L’Ecologia integrale dell’Enciclica di Papa Francesco Laudato si’

papa Francesc Rocca 15lug15

Preservare la prospettiva unica del Papa: l’ecologia integrale
di Leonardo Boff

Papa Francesco ha fatto un grande cambiamento nella riflessione ecologica per passare dall’ecologia ambientale all’ecologia integrale. Ciò include l’ecologia culturale sociopolitica, mentale, educativa, l’etica e la spiritualità. C’è il pericolo che questa visione integrale possa essere assimilata nel consueto discorso ambientale, senza rendersi conto che tutte le cose, la conoscenza e le istanze sono interconnesse. Cioè, il riscaldamento globale ha a che fare con la industrializzazione selvaggia, la povertà di gran parte dell’umanità è legata al modello di produzione, distribuzione e consumo, la violenza contro la terra e gli ecosistemi è una deriva dal paradigma di dominio che è alla base della nostra civilizzazione dominante già da quattro secoli, che l’antropocentrismo è una conseguenza della comprensione illusoria secondo la quale che possediamo le cose e che queste hanno l’unico senso solo in quanto servono per il nostro piacere.

Ora è proprio questa cosmologia (insieme di idee, valori, progetti, sogni e le istituzioni) che fa dire al Papa: “Non abbiamo mai offeso e maltrattato la nostra casa comune come negli ultimi due secoli” (n. 53).

Un cambio di direzione
Come superare questa strada pericolosa? Il Papa risponde: “Con un cambio di direzione” e ancora di più con la volontà di “delineare grandi percorsi di dialogo per aiutarci ad uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando (n. 163). Se non facciamo nulla, andremo incontro al peggio. Ma il Papa si fida della capacità creativa degli esseri umani che, insieme, possono rendere possibile il grande ideale, “un solo mondo e un progetto comune” (n. 164).

Ben diversa è la visione imperante e imperiale prevalente nelle menti di chi controlla la finanza e la direzione politica mondiale: “un solo mondo e un solo impero”.

Per affrontare i molti aspetti critici della nostra situazione, il Papa propone l’ecologia integrale. E ne indica le giuste basi: “Dal momento che tutto è strettamente relazionato e che i problemi attuali richiedono uno sguardo che tenga conto di tutti i fattori di crisi globale, propongo che ci fermiamo ora a riflettere pensare sui diversi aspetti di una ecologia integrale che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali” (n. 137).

Il presupposto teorico è derivato dalla nuova cosmologia, dalla fisica quantistica, dalla nuova biologia, in breve si tratta del nuovo paradigma contemporaneo che coinvolge la teoria della complessità e del caos (distruttivo e generativo). In questa visione lo ribadiva uno dei fondatori della fisica quantistica, Werner Heisenberg:

Tutto è relazione
“Tutto ha a che fare con tutto in tutti i punti e in ogni momento; tutto è relazione e nulla esiste al di fuori della relazione”.

Questa lettura del Papa ripetuta innumerevoli volte, costituisce il vero cantus firmus delle sue spiegazioni. Sicuramente la più bella e poetica delle formulazioni la troviamo al n. 92, dove sottolinea: “Tutto è in relazione, e tutti noi esseri umani siamo insieme come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per ogni sua creatura e ci lega anche tra noi, con tenero affetto, al Fratello Sole, alla Sorella Luna, al Fratello fiume e alla Madre Terra”.

Questa visione esiste da quasi un secolo, ma non è mai riuscita a vincere in politica e nell’orientamento dei problemi sociali e umani. Tutti rimangono ancora ostaggi del vecchio paradigma che isola i problemi e prevede di trovare una soluzione specifica per ogni esigenza, ignarando che questa soluzione può essere dannosa per un altro problema. Ad esempio, il problema della sterilità del terreno viene affrontato con nutrienti chimici, che, a loro volta, penetrano nel terreno e raggiungono la falda delle acque acquifere avvelenandole.

L’enciclica ci servirà come strumento educativo per appropriarsi di questa visione inclusiva e integrale. Ad esempio, come l’enciclica dice: “Quando si parla di ‘ambiente’, facciamo riferimento anche a una particolare relazione, quella tra la natura e la società che lo abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una semplice parte della nostra vita. Noi siamo inclusi in essa, siamo parte di essa” (n. 139).

