Oggi martedì 6 dicembre 2016

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Ripartiamo dalla Costituzione
democraziaoggidi Andrea Pubusa, su Democraziaoggi.

L’abbiamo difesa due volte in dieci anni ora dobbiamo tornare alla Costituzione e attuarla.
Abbiano impedito – come profeticamente diceva Dossetti nel 1994 – ”a una maggioranza che non ha ricevuto alcun mandato al riguardo, di mutare la nostra Costituzione” . Berlusconi prima e Renzi poi si sono arrogati “un compito che solo una nuova Assemblea Costituente, programmaticamente eletta per questo, e a sistema proporzionale, potrebbe assolvere come veramente rappresentativa di tutto il nostro popolo. Altrimenti sarebbe un autentico colpo di stato”.
E contro la legge scasso di Berlusconi soggiungeva con parole di un’attualità sconvolgente verso la scasso di Renzi:
“Ora la mia preoccupazione fondamentale è che si addivenga a referendum, abilmente manipolati, con più proposte congiunte, alcune accettabili e altre del tutto inaccettabili, e che la gente totalmente impreparata e per giunta ingannata dai media, non possa saper distinguere e finisca col dare un voto favorevole complessivo sull’onda del consenso indiscriminato a un grande seduttore: il che appunto trasformerebbe un mezzo di cosiddetta democrazia diretta in un mezzo emotivo e irresponsabile di plebiscito. Quante volte questo è accaduto con grande facilità nella storia anche recente, e nostra e di altri Paesi europei!”
Ora, battuto anche il tentativo di Renzi, bisogna orima di tutto pretendere un ritorno alla normalità costituzionale. Il Presidente della Repubblica dia tre mesi per l’approvazione di una legge elettorale rispettosa della sentenza n. 1/2014 della Corte costituzionale e poi si vada finalmente al voto per eleggere un parlamento legittimamente e formare un governo, espressione del corpo elettorale e del Parlamento liberamente eletto.
Poi si tratta di attuare la Costituzione a partire dal lavoro e dal principio di eguaglianza che implica una politica di redistributiva dopo anni di massacro dei redditi bassi. L’occupazione giovanile è il primo obiettivo, quello su cui concentrare tutte le risorse e le energie. Bisogna poi rilanciare le autonomie regionali, a partire da quella sarda, dove la sensibilità generale spinge verso forme più avanzate di poterì e facoltà della nostra isola. Bisogna ridare, all’interno, rappresentanza ai territori massacrati dal commissariamento delle province.
Ma non dobbiano dimenticare un equilibrato esame della Costituzione, senza escludere, nel rigoroso rispetto dei valori, la possibilità di attente modifiche. Ancora Dossetti diceva: «Non si vuol dire, con questo, che nel caso nostro non ci siano cose da cambiare, in corrispondenza delle grosse modificazioni intervenute nella nostra società negli ultimi decenni. È molto avvertita, per esempio, una diffusa e pervasiva alterazione patologica dei rapporti tra privati, partiti e pubblica amministrazione; come pure la pletoricità e macchinosità di un sistema amministrativo che non si adatta più alle dinamiche di una società moderna; e ancor più la degenerazione privilegiaria e clientelare dello stato sociale (tradito); la necessità di una lotta sincera e non simulata alla criminalità organizzata; e infine l’emergenza e la necessità di adeguata valorizzazione di una nuova classe operosa di piccoli e medi imprenditori.
Si può aggiungere l’esigenza di uno sveltimento della produzione legislativa, e perciò la riforma dell’attuale bicameralismo; e soprattutto un’applicazione più effettiva e più penetrante delle autonomie locali, da perseguirsi, però, al di fuori di ogni mito che tenda a stabilire distinzioni aprioristiche nel seno del popolo italiano e che perciò tenda a scomporre l’unità inviolabile della Repubblica.
Se tutto questo sarà fatto, nel rispetto della legalità e senza spirito di sopraffazione e di rapina, nell’osservanza formale e sostanziale delle modalità costituzionali, non ci può essere nessun pregiudizio negativo, anzi ci deve essere un auspicio favorevole.
Ma c’è una soglia che deve essere rispettata in modo assoluto. Certo oltrepasserebbe questa soglia una disarticolazione federalista come è stata più volte prospettata dalla Lega. E ancora oltrepasserebbe questa soglia qualunque modificazione che si volesse apportare ai diritti inviolabili civili, politici, sociali previsti dall’attuale Costituzione. E così pure va ripetuto per una qualunque soluzione che intaccasse il principio della divisione e dell’equilibrio dei poteri fondamentali, legislativo esecutivo e giudiziario, cioè per ogni avvio, che potrebbe essere irreversibile, di un potenziamento dell’esecutivo ai danni del legislativo, ancorché fosse realizzato con forme di referendum, che potrebbero trasformarsi in forme di plebiscito.»

Questi concetti ha ribadito con pacatezza Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’Anpi, e tutti noi durante la campagna referendaria e alla grande assemblea di Cagliari, nascosta dall’Unione sarda, servile, come sempre, verso i potenti di turno. Ora dobbiamo essere esigenti nel pretendere dagli organi costituzionali e da quelli regionali un rispetto della volontà popolare così largamente e chiaramente espressa. Dobbiamo riprendere il cammino nel segno della nostra Carta, che contiene in sé il programma generale per uscire da quesi annni bui e riprendere un cammino pacifico di civiltà e di giustizia.
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La Legge di modifica della Costituzione Renzi-Boschi è stata respinta!
di Marco Sini su il manifesto sardo.

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