Europa del Sud: la regolazione sociale dell’economia nel capitalismo mediterraneo. Convegno nazionale a Cagliari

ELO2015_bann715Dal 15 al 17 ottobre a Cagliari il convegno nazionale dell’Associazione italiana di sociologia (AIS), Sezione Economia, Lavoro e Organizzazione (ELO). La partecipazione al Convegno è aperta a tutti gli interessati.
APERTURA LAVORI. Domani giovedì 15 ottobre, alle ore 14 nell’aula A di Viale Sant’Ignazio 76, apertura con i saluti del Rettore Maria Del Zompo, del Direttore del DISSI Cecilia Novelli e del prof. Gianfranco Bottazzi, Coordinatore AIS-ELO. A seguire la tavola rotonda “La crisi e il capitalismo mediterraneo: temi e problemi”, con discussione e confronto tra studiosi italiani ed europei, esperti di sistemi di regolazione economica nei paesi mediterranei: Marino Regini (Università di Milano), Lucio Baccaro (Università di Ginevra), Hermes Augusto Costa (Università di Coimbra), Manos Matsaganis (Università di Economia e Commercio di Atene) Fausto Miguelez (Università di Barcellona). I lavori della prima giornata si concluderanno con le relazioni della sessione dedicata ai “Modelli di regolazione territori”.
Tutte le ulteriori informazioni su sito UnicaNews (a cura di Ivo Cabiddu) -segue-


Nelle giornate del 15, 16 e 17 ottobre 2015 il Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni (DISSI) dell’Università di Cagliari ospita l’annuale Convegno Nazionale della Sezione Economia, Lavoro e Organizzazione (ELO) dell’Associazione italiana di sociologia (AIS). I lavori dell’edizione 2015 vertono sul tema “Europa del Sud: la regolazione sociale dell’economia nel capitalismo mediterraneo”.

APERTURA LAVORI. Giovedì 15 ottobre, alle ore 14 nell’aula A di Viale Sant’Ignazio 76, apertura con i saluti del Rettore Maria Del Zompo, del Direttore del DISSI Cecilia Novelli e del prof. Gianfranco Bottazzi, Coordinatore AIS-ELO. A seguire la tavola rotonda “La crisi e il capitalismo mediterraneo: temi e problemi”, con discussione e confronto tra studiosi italiani ed europei, esperti di sistemi di regolazione economica nei paesi mediterranei: Marino Regini (Università di Milano), Lucio Baccaro (Università di Ginevra), Hermes Augusto Costa (Università di Coimbra), Manos Matsaganis (Università di Economia e Commercio di Atene) Fausto Miguelez (Università di Barcellona). I lavori della prima giornata si concluderanno con le relazioni della sessione dedicata ai “Modelli di regolazione territori”.

SECONDA GIORNATA. Venerdì 16 ottobre appuntamenti alle ore 9,00 nell’Aula Arcari di Viale Sant’Ignazio 86 per gli interventi della sessione “Aspetti della regolazione”, alle 11,30 sul tema “Mercato del lavoro, tra generi e generazioni”, alle 14,30 per la quarta sessione “Nuove diseguaglianze, nuove solidarietà”.

ELEZIONI. Sabato 17 ottobre, ancora nell’Aula Arcari di Viale Sant’Ignazio 86 e sempre alle 9,00, sono in programma le votazioni per eleggere il nuovo Consiglio Scientifico AIS-ELO per il triennio 2016/2018. Membri uscenti: Gianfranco Bottazzi (coordinatore ELO), Luigi Burroni, Maurizio Catino, Bruno Cattero, Barbara Giullari, Rita Palidda, Maria Letizia Pruna (segretario ELO). La conclusione è prevista per le ore 11.

COMITATO ORGANIZZATORE. L’organizzazione del convegno nazionale 2015 è curata da: Gianfranco Bottazzi, Clementina Casula, Domenica Farinella, Antonio Firinu, Antonello Podda, Marco Zurru. Per ulteriori informazioni consultare il sito ufficiale www.ais-elo.it (email: info@ais-elo.it).

