Per il 2017 candidiamo Is Mirrionis per l’intervento del G124 di Renzo Piano e del suo gruppo di lavoro sulle periferie e la città che sarà

Renzo Piano a 1:2 ora 29 nov 15ape-innovativaCI VORREBBERO MOLTI RENZI (PIANO).
Nel dare notizia della bella la trasmissione 1/2 ora di Lucia Annunziata andata in onda domenica 29 novembre (Ecco il link con la registrazione della trasmissione con Renzo Piano: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-7936e6bf-fe75-4636-ae1e-464510fb27bb.html), avevo scritto che se Giorgio Seguro (con il quale insieme e con il coordinamento di Ottavio Olita stiamo curando il libro sulla Scuola Popolare di Is Mirrionis) ed io fossimo stati in trasmissione non avremmo avuto dubbi a suggerire al senatore Piano la risposta all’ultima domanda. Domanda (vera): “Allora senatore quale sarà il prossimo intervento suo e del suo team?” Risposta (immaginaria) “Stiamo studiando il caso di Is Mirrionis, quartiere della periferia di Cagliari. Sa, lì c’è un gruppo di ex giovani che a partire da un’esperienza di scuola popolare degli anni 70 vogliono riprendere, con il pieno coinvolgimento degli abitanti, un lavoro di animazione culturale che fa un tutt’uno con gli interventi di risanamento del quartiere… Vediamo”. Beh! Noi ci proviamo!
Oggi abbiamo appreso da un articolo di Andrea Plebe* che il prossimo intervento (2016) di Renzo Piano e del suo gruppo G124 sarà su Marghera-Mestre. Beh, che dire? Che ce ne rallegriamo e ci mettiamo in fila per il 2017. Un anno passa in fretta e il quartiere di Is Mirrionis avrà tra un anno ancora molti, molti problemi da risolvere. Intanto cerchiamo di stabilire un rapporto di collaborazione con Renzo Piano e il suo gruppo di lavoro. Se possibile a iniziare da un loro intervento nel libro sulla Scuola che stiamo cucinando…
scuolapopolareismirrionis bisvia Is Mirrionis segue numerazione
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* Piano per i giovani e le città da cambiare
(pubblicato su Il Secolo XIX di venerdì 27 novembre 2015 e ripreso sul sito G124)
di Andrea Plebe
ROMA. Prossima fermata, Marghera-Mestre. Il cantiere in movimento del G124, il gruppo di lavoro dell’architetto-senatore Renzo Piano sulle periferie e la città che sarà, fissa il nuovo obiettivo per il 2016 intorno al grande tavolo di Palazzo Giustiniani. Sul muro, all’ingresso, c’è un foglio con venti punti-guida indicati da Piano: dalla crescita per implosione e non più per espansione, “ormai insostenibile” ai “finanziamenti europei a cui non si accede per ignavia”.
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La visita di Mattarella
Ieri, in mattinata, l’incontro privato con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, che approva l’impegno e sottolinea la necessità di proseguire lungo la strada individuata. «Il tema delle periferie è decisivo» dice «perché sono il luogo dove, nel bene e nel male, si deciderà il nostro futuro». Nel pomeriggio, il lavoro prosegue sul campo, con Piano, gli architetti under 35 e i loro tutor. Francesca Vittorelli di Milano, Alberto Straci messinese trapiantato nel capoluogo lombardo, Chiara Valli di Reggio Emilia e Matteo Restagno di Torino, giovani “architetti condotti” scelti fra 400 candidati, sotto la guida di Ottavio Di Blasi e Marco Ermentini hanno messo a punto il progetto di recupero del quartiere Giambellino di Milano. Interventi piccoli, ma concreti: l’apertura di una porta per mettere in comunicazione il mercato rionale con il parco e altre strutture pubbliche già esistenti, una nuova pedana per organizzare spettacoli, l’obiettivo di ampliare gli spazi pubblici riducendo i cortili cintati e privati che formano tante enclave.
«Questa esperienza» commenta Matteo Restagno «ci ha messi di fronte alla responsabilità del progettista, abbiamo cercato di ascoltare quante più persone possibili nel quartiere nel tentativo di innescare processi che portino in futuro a una maggiore coesione sociale. Quanto a noi, usciti da facoltà di architettura comunque teoriche, in cantiere abbiamo capito come una linea su un foglio diventi davvero qualcosa di concreto».
Ne è nato anche un manuale, piccoli consigli per il rammendo, distribuito agli abitanti del Giambellino per “riparare, mantenere, abitare e convivere in periferia».

