Oggi giovedì 15 dicembre 2016

La Scuola Popolare a La Collina mercoledì 14 dicembre 2016 Presentazione del libro. Reportage fotografico della serata di Antonio Medda.
La Scuola Popolare a La Collina 14 dic16
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IL DIBATTITO NELLA SARDEGNA DEL POST REFERENDUM COSTITUZIONALE
- Questa sera alle 19 presso la sede della CSS (Confederazione Sindacale Sarda) in via Roma 72 riunione del Comitato Sardo per il No nel referendum costituzionale, per riflettere sulla situazione politica post referendaria in Italia e in Sardegna. Il Comitato presto cambierà nome per proseguire la sua missione come Comitato di iniziativa costituzionale e statutaria. Appello del Comitato nazionale per il NO
Ripartire dopo la vittoria del NO per una legge elettorale pienamente costituzionale
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democraziaoggiLa Sinistra sarda risorgerà come l’araba fenice?
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.

Cari dirigenti della sinistra sarda,


è consentito ad uno che avete confinato, esprimere un giudizio sulla vostra situazione? Premetto che non sono molto informato sulle questioni interne, e dunque mi scuso in anticipo se tralascio i dettagli.
Prima considerazione. Voi tutti, nessuno escluso, siete entrati come subalterni nella coalizione capeggiata dal PD, con Pigliaru candidato alla presidenza. Quale la ragione della genuflessione? La ferma volontà di far avanzare le classi lavoratrici e i cittadini normali? O l’intento di fruire di una legge elettorale truffaldina per diventare consigliere regionale? La prima alternativa non sta neppure nel vostro immaginario. La ragione vera e concreta è la seconda: carpire il seggio regionale. Volete che vi spieghi cosa implica questa scelta? Significa semplicemente che voi avete deciso di concorrere ad una rapina di voti, ad un furto di democrazia a danno dei sardi per un tornaconto elettorale. Vuol dire che avete spinto una buona percentuale di sardi, schifati dal sistema elettorale, a disertare il seggio e avete rubato il voto di chi ha votato una lista non genuflessa e non ammessa in lista da uno dei due grandi partiti PD e FI, i soli destinati a conquistare seggi con la legge elettorale regionale. Ancora avete accettato un sistema che limita la presenza di donne nll’Assembla regionale: quattro su sessanta consiglieri, ossia una percentuale da Stato islamico integralista!
Seconda considerazione. Quando la legge elettorale sarda è stata portata (da me e da altri venti elettori democratici) al vaglio del giudice amministrativo, per paura di perdere il maltolto, vi siete tenuti alla larga da qualsiasi mobilitazione o solidarietà verso chi ha impugnato la legge. Anche questa vostra ostilità ha concorso a far sì che i giudici, che sono molto sensibili alle opinioni prevalenti o diffuse, con sentenze, a dir poco criticabili, non abbiano neanche rinviato alla Corte costituzionale una legge che, per il combinato disposto di premio di maggioranza e di sbarramento, è peggiore del Porcellum, fiondato, come ben sapete, dal giudice delle leggi.
Terzo. Non avete assunto alcuna iniziativa per modificare la legge, così da offrire finalmente ai sardi lo strumento per esprimere in libertà e uguaglianza la propria sovranità col voto.
In estrema sintesi avete venduto la democrazia sarda per pochi miseri seggi. Trenta danari!
Bene, voi avete questa macchia. Ma è frutto di una sbadataggine o di un errore? No, no, è il risultato della vostra intima natura: avete trasformato le vostre organizzazioni in mere sigle autoreferenziali, distaccate dal mondo del lavoro e dai lavoratori, vi siete impegnati solo nella spasmodica “ricerca di seggio”. So che nella storia i fenomeni non si ripetono mai nell’identico modo, ma voi assomigliate molto a quei notabili ottocenteschi, messisi a capo di consorterie per cupidigia di seggio. Siete riusciti a cancellare oltre cento anni di storia in cui i pionieri della sinistra hanno inventato e formato il grande partito di massa, sul presupposto che solo organizzando le grandi masse dei lavoratori si può creare una società di liberi ed uguali, ossia il socialismo. Questa parola e questa prospettiva voi l’avete persino cancellata dal vostro vocabolario, accettando innanzitutto nel linguaggio, ma anche nella condotta, l’egemonia delle forze che dovreste combattere. Leggete la storia di Giuseppe Cavallera, medico, e di Cesare Loi, di Arbus anche lui medico dei minatori, per citarne solo due, e capirete, partendo dalle origini del Movimento operaio e socialista sardo, quale patrimonio organizzativo e morale avete disperso. Un patrimonio che ha resistito ed è risorto dopo il fascismo, ma non ha resistito alla vostra opera distruttiva!
