprattutto
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Le nostre risorse: il Centro di Documentazione e Studi delle Donne
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Un nostro commento del 12 Luglio 2005 (su un Blog curato da Dirinnova)
Si potrebbe dire: le cose che già abbiamo e che non sappiamo valorizzare. E’ questa una delle considerazioni che mi sovviene dopo l’incontro che Anna Cotza ed io abbiamo avuto con due dirigenti della Libreria delle donne di Cagliari (Annalisa Diaz, che è la presidente e Luisa Salis). Ci hanno parlato della loro esperienza e, in particolare, degli intensi rapporti con l’università. Si tratta di un’esperienza interessantissima, ormai storica, tuttavia attualmente viva e vitale, di cui dobbiamo andare fieri. E’ in effetti un’esperienza di “università diffusa”, non in senso geografico, ma invece di “decentramento” nel contesto cittadino di attività con contenuti di alta e specialistica ricerca, nonchè di formazione, certamente di livello universitario. Per questo l’Università bene ha fatto a sostenerla e bene continuerà a fare, rafforzando il proprio impegno anche con apposita contribuzione finanziaria, perchè il rapporto diventerà ancora più stretto, come è negli auspici di tutti e nelle politiche del Rettore Pasquale Mistretta. Si tratta di passare quanto prima da una logica di collaborazione ad una logica di integrazione, quella che porterà a dire che la Libreria delle donne (più precisamente l’attuale Centro di documentazione) in certa parte è università.
Da segnalare che tra le moltissime iniziative il Centro di Documentazione delle donne ospita tirocinanti universitarie
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Il Centro di documentazione e studi delle donne, a rischio di chiusura per l’indifferenza delle Istituzioni
a cura della Redazione di SardegnaSoprattutto
18 luglio 2014

C’erano una volta due magazzini in via Lanusei a Cagliari. In quei locali di una piccola e poco frequentata strada della città fu aperta, nel 1978, la Libreria delle donne, la prima in Sardegna e una delle poche in Italia. Erano i mitici anni ’70, segnati dalla contestazione, dal confronto politico onesto e soprattutto, per noi e per il mondo, dalla rivoluzione femminista.

La Libreria delle donne si trasforma nel 1986 nel Centro di documentazione e studi delle donne, biblioteca specializzata e luogo di relazioni politiche. Il Centro era ed è l’unico in Sardegna: nel 2008, il suo archivio è stato formalmente riconosciuto “di interesse storico particolarmente importante” dal MIBACT (Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo).

La biblioteca, insieme ai documenti d’archivio, ha costituito negli anni un punto di riferimento speciale per ricerche e indagini individuali e collettive, in collaborazione con l’Università di Cagliari, con insegnanti e studenti di scuole superiori, con altre associazioni che lavorano nel nostro territorio.

Gli Enti Locali hanno sostenuto l’attività del Centro con finanziamenti di progetti specifici. Questo sostegno è stato indispensabile per il funzionamento del Centro, che è nato ed è vissuto soprattutto nella forma dell’autofinanziamento, del lavoro volontario, e per merito di contributi individuali di socie e amiche.

E adesso? Gli assessorati si dispiacciono, le persone chiamate a selezionare le richieste rispondono con gentilezza e garbo, con il risultato che il Centro di documentazione è in procinto di chiudere. E’ tempo di “eventi” e di effetti speciali: Cagliari, candidata per diventare Capitale europea della cultura per il 2019, privilegia le attività spettacolari e di breve durata, rispetto a quelle continuative e di lungo respiro.

E’ forse preferibile che quei due locali di via Lanusei ridiventino magazzini o autorimesse? Quali criteri politici orientano il programma di riqualificazione degli edifici e delle strade, se una realtà inserita da 35 anni nel paesaggio urbano e nel tessuto culturale di Cagliari non riceve alcun riconoscimento economico perché quel luogo così importante nel destino delle donne cagliaritane e sarde in generale continui a svolgere la sua funzione?

O in alternativa allo spazio di via Lanusei è davvero possibile che all’interno della nostra città che registra una grande quantità di spazi pubblici, scuole e strutture di varia natura, non si trovino due stanze che accolgano e difendano il patrimonio che il Centro di documentazione rappresenta? E’ possibile che quel luogo che ha vista studiose, scrittrici, filosofe, politiche, creative tra le più importante della nostra nazione e della nostra regione venga spazzato via dalla superficialità e dalla distrazione?

Quanti pubblicano in www.sardegnasoprattutto.com, uomini e moltissime donne, chiediamo fermamente che le istituzioni, regionali e comunali, in cui le donne presenti hanno avuto voce grazie anche all’attività che in via Lanusei si è svolta nei decenni, non si voltino dall’altra parte praticando l’indifferenza verso un luogo dove il primato è la relazione tra donne senza altre intermediazioni. Impongano nei luoghi delle decisioni la loro autorevolezza ed autorità. L’esistenza del Centro di documentazione e studi delle donne è il loro vero banco di prova.

One Response to in giro con la lampada di aladin su…

  1. […] di chiudere il Centro di Documentazione e Studi delle Donne? Vito Biolchini su vitobiolchini.it – Approfondimenti Ma se la cultura in Sardegna e a Cagliari è governata dalla sinistra, perché rischia di chiudere […]

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