Verso il Convegno sul Lavoro. Documentazione sull’Economia Sociale e Solidale (ESS)

essglobalAssi tematici:

1 – Un’altra visione dell’economia
2 – Ridefinire la ricchezza
3 – Riconciliare economia e ecologia
4 – Giustizia sociale, pace e solidarietà
5 – Finanza e monete al servizio della società
6 – Altri modi d’intraprendere, di produrre e di consumare
7 – Quali politiche pubbliche per un’economia solidale?
8 – Ridefinire l’economia a partire dal territorio
9 – Educazione, informazione e formazione nell’ESS
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Fonte: http://www.socioeco.org/bdf_axe-1_it.html

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Un’altra visione dell’economia
I principi della Grande Transizione

Di fronte agli effetti devastanti di una globalizzazione predatoria dal punto di vista sociale, umano e ambientale, si impone la necessità di una nuova economia che possa produrre nuovi rapporti sociali e una relazione privilegiata con il pianeta. Alcuni autori fanno riferimento a una transizione necessaria da un modello globale unico basato sulla crescita economica e su un indebitamento sempre più elevato unito al saccheggio delle risorse naturali, verso una federazione decentralizzata di economie sociali e ambientaliste.

Democratizzare l’economia

Le finalità economiche e sociali dell’economia sociale e solidale (creazione di nuovi mercati risposta a nuovi bisogni sociali, creazione di posti di lavoro, inclusione sociale, rafforzamento del capitale sociale) mettono talvolta in secondo piano il suo progetto politico di democratizzazione dell’economia. Alcuni autori come Jean-Louis Laville (1999) definiscono l’Economia Sociale e Solidale (ESS) come «l’insieme delle attività che contribuiscono alla democratizzazione dell’economia a partire dall’impegno civile».

Che cos’è l’innovazione sociale

L’innovazione sociale indica una rottura nel modo di fare le cose, un elemento innovativo in un contesto dato. Rappresenta una discontinuità rispetto alle soluzioni apportate generalmente e offre una risposta creativa a problemi di ordine economico e sociale non soddisfatti né dal mercato né dallo stato. Contribuisce così al miglioramento degli individui e delle collettività.

Definizioni, riferimenti, nozioni, apporti scientifici

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Ridefinire la ricchezza

Il PIL fa la felicità? I nuovi indicatori

Dalla seconda guerra mondiale, uno stato è considerato “ricco” se produce e vende, se i suoi scambi economici sono consistenti; il benessere è economico e materiale, e sussiste solo grazie alla crescita economica. Tuttavia, la critica di questa misura della ricchezza nazionale come l’unica possibile si accompagna alla proposta di nuovi concetti: una ridefinizione del termine ricchezza al di là della mera ricchezza economica, il concetto di benessere o ancora di felicità, come nell’Indicatore di Felicità del Bhutan.

Preservare la biodiversità

La biodiversità, ovvero la diversità degli esseri viventi (specie vegetali e animali, variazione genetica ed ecosistemi inclusi), è la base della nostra vita sulla Terra. Sempre più ecosistemi sono, tuttavia, deteriorati se non distrutti, intere specie diventano sempre più rare fino a ridursi in via d’estinzione. Le cause fondamentali di questa perdita di biodiversità, oltre alla crescita demografica, sono il frutto del peso schiacciante che il nostro sistema economico esercita su di essa: perturbazione dell’habitat, inquinamento di ogni tipo, eccessivo sfruttamento delle risorse e, in misura sempre maggiore, cambiamento climatico. Le zone desertiche aumentano e sui fondali oceanici intere aree di barriera corallina muoiono. Questa situazione colpisce tutti (costi sulla salute, sulla sicurezza e su altri aspetti del benessere e della qualità della vita), ma colpiscono soprattutto i nuclei familiari più poveri, in zone rurali o costiere, per esempio, spesso più legati agli ecosistemi dai quali ricavano i loro mezzi di sussistenza. Preservare la biodiversità e gestire gli ecosistemi in modo sostenibile sono di conseguenza questioni legate all’eliminazione della povertà. Rappresentano il diritto dei cittadini di esigere dai loro governi e dalle imprese misure e iniziative per proteggere una ricchezza naturale insostituibile.
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Riconciliare economia e ecologia

Transizione energetica

La doppia minaccia del picco petrolifero e del cambiamento climatico, che si va facendo sempre più concreta, spinge i cittadini a scegliere opzioni energetiche alternative, locali, condivise, ecologiche, collettive e cooperative. L’idea della transizione energetica racchiude in sé tre momentiforti. Si tratta in primo luogo di creare una nuova sensibilità riguardo al consumo di energia, promuovendo soluzioni che lo riducano. Bisogna in seguito rompere la dipendenza dall’energia fossile o nucleare. In fine, si tratta di intraprendere una transizione energetica che stabilisca come principio la vicinanza tra la fonte energetica e i luoghi del suo consumo.