Dopo aver combinato tutto questo, come capibastone avete tanto impoverito il bacino elettorale da darvi alla lotta cannibalesca, frazionandovi in tanti partitini, da spendere come sigle elettorali. Il linguaggio della sinistra lo avete in parte mantenuto ma solo come vuota enunciazione in funzione elettorale.
Ora che prospettiva avete? Il “campo o centro progressista” di Pisapia e Zedda rientra alla casa madre, il PD, perfino a destra rispetto all’opposizione interna di Bersani, dopo aver sostenuto palesemente Renzi e il suo tentativo di stravolgimento della Costituzione. Costoro hanno votato sì (Pisapia) o serbato un silenzio rumoroso e indecoroso (Zedda), o inventato il grottesco SO (Uras, che, ieri, tradendo il voto dei suoi elettori, ha votato la fiducia a Gentiloni!). Gli altri, non lo nego, si sono generosamente spesi nella campagna referendaria, ma mantengono la loro alleanza con i “traditori” delle istituzioni autonomistiche sarde, con Pigliaru & C., entusiastici assertori dello scasso costituzionale che avrebbe eliminato il regionalismo in Italia e il diritto di voto dei cittadini per una delle Camere legislative. Voi fate come coloro che condannano la pena di morte e tuttavia collaborare col boia che la esegue. Voi avete fatto e fate questo. Per onestà devo dire che, fra i dirigenti, Michele Piras ha fatto una battaglia ferma e coraggiosa fin dai lavori parlamentari. Giovannino Deriu con altri suoi compagni altrettanto, dissociando alfine Riforndazione dalla Giunta regionale. Pizzuto si è visto da qualche parte fare buoni discorsi per il NO.
Cari compagni dirigenti della sinistra sarda, realisticamente, il risultato delle vostre malefatte al momento sembra questo: lesinando il seggio, accetterete ancora il ruolo di zerbino del PD e ne seguirete la sorte, facendo da specchietto per le allodole imbroglionesco per la parte più ingenua dell’elettorato di sinistra. Badate però che, con questa legge elettorale, il PD alle prossime elezioni, probabilmente, scompare dal Consiglio regionale, essendo ormai allo sbando e, molto verosimilmente, terza forza dopo M5S e FI. Comunque, se il PD non vi vorrà, sarete costretti a mettervi in proprio e mostrerete quello che siete veramente, singolarmente presi: nessuno. Potreste unirvi, ma dubito che lo farete, tanti sono i veleni e i sospetti che vi dividono. Il cannibalismo non lascia spazio per ricomposizioni! Come capibastone potreste passare la mano ad altri compagni immuni dai vostri vizi. Ma lo farete? E ancor prima: esistono a livello dirigente queste seconde file esenti dai difetti delle prime? Lo spero, ma ne dubito fortemente. Questa tuttavia è l’unica via per tentare una ricostruzione della sinistra sarda dalle fondamenta. Un segnale forte di discontinuità e di unità potrebbe mettere in moto l’eseercito della sinistra onesta e operosa, che nella società è molto diffusa.
Anche questa uscita di sicurezza tuttavia forse oggi è tardiva. Il M5S vi ha tagliato l’erba sotto i piedi. In pochi anni ha dimostrato quanta voglia di alternativa c’è in Italia, quanto spazio voi avete lasciato a livello popolare. Il M5S è ormai l’unica alternativa credibile al PD e a FI. E sapete perché voi li detestate? Ve lo dico io: saggiamente i grillini proclamano che non vi consentiranno il giochino in cui siete diventati maestri: riciclarvi, con nuovi simboli e bandiere, a fini elettorali. Insomma, non vi vogliono, non vi permettono di usare la loro lista per appagare la vostra insauribile sete di seggio.
Qualcuno, nel corso e dopo la campagna referendaria, mi ha invitato a considerare l’ipotesi di lavorare a ricomporre i cocci della sinistra sarda. Ho visto, girando per i paesi, quanta bella umanità c’è nella nostra società, quanti bravi compagni (umiliati dai vostri intrighi) sono pronti a rimettersi al lavoro e lo hanno dimostrato col loro generoso impegno per il NO, ma queste energie preziose non sono recuperabili fino a quando voi dell’attuale dirigenza (salva qualche rara eccezione) non sarete completamente fuori gioco. Come l’Araba fenice la sinistra potrà risorgere dopo che il fuoco purificatore avrà ridotto l’attuale dirigenza (ripeto: salva qualche eccezione) completamente in cenere. Amen!
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Appello del Comitato nazionale per il NO
Ripartire dopo la vittoria del NO per una legge elettorale pienamente costituzionale

