Importanza strategica del settore agroalimentare in Sardegna e suoi fattori di competitività

Crel Sardegna 2
Crel (Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro): giovedì 22 marzo conferenza stampa, alle ore 10,30, presso la sala riunioni di via Roma 253 a Cagliari.
CAGLIARI – “Importanza strategica del settore agroalimentare in Sardegna e suoi fattori di competitività”. E’ questo l’argomento approfondito nel “Documento” di osservazioni e proposte elaborato dal Crel, il cui contenuto verrà illustrato alla stampa da Antonio Piludu e Gino Mereu, Presidente e Coordinatore della prima Commissione del Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro, giovedì 22 marzo, alle ore 10:30, presso la sala riunioni di via Roma 253 a Cagliari.
Il lavoro realizzato dal Crel costituisce un autonomo contributo del mondo dell’economia e del lavoro alla discussione su questo tema, finalizzato alla valorizzazione del settore in Sardegna ed alla individuazione di politiche adeguate per un suo rilancio. Formulato a partire dalle esigenze delle imprese e dei lavoratori, il “Documento” si propone di indicare contenuti e scelte strategiche che consentano al sistema agricolo regionale di essere competitivo, e la definizione di una politica con la quale confrontarsi con lo Stato e l’Unione Europea, in una fase delicata caratterizzata dalla necessità di avviare processi di uscita dalla crisi economica.

One Response to Importanza strategica del settore agroalimentare in Sardegna e suoi fattori di competitività

  1. admin scrive:

    Da L’Unione Sarda del 23 marzo 2012
    «Settore a rischio senza strategie» Agroalimentare,
    il Crel rilancia la sfida per la competitività
    Il settore agroalimentare isolano, pur vantando produzioni di altissima qualità già posizionate nei mercati internazionali, è a rischio sopravvivenza e la politica viene chiamata a un atteggiamento di responsabilità. La necessità di una strategia che vada oltre i tempi dei mandati elettorali (e in grado di tenere il confronto ai tavoli di Bruxelles) emerge appieno nel documento “Importanza strategica del settore agroalimentare in Sardegna e suoi fattori di competitività”, elaborato dal Crel e consegnato ieri alla stampa dalle mani di Antonio Piludu e Gino Mereu, rispettivamente presidente e coordinatore della prima commissione del Consiglio Regionale dell’Economia e del Lavoro.
    LA FOTOGRAFIA Fattore tra i più significativi considerato nello studio è la modesta dimensione delle aziende (l’85 per cento non superano i cinque dipendenti). L’unione fa la forza, secondo Mereu: «Per coltivatori e allevatori sarebbe conveniente partecipare a sistemi organizzati in cui portare avanti ricerca e sperimentazione». I consumatori? Non cercano solo pecorino ma la Sardegna non diversifica. Inoltre si fa fronte solo al 15 per cento del fabbisogno alimentare isolano, nonostante prodotti di qualità già affermati e altri (come olio, riso e zafferano) con un grande potenziale di mercato», spiega Mereu. E sottolinea l’importanza del settore che, pure nella crisi, possiede caratteristiche tali per cui l’agroalimentare può considerarsi punto di forza per l’economia, può dare occupazione (femminile in particolare) e lavorare in sinergia col turismo. Tenendo sempre la qualità come parola chiave, il sistema consentirebbe a ciascuno la valorizzazione del prodotto e la giusta remunerazione. Cinque i punti sviluppati dal Crel per formulare osservazioni e proposte: un’organizzazione della produzione in funzione della qualità; l’adozione di adeguate politiche commerciali; il consolidamento delle imprese agricole e una politica del credito; il superamento del ritardo infrastrutturale, i rapporti con il partenariato istituzionale, economico e sociale e la valorizzazione della partecipazione.
    IL MONITORAGGIO Il presidente del Crel richiama l’amministrazione regionale a una politica condivisa e partecipata: «Occorre una strategia in cui la Regione sia protagonista e si confronti con le agenzie regionali e tutte le professionalità: sono di alto livello ma restano inutilizzate». Il ritorno ai campi (meglio produrre alimenti ad alto valore aggiunto piuttosto che destinarli alla chimica verde) deve legarsi al monitoraggio sulla spesa e, specialmente, al raggiungimento degli obiettivi. «A oggi abbiamo speso oltre 900 miliardi delle vecchie lire per il sistema irriguo isolano. Uno spreco di risorse e una perdita di opportunità, dato che si utilizza solo il 50 per cento dei terreni irrigui», conclude Mereu.
    Manuela Vacca

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