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Giustizia sociale, pace e solidarietà

Donne e economia

Solitamente il genere non viene menzionato quando si tratta di economia, ma i ruoli sociali più spesso assunti dalle donne hanno ripercussioni sul loro contributo all’economia, sui benefici che ne ricavano e sulle conseguenze che ne subiscono. Insomma, i rapporti tra le donne e l’economia meritano un’attenzione particolare.

Una sfida per la democrazia: la giustizia sociale

I meccanismi del mercato mettono indisparte i poveri, i giovani, gli anziani, gli stranieri, le donne…Troppo poco è lo spazio lasciato dal mercato per lo sviluppo diforme di giustizia sociale,capaci di far valere i diritti degli esclusi e di promuovere un’equa ripartizione delle ricchezze. Ci sono problemi come il diritto alla casa, l’accesso alla terra, all’alimentazione e alle cure, l’ingresso o il reintegro nel mondo del lavoro, la coesione sociale (e altri ancoraa seconda che ci si trovi al Nord o al Sud del mondo) che rappresentano altrettante sfide per la democrazia. A queste sfide non possono dare una risposta né un’autorità centrale che imponga soluzioni dall’alto, né le leggi di un mercato predatore.

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Finanza e monete al servizio della società

Finanza solidale

La microfinanza mette in collegamento i risparmiatori che desiderano investire in attività a forte utilità sociale con i portatori di progetti che non hanno sufficiente accesso alle forme di finanziamento tradizionali. La sua funzione principale è assistere gli indigenti e gli esclusi, ed è oggi ampiamente riconosciuta come una “leva di sviluppo” che contribuisce alla lotta contro la povertà. Tuttavia, grazie alla sua duplice vocazione, deve anche poter conciliare performance sociali e performance finanziarie. L’istituzionalizzazione delle Istituzioni di microfinanza (IMF) e la forte pressione dei finanziatori a favore di una redditività a breve termine hanno spesso condotto il settore a privilegiare le performance finanziarie a svantaggio della creazione di legami e capitali sociale presso i più svantaggiati.

Investimento responsabile

Con Investimenti Responsabili ci si riferisce all’azione di entità finanziarie che utilizzano, nella selezione dei soggetti verso cui indirizzare le risorse dei risparmiatori, criteri di valutazione non solo di carattere economico ma anche sociale ed ambientale. La caratteristica dunque di tali tipi di investimento è analizzare se le aziende beneficiarie si comportano nel rispetto: da una parte delle persone, e conseguentemente tutto ciò che questo comporta in termini di rapporti umani, contratti di lavoro e condizioni sul posto di lavoro; e dall’altra dell’ambiente, come condizione indispensabile da osservare per ogni azione umana ed ancora di più per l’impresa, misurando l’impatto ecologico che esse hanno nel territorio dov’è insediata la loro attività produttiva.

Monete complementari, uno strumento di transizione economica

Come sottolineato da Bernard Lietaer, le monete nazionali e i sistemi monetari di tipo convenzionale in uso sono, per definizione, generatori di competizione e si fondano sul principio di una rarità mantenuta in modo artificiale. Il modo in cui viene creata e gestita la moneta in una società ne influenza profondamente i valori e le relazioni umane. Da quasi trent’anni di fronte alle ricorrenti crisi finanaziarie, ambientali, climatiche e energetiche assistiamo alla comparsa di monete dette “alternative”, “sociali”, “solidali”, “locali”, , “complementari”, “plurali” che propongono modi di creazione e di gestione alternativa della moneta.

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Altri modi di intraprendere, produrre, consumare

Le cooperative

Reti alimentari alternative locali

Lo sviluppo di reti alimentari alternative locali costituisce una reazione all’industrializzazione e al produttivismo dei sistemi agroalimentari globalizzati. Queste reti di produzione e distribuzione alimentare si distinguono dagli schemi dominanti attraverso dei circuiti corti di commercializzazione, limitando a uno o zero il numero di intermediari tra il contadino e il consumatore. Sono fondate su relazioni solitamente associate a particolari localizzazioni geografiche e a contesti etici che cercano di trattare tutta una serie di questioni come il trasporto delle derrate alimentari e l’utilizzo di prodotti agrochimici, la salute umana e il benessere animale, le pratiche (non-)etiche (a livello locale e globale) e lo sfruttamento della forza lavoro. Esse tengono conto dei tre aspetti fondamentali della durabilità: ambientale, economica e sociale. La nozione centrale di legame umano ricreato tra produttori, consumatori e alimentazione rappresenta la caratteristica principale che distingue tali relazioni da quelle tessute nel settore tradizionale.