I Comitati direttivi dei Comitati per il No nel referendum costituzionale e contro l’Italicum riuniti congiuntamente il 14 dicembre a Roma hanno espresso un forte ringraziamento alle elettrici e agli elettori che con la loro partecipazione straordinaria, al di sopra di ogni previsione, hanno consentito una vittoria del No, contro le deformazioni della Costituzione del governo Renzi.

Lo straordinario risultato nel referendum del 4 dicembre non solo ha bocciato la deformazione della Costituzione proposta dalla Renzi-Boschi ma ha reso inservibile la legge elettorale ipermaggioritaria per la Camera (Italicum), che per di più è in attesa del giudizio della Corte dopo le istanze degli avvocati del nostro Comitato che ne hanno denunciato l’incostituzionalità in punti fondamentali.

L’affluenza al voto del 4 dicembre è un fatto politico di grande forza che inverte la tendenza all’astensione e che conferma che elettrici ed elettori hanno ben compreso la posta in gioco e hanno deciso di partecipare al voto bocciando le modifiche costituzionali del governo. Ha votato il 70% degli aventi diritto, in controtendenza con le recenti consultazioni, confermando che gli elettori quando sanno di poter contribuire a decidere partecipano e votano.

Per di più questo conferma che la Costituzione non è affatto lontana dall’attenzione dei cittadini, che invece si sono dimostrati ben consapevoli della sua importanza a garanzia della convivenza civile nel nostro paese, della qualità della nostra democrazia, dell’attuazione effettiva di diritti fondamentali (lavoro, salute, istruzione, ecc.) in essa ben descritti e per la cui attuazione occorrono assetti istituzionali e modalità decisionali coerenti con gli obiettivi.

Chi pensava che aumentando il numero dei votanti avrebbe vinto il Si ha sbagliato i suoi conti.

Gli elettori hanno votato in tanti per bocciare a stragrande maggioranza la deformazione della Costituzione voluta dalla Renzi- Boschi, smentendo questa predizione, che in sostanza giudicava gli elettori immaturi. Il movimento referendario ha sempre chiesto agli elettori di andare a votare, ritenendo che il voto sia anzitutto una prova di maturità e di democrazia e ha sempre avuto fiducia negli elettori, nella convinzione che convincere astenuti ed indecisi a votare è in sé un contributo importante alla partecipazione democratica. Questo i Comitati referendari lo rivendicano con orgoglio.