LOCANDINA E PROGRAMMA

FORM DI ADESIONE

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LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 14 ottobre 2015 / Cultura e spettacoli – Pagina 33
ECONOMIA E SOCIETÀ
Il convegno nazionale dell’Associazione dei sociologi italiani domani a Cagliari
Intervista con Gianfranco Bottazzi
di Giacomo Mameli
Capitalismo mediterraneo? «Il capitalismo è uno solo. Ma può assumere tratti differenti nei diversi Paesi in considerazione della storia e delle istituzioni sociali. Oggi abbiamo i cosiddetti working poors, i poveri malgrado il lavoro», dice Gianfranco Bottazzi, coordinatore dell’Associazione sociologi italiani. Differenze al centro del convegno di sociologi da domani a Cagliari nella facoltà di viale Fra Ignazio. Aggiunge Bottazzi: «Dagli anni Settanta erano evidenti le differenze tra il modello tedesco, francese, americano ed emergevano le peculiarità di quello italiano: maggiore o minore presenza dello Stato come attore economico, le relazioni industriali e il mercato del lavoro, il maggiore o minore decentramento amministrativo, eccetera. Il capitalismo cosiddetto “mediterraneo” è stato costruito tardi e in maniera atipica, lasciando molte incombenze a un’istituzione come la famiglia, alla quale è stato affidato un ruolo di supplenza degli ammortizzatori sociali». La famiglia-tampone, regolatrice di conflitti? «Le scarse provvidenze per i disoccupati o per coloro che perdono il lavoro sono compensate da un reddito familiare che viene aiutato da trasferimenti pensionistici relativamente generosi. La crisi finanziaria e la gestione neo-liberista hanno messo in difficoltà questi modelli. La finanziarizzazione dell’economia e il deficit dei bilanci pubblici hanno sottratto sempre più risorse per lo sviluppo produttivo, determinando un’elevata disoccupazione, tagli al già limitato Stato sociale, declino dei ceti medi, conseguente aumento delle diseguaglianze e crescita della povertà. Sono gli working poors, hanno il lavoro ma vivono male». Parlate di Europa del Sud: ufficializzate la presenza di due Europe? «La crisi finanziaria mondiale del 2007-2008 ha fatto emergere le differenze con l’esistenza di notevoli difficoltà di alcuni Paesi, che portarono la stampa britannica a coniare l’acronimo Pigs (“maiali” in inglese) che metteva assieme Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, per poi diventare Piigs, includendo l’Italia. Si trattava del riemergere di mai sopiti stereotipi, abbastanza tipici della boria tutta inglese di dare lezioni e pagelle sempre e comunque a tutti. Ma ha intercettato sentimenti diffusi nell’Europa centro-settentrionale. Fermo restando che tutti i Paesi europei sono capitalistici, la ricerca ha da tempo colto alcune peculiarità dei Paesi del Sud Europa. Italia, Grecia, Spagna e Portogallo sono accomunate dal ritardo e dalle peculiarità del processo di industrializzazione e della regolazione sociale che ha accompagnato la modernizzazione capitalistica. All’espansione dei consumi privati va aggiunta una complessiva debolezza del welfare state che ha lasciato alla famiglia il ruolo di supplenza già descritto. La crisi del 2008, con l’esplosione del debito pubblico, ha accentuato debolezze e difficoltà. La Grecia è il caso limite, ma appare una finanza pubblica piuttosto “allegra”, che ha finanziato i consumi privati al di là della efficienza dell’apparato produttivo. Questo viene rimproverato dagli Europei del Nord, non senza inaccettabili sfumature razziste». Nell’Europa del Sud c’è la Francia? «Attraversa una fase di grande fragilità, ma non credo possa essere accomunata ai Paesi sud-europei. Non è in sostanza una questione di serie A e di serie B. Ciò che rende simile la condizione di Paesi come Portogallo, Spagna, Italia e Grecia è una debolezza delle istituzioni sociali che regolano il capitalismo, dando luogo a una variante che vede una rilevante presenza di imprese piccole e piccolissime, una forte diffusione del lavoro autonomo, una consistente quota di economia sommersa e, in proporzione differente, di evasione fiscale. Nonostante la Francia viva una seria crisi, mancano gli altri tratti che possono farla avvicinare al quartetto mediterraneo. In Francia lo Stato c’è. Da noi no». Nuove disuguaglianze: le vecchie rimangono, le nuove si ampliano. «Se misuriamo le disuguaglianze nella distribuzione del reddito Italia, Grecia, Spagna e Portogallo mostrano una disuguaglianza maggiore rispetto a Francia e Germania. Tali disuguaglianze, in forte crescita con le politiche pubbliche neo-liberiste dagli anni Ottanta, sono aumentate nel corso della crisi, come dimostra l’Ocse. Oggi la società ha una ristretta “élite globale” di super ricchi e uno strato di proficians, come li chiama Guy Standing, che riescono a ricavarsi soddisfacenti nicchie di reddito e di sicurezza. Ma esiste un nucleo di occupati sempre più a rischio di espulsione, mal pagati e insicuri, e soprattutto una massa crescente di precari, inoccupati cronici o sotto occupati. In tutta Europa sono cresciuti i Neet, i giovani con meno di venticinque anni che non lavorano né studiano. Sono il 12 per cento in media nell’Unione Europea, ma il 22 in Italia, il 19 in Grecia, il 18 in Spagna, il 14 per cento in Portogallo». E in Sardegna il 28 per cento. «Cifra esatta. E non vedo semafori verdi». Crede sia scomparsa la sinistra? Il Labour di Jeremy Corbyn può ribaltare lo status quo? «Non credo che la sinistra sia scomparsa, ma certamente è debole, lacerata – come sempre nella sua storia – da conflitti interni e sterili rivalità. Non è stata in grado di comprendere le grandi trasformazioni e di resistere e rispondere alla egemonia del pensiero neo-liberista». Segni di reazione? «C’è il caso della Grecia con Tzipras, della Spagna con Podemos e appunto della Gran Bretagna con Corbyn. Ma il caso di Tzipras mostra tutte le contraddizioni di un’analisi della realtà un po’ datata, che continua a interpretare il mondo con categorie zombie, come sosteneva Ulrich Beck, categorie morte che non servono più. Di fronte all’attacco mercatista, a una politica dell’Unione europea che è ridotta soltanto alla preoccupazione ragionieristica di tenere sotto controllo i conti pubblici (per la quale pagano sempre i soliti) la sinistra si è impegnata a difendere l’esistente, con ciò alienandosi il suffragio di ampie fette del suo tradizionale elettorato, conquistato dalla destra populista. C’è un grande bisogno di giustizia sociale, di maggiore libertà che non sia solo quella di scegliere il canale tv. C’è da sperare che i tanti saggi dedicati alle nequizie del capitalismo neo-liberista siano letti e studiati con più impegno».

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