Tempo di prefetti (del Re)

Renzi accende la voglia di gambali, ma fa male i conti
5 Novembre 2015

democraziaoggi loghettoA.P. su DEMOCRAZIAOGGI

Non so se lui lo ricordi ancora. Forse no. Ma io mi sono impresso nella mente un fatto che ha visto protagonista Pietrino Soddu. Eravamo relatori ad un dibattito organizzato dal sindaco, mi pare ad Oschri. Lui era responsabile nazionale enti locali della DC ed io presidente della Commissione autonomia del Consiglio regionale. Si parlava di autonomie locali ovviamente, Nel corso del dibattito sopraggiunse il prefetto di Sassari, che – come d’uso – si aspettava d’essere chiamato alla presidenza. Pietrino di scatto sussurrò al sindaco una frase prentoria: “Se inviti il prefetto alla presidenza, io vado via”. Debbo confessare che rimasi sorpreso di tanta fermezza in un democristiano, seppure speciale, come Soddu. Ma il messaggio era chiaro. Nessuna questione personale col prefetto. Un problema istituzionale, lui rappresentava un residuo dell’accentramento statale, un intruso dello Stato nl mondo delle autonomie, e noi eravamo autonomisti convinti. – segue –
Quanto è lontano oggi quello spirito! Come si è persa quella cultura! Oggi c’è voglia di gambali nel PD e nella ex area democratica di riferimento. Lo si avverte a sentire i giornali radio e i talk show. Lo si legge nei quotidiani, con qualche rara eccesione. Quale entusiasmo per l’arrivo a Roma del commissario in luogo dello sprovveduto, ma eletto Ignazio Marino? “Via Marino, arriva Tronca”. Non si dice che va via un sindaco e viene un podestà. No! E’ un osanna generalizzato! Un riconoscimento per il lavoro svolto per Expo e un auspicio affinché quella esperienza positiva venga replicata in occasione del Giubileo. E chi lo ha nominato? Un altro prefetto, naturalmente, il prefetto di Roma, Franco Gabrielli. E lui, anziché star zitto, da buon funzionario statale, cosciente d’essere lì transitoriamente in luogo degli organi elettivi, esterna, come un politico. ”Orgoglioso e felice della fiducia accordatami”, ha detto subito dopo Tronca. Fiducia di chi? Del popolo romano? “Affrontero’ il nuovo incarico con il medesimo impegno con cui ho affrontato, in questi 2 anni, il semestre europeo, il vertice Asem e la preparazione e la gestione di Expo”. E la comnuità romana? E i romani in carne ed ossa? Tronca non li vede e non li sente. Di solito i commissari prefettizi, così si chiamavano un tempo, erano coscienti d’essere dei funzionari statali e si sforzavano di sentire la comunità, tramite il sindaco uscente, i capigruppo nel consiglio disciolto, le associazioni più rappresentative. Questo no, si sente legittimato a governare, non a passare il testimone ad organi democraticamente eletti. E quindi esterna, enuncia il suo programma.
Del resto, cosa può fare un funzionario che vive in un paese in cui il capo del governo non è stato eletto da nessuno, ma ha vinto in improbabili elezioni private, di partito, denominate impropriamente primarie, è stato preceduto da due nominati, mentre l’unico che bene o male i voti con cuiRenzi governa li ha presi, sioé Bersani, è stato escluso pregiudizialmente da Palazzo Chigi.
Che idea può farsi Tronca del suo incarico se un parlamento illegittimo, parola di Corte costituzionale, anziché essere sciolto, scassa la Costituzione con l’incitamento del Capo dell Stato? E che valore può dare alla legittimazione democratica se il Senato prossimo venturo non sarà elettivo? Se le province hanno il Commissario che assomma le funzioni anche della giunta e del consiglio? Se le leggi elettorali consentono di eleggere sindaci e presidenti regionali con maggioranze consiliari faraoniche e poco consenso? Pigliaru ha il 60% dei consilieri regionali e il 19% del voto dei sardi.Il Sulcis Iglesiente era meglio rappresentato da Tore Cherchi e dal Consiglio o dall’attuale Commissario, che nessuno sa chi sia? E cosa fanno le dirigenze di questi enti senza controllo democartico? Pensano alla comunità o a se stessi, al proprio trattamento? Ne vedremo delle belle quando qualche P.M. ci metterà le mani! Il malaffare nell’amministrazione è direttamente proporzionale al suo trasformarsi in casta, al venir meno del controllo democratico. Ci vuol molto a capirlo? O dobbiamo lasciare che persino i questori esternino, pretendano di dare segnali politici ai cittadini, dichiarino pubblicamente di voler comprimere diritti costituzionali e inviolabili sol perché non gli sono simpatici i pacifisti? O sol perché alcuni antimilitaristi sono andati girovagando in quel di S. Anna Arresi o Teulada?
Tutte cose impensabili quando il buon Pietrino Soddu lasciava il prefetto in mezzo al pubblico in un dibattito sulle autonomie locali. Ma la misura è colma. Non sarà giunta l’ora di reagire, di riscoprire il valore insostituibile della rappresentanza democratica?

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