Oggi domenica, dominigu, 21 giugno, de lampadas, 2015

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La Nuova Sardegna, domenica 21 giugno 2015
L’Enciclica di Francesco ci pone di fronte alle grandi sfide del futuro, ma trova già una forte opposizione nei potentati economici al di là dell’Atlantico
di Eugenia Tognotti
C’era da aspettarsi che l’Enciclica “Laudato si” sul clima e sull’ecologia sarebbe stata vista come un’invasione di campo nel mondo del petrolio e dell’industria e in alcuni ambienti conservatori, al di là dell’Atlantico: un possente grido d’allarme che risuona in ogni pagina e che scuote nel profondo le coscienze, poste di fronte a questo nostro pianeta malato e alla distruzione dell’ecosistema. Le reazioni non si sono fatte attendere. Una voce tanto ‘alta’, autorevole e ascoltata rischia di influenzare le scelte ben più di quanto abbiano fatto fin qui i balbettii dei leaders mondiali e i periodici negoziati internazionali in materia ambientale che hanno prodotto ben poco. In particolare per quanto riguarda le strategie per affrontare il cambiamento climatico e per ridurre le emissioni di gas inquinanti. Se dagli ambienti della grande industria dei combustibili fossili è arrivato un commento che delimita rigidamente l’ambito d’intervento del Papa, riconoscendolo solo come “autorità sulle questioni spirituali, ma non su quelle scientifiche”; un senatore dell’Oklahoma ha seccamente affermato che “il Papa dovrebbe impicciarsi degli affari suoi”, considerando evidentemente incongrui, per il capo della Chiesa cattolica, temi come il rispetto dell’ambiente e dei diritti, lo sviluppo sostenibile e la solidarietà. Da parte sua Bush, il candidato repubblicano alla Casa Bianca, ha precisato, nel comizio d’esordio della campagna elettorale, che non si farà dettare la politica economica da nessuno, neppure dal Papa e che la religione non dovrebbe occuparsi di questioni che riguardano l’ambito politico. Perché è proprio a questo che riconduce la condanna dei poteri economici che continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale e il severo richiamo di Papa Francesco alla politica e ai governi perché agiscano subito per mettere in campo cambiamenti e azioni efficaci per la diminuzione di gas serra, la limitazione degli sprechi e della produzione di rifiuti, la riduzione degli inquinanti, responsabili di morti premature, soprattutto tra i più poveri. Che sopportano il peso, sproporzionato, degli effetti negativi del degrado ambientale, prodotto da impianti e produzioni insalubri e inquinanti, che una volta esaurita la loro attività, si lasciano dietro gravi danni umani e ambientali, disoccupazione, villaggi impoveriti, esaurimento di riserve naturali, deforestazione, impoverimento dell’agricoltura e dell’allevamento locale, colline sfregiate, acque inquinate. A conferma del fatto che degrado ambientale e degrado umano ed etico sono interconnessi come emerge dall’analisi scientifica e numerica dei problemi della fame e dell’urbanizzazione, dell’inquinamento e dello spreco. Ma occorre leggerle tutte le 192 pagine di questa ‘enciclica ecologica’, che ci pone di fronte alle grandi sfide socio-culturali, antropologiche e politico-economiche che ci attendono. Ci sarà tempo per discutere e per affrontare alcuni nodi cruciali e controversi come quello del ruolo della scienza e della tecnica e dell’approccio alla questione della sostenibilità, il vero problema di questo nostro tempo. Francesco riconosce gli sforzi di quegli scienziati che hanno messo in campo alternative per uno sviluppo sostenibile ed evoca i passi avanti compiuti nell’ambito della medicina, dell’ingegneria e delle comunicazioni, nonché i benefici che hanno reso possibile rimediare mali e limiti degli esseri umani. Ma accusa anche la scienza per la pericolosa deriva presa dalle tecnologie industriali e sociali. Grazie ai poderosi progressi nel campo dell’energia nucleare, della biotecnologia, dell’informatica, della molecola che contiene il codice stesso della vita, l’umanità non ha mai avuto tanto potere su sé stessa. Dall’uso che ne farà, dall’attenzione alla sostenibilità delle sue concrete applicazioni dipenderà il futuro delle generazioni che verranno.

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