Dai movimenti degli anni settanta alla Sardegna di oggi. Ricordando Riccardo Lai

MANIFESTO11 ric laiI MOVIMENTI TRA IERI E OGGI
- In attesa degli atti del Convegno continuiamo con la pubblicazione di alcuni interventi (abbiamo iniziato con quelli del direttore, di Vanni Tola e, oggi, proseguiamo con la relazione introduttiva al Convegno di Benedetto Sechi. Mano a mano che ci perverranno pubblicheremo anche gli altri e inoltre daremo conto della pubblicazione delle relazioni in altre news. Avvertiamo che si tratta di interventi che ci sono pervenuti per iscritto e che durante il Convegno sono stati per lo più arricchiti “a braccio”. Abbiamo anche riportato la trascrizione di un intervento inedito di Riccardo Lai, l’ultimo della sua vita di militante impegnato nelle lotte sociali. La Fondazione Sardinia ha comunicato che quanto prima sarà disponibile nel nel suo sito web l’intera registrazione video delle due giornate di lavori dell’evento. ape-innovativaLa pagina fb dell’evento.
.
Intervento introduttivo di Benedetto Sechi

Ripercorrendo le lotte, di proposta e di protesta dei movimenti giovanili, si comprende quanta strada è stata fatta, quanti rallentamenti, quanti passi avanti e quanti indietro per arrivare fin qui. Buon esercizio per la memoria! Non sono mai stato un buon archivista, ho sempre accumulato a casaccio, anche nella mia testa. Quindi mi sono sorpreso, ricordando i fatti, le immagini, i documenti, gli articoli, a pensare che tanto è cambiato negli strumenti di comunicazione, dal ciclostile a facebook il passo è lungo, molto meno è mutato nelle esigenze, nelle rivendicazioni nel malessere sociale. Solo alcune questioni hanno assunto proporzioni gigantesche: la diffusione delle droghe ad esempio, la violenza sulle donne, quello che oggi con un brutto sillogismo chiamiamo “femminicidio”. Ma due sono i temi irrisolti, in questi trent’anni e più, che scorreranno davanti a noi e che sono rimasti, costantemente, al centro delle proteste e del disagio delle generazioni che si sono avvicendate: La Scuola e il Lavoro! Certo, con alti e bassi, ma in fondo, in tutti questi anni, chi ha governato l’Italia, e la Sardegna, non ha mai saputo progettare e realizzare riforme soddisfacenti. Pensiamo alla riforma Berlinguer sui percorsi universitari, pensiamo all’incapacità di dotarsi di politiche di sviluppo che sapessero metter un freno alla crescente perdita di posti di lavoro e alla creazione di nuovi, cambiando il modello produttivo imposto con l’industria pesante. Facendo questa considerazione non voglio certo dire che le generazioni che si sono susseguite, siano uguali. Le differenze per fortuna ci sono, per le influenze culturali, la musica, l’arte, modi diversi di trascorrere il tempo libero e di rapportarsi tra loro, ma in tanti tratti esse sono simili, proprio perché uguali sono i problemi che devono affrontare.
Prima di addentrarmi in questo viaggio nel tempo, che per la verità un poco temo, vorrei dedicare un pensiero a Riccardo, Riccardone come tutti noi lo chiamavamo. Di lui sono tante le cose che si possono ricordare, lo faremo in questi giorni, lo farà ogni persona che lo ha conosciuto. Riccardo era un uomo di una intelligenza straordinaria, con una capacità innata nel sapersi rapportare con chiunque, in fabbrica, tra noi operai, era amato e i suoi interventi, a nome del movimento degli studenti, non solo erano apprezzati, ma se lui si trovava in sala mensa, erano attesi e richiesti. Ma il mio pensiero va innanzitutto alle sue doti umane alla sua enorme autoironia, a quel non prendersi mai troppo sul serio, elemento distintivo delle grandi persone. Ironia, entusiasmo, fantasia, intelligenza, che egli esprimeva in ogni contesto e in ogni azione.
Nella meta degli anni 70’ la SIR di Rovelli ottiene pareri di conformità per raddoppiare gli impianti di Porto Torres e Assemini, si costruisce anche a Isili e, per non farci mancare niente, lo Stato Italiano, decide che neppure a Ottana ci starebbe male un poco di chimica, c’era da fronteggiare il fenomeno del banditismo e questa sembrava una buona soluzione. Altrettanto fa Ursini con la Liquichimica, così come la Montedison. Insomma mentre Rovelli con le sue scatole cinesi, quasi cento aziende, si impegna per saccheggiare le risorse del Piano di Rinascita, della Legge 268, gli altri non stanno a guardare e in Veneto, in Toscana, in Sicilia, gli impianti che producono chimica di base proliferano.
- segue -
Nell’autunno del 1978, i primi scricchiolii, chi lavorava nelle imprese di appalto vede via, via ridurre le attività, i materiali tardano ad arrivare e si accumulano nelle officine tonnellate di tubi e carpenterie prefabbricate. Insomma non si monta più niente. Le lotte intestine nella DC utilizzeranno anche la guerra tra i colossi chimici. Fu certo senatore Carollo, che incaricato di sollevare la questione in Senato, determinò lo stop al raddoppio degli impianti da parte della SIR. Nel dicembre 1977, tutti gli ordinativi vengono sospesi e le imprese di appalto, inviano lettere di licenziamento per migliaia di metalmeccanici e edili in Sardegna. Il sindacato è frastornato, la politica si volta dall’altra parte! I lavoratori della Grandis, del cui Consiglio di Fabbrica facevo parte, nel dicembre portano fuori gru e camion e occupano il comune di Porto Torres, per qualche giorno.