E continua a darci esempi convincenti: “Oggi l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, il lavorativi, urbani, e dalla relazione di ogni persona con se stessa, che genera un certo modo di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente “[n. 141].

Se tutto è relazione, allora la salute umana dipende dalla salute della Terra e degli ecosistemi. Tutte le istanze si intrecciano, nel bene e nel male. Questa è la trama della realtà, non opaca e superficiale ma complessa e altamente correlata a tutto.

Se pensassimo ai nostri problemi interni in questo gioco di inter-retro-relazioni non avremmo tante contraddizioni tra i ministeri e le azioni del governo. Il Papa suggerisce le strade in modo preciso e ci mette in grado di affrontare il nostro futuro comune.

Teilhard de Chardin aveva ragione quando negli anni ’30 del secolo scorso ha scritto: “L’era delle nazioni è passata. Il compito che ci attende, se non periamo, è quello di costruire la Terra”. Prendendoci cura della Terra con tenero affetto fraterno e nello spirito di San Francesco d’Assisi e di Francesco di Roma, possiamo proseguire “camminando e cantando”, come conclude l’enciclica, pieni di speranza. Abbiamo ancora un futuro e a noi spetta il compito di rischiararlo.
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- L’illustrazione di Papa Francesco è tratta dal periodico Rocca 15 luglio 2015.
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Preservar la perspectiva singular del Papa: la ecología integral
14/07/2015
Leonardo Boff ft microdi Leonardo Boff
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El Papa Francisco ha realizado un enorme cambio en el discurso ecológico al pasar de la ecología ambiental a la ecología integral. Esta incluye la ecología político-social, la mental, la cultural, la educacional, la ética y la espiritualidad. Existe el peligro de que esta visión integral sea asimilada dentro del discurso ambiental habitual, no dándose cuenta de que todas las cosas, saberes e instancias están interligadas. Es decir, el calentamiento global tiene que ver con la furia industrialista, la pobreza de buena parte de la humanidad está relacionada con el modo de producción, distribución y consumo, la violencia contra la Tierra y los ecosistemas deriva del paradigma de dominación que está en la base de nuestra civilización dominante desde hace ya cuatro siglos, que el antropocentrismo es consecuencia de la comprensión ilusoria de que somos dueños de la cosas y que ellas solo tienen sentido en la medida en que sirven para nuestro disfrute.

Esa cosmología (conjunto de ideas, valores, proyectos, sueños e instituciones) lleva al Papa a decir: “nunca hemos ofendido y maltratado a nuestra casa común como en los dos últimos siglos” (nº 53).

¿Cómo superar esa ruta peligrosa? El Papa responde; “con un cambio de rumbo” y todavía más con la disposición de “delinear grandes caminos de diálogo que nos ayuden a salir de la espiral de autodestrucción en la que nos estamos sumergiendo (163). Si no hacemos nada, podremos ir al encuentro de lo peor. Pero el Papa confía en la capacidad creativa de los seres humanos que juntos podrán formular el gran ideal: “un solo mundo en un proyecto común” (164).

Bien distinta es la visión imperante e imperial presente en la mente de quienes controlan las finanzas y los rumbos de las políticas mundiales: “un solo mundo y un solo imperio”.

Para enfrentar los múltiples aspectos críticos de nuestra situación el papa propone la ecología integral. Y le da el fundamento correcto: “Dado que todo está íntimamente relacionado, y que los problemas actuales requieren una mirada que tenga en cuenta todos los factores de la crisis mundial, propongo que nos detengamos ahora a pensar en los distintos aspectos de una ecología integral, que incorpore claramente las dimensiones humanas y sociales” (137).

El presupuesto teórico se deriva de la nueva cosmología, de la física cuántica, de la nueva biología, en una palabra, del nuevo paradigma contemporáneo que implica la teoría de la complejidad y del caos (destructivo y generativo). En esa visión, lo repetía uno de los fundadores de la física cuántica, Werner Heisenberg; “todo tiene que ver con todo en todos los puntos y en todos los momentos; todo es relación y nada existe fuera de la relación”.

