DOCUMENTAZIONE

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Caritas Sardegna e position paper
Cosa inducono a fare i dati della Caritas su povertà ed esclusione sociale
Lo statuto della Caritas, all’articolo 3, precisa che gli studi e le ricerche sui bisogni devono «aiutare a scoprirne le cause, per preparare piani di intervento sia curativo che preventivo, [anche al fine di] stimolare l’azione delle istituzioni civili ed una adeguata legislazione». Alla luce di tale mandato statutario, i dati illustrati nel presente Report devono servire a due scopi fondamentali:
1) far maturare una maggiore e migliore consapevolezza sul problema della povertà (sulla sua reale dimensione e sulle molteplici ripercussioni sul versante della coesione sociale e del bene comune), affinché non si consideri lo stesso come inevitabile e incontrastabile;
2) suscitare una responsabilità diffusa e a vari livelli, da quello personale fino al livello istituzionale e politico, passando per i corpi intermedi dei gruppi sociali, delle associazioni e delle stesse famiglie.
La Caritas in Sardegna, raccogliendo l’impulso derivante dal livello nazionale, aderisce alla “Alleanza regionale contro le povertà” (composta anche in Sardegna da diversi organismi), attraverso cui ribadire nelle sedi opportune l’urgenza di un piano di eradicazione della povertà e di una misura universalistica rivolta a tutte le famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta.
A livello nazionale l’Alleanza contro la povertà aveva proposto il REIS: Reddito d’Inclusione Sociale (cfr. http://www.redditoinclusione.it/). Nel corso del 2016, dopo una prima sperimentazione, è stato ridisegnato ed esteso lo strumento del Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA), rispetto a cui è stata pubblicata una valutazione sulla fase di implementazione29. Tale misura, che da gennaio 2018 passerà la staffetta al REI (Reddito di inclusione), nonostante il grande impegno da parte delle amministrazioni comunali, è riuscita a raggiungere solo un nucleo familiare in povertà su tre tra i potenziali beneficiari. Si tratta di un cambio di paradigma che deve ancora trovare un’adeguata accoglienza anche in termini culturali negli Ambiti territoriali sociali (Ats), soprattutto del Mezzogiorno d’Italia; tuttavia, quella che emerge dagli esiti della valutazione è certamente una prospettiva incoraggiante. Con il REI, che si prefigge di divenire nel tempo una vera e propria misura universalistica, si dovrebbe andare incontro a circa 700.000 famiglie italiane in condizioni di effettiva povertà, venendo meno – secondo quanto si apprende dalla bozza della legge di bilancio – i requisiti categoriali previsti originariamente (famiglie con almeno un minore o un figlio disabile, oppure una donna in gravidanza o una persona disoccupata da almeno tre mesi e con un’età di almeno 55 anni).
Anche nell’Isola l’Alleanza regionale ritiene che vada intrapresa un’azione globale di eradicazione della povertà, cominciando col non considerarla come inevitabile e incontrastabile. La Caritas regionale, insieme agli altri partner dell’Alleanza, ritiene fondamentale assumere un approccio multidimensionale al tema, non relegandolo alla sola fragilità economica. Motivo per cui risulta molto importante che anche gli interlocutori istituzionali siano molteplici, chiamando in causa l’istruzione e la formazione professionale, le politiche familiari e quelle giovanili, le politiche attive del lavoro, le politiche abitative e quelle della salute. Se è vero che la povertà è multidimensionale allora esige risposte multidimensionali. In merito a questo aspetto è da considerare con favore la strategia avviata dalla Regione Sardegna, a cavallo tra il 2015 e il 2016, di coinvolgere più Assessorati (in particolare alle Politiche Sociali, al Lavoro e alla Pubblica istruzione) nella definizione di una strategia comune di osservazione e di contrasto delle povertà in Sardegna. Una strategia che parrebbe non aver proseguito nel corso del tempo con lo stesso impulso iniziale.