La nuova sfida
La nuova sfida di Marghera-Mestre, che sta nascendo con il tutor Raul Pantaleo (che con il collega Simone Sfriso di Tam associati curerà anche il Padiglione Italia alla prossima Biennale di Architettura) cercherà di abbracciare il tema del lavoro, coinvolgendo anche non architetti. «Si tratta di luoghi interessanti» commenta Piano «al confine tra terraferma e laguna. Il lavoro che cambia, si perde e si trasforma, la realtà multietnica, sono temi comuni a tutte le periferie». Affissi alle pareti dello studio in Senato ci sono i progetti del primo anno di attività, con Roma, Catania e Torino – e intorno al tavolo ci sono anche due giovani architetti della prima avventura, Eloisa Susanna e Roberto Corbia – a cui si è aggiunto ora il Giambellino di Milano. Cambiano i soggetti, ma si respira la stessa aria della classroom della Fondazione Renzo Piano a Punta Nave, a Genova, dove l’architetto ha tenuto una lezione la scorsa settimana agli studenti di architettura di Napoli. «Anche se vivo a Parigi ormai da quarant’anni» dice l’architetto «ho deciso di realizzare la Fondazione a Genova perché lì ci sono le mie radici, qualcosa che ti resta dentro per sempre». Ogni anno fra le sedi di Genova e Parigi ci sono sedici studenti che seguono stage di sei mesi e imparano il lavoro “a bottega”. Gli ultimi vengono da Stati Uniti, Cina, Francia, Brasile, Gran Bretagna e Italia.

Il dolore di Parigi
«Quello con i giovani è un rapporto in cui metti a disposizione la tua esperienza» dice Piano «ma in cui prendi molto anche da chi ti ascolta. Con i giovani non puoi fingere, barare. Loro hanno le energie, l’entusiasmo, la possibilità di costruire un mondo nuovo. Sono loro che ti danno la forza. Per questo mi pesa come un macigno la morte del giovane architetto che era nel nostro studio di Parigi, ucciso da quei terroristi il 13 novembre a Parigi, aveva 28 anni… lavorava a un progetto a Vienna, un luogo pubblico per la gente, perché è lì che si celebra il rito della convivenza fra le persone».
Piano ricorda quando, a 60 anni – ormai ne sono passati 18 – assistette in Giappone alla demolizione e ricostruzione del tempio di Ise. «Lì si incontrano tre generazioni: chi ha vent’anni guarda e impara, chi ha tra i 40 e i 60 anni costruisce, perché ha imparato come farlo a regola d’arte, e chi ne ha 60, insegna. È un rito che si rinnova ogni vent’anni e che mi ha colpito molto, è una metafora della vita e anche, se vogliamo, la versione “giapponese” della nostra bottega rinascimentale». È un mestiere da “reinventare”, quello dell’architetto? «Bisogna recuperare l’arte di realizzare luoghi per la gente, e si può essere creativi anche nelle piccole cose. Quando discutiamo e arriva una buona proposta da un giovane, senti che il team funziona, che si sta svegliando una coscienza creativa. È un dono che spesso i giovani non hanno la consapevolezza di possedere. Un momento molto bello, una piccola magia».
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giorgio Pisano ScPopo
- Aladinews 14 luglio 2015.

One Response to Per il 2017 candidiamo Is Mirrionis per l’intervento del G124 di Renzo Piano e del suo gruppo di lavoro sulle periferie e la città che sarà

  1. […] posto che ancora se ne parla. Non sfugga che questa impostazione corrisponde a quanto propone e fa Renzo Piano con il suo Programma di ricucitura delle periferie. Praticamente (e riduttivamente e, se volete, strumentalmente) è un’idea che potrebbe […]

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