sulla manifestazione dei pastori sardi con la lampada di aladin

lampadadialadmicromicro132mov pastori sardi 2- Su pastorizia e agricoltura inutili le contrapposizioni . Giuseppe Pulina su La Nuova Sardegna.
- I pastori sardi devono far sentire la loro voce a Bruxelles . Fortunato Ladu su La Nuova Sardegna.

Su pastorizia e agricoltura inutili le contrapposizioni . Giuseppe Pulina su La Nuova Sardegna
La protesta organizzata per oggi dal Movimento di Floris è per certi versi incomprensibile; bisogna concentrarsi sulle vere emergenze
Il Movimento Pastori manifesta a Cagliari contro le politiche dell’assessore per l’Agricoltura Elisabetta Falchi e del presidente Francesco Pigliaru relative al settore agropastorale. Ho scritto per queste pagine alcuni articoli di sostegno al Movimento e ho partecipato a diverse iniziative da loro promosse quando c’era in gioco la sopravvivenza del sistema zootecnico ovino e caprino della Sardegna. Tuttavia, in questo frangente mi sfuggono le ragioni profonde che animano la protesta. Provo a mettere in fila un ragionamento. 1) Il nuovo assessore al momento dell’insediamento ha trovato un ritardo pauroso nella formulazione del Piano di sviluppo rurale. Ma nonostante le difficoltà, è riuscita a presentare il documento nei tempi stabiliti. Tardare anche pochi giorni avrebbe comportato un rischio enorme per alcune partite aperte nella prossima fase di programmazione, prima fra tutte il benessere animale. 2) Il precedente assessore aveva già insediato i tavoli di partenariato e la Falchi non ha potuto fare altro che mandare avanti quanto stabilito, pena l’azzeramento delle procedure. 3) L’assessore Falchi si è “fatta vedere” costantemente a Roma, al Mipaaf, al contrario dei suoi predecessori, strappando “in zona Cesarini” alcuni benefit per la Sardegna. 4) In questo momento favorevole per i corsi del Pecorino Romano sul mercato internazionale, si dovrebbe pensare seriamente a ricapitalizzare il sistema e a finanziarizzarlo, coinvolgendo gli attori di un mercato più aperto ai venture capital di quanto non sia accaduto finora. Due anni fa ho organizzato un convegno a Sassari nel quale abbiamo analizzato la possibilità di cartolarizzare in futures le prospettive mercantili del pecorino. 5) Otto anni di benessere animale (che hanno portato nelle casse delle imprese pastorali oltre 300 milioni di euro) non solo hanno consentito ai pastori di “passare ‘a nuttata”, ma ci hanno consegnato un sistema produttivo profondamente mutato e più competitivo: la sola riduzione del contenuto in cellule somatiche nel latte (dalle iniziali 1,6 milioni alle attuali 900mila) ha portato un aumento produttivo medio procapite del 20% alla stalla e un deciso miglioramento dei processi di caseificazione e maturazione del formaggio. Insomma, risultati importanti ottenuti con il contributo di tutti, anche degli affiliati al Movimento Pastori. Non sta a me difendere l’operato dell’assessore, ma credo che il Movimento Pastori, in analogia a quanto stanno facendo le grandi organizzazioni degli imprenditori agricoli (Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri), dovrebbe focalizzarsi sulle emergenze vere che ci stanno di fronte. Ne cito tre, a titolo di esempio. 1) Stiamo per restituire a Bruxelles una barca di soldi del Psr 2007/13 (oltre 400 milioni di euro, di cui la metà assegnati ai Gal e non spesi). Ebbene, l’assessore Falchi e il presidente Pigliaru dovrebbero, a mio avviso, formare una task force per accelerare, anche a Roma, al massimo la spesa (fuori dal patto di stabilità, come è noto) di questa montagna di denaro che, considerati i circuiti che sarebbe in grado di attivare, vale dal 5 al 7% del Pil della Sardegna. 2) Mettere subito e definitivamente mano al problema dell’acqua, viste le attuali vicende dei Consorzi di Bonifica. 3) Convocare urgentemente una pubblica conferenza per non lasciare alle sole mani sindacal-consevatrici il piano di riordino degli enti agricoli regionali (compresa la risoluzione dell’annoso problema dell’Aras la cui funzione nel sistema agropastorale è essenziale e insostituibile) varando, entro l’anno, l’Agenzia unica per l’agricoltura, l’alimentazione e lo sviluppo rurale. In contemporanea Pigliaru dovrà accelerare la riforma della legge 31 sul personale regionale ormai anacronistica rispetto agli stravolgimenti che si stanno abbattendo sulla pubblica amministrazione da parte del governo nazionale. Questo non è il tempo delle divisioni e delle contrapposizioni: di annate buone come questa non ne capitano molte per cui andiamo tutti in campo per raccogliere e conservare. “A bisticciare” c’è sempre tempo.