In questa prospettiva, se da un lato è da considerare positivo lo sforzo che si sta facendo per tradurre operativamente l’attuazione delle misure di contrasto del disagio sociale con un approccio distante dal mero
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Cfr. L. LEONE (a cura di), Rapporto di valutazione: dal SIA al REI. Ricerca valutativa sulla prima fase di implementazione del programma di contrasto della povertà Sostegno per l’Inclusione Attiva, Alleanza contro la povertà, Roma 8 novembre 2017: http://www.redditoinclusione.it/wp-content/uploads/2017/11/RapValutazione-SIA_-8-Nov2017.pdf
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assistenzialismo, come si evince dalla ratio della legge regionale istitutiva del reddito di inclusione sociale (REIS), denominata “Agiudu torrau”30, dall’altro lato non si può fare a meno di rilevare che proprio sull’implementazione del REIS si registrano non poche difficoltà legate ad una non sempre congrua infrastrutturazione sociale a livello territoriale (PLUS), con ritardi nell’applicazione e un coinvolgimento degli attori del Terzo settore che ancora non appare adeguato rispetto alla visione che aveva animato l’approvazione del provvedimento.
Segnaliamo, in proposito, i ritardi e le difficoltà che riguardano: il coordinamento territoriale degli interventi; il raccordo degli interventi economici con quelli sociali, lavorativi, formativi ed educativi; la costituzione delle équipe multidisciplinari, dei comitati locali di garanzia sociali e degli altri organismi previsti dalla legge; la debolezza negli organici rispetto agli operatori preposti alla presa in carico (assistenti sociali), con evidenti difficoltà nella predisposizione, avvio e cura dei piani personalizzati; lo scarso coinvolgimento del Terzo settore e dei vari attori sociali presenti nel territorio, in particolare nella co-progettazione.
La Caritas, infine, ritiene fondamentale che la Regione prosegua nell’opera di “manutenzione normativa” in tema di politiche sociali, rendendo pienamente esecutivo l’impianto della legge regionale 23 dicembre 2005, n. 2331. A tutt’oggi (a distanza di 12 anni) resta ancora da implementare «presso la Presidenza della Regione, l’Osservatorio regionale sulle povertà» (art. 34). L’Osservatorio non deve ridursi a un inutile e ridondante strumento, quanto diventare luogo di confronto aperto e scambio di esperienze utili in tema di osservazione del disagio e di adozione di forme innovative e integrate di eradicazione della povertà. Una delle applicazioni più utili derivanti dal funzionamento dell’Osservatorio potrebbe consistere proprio nella valutazione periodica della prima fase di implementazione del REIS, oltre che nel monitoraggio in itinere della stessa misura, come di altre operanti a livello regionale.
In conclusione, i dati macro-economici appaiono certamente incoraggianti, ma allo stesso tempo non devono suscitare un entusiasmo eccessivo e far dimenticare le ferite di una crisi lunga dieci anni. D’altra parte, per quanto il Pil sia effettivamente in ripresa, i poveri non se ne sono ancora accorti ed è difficile riuscire a dare delle spiegazioni con degli indicatori congiunturali, seppur positivi, a quei giovani che ancora non trovano un’occupazione stabile; ai cinquantenni espulsi improvvisamente dal mondo del lavoro; alle giovani madri separate che faticano, senza reti di riferimento, a prestare le cure necessarie ai propri figli per evitare che diventino poveri cronici.
Sono le vite concrete delle persone, e non solo i numeri, a guidare un serio discernimento per l’assunzione di una responsabilità che sappia ridare speranza ai sardi, restituendo loro dignità.
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http://www.consregsardegna.it/XVLegislatura/Leggi%20approvate/lr2016-18.asp

31
Cfr. LEGGE REGIONALE 2 AGOSTO 2016, N. 18.
Cfr. LEGGE REGIONALE 23 DICEMBRE 2005, N. 23.

http://www.regione.sardegna.it/j/v/80?v=2&t=1&c=182&s=13127

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