Il voto non lascia dubbi, il No ha stravinto. Dal 4 dicembre scorso chiunque proporrà modifiche della Costituzione dovrà prestare grande attenzione alla loro coerenza con lo spirito e l’impianto della nostra Carta fondamentale, che non può e non deve essere stravolta nei principi fondamentali. Inoltre in futuro dovranno essere sottoposte agli elettori solo proposte chiare, mettendoli in grado di scegliere, senza i confusi imbrogli contenuti nella deformazione Renzi- Boschi.

Ora occorre continuare non solo con la vigilanza sul rispetto dell’esito del voto, ma anche un impegno a sostegno delle iniziative referendarie promosse sul lavoro. Rivendichiamo il diritto di Comitati come il nostro, che sono rappresentanti dei cittadini e da essi partecipati (oggi sono circa 750 i nostri comitati territoriali) di essere ascoltati e messi in condizione di fare circolare le loro opinioni.

I direttivi proporranno alla prossima assemblea nazionale dei comitati locali che si svolgerà il 21 dicembre a Roma di mantenere attivo e vitale il movimento che si è creato durante la campagna referendaria come insieme di cittadini che vogliono fare sentire la loro voce e pesare nelle scelte. Cittadini protagonisti, senza alcuna tentazione di trasformarsi in partito, che hanno l’obiettivo di fare crescere la partecipazione, di contrastare il tentativo di ridurre gli spazi di democrazia di cui lo stravolgimento della Costituzione era un tentativo per fortuna respinto dalla vittoria del No.

E’ tuttora in atto un tentativo mediatico strumentale, presente durante tutta la campagna elettorale, di ignorare i Comitati di cittadini, di schiacciare il No sui partiti, perfino quando la loro presenza è stata irrilevante o tardiva nella campagna referendaria. E’ una lettura del referendum e della vittoria del No sbagliata e spesso strumentale che vuole nascondere il ruolo dei cittadini protagonisti del risultato, che ignora il grande ruolo non solo dei Comitati ma anche dell’Anpi, dei sindacati confederali e di base e di altre importanti associazioni e dei giovani delle donne e dei cittadini del Mezzogiorno. Questa lettura ha l’obiettivo di oscurare le rappresentanze dei cittadini come del resto è già stato fatto per mesi, con una vera e propria discriminazione , in assenza di una reazione vera dell’Agcom.

Per questo faremo sentire in tutti i modi possibili la nostra opinione sul futuro della legge elettorale, che deve essere una svolta di sostanza rispetto non solo al Porcellum ma anche all’Italicum che ne è l’erede. L’Italicum è una legge elettorale di cui i Comitati referendari hanno promosso l’abolizione e l’incostituzionalità. La nuova legge elettorale deve avere questi capisaldi: rispetto dei principi fondamentali della Costituzione, scelta degli eletti da parte degli elettori, rappresentanza proporzionale perchè il voto dei cittadini deve avere lo stesso peso. Al fine di elaborare una proposta dei Comitati referendari per la legge elettorale, comprendente modifiche al voto degli italiani all’estero e garanzie per una vera parità di accesso all’informazione, i direttivi hanno costituito un gruppo di lavoro.

Una legge elettorale coerente per Camera e Senato deve essere approvata rapidamente dal parlamento, che si deve assumere la responsabilità politica di consentire alle italiane e agli italiani di andare a votare appena possibile, per dare vita ad una rappresentanza parlamentare rinnovata e credibile.

I direttivi ritengono necessario inoltre che avvalendosi delle competenze di tanti autorevoli costituzionalisti, magistrati, giuristi, cittadini si svolga con i tempi necessari una iniziativa di merito per l’attuazione della Costituzione e per identificare le singole modifiche necessarie a partire dall’articolo 81, la cui versione attuale è inaccettabile.

L’attività dei Comitati che si sono mobilitati per il referendum nei territori e nazionalmente proseguirà, accogliendo la richiesta corale che viene dai territori. Quindi non ci sarà nessun rompete le righe dei nostri Comitati nazionali e territoriali ma il proseguimento vigile, attento e combattivo dell’iniziativa nei prossimi mesi, per questo è convocata il 21 gennaio 2017 a Roma dalle 10 alle 17 l’assemblea nazionale.

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