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I pastori sardi devono far sentire la loro voce a Bruxelles . Fortunato Ladu su La Nuova Sardegna.
In questi giorni il Movimento Pastori è impegnato febbrilmente a organizzare la manifestazione di protesta a Cagliari e l’argomento è oggetto di discussione nei nostri ambienti e non. Nell’esaminare il volantino ho avuto modo di leggere le rivendicazioni del movimento affinchè le stesse migliorino il sistema di vita rurale. Come non essere d’accordo su una piattaforma che mi riguarda da vicino anche se al suo interno manca la questione latte quasi che noi pastori si allevino pecore merinos e non sarde. Voglio però soffermarmi su una questione che io condivido in toto e riguarda la nuova Pac. Purtroppo però, in questo caso non si sarebbero dovuti organizzare i pullman per la capitale sarda, ma staccare biglietti per Bruxelles come lo stesso Movimento andava predicando da anni. Purtroppo all’interno dello stesso sono prevalse altre idee e democraticamente anche il sottoscritto si è adeguato in un modo tutto suo: me ne sto a casa. La Sardegna ha avuto il grande handicaap di non avere specifici rappresentanti a Bruxelles e, quando li ha avuti per una botta di fortuna, tutto ha fatto fuorchè circondarsi di figure che avrebbero agevolato un percorso a favore della pastorizia sia essa di pecore o capre e sia con i bovini come egregiamente avviene in Gallura, Marghine e Anglona. Dice bene Felice Floris che la pastorizia è penalizzata, ma io rincarerei anche la dose dicendo che un posto in commissione Agricoltura europea, come era quello del deputato Barracciu, presupponeva che i risultati dovessero essere decisamente migliori, visto che la mancanza dell’uomo sul territorio dà luogo a fenomeni il cui costo, per combatterli, è di gran lunga superiore alle agevolazioni richieste. Mi spiego:faccio un esempio banale di un’azienda a cui viene consegnato, per curarlo e prevenire gli effetti delle calamità naturali, un pezzo dell’argine di un fiume; e per questo ti pago e se non lo fai ti penalizzo. Non solo: se favorisci la crescita del bosco e curi il legnatico, avrai per esempio un supplemento di premio che colmi almeno in parte il divario fra le produzioni lattee di pianura e quelle di montagna. Potrei fare decine di esempi ma il succo resta solo quello al quale ho accennato prima: la pastorizia sarda in sede comunitaria non è stata difesa e quando la bozza è rientrata a Roma per la conferenza Stato-Regioni era troppo tardi. Il risultato purtroppo non è sotto gli occhi di tutti in quanto io ho più di una paura che il danno vero e proprio lo vedremmo più in là non foss’altro perché nessuno mi sa dire che fine faranno i premi delle pecore che derivano dai vecchi “premi carne”. Felice Floris questa cosa l’aveva paventata molto tempo fa, ma non c’è stato verso di organizzare una manifestazione a Bruxelles e ai deputati europei delle altre Regioni (complice il presidente professor Paolo de Castro) non deve essere passato per la testa di favorire la ruralità concentrata tutta sul secondo pilastro con obblighi e cavilli propri di chi pensa oggi ieri e sempre che al pastore è stato dato fin troppo. Mi chiedo a questo punto che senso ha chiedere l’indipendenza o semmai chiedere che la Sardegna sia rappresentata in Europa attraverso una modifica dell’attuale legge regionale, in maniera più incisiva e far forza, trasferendo a loro le nostre energie, se necessario anche con la protesta, affinchè la Pac di cui i pastori usufruiscono, cambi a favore di chi in campagna trascorre la propria vita per garantire cibo al mondo delle città. Ormai è difficile che si cambi data, ma un consiglio lo voglio dare a tutti, me compreso: dopo la manifestazione si deve andare a Bruxelles, quello è il nostro obiettivo e il popolo sardo sarà con noi

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