SINISTRA (?) … Chi siamo? Dove andiamo? Da dove veniamo? … Ci avete proprio rotto i…

disperazione Aladindi Antonio Dessì su fb.

Uffa. Avevo intenzione di non tediare nessuno, poi l’abitudinarietà del comprare e leggere i giornali ha prodotto il solito effetto.
Oggi intervista di Scalfari a Veltroni, su Repubblica.
Un minestrone dall’una e dall’altra parte, con evocazioni sbilenche e contraddittorie: Prodi, Berlinguer, Marx, Natalia Ginsburg, Draghi e Papa Francesco (questi due appaiati sullo stesso piano quali fari dell’Europa progressista contemporanea), Vittorio Foa come modello per Veltroni e per l’unità della sinistra (quasi che il bravo compagno Foa non avesse preso parte ad almeno tre scissioni).
Campeggia il concetto, nel titolo: “la divisione della sinistra porta al populismo; a rischio democrazia e UE”.
Ma dove? In Francia partito ufficiale della sinistra ce n’è uno; in Germania anche; in UK pure. Si chiamano ancora socialisti, socialdemocratici, laburisti. - segue -
In Italia boh, ma certo il PD non è un partito della sinistra: a prenderli in parola è un partito di centrosinistra.
Nemmeno gli scissionisti, idealmente e programmaticamente, vogliono essere di sinistra: non almeno M.Art.1D.P. (ma dimmi tu che cazzo di sigla e di nome), che si definisce di centrosinistra-progressista; non dice di esserlo manco il C.P. (no comment) di Pisapia, che è progressista filo-PD; si definisce di sinistra S.I., ma nascendo ha già estroflesso una scissione “di destra” e si candida a consensi da prefisso telefonico.
Sinistra politica, in Italia, non ce n’è e se Scalfari e Veltroni parlano a nome di una vasta sinistra di opinione, sono due abusivi. Quella sinistra, differentemente da loro, ha difeso la Costituzione della Repubblica al referendum.
Ma sarebbe anche ora di fare i conti con questa storia del populismo.
Convengo che quel che si intende per populismo, cioè assecondare e interpretare, da parte di soggetti politici, umori indistintamente e spesso contraddittoriamente protestatari e ribellistici, non rientri nella sistematicità ordinata e razionale cui aspira una politica moderata.
Non mi si dica però che l’essere di sinistra aborre il populismo, perché è una fesseria.
La sinistra si è semmai distinta dal populismo perché ha sempre pensato di poter egemonizzare e guidare anche protesta e ribellismo verso un obiettivo di trasformazione fondato sulla giustizia sociale e attraverso un processo volto ad affermare una forma superiore di democrazia.
Non è quindi il populismo, il problema, ma la scomparsa di una sinistra con quella vocazione e con quella capacità.
Mi chiedo piuttosto come si possa definire un insieme di correnti politiche che ad ogni esperienza di governo hanno sposato e imposto scelte antipopolari, punito gli interessi e i ceti sociali che avevano conferito loro il consenso, violato palesemente principi costituzionali, cavalcato persino l’antipolitica, tentato di far saltare lo stesso impianto rappresentativo parlamentare della Repubblica.
Non c’è dubbio che questa “sinistra” abbia a sua volta interpretato una delle correnti del populismo contemporaneo, non solo italiano.
Ne ha interpretato quella oligarchica, all’offensiva per tutti gli anni ’90 del XX secolo e fino alle soglie del XXI.
Ora quella corrente è messa sulla difensiva da un altro populismo, che se non altro appare antioligarchico e che tuttavia in Italia, se proprio vogliamo parlarne esplicitamente, a differenza che in Francia, ma anche nel resto d’Europa, non ha smottato interamente a destra con Salvini, ma si è in maggior misura dislocato sul M5S, che intercetta anche, massicciamente, un voto un tempo tributario della sinistra.
Non credo che pasticci politico-culturali in salsa scalfariana o veltroniana scalfiranno la determinazione di quanti certe scelte di voto o di non voto le hanno fatte proprio, consapevolmente, rigettando certe fumisterie dopo aver constatato che quel fumo ha un retroterra sic et simpliciter reazionario.
Et de hoc satis: pure oggi c’è scappato il sermone.
Amen.

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