Pasqua di Resurrezione

pasqua demPasqua di Resurrezione

di Enzo Bianchi

democraziaoggiIl 30 marzo del 2013, il priore del Monastero di Bose, Enzo Bianchi. ha pronunciato un’omelia sul significato della Pasqua di Resurrezione. Pubblichiamo la parte finale. Buona lettura e tanti auguri a tutti!
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Mi ha sempre impressionato che nello straordinario affresco riguardante la resurrezione, che tutti voi conoscete, presente nella chiesa di san Salvatore in Chora a Costantinopoli, stia scritto: “He anástasis Iesoûs Christós”. Attenzione: non “La resurrezione di Gesù Cristo”, ma “Gesù Cristo è la resurrezione” – non c’è nessun genitivo –, “Gesù Cristo è la resurrezione”. Per questo noi cristiani possiamo dire che, come Gesù Cristo è il Vangelo e il Vangelo è Gesù Cristo, così la resurrezione per noi è solo Gesù Cristo e Gesù Cristo è la resurrezione. Ecco perché amare Gesù è amare la resurrezione, credere Gesù è credere la resurrezione, sperare Gesù è sperare la resurrezione. La resurrezione è solo questione di accoglienza di una parola, accoglienza che avviene nell’amore. Potremmo dire che la resurrezione è solo una questione di amore: non risponde a nessun processo, neanche al processo esegetico, intellettuale di interpretazione delle Scritture.
Nell’antifona pasquale noi cantiamo: “Surrexit sicut dixit! Alleluja!”, “È risorto come ha detto! Alleluja!”. Certamente questa è un’eco della parola dei due uomini, di Mosè ed Elia: “È risorto, come aveva detto” (cf. Lc 24,6). Ma in un manoscritto medioevale c’è una variante che è straordinaria. Non sappiamo da dove derivi, può anche darsi che questo amanuense che ricopiava abbia fatto addirittura un errore: o beata colpa, in questo caso! Perché lui ha trascritto: “Surrexit sicut dilexit”, “Risuscitò come amò”, non “come disse (dixit)”. Si potrebbe dire: “è risorto come ha amato”, o anche – mi piace dire con Luca – “è risorto perché ha amato”, “hóti egápesen polý”. Vi ricordate le parole dette da Gesù alla donna: “Le è molto perdonato, perché molto ha amato” (Lc 7,47). Ma potremmo dire che uno risorgerà “hóti egápesen polý”, perché ha molto amato. La resurrezione è per sempre inscritta nell’amore, e non si può più dire la parola amore senza dire anche resurrezione.
Gli antichi amavano dire éros-thánatos, amore e morte. Per noi cristiani è solo possibile dire: amore e resurrezione, perché l’amore è più forte della morte, e l’amore per noi è resurrezione. Questa è la nostra fede cristiana: dipende da una rivelazione, da una Parola di Dio, che noi accogliamo ricambiando il Signore semplicemente con l’amore. Se lui surrexit sicut dilexit, ognuno di noi risorgerà come ha amato.
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Licai Exodus 25 3 16LA PREGHIERA DI PAPA FRANCESCO SOTTO LA CROCE (in occasione della Via Crucis al Colosseo di Venerdì santo, Roma 25 marzo 2016)
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O Croce di Cristo, simbolo dell’amore divino e dell’ingiustizia umana, icona del sacrificio supremo per amore e dell’egoismo estremo per stoltezza, strumento di morte e via di risurrezione, segno dell’ obbedienza ed emblema del tradimento, patibolo della persecuzione e vessillo della vittoria.
Ancora oggi ti vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco; nei volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tanti Pilati con le mani lavate; nei dottori della lettera e non dello spirito, della morte e non della vita, che invece di insegnare la misericordia e la vita, minacciano la punizione e la morte e condannano il giusto; nei ministri infedeli che invece di spogliarsi delle proprie vane ambizioni spogliano perfino gli innocenti della propria dignità; nei cuori impietriti di coloro che giudicano comodamente gli altri, cuori pronti a condannarli perfino alla lapidazione, senza mai accorgersi dei propri peccati e colpe; nei fondamentalismi e nel terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze; in coloro che vogliono toglierti dai luoghi pubblici ed escluderti dalla vita pubblica, nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’ uguaglianza che tu stesso ci hai insegnato; nei potenti e nei venditori di armi che alimentano la fornace delle guerre con il sangue innocente dei fratelli; nei traditori che per trenta denari consegnano alla morte chiunque; nei ladroni e nei corrotti che invece di salvaguardare il bene comune e l’etica si vendono nel misero mercato dell’ immoralità; negli stolti che costruiscono depositi per conservare tesori che periscono, lasciando Lazzaro morire di fame alle loro porte; nei distruttori della nostra «casa comune» che con egoismo rovinano il futuro delle prossime generazioni; negli anziani abbandonati dai propri famigliari, nei disabili e nei bambini denutriti e scartati dalla nostra egoista e ipocrita società; nel nostro Mediterraneo e nel mar Egeo divenuti un insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata.
Immagine dell’amore senza fine e via della Risurrezione, ti vediamo ancora oggi nelle persone buone e giuste che fanno il bene senza cercare gli applausi o l’ammirazione degli altri; nei ministri fedeli e umili che illuminano il buio della nostra vita come candele che si consumano gratuitamente per illuminare la vita degli ultimi; nei volti delle suore e dei consacrati – i buoni samaritani – che abbandonano tutto per bendare, nel silenzio evangelico, le ferite della povertà e dell’ingiustizia; nei misericordiosi che trovano nella misericordia l’espressione massima della giustizia e della fede; nelle persone semplici che vivono gioiosamente la loro fede nella quotidianità e nell’ osservanza filiale dei comandamenti; nei pentiti che sanno, dalla profondità della miseria dei loro peccati, gridare: Signore ricordati di me nel Tuo regno! nei beati e nei santi che sanno attraversare il buio della notte della fede senza perdere la fiducia in te e senza pretendere di capire il Tuo silenzio misterioso; nelle famiglie che vivono con fedeltà e fecondità la loro vocazione matrimoniale; nei volontari che soccorrono generosamente i bisognosi e i percossi; nei perseguitati per la loro fede che nella sofferenza continuano a dare testimonianza autentica a Gesù e al Vangelo; nei sognatori che vivono con il cuore dei bambini e che lavorano ogni giorno per rendere il mondo un posto migliore, più umano e più giusto.
In te Santa Croce vediamo Dio che ama fino alla fine, e vediamo l’odio che spadroneggia e acceca i cuori e le menti di coloro che preferiscono le tenebre alla luce.
O Croce di Cristo, Arca di Noè che salvò l’umanità dal diluvio del peccato, salvaci dal male e dal maligno! O Trono di Davide e sigillo dell’Alleanza divina ed eterna, svegliaci dalle seduzioni della vanità!
O grido di amore, suscita in noi il desiderio di Dio, del bene e della luce.
O Croce di Cristo, insegnaci che l’alba del sole è più forte dell’ oscurità della notte.
O Croce di Cristo, insegnaci che l’apparente vittoria del male si dissipa davanti alla tomba vuota e di fronte alla certezza della Risurrezione e dell’amore di Dio che nulla può sconfiggere od oscurare o indebolire. Amen!
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- Fonte1.
- Fonte2
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- L’illustrazione in testa all’articolo con l’omelia di Papa Francesco sulla croce.
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parekklesion anastasis
Fonte: http://www.gliscritti.it/gallery3/index.php/album_055/parekklesion-anastasis

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