Esta lectura la repite el Papa innumerables veces, formando el tonus firmus de sus exposiciones. Seguramente la más bella y poética de las formulaciones la encontramos en el nº 92: “Todo está relacionado, y todos los seres humanos estamos juntos como hermanos y hermanas en una maravillosa peregrinación, entrelazados por el amor que Dios tiene a cada una de sus criaturas y que nos une también, con tierno cariño, al hermano sol, a la hermana luna, al hermano río y a la madre Tierra”.

Esa visión existe desde hace ya casi un siglo, pero nunca consiguió imponerse en la política y en la orientación de los problemas sociales y humanos. Todos seguimos siendo rehenes del viejo paradigma que aísla los problemas y busca una solución específica para cada uno sin darse cuenta de que esa solución puede ser dañina para otro de los problemas. Por ejemplo, el problema de la infertilidad de los suelos se resuelve con nutrientes químicos que, a su vez, penetran en la tierra y alcanzan el nivel freático de las aguas de los acuíferos envenenándolos.

La encíclica podrá servirnos de instrumento educativo para apropiarnos de esta visión inclusiva e integral. Por ejemplo, como afirma la encíclica: “Cuando se habla de «medio ambiente», se indica particularmente una relación, la que existe entre la naturaleza y la sociedad que la habita. Esto nos impide entender la naturaleza como algo separado de nosotros o como un mero marco de nuestra vida. Estamos incluidos en ella, somos parte de ella” (139).

Y continúa dándonos ejemplos convincentes: “Hoy el análisis de los problemas ambientales es inseparable del análisis de los contextos humanos, familiares, laborales, urbanos, y de la relación de cada persona consigo misma, que genera un determinado modo de relacionarse con los demás y con el ambiente” [115].

Si todo es relación, entonces la propia salud humana depende de la salud de la Tierra y de los ecosistemas. Todas las instancias se entrelazan para bien o para mal. Esa es la textura de la realidad, no opaca y rasa sino compleja y altamente relacionada con todo.

Si pensásemos nuestros problemas nacionales en ese juego de inter-retro-relaciones no tendríamos tantas contradicciones entre los ministerios y las acciones gubernamentales. El papa nos sugiere caminos, que son certeros y nos pueden sacar de la ansiedad en la que nos encontramos frente a nuestro futuro común.

Teilhard de Chardin tenía razón cuando en los años 30 del siglo pasado escribía: “la era de la naciones ya pasó. La tarea que tenemos por delante, si no perecemos, es construir la Tierra”, Cuidando la Tierra con tierno y fraterno afecto en el espíritu de san Francisco de Asís y de Francisco de Roma, podremos seguir “caminando y cantando”, como concluye la encíclica, llenos de esperanza. Todavía tenemos futuro y vamos a irradiar.

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L’utopia di Papa Francesco
13 Luglio 2015

