MANIFESTADA NATZIONALE CONTRA A S’OCUPATZIONE MILITARE

manif-capo-frascaChe fare dopo il grande successo della manifestazione?
- Su La Nuova Sardegna on line.
- Su L’Unione Sarda on line.
- Capo Frasca, 12mila contro le servitù. Su SardiniaPost.
- A Capo Frasca una grande festa di popolo. Ora però chi guida il movimento?. Vito Biolchini su vitobolchini.it. – Altri commenti e servizi fotografici sulla pagina fb di Francesco Casula,
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Orgosolo Pratobello 1969
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Orgòsolo pro terra de bandidos
Fin’a eris da-e totu’ fis connota
Ma oe a Pratobello tot’ unidos

Fizos tuos falado’ sun in lota
Contra s’invasione militare
Ki a inie fi faghende lota

Invetze’ de tratores pro arare
Arriban carrarmados e cannones
E trupas de masellu d’addestrare

Mandada da-e sos solitos bufones
Ki keren ki rinasca’ sa Barbaja
Cun parcos pro sas muvras e sirbones

Naran puru ki sa zente es’ malvaja
Ki viven de furtos e ricatos
In sa muntannya infid’e selvaja

Pro ke finire custos malos fatos
E dare a sa Sardinnya atera via
Custos bufones decidin cumpatos

De mandarene galu politzia
Sos contadinos e-i sos pastores
E totu canta sa zente famia

Isetavan concimes e tratores
Pro aer pius late e pius pane
Invetze’ totu an dadu a sos sinnyores
A Rovelli, Moratti e s’Agacane

Povèrinu e miseru s’anzone
K’iseta late da-e su mariane:
d’issu poi si prèa’ su bucone

Orgòsolo fiera e corazosa
Totu canta sa popolatzione
Totu custu a’ cumpresu e minaçosa

E si arma’ de fuste pro iscaçare
Cussas trupas fascistas e odiosas
Ki custrint’est a segu’ de torrare

Lassande sas muntannyas e pianos
Atraversende de nou su mare.

Non ke banditos ma ke partijanos
An dimostradu a sos capitalistas
Ki solu cun su fuste e cun sas manos

Orgòsolo ke manda’ a sos fascistas
Orgòsolo ke manda’ a sos fascistas
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Autore testo: N.G. Rubanu

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pratobello SardiniaPostPratobello, 1969. Dove tutto ebbe inizio. Su SardiniaPost


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Vito-Biolchin-occhialiniiA Capo Frasca una grande festa di popolo. Ora però chi guida il movimento? (E per voi 17 foto sul sito vitobiolchini.it)
14 settembre 2014 alle 00:18. Vito Biolchini su vitobiolchini.it

Perdonerete se, dopo tre ore di manifestazione e alla fine del ventesimo intervento dal palco, il vostro cronista ha preferito riprendere la strada di casa, perdendosi il resto dei comizietti e lo spettacolo vintage dell’assalto alla base con tanto di invasione del poligono, ancora in corso mentre scriviamo.

A Capo Frasca festa di popolo doveva essere e festa di popolo è stata: memorabile. Per i siti eravamo in dodicimila e sinceramente non sono in grado né di smentire né di confermare: da sotto il palco non si aveva una visione totale dello spiazzo antistante la base. Di sicuro è stata una invasione clamorosa, pacifica, multicolore e multipartitica che simbolicamente ha stretto d’assedio il poligono, e con esso tutte le ingiuste servitù militari che gravano sulla Sardegna.

Abbiamo assistito ad una prova di forza di una opinione pubblica ormai ribellatasi a tanta iniquità e di un movimento che arriva da lontano, se è vero che, come ha detto Paolo Pisu del Tavolo Sardo per la Pace, che “i risultati dei risultati di oggi sono frutto del lavoro spesso in sordina di chi ha lavorato per anni contro le servitù, come il comitato Gettiamo le Basi”.

Se il criterio di valutazione della riuscita della manifestazione deve essere meramente numerico, c’è poco da dire: è stato un successo clamoroso, oltre ogni previsione. Se anche fossimo stati la metà dei dodicimila ormai passati alla cronaca, la valutazione non cambierebbe.