Da lì a poco il coordinamento dei Consigli di Fabbrica delle imprese d’appalto, decide l’occupazione delle officine e inizia una lunga lotta che vedrà tutti impegnati in manifestazioni e occupazioni. Il movimento degli studenti si unisce alle manifestazioni dei lavoratori, in maniera sistematica, sono prevalentemente, i figli degli operari, è un dramma che si vive nelle famiglie. Non c’erano ammortizzatori sociali, la Cassa Integrazione speciale sarebbe arrivata dopo mesi di lotte. A Porto Torres gli studenti del Liceo Scientifico e del Nautico, occupano un edificio pubblico costruito da anni con destinazione d’uso: Centro Culturale e biblioteca. Diversi operai partecipano all’occupazione. A Seguito di una serrata trattativa con l’amministrazione comunale, dopo un periodo di autogestione, il Centro si struttura come Biblioteca pubblica e sala teatro. Diversi giovani riuniti in cooperativa troveranno lavoro in quel servizio. Oggi il Centro è gestito direttamente dal comune. Ecco una lotta di movimento che da un risultato concreto!
16 Marzo 1978. Nella mattina giunge in fabbrica la notizia che le BR hanno rapito Aldo Moro, dal sindacato, ma soprattutto dalla federazione del PCI, si chiede di mettere fine all’occupazione e di recarsi tutti a Sassari. Personalmente sono contrariato, avevo paura che si mettesse fine anche alla nostra battaglia per il lavoro, ma decisamente in minoranza, mi adeguo. Inizieranno però, altre forme di lotta più appropriate e intelligenti. Le riflessioni interne alla FLM Sarda e Nazionale (Federazione Unitaria dei Metalmeccanici) propendevano decisamente perché si prendesse atto che era finita l’epoca della costruzione infinita di impianti chimici. Viene varata una Piattaforma rivendicativa che prevedeva la riconversione dei lavoratori e delle imprese supportata da corsi di formazione professionale. C’era da costruire impianti di trattamento delle acque. Trattori della SAME, materiale ferroviario con la Socimi e la Keller. Insomma si poteva intraprendere una strada per una diversa industrializzazione che si fondasse sulla professionalità degli operai delle imprese d’appalto. Per noi l’industria di base pesante era finita e non aveva senso ripetere l’errore del 1971, dove ai licenziamenti seguirono lotte dure che si risolsero in una cascata di miliardi per la SIR impegnati, ancora una volta, nella costruzione di altri impianti. Rovelli, che li progettava e costruiva, guadagnava prevalentemente da questa attività, non dalla loro competitività sui mercati. Per noi il gioco era scoperto, la Sardegna avrebbe dovuto imboccare una nuova strada per l’industrializzazione e puntare su infrastrutture interne, l’elettrificazione delle ferrovie ad esempio. La storia è andata diversamente e ancora oggi, dopo quasi quarant’anni, non siamo ancora riusciti a sciogliere questo nodo. Ancora oggi si spera che sia la “chimica verde” o il 5° gruppo a carbone di Fiume Santo a risolvere il problema dello sviluppo sardo. La politica non è riuscita a scegliere e il sindacato, nel suo insieme, temeva di perdere il settore industriale con il quale era cresciuto, dopo la chiusura del settore minerario. La stagione del terrorismo, che culminò con l’assassinio di Aldo Moro, bloccò ogni ragionamento serio, che facesse riflettere la Sardegna, i sardi, sul loro futuro. Un futuro che non poteva e non può che poggiare sulle risorse endogene. Ecco perché oggi ci interroghiamo sul nostro 40% di disoccupazione giovanile, sul fatto che abbiamo una ridotta base occupativa, sull’emigrazione continua di giovani che, pur laureati, cercano all’estero soluzioni di lavoro e la costruzione di un nuovo progetto di vita, che possa garantire l’autonomia economica dalla famiglia. Certo è strano che con dati così drammatici non vi sia nessun movimento in piazza. Se si fa eccezione per i casi singoli: Meridiana, Alcoa, vinyls, ad esempio. Insomma si registra una incapacità a forme di mobilitazione collettive, che vadano oltre i diretti interessati. Ed anche qui assistiamo, al sacrificio di singoli che pongono all’attenzione dell’opinione pubblica e della politica il problema. Si deve salire su una terrazza, su una torre, per farsi ascoltare. C’è da chiedersi perché? C’è da chiedersi perché non si ha più fiducia nella lotta, nella protesta. Perché da vent’anni si è alla ricerca del “messia politico”, ieri Berlusconi, oggi Renzi, Salvini o Grillo, per risolvere le questioni? C’è uno sfilacciamento sociale evidente. La soluzione individuale o di piccoli gruppi omogenei sembra essere più praticabile. Per contro cresce la critica alla politica, fino al paradosso che oggi, l’antipolitica, viene praticata da chi è al governo. L’antipolitica è diventata “la politica” per ottenere il consenso!
———–
Il Convegno

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>