democraziaoggidi Francesco Cocco, su Democraziaoggi

Ideologia ed utopia sono parole ormai inusuali. Eppure non riesco a trovare termini più appropriati per definire l’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco. Uso il termine “Ideologia” nell’ accezione corrente per definire un sistema organico di pensiero ed “utopia” come indicazione di un orizzonte raggiungibile anche se molto distante dall’attuale modo di essere della società. Credo sia una definizione accettabile sia per i non credenti che per i credenti. Aggiungo che trattasi di un’ ideologia scientifica, naturalmente in un significato molto diverso dalla cosiddetta “scientificità” dell’ ideologia marxiana, dove la scientificità era in contrapposizione alle visioni del socialismo utopistico che erano andate affermandosi a cavallo tra il diciottesimo e diciannovesimo secolo. Nell’enciclica “Laudato sì” tale carattere nasce dal puntuale riferimento alle elaborazioni che le varie discipline sono andate enucleando sulle condizioni del Pianeta in relazione all’indiscriminato sfruttamento delle sue risorse da parte dell’ uomo.
I mass-media si sono occupati ampiamente di questo documento papale. Era difficile tacere per l’allarme in esso contenuto sui destini del Pianeta e per esso dell’Umanità. Così il pensiero di Papa Bergoglio pare svilupparsi in un‘orizzonte puramente francescano secondo l’adagio sul fraticello d’Assisi che “ parlava agli uccelli, ammansiva i lupi e gli alberi erano suoi fratelli”. Adagio che non tiene conto di quella che è stata la vera natura di San Francesco.
Il ” primo uomo dell’età moderna” lo definiva Padre Balducci nella bella biografia di qualche decennio fa. Questo richiamo forse ci consente di affermare che come San Francesco è il primo uomo dell’ età moderna così Papa Bergoglio è forse il primo uomo del XXI secolo. Il Santo d’Assisi usciva da una “corporalità chiusa”, proiettava il suo io nella natura, creava le condizioni per la nascita delle scienze naturali. Papa Bergoglio supera la visione falsa e angusta dell’uomo che di fatto si autolimita in un falso dominio della natura. Visione angusta che non sa guardare alla complessità della natura e non sa proiettarsi verso la salvaguardia degli interessi delle generazioni future.
Ideologia, quella di Papa Francesco, che è anche un grido d’allarme per le condizioni in cui l’uomo sta riducendo l’ambiente. E qui si ferma l’interersse dei mass-media. I miei molti anni mi consentono di testimoniare ben altro interesse suscitato nelle forze sociali e segnatamente nei partiti da encicliche come la “Pacem in terris” . Ricordo l’ ampia discussione nel PCI e nei sindacati per quel manifesto di pace di Giovanni XXIII. Ora silenzio. Eppure “Laudato Sì” è un ampio programma di azione sociale al quale un movimento politico che si vorrebbe richiamare all’ interesse generale della società e particolarmente a quello dei lavoratori potrebbe e dovrebbe attingere a piene mani.
Forse è proprio dalle potenzialità e dalla lungimiranza di questa enciclica che nasce il silenzio. Papa Francesco non si limita, infatti, a denunciare il baratro verso il quale stiamo facendo precipitare il Pianeta e con esso l’ umanità. Fa molto di più, indica i rimedi: “ l’umanità è chiamata a prender coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo.” Non è un generico richiamo ad uno stile di vita sobrio, antitetico a certo esibizionismo consumistico. Fa molto di più , fa specifico riferimento ai modelli di produzione. Certo non usa la locuzione “modello di produzione”, sarebbe stato uno slittamento di linguaggio verso certa elaborazione dei classici del movimento operaio. E’ chiaro però che “stili di produzione” ,anche alla luce della complessiva elaborazione dell’ Enciclica, non può che essere riferito al modello di produzione capitalistico. Per altro verso è esplicito il riferimento persino alla necessità di forme di “decrescita” per una più equa redistribuzione dei beni di cui l’umanità può disporre.
Vi pare che oggi vi sia una qualche forza politica o sindacale che possa far propri i valori dell’ Enciclica?. Gli slogan gridati nelle piazze sono di segno molto diverso e talvolta persino opposto. Forse proprio in questa contrarietà ad una visione populista sta la natura profetica dell’ Enciclica. In questo guardare alle esigenze profonde dell’ umanità va individuata la grande utopia di Papa Francesco. L’ utopia non è sempre visione dell’ impossibile , è anche capacità d’intravedere il futuro. E questa capacità di guardare al futuro è la cifra dell’ Enciclica che Papa Francesco offre all’ umanità.

Un COMMENTO
di Andrea Pubusa

Anche a me sembra che i media snobbino Francesco per le sue posizioni, che così profondamente Francesco Cocco individua e illustra. Questo Papa, come del resto già il Cristo, sta dalla parte degli umili contro i potenti e ne paga le conseguenze. D’altra parte, lui il capitale finanziario lo ha visto all’opera con tutta la sua forza devastante in Argentina, un paese ricchissimo, ridotto nella più nera miseria qualche tempo fa dai grandi potentati economici interni e stranieri.
Ha ragione Francesco Cocco quando mette in evidenza che la scarsa discussione sull’Enciclica di Bergoglio nasce dall’indeguatezza dei sindacati e dall’assenza di una sinistra seria. Il Papa sconta la stessa solitudine di Tsipras. Ci vorrebbe un movimento di opinione e di lotta a sostegno di entrambi.

Rocca luglio 2015

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