in giro con la lampada di aladin…

lampadadialadmicromicro- Alla luce dell’accordo Stato-Regione, quale manovra finanziaria per il 2015? Pietro Tandeddu su SardegnaSoprattutto.
- L’assessore regionale all’Agricoltura Elisabetta Falchi: per l’agricoltura sarda serve una rivoluzione. Alfredo Franchini su La Nuova Sardegna, articolo ripreso da Isidoroformazione.

Alla luce dell’accordo Stato-Regione, quale manovra finanziaria per il 2015? Pietro Tandeddu su SardegnaSoprattutto
By sardegnasoprattutto / 27 agosto 2014 / Società & Politica /

Secondo le vigenti norme regionali in materia di contabilità, la Giunta Regionale deve approvare e presentare al Consiglio, entro il 30 settembre, la manovra finanziaria per il 2015. Alla luce del recente accordo tra Stato e Regione, premesso che il risultato sul patto di stabilità, sia pur lontano dalle aspettative, rappresenta comunque un risultato rispetto al niente della Giunta Cappellacci, deve essere in primo luogo fatta chiarezza sull’ammontare delle entrate sulle quali la Sardegna potrà contare.

La Regione ha rinunciato al contenzioso aperto con lo Stato per cui sorge spontanea qualche domanda: l’accordo raggiunto a suo tempo dalla Giunta Soru e sancito dall’art.1, comma 834 e seguenti della legge finanziaria statale per il 2007, stabilisce chiaramente le percentuali spettanti alla Sardegna rispetto alle diverse categorie di imposte. Ora, rispetto alle somme dovute per legge, è bene conoscere quanto la Regione ha effettivamente accertato e riscosso dal 2007 ad oggi. La Regione ha o no rinunciato ad un qualche credito rispetto ai calcoli di legge? Sulla base delle tendenze attuali dell’economia, su quali trasferimenti statali si potrà oggettivamente contare per il 2015?

La domanda non è inopportuna, anche perché, in virtù di quell’accordo, la Regione si è accollata la spesa sanitaria e, a partire dal 2010, la spesa per il trasporto pubblico locale e per la continuità territoriale. A proposito, a quando una discussione seria e la concretizzazione di misure riferite alla continuità territoriale delle merci? Nel corso della polemica estiva tra maggioranza ed opposizione, si è riparlato di norme di attuazione. Ma non si era chiarito che ciò non era necessario?

Chiarito il tutto, la prossima manovra finanziaria non potrà comunque prescindere da un ulteriore contenimento della spesa pubblica regionale al fine di consentire una politica di investimenti e non caratterizzare il bilancio come bilancio di mera spesa corrente senza una minima massa di risorse manovrabili che, ai tempi della Giunta Soru aveva raggiunto il 30% delle risorse complessive.

Pur constatando che il Consiglio Regionale ha fatto negli ultimi tempi uno sforzo meritevole per contenere i suoi costi, tuttavia è ancora aperto il tema del contenimento delle spese del personale non politico, sul quale si registra invece l’impegno del Parlamento italiano, poiché gode di uno stato di privilegio rispetto alle altre branche dell’Amministrazione regionale. Sarebbe opportuno il blocco della contrattazione per qualche anno e, se mi è permesso, la pubblicazione integrale, sul sito del Consiglio, del contratto collettivo di lavoro, che pare essere sconosciuto alle stesse segreterie regionali confederali e di categoria dei sindacati.

Al presidente Ganau chiederei inoltre di pubblicare integralmente il bilancio del Consiglio e di farsi portavoce presso i gruppi consiliari dell’esigenza di una modifica del regolamento interno consiliare per abrogare la norma che oggi consente la discussione e votazione del bilancio in seduta segreta quando la Presidenza del Consiglio o almeno dodici consiglieri lo richiedano.

Condivisibile l’impegno della Giunta sulla riorganizzazione della struttura amministrativa regionale, ma mirando meglio gli obiettivi. Non trova, per esempio, facile spiegazione la scelta della riduzione del numero dei servizi dell’assessorato dell’agricoltura quando sono ridondanti quelli delle Agenzie e mentre si assiste ad un esodo ormai patologico di funzionari verso altri assessorati, alla mancata indizione, da circa 25 anni, di concorsi regionali per agronomi. Non esiste il dirigente idoneo a tutte le funzioni.

Che dire poi del mantenimento dello specifico stato giuridico del personale del Centro di Programmazione; sono lontani i tempi di Colavitti. Il personale potrebbe benissimo transitare nei ruoli dell’Amministrazione, magari istituendo una specifica direzione generale, se è vero, come è vero, che l’Assessorato è denominato Assessorato della Programmazione e Bilancio, abolendo la direzione generale per la programmazione unitaria presso la presidenza.

C’è dunque ancora spazio per contenere i costi e recuperare risorse utili, da un lato, a contrastare situazioni di precarietà dovute alla crisi industriale, e non solo, una povertà crescente, ma soprattutto per impostare una politica che dia prospettive ai giovani e politiche attive del lavoro che sono rappresentate in primo luogo dalle politiche per l’impresa.

