Oggi venerdì, cenabara, 12 giugno, lampadas 2015

cielodipietraOggi, venerdì 12 giugno alle ore 18:30, in via Doberdò 101, L’albero del riccio . Biblioteca del Circolo Gramsci presenta il libro “Cielo di pietra” di Giuseppe Putzolu, edizioni La Collina.
Il libro, attraverso la biografia di un Curdo nato in un villaggio alle pendici dei monti vicino all’Ararat, nel Kurdistan turco, racconta la resistenza di un popolo e la sua ricerca di una identità.
Sarà presente, oltre all’autore, Apo (Abdurrahman Bakrak) dalla cui biografia è stato creato il libro.
aladinewsGli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: La Scuola Popolare dei lavoratori di Is Mirrionis. ITI (Interventi Territoriali Integrati) a Is Mirrionis.
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OGGI Convegno all’Università sulla partecipazione dei cittadini alle politiche regionali.

La polemica sull’università
La qualità della ricerca in Italia è tra le migliori al mondo

di Giacomo Oggiano su La Nuova Sardegna on line del 12 giugno 2015
Un recente intervento del professor Saba sulla Nuova Sardegna dipinge l’università italiana come inadeguata, corrotta, improduttiva in termini di didattica e ricerca e quella inglese, da cui, peraltro, vanta la sua provenienza, come il modello da adottare. Questo enunciato, oltre che affetto da confirmation bias – per dirla con un termine sicuramente familiare ad un Cambridge scholar – suona anche autoreferenziale, nel senso che afferma qualcosa in riferimento a se stessi. Nel caso specifico è anche contradditorio, in quanto il professor Saba ha insegnato con continuità solo nell’università italiana e vi ha anche conseguito la laurea che gli ha consentito l’accesso a Cambridge, immagino per il PhD. Da cui: o Cambridge è un’università non troppo selettiva, se anche chi ha una formazione accademica italiana può accedervi, o l’università italiana (Sassari inclusa) è di buon livello perché dà una preparazione adeguata per Cambridge. Se dovessi far riferimento alle sole esperienze personali, propenderei per la seconda ipotesi: i nostri laureati che vanno in Inghilterra, anche a Cambridge, hanno grande successo e si trovano, spesso, avvantaggiati, rispetto ai colleghi inglesi. Purtroppo le impressioni e le esperienze individuali non sempre rispecchiano la realtà; occorrono dati oggettivi. Si può discutere su come quantificare la validità della produzione didattico-scientifica di un paese o di un singolo ricercatore/docente; però, ormai, la valutazione su basi oggettive è prassi assodata, anche se non tutte le discipline si prestano allo stesso modo. Se guardiamo all’abilitazione scientifica nazionale (ASN) per professori di prima e seconda fascia, vediamo criteri di valutazione diversi per discipline “bibliometriche” e “non bibliometriche”. Nelle prime si adottano valutazioni basate su parametri numerici (le famose mediane da superare), spesso determinati da discutibili algoritmi, nelle seconde c’è più spazio per valutazioni soggettive. Anche se questa distinzione può apparire manichea, vero è che esistono saperi con approcci nomotetici e altri con approcci idiografici. I primi, fondati su ciò che Kant ha descritto come una tendenza a trovare leggi generali che spieghino fenomeni oggettivi, si basano su verifiche sperimentali. I secondi, fondati su ciò che Kant descrive come una tendenza a spiegare fenomeni e comportamenti particolari, operano sui prodotti dell’intelletto umano, focalizzano fenomeni non ripetibili, unici, spesso soggettivi e sono tipici della sfera umanistica. Una quantificazione oggettiva del merito in ambito nomotetico, per quanto approssimata, è possibile, grazie a tutto l’armamentario fatto di impact factor, Hirsch index e simili, con cui vengono valutati gli studiosi e le loro istituzioni. Su queste basi tutti i luoghi comuni sulla malauniversità sono categoricamente smentiti. L’Italia si piazza al secondo posto, insieme al Canada, per produzione scientifica rispetto alla spesa. Ciò significa che università e Cnr hanno un’efficienza molto elevata, che la preparazione dei nostri laureati che scelgono la ricerca è ottima e che il loro elevato impegno, spesso da precari, compensa la miseria dei finanziamenti governativi. Sapevamo già di fisici e fisiche che dalla (presunta) malauniversità italiana approdano ai vertici del Cern, ma è tutta la nostra scienza ad essere ben messa. Università italiana inadeguata? Può darsi, ma allora solo in ambiti disciplinari ancora influenzbili dell’eredità antiscientifica crociana. A questo proposito qualcuno si chiedeva se l’economia politica fosse nomotetica o idiografica, senza riuscire a darsi una risposta.

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