Dal commercio equo e solidale alle filiere sostenibili

Il termine «commercio equo» è comparso in Europa per introdurre giustizia e solidarietà negli scambi commerciali tra paesi del Nord e del Sud. Per migliaia di produttori dei paesi del Sud, è stato e resta una grande opportunità per ottenere una migliore qualità produttiva, migliori prezzi, migliori condizioni di lavoro e il miglioramento della qualità della vita per loro stessi e i loro prossimi. Di fatto, non bisogna ridurre il commercio equo a una semplice strategia di commercializzazione: esso può anche rivelarsi motore di una produzione locale sostenibile, impieghi dignitosi, relazioni egualitarie tra i generi ecc. Favorendo la messa in rete e l’organizzazione tra piccoli produttori locali, valorizzando il lavoro e la protezione dell’ambiente, facendo appello alla responsabilità dei consumatori nei loro atti di acquisto quotidiani, permette relazioni più solidali nella produzione, nella commercializzazione e nel consumo.

Turismo solidale e sostenibile

Per molti paesi emergenti il turismo è una fonte di reddito, ma spesso il successo economico si raggiunge a discapito dell’ambiente e della popolazione locale. Il turismo di massa rappresenta una minaccia per la biodiversità e gli ecosistemi, e provoca la violazione dei diritti dei lavoratori, delle minoranze e delle comunità locali. Le ricompense finanziarie per gli sforzi forniti dalle popolazioni locali finiscono nelle tasche delle grandi imprese.

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Quali politiche pubbliche per un’economia solidale?

Riconoscimento giuridico e sostegno istituzionale all’ESS

Alcuni governi hanno scelto di sostenere incondizionatamente l’economia sociale e solidale riconoscendone il valore. In questi casi le misure adottate, che si tratti di leggi, di nuove istituzioni o di procedure di certificazione, sono iscritte in un quadro giuridico che ne assicura la perennità, al di là degli orientamenti politici di un governo e delle congiunture economiche. L’esistenza di strutture immutabili rende più semplice la collaborazione con i rappresentanti di governo e favorisce partnership costruttive tra vari settori dell’economia sociale e solidale.

Spesa pubblica, leva della trasformazione

Nel corso degli ultimi decenni si è assistito, in vari paesi, alla nascita di cooperative e associazioni che si sono incaricate di assicurare quelle funzioni sociali che lo stato o il mercato hanno tralasciato: come il servizio alla persona,l’educazione, la salute, l’inserimento nel mondo del lavoro. Nei paesi in cui, come in Canada, le potenzialità dell’economia sociale e solidale sono riconosciute e sfruttate per trattare temi connessi alle politiche pubbliche (quali l’infanzia, la collaborazione tra agricoltori e consumatori per promuovere un’alimentazione di prodotti locali e di qualità, la salvaguardia dell’ambiente e lo sviluppo di nuove soluzioni energetiche…) mancano le misure e le regole necessarie per valorizzare queste potenzialità. È dunque necessario riorganizzare le politiche pubbliche affinché diano priorità ai valori che sostengono la transizione economica: la partecipazione, la reciprocità, la cooperazione e la condivisione delle decisioni.

Le città, attori del cambiamento

Coprodurre e concostruire le politiche pubbliche: il ruolo dell’ESS

Yves Vaillancourt (2014) chiarisce cosa indichino le nozioni di co-produzione e co-costruzione nelle politiche pubbliche. Ci si riferisce da un lato alla partecipazione degli attori della società civile e del mercato alla realizzazione delle politiche pubbliche (per esempio la gestione e la prestazione dei servizi), e d’altro lato alla partecipazione degli attori alla definizione e all’elaborazione di queste politiche (fissando per esempio i criteri orientativi e i principi fondatori delle politiche).

Politiche di integrazione socio-economica

Le imprese di economia sociale e solidale lavorano attivamente per garantire una più ampia partecipazione, economica e sociale, a quei gruppi e persone che, per ragioni diverse, hanno difficoltà ad accedere al mercato del lavoro, a beni e servizi prodotti dall’economia tradizionale. Invece di limitarsi ad aderire a programmi di sostegno al reddito, l’economia sociale e solidale si adopera per trovare i mezzi che permettano di accrescere l’autonomia delle popolazioni con cui lavora. Questo tipo di approccio suscita l’interesse dei governi che investono in programmi di sostegno e di integrazione socio-economica di alcune fasce della popolazione (giovani, portatori di handicap, immigrati, comunità autoctone). Questo fa sì che l’economia sociale e solidale sia, in alcuni paesi, parte integrante delle strategie di sviluppo del mercato del lavoro.