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La Nuova Sardegna, giovedì 28 agosto 2014
elisabetta Falchi ass agr rasL’assessore a tutto campo: «Solo da noi ancora si parla di contadini, mentre nel resto del mondo di imprese»
Falchi: agricoltura, serve una rivoluzione

di Alfredo Franchini
CAGLIARI E se dopo tanti anni di dibattito sulla grande industria, fosse l’agricoltura la svolta per lo sviluppo dell’isola? Un ritorno al futuro, in questa Sardegna ferma al bivio, quando la strada impone una scelta. L ’assessore all’Agricoltura, Elisabetta Falchi, non ha dubbi: ci vuole una rivoluzione culturale perché solo in Sardegna si parla ancora di agricoltori mentre nel resto del mondo si parla di imprese agricole. Certo la prima donna assessore all’agricoltura ha di fronte una grande sfida, non fosse altro perché da quando si è insediata in giunta ha trovato agricoltori e pastori nella peggiore condizione possibile. Elisabetta Falchi spiega come si può trasformare l’agricoltura sarda in questa intervista alla Nuova.
Le aziende agricole dell’isola hanno accumulato 800 milioni di debiti. La Coldiretti ha proposto un piano di ristrutturazione condiviso anche dal Banco di Sardegna. Mancate solo voi? «Noi ci siamo e la prossima settimana cercherò il contatto con il Banco di Sardegna. Il piano di ristrutturazione del debito dev’essere attuato altrimenti le aziende rischiano il collasso».
Servono garanzie, come si può fare? «Il piano deve essere messo a punto su tre aspetti: 1) la ristrutturazione del debito; 2) la riattivazione dei prestiti di campagna, un grande aiuto per le aziende anche sul piano della commercializzazione; 3) il microcredito con procedure semplificate. Ma non basta per far ripartire bene le aziende. Dobbiamo indicare un percorso all’impresa indebitata, accompagnarla in modo tale che possa intraprendere una strada virtuosa».
A quel punto si entra in un altro campo, dalla banca alle professionalità tecniche. «Che ci sono. Gli Enti devono tornare a quella che era la loro funzione originaria».
Perché non hanno funzionato gli enti agricoli? «Forse perché la riforma non è stata portata a termine. Gli enti dovevano dialogare tra loro attraverso un soggetto che li collegasse ma non è mai stato costituito».
Quindi la riforma degli enti agricoli s’inizierà da questo punto? «Sì c’è la necessità di semplificare e di sburocratizzare. I bandi che stiamo predisponendo dovranno essere più semplici».
Il problema dei bandi è essenziale e la politica deve tornare a effettuare le scelte. «Ho ipotizzato di testare un bando prima di farlo uscire. Lo “testeremo” su aziende-campione per capire se ci sono eventuali problematiche, per rendersi conto se i parametri sono giusti o non sono consoni come quando è stato previsto di far mettere la paglia negli ovili in estate: non serve a nessuno».
Dalla politica comunitaria arriverà una massa di denaro enorme in grado di dare una svolta; (il primo pilastro della Pac prevede 160 milioni in più rispetto alla precedente programmazione). Le riforme nazionali però non avvantaggiano la Sardegna. «Voglio precisare che quando sono stata nominata assessore si stava chiudendo la discussione sulla programmazione per il 2014-2020. I principali accordi sono stati chiusi il 16 gennaio: se ci fossi stata io li avrei dichiarati irricevibili, in quel momento i tavoli nazionali non erano presidiati nel modo opportuno». (Dalla precedente giunta, Ndr). Poi, però, lei non è mai mancata a una riunione del tavolo nazionale. «Si e abbiamo corretto molte cose. Ad esempio, il piano zootecnico non prevedeva l’ovino, un’assurdità. Per fortuna, siamo riusciti a portare a casa il risultato, è stato inserito l’agnello Igp e abbiamo ottenuto otto milioni su 15 destinati alla produzione in campo nazionale».
Le aziende sarde oltre ad essere indebitate sono molto piccole. Cosa si può fare? «Dobbiamo lavorare per favorire sempre più aggregazioni di produttori e soggetti cooperativistici in tutti i comparti, puntando sulla qualità del prodotto».
Il Consiglio ha varato una legge sul marchio Sardegna e ora tocca alla giunta. «Nel giro di una settimana attiverò i gruppi di lavoro per i disciplinari su ortofrutta, miele e per la carne suina».
Il Movimento pastori manifesterà a Cagliari alla metà di settembre. Cosa gli direte? «Prima vorrei capire perché protestano, sinceramente non lo so».
Contestano la Pac. «La riforma è stata stravolta quando io non c’ero ancora, poi abbiamo portato i risultati facendo introdurre il comparto ovino nel lessico ministeriale e soprattutto confermando le misure per il benessere animale».
Due emergenze croniche: lingua blu e peste suina. Come si affrontano? «Con la prevenzione. Le vaccinazioni devono partire a febbraio e concludersi a maggio; i vaccini vanno testati su un gregge campione».
Copagri chiede che la Regione assegni i terreni pubblici per favorire l’ingresso dei giovani in agricoltura. «Ci stiamo lavorando, spero di far partire i primi bandi ai primi di ottobre. Per i giovani stiamo preparando un pacchetto modulare per l’accompagnamento alla creazione di un’impresa».
In un’intervista alla Nuova, il presidente di Coldiretti, Cualbu, ha sostenuto che lei sta lavorando bene ma non ha la sponda del presidente Pigliaru. Che cosa risponde? «Che non è vero. Prenda la questione della peste suina, c’è un’unità di missione voluta dalla presidenza. Le dirò, anzi, che da parte del presidente c’è la forte volontà di sostenere il mio operato».

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