Se invece prendiamo in considerazione un criterio basato sulla presenza delle forze politiche e delle cariche istituzionali, anche qui non ci sarebbe storia: presenti tutte le sigle indipendentiste, insieme alla sinistra, agli Unidos di Pili, con una delegazione del Pd e del movimento Cinquestelle. C’erano sindaci, consiglieri regionali, parlamentari ed europarlamentari. Tutti contro l’insostenibile peso dei poligoni in Sardegna: una cosa mai vista.

Se invece dovessimo prendere in considerazione la capacità dimostrata dagli organizzatori di mostrarsi all’altezza della situazione e di riuscire a governare un movimento variegato e plurale, allora no, allora la valutazione cambierebbe: la manifestazione è stata deludente. Gli indipendentisti dovevano dimostrare alla Sardegna di essere in grado di mettersi alla guida di un movimento popolare di liberazione dalle servitù militari, unendo tutte le forze politiche e sociali che oggi con la loro presenza hanno riconosciuto loro il merito di avere favorito la mobilitazione, e invece si sono accontentati di urlare i loro slogan e di lanciare messaggi divisivi da campagna elettorale.

Gli indipendentisti hanno tentato di trasformare una manifestazione di tutti nella “loro” manifestazione e per fare questo non hanno esitato a stravolgere alcune regole di buon senso e di politica. Perché non dare immediatamente la parola al sindaco di Arbus (presente con tanto di fascia tricolore) o ai rappresentanti del comitato che si oppone alla base di Capo Frasca, o i parenti di militari morti per le contaminazioni subite nei poligoni, o addirittura al presidente del Consiglio regionale, il cui intervento avrebbe significato mandare un messaggio fortissimo al potere militare?

Perché non dare più spazio ai comitati che nei territori si oppongono alle basi (e l’intervento della signora Elvira Monni di Teulada è stato mille volte più efficace di quello dei vari Devias, Cumpostu e Sollai?). Perché? Molte urla e poca politica, troppi slogan e poca visione.

La manifestazione di Capo Frasca è riuscita, ma la vera sfida arriva ora. Chi guiderà il movimento? Chi si farà carico di organizzare la mobilitazione coinvolgendo tutta la società sarda? Chi avrà l’autorevolezza di confrontarsi con le istituzioni per non lasciare solo ai partiti la possibilità di incidere sull’argomento? L’indipendenza non è l’unica strada per liberare la Sardegna dalle servitù militari, né è tollerabile accettare l’assunto che solo gli indipendentisti vogliono il bene della Sardegna. Le lotte di popolo sono lotte di tutti. La manifestazione è riuscita, a Capo Frasca la società sarda ha mandato un segnale fortissimo contro i poligoni, ma ora serve una piattaforma condivisa che unisca e non divida. Perché urlare slogan poteva andar bene oggi, ma la prossima volta no.

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La grande Mariella Cao del comitato “Gettiamo le Basi”
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Gente
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PRATOBELLO 1969

Orgosolo come terra di banditi
fino a ieri da tutti era conosciuta
ma oggi a Pratobello tutti uniti

I tuoi figli sono scesi in lotta
contro l’invasione militare
che lì stava facendo lotta

Invece di trattori per arare
arrivano carri armati e cannoni
e truppe da macello da addestrare

Mandate dai soliti buffoni
che vogliono che rinasca la Barbagia
con parchi per i mufloni e per i cinghiali

Dicono pure che la gente è malvagia,
che vive di furti e di ricatti
sulla montagna infida e selvaggia

Per porre fine a queste malefatte
e dare alla Sardegna un’altra via
questi buffoni decidono compatti

Di mandarci ancora polizia.
I contadini e i pastori
e tutta quanta la gente affamata

aspettavano concimi e trattori
per avere più latte e più pane
invece tutto han dato ai signori

A Rovelli, a Moratti e all’Aga Khan
poverino e misero l’agnello
che aspetta il latte dalla volpe

Da ora in poi si prepara il boccone avvelenato
Orgosolo fiera e coraggiosa,
tutta quanta la popolazione

tutto questo ha capito, e minacciosa
si arma di bastoni per scacciare
queste truppe fasciste e odiose

che sono costrette a tornare indietro
lasciando le montagne e le pianure
attraversando di nuovo il mare.

Non banditi, ma partigiani
hanno dimostrato ai capitalisti
che solo con il bastone e con le mani

Orgosolo ha cacciato via i fascisti
Orgosolo ha cacciato via i fascisti.

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