Politiche a favore di un settore economico

Esistono settori economici che aprono interessanti prospettive alle imprese di economia sociale e solidale. Spesso le imprese di economia sociale e solidale nascono per rispondere a bisogni che il mercato e i governi non soddisfano. Ma le imprese di economia sociale e solidale lavorano anche in settori lucrativi. Facendo ricorso alle risorse del mercato, al volontariato e a contributi pubblici, l’imprenditoria sociale e solidale contribuisce a strutturare alcune fette di mercato assicurandosi che questi mercati apportino anche un beneficio collettivo e senza trascurare la necessità di fornire prodotti e servizi adeguati ai bisogni. In questo senso essa svolge un ruolo decisivo. Le politiche volte a favorire la nascita e il rafforzamento di settori economici precisi (come l’ambiente, i servizi alla persona, l’edilizia abitativa, le nuove tecnologie, la comunicazione, il turismo, i servizi alimentari, la cultura, e molti altri) rappresentano quindi un importante strumento di sviluppo per l’economia sociale e solidale.

Politiche di sviluppo territoriale

Le imprese di economia sociale e solidale emergono da collettività mobilitate a favore dello sviluppo. Quando gli imprenditori privati abbandonano una regione o se ne disinteressano perché troppo lontana o priva di mercati appetibili, l’economia sociale e solidale appare la sola opzione valida per le collettività che si ritrovano marginalizzate. Alcuni governi per favorire lo sviluppo sociale, culturale e economico del territorio hanno lanciato iniziative volte a facilitare la creazione e la crescita di questo tipo di imprendioria, su scala comunale, regionale, nazionale o internazionale. In cambio le collettività locali possono contare su una politica pubblica per costituire reti, stabilire una pianificazione strategica e avviare progetti collettivi, tutti fattori essenziali di successo.

Politiche finanziarie a vantaggio dell’economia sociale e solidale.

Per le imprese di economia sociale e solidale, ottenere finanziamenti a condizioni accettabili e sufficienti a permetterne lo sviluppo rappresenta una delle sfide principali. I governi possono facilitare l’accesso di queste aziende al capitale riconoscendone il carattere particolare, assegnando loro risorse specifiche, contribuendo a fondi di investimento o creando strumenti finanziari a servizio delle imprese di economia sociale e solidale o di organizzazioni che le sostengano, adottando misure fiscali che servano da incentivo ai privati per investire in queste attività.

Misure generiche per favorire lo sviluppo dell’ESS

Come accade per le imprese private, le imprese di economia sociale e solidale hanno bisogno di accedere alla ricerca, allo sviluppo, a mercati che si confacciano alle loro attività e a risorse che le aiutino a sviluppare pratiche di gestione efficaci. I programmi e le politiche pensati per il settore privato hanno spesso bisogno di essere riadattati ai bisogni delle imprese sociali e solidali. Fornire appositi strumenti per rispondere ai bisogni delle imprese di economia sociale e solidale permette di offrire a tutte le imprese le stesse condizioni di partenza senza ignorare le caratteristiche di ciascuna organizzazione. Soprattutto si tratta di riconoscere il loro contributo al raggiungimento di obiettivi sociali, ambientali o culturali che altrimenti richiederrebbero investimenti maggiori da parte dei governi. Da questo punto di vista le politiche e i programmi a favore delle imprese di economia sociale e solidale non costituiscono una concorrenza sleale per il settore privato e lucrativo. Servono invece ad aiutare le imprese di economia sociale e solidale a diventare concorrenziali sul mercato senza comprometterne gli obiettivi sociali e ambientali. In molti casi in cui le imprese di economia sociale e solidale si sono ritagliate una fetta di mercato cominciando a fruttare, l’aiuto dei governi è diventato non necessario.

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Ridefinire l’economia a partire dal territorio

Rispondere ai bisogni essenziali in prossimità

Organizzare e gestire le solidarietà su base territoriale

Dimensioni globali d’un governo territoriale a più livelli.

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Educazione, informazione, formazione nell’ESS
Formazione in francese

Strumenti pedagogici

Formazione in italiano

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Fonte: http://www.socioeco.org/bdf_axe-1_it.html

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