Elezioni. AutodetermiNatzione, una lista elettorale ma non solo.

img_4614di Francesco Casula

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Nella competizione delle prossime elezioni politiche del 4 marzo prossimo ci sarà anche una Lista tutta sarda, autonoma e slegata dai Partiti italiani: AutodetermiNatzione. E’ un’aggregazione composta di otto gruppi, fra Movimenti, Partiti indipendentisti e sovranisti e liste civiche:cRossomori, Sardegna Possibile, Sardigna Natzione, Irs, Liberu, Sardos, Communidades e Gentes. Dopo anni di divisioni, chiusure, settarismi, la gran parte di questo variegato mondo, è riuscito a trovare una sintesi politico-elettorale unitaria: un vero e proprio miracolo.

Come simbolo ha scelto unu carrabusu (uno scarabeo) il simpatico animaletto che dovrebbe insieme significare la Rinascita e avere il ruolo di innetare e limpiare su logu (ripulire e mondare il luogo): ovvero quella Sardegna imbruttata, inquinata, devastata da un industrialismo perverso.

Ancor più simbolica la scritta:AutodetermiNatzione: una scritta politica prima ancora che elettorale. Prefigurante e polisenso. Con una pluralità di significati. Tutti convergenti. Con l’«Auto» (dal greco αὐτός) che evoca ed esprime, autodifesa, autocoscienza, autoconsapevolezza, autostima. Ma soprattutto fare da sé, con i propri mezzi, con le proprie forze. A significare che la liberazione della Sardegna dipende solo da noi Sardi. Non da qualche “Salvatore” o “Gigante” esterno. Di cui occorre sempre diffidare (Timeo Danaos et dona ferentes!). Anche quando promettono oro argento e mirra. Come faranno in occasione delle elezioni prossime i Partiti italiani. Perchè furat chie benit dae su mare! Storicamente. Sono sempre venuti per depredarci, conquistarci, occuparci, dominarci.

Ad «Auto» si aggiunge Determinazione: Ad indicare tutta la forza, la voglia, la risoluta volontà con cui l’aggregazione si prefigge di perseguire l’obiettivo.

Nel termine «AutodetermiNatzione» è incorporata «Natzione». Ovvero lo status della Sardegna: in virtù della sua storia, lingua, cultura, tradizioni. Uno status oggi prevalentemente “virtuale”, in fieri. Che per i protagonisti di AutodetermiNatzione occorre che diventi “fattuale”: con lo Stato. Con l’Indipendenza. Attraverso un progetto. Un percorso. Un processo. Una strategia.

Si tratta di un obiettivo ambizioso e di prospettiva. Di cui l’alleanza elettorale dovrebbe essere un primo passo. Inutile dire che condizione necessaria per avviare e costruire il processo di indipendenza dovrà essere il passaggio di AutodetermiNatzione da alleanza elettorale ad alleanza politica, più vasta e corposa, che si dia precisi obiettivi di programma, al di là e oltre le elezioni. Senza limitarsi ad agitare al vento facili slogan o discorsi che non riescono a far muovere i mulini per macinare grano.

L’importante sarà fare le cose non limitarsi a denunciarle, sperimentare e non solo predicare, praticare l’obiettivo, praticare scampoli di indipendenza e non aspettare l’ora x in cui questa si raggiungerebbe. L’importante è incrociare la gente, i lavoratori, i giovani, costruire trame che organizzino e compattino i soggetti sui bisogni, gli interessi, la crescita culturale e civica, favorendo l’autorganizzazione dei cittadini e il protagonismo sociale,

A tal fine occorrerà che AutodetermiNatzione si dia idealità e finalità che disegnino uno “Stato sardo” che sia il più dissimile possibile dallo Stato italiano, accentrato e centralista.E viepiù antisociale.

Ma soprattutto occorrerà che si dia una “visione”, una cultura alta e “altra”. Con la valorizzazione e l’esaltazione delle diversità, ovvero delle specifiche “Identità”: certo per aprirci e guardare al futuro e non per rifugiarci nostalgicamente in una civiltà che non c’è più; per intraprendere, come Comunità sarda, il recupero della nostra prospettiva esistenziale: la comunità e i suoi codici etici basati sulla solidarietà e sul dono, i valori dell’individuo/persona incentrati sulla valentia personale come coraggio e fedeltà alla parola e come via alla felicità. E insieme per percorrere una “via locale” alla prosperità e al benessere e partecipare così, nell’interdipendenza, agli scambi e ai rapporti economici e culturali.
(Segue)
Convinti e consapevoli che la standardizzazione e l’omologazione, insomma la reductio ad unum, rappresenta una catastrofe e una disfatta, economica e sociale ancor prima che culturale, per gli individui e per i popoli. Omologazione che annulla progressivamente le specificità: ibernandole nella bara della tecnica, del calcolo economico, del mercato, della mercificazione.

Su queste problematiche è stata già prodotta una vera e propria “letteratura” a livello mondiale: penso a economisti come Jeremy Rifkin o a scienziati e teorici dell’ecologia sociale come Vandana Shiva, indiana, che in Sopravvivere allo sviluppo denuncia le distorsioni irreparabili della globalizzazione capitalistica, scrivendo che :”le necessità materiali dei poveri potranno essere soddisfatte soltanto quando l’economia naturale e le economie di sussistenza saranno robuste e resilienti. Per garantire che lo siano dobbiamo farla finita con l’ossessione per l’economia del mercato globale e per la ricchezza. La crescita finanziaria che distrugge la natura è la formula per aumentare la povertà e per degradare ancor più l’ambiente”

O penso all’italiano Enzo Tiezzi che in Tempi storici e tempi biologici ci ricorda i limiti oggettivi delle risorse naturali – soprattutto energetiche – e quindi dello sviluppo, l’era del “mondo finito” di cui parlava Paul Valery. O a Levi-Strauss e Joseph Rothscild che in Il pensiero selvaggio il primo e in Etnopolitica il secondo, denunciano la distruzione e/o devastazione delle culture (e delle economie) deboli. O ancora al teorico marxista e terzomondista Samir Amin che in La teoria dello sganciamento prospetta la necessità di fuoruscire dal sistema occidentalista. O penso ancora all’americano Alvin Toffler che in La terza ondata sostiene la crisi dell’industrialismo e la necessità di una nuova civiltà, non più basata sulla concentrazione-centralizzazione-standardizzazione-omologazione.

O penso infine al francese Alain Touraine, un maestro della sociologia contemporanea, che in Critica della modernità sostiene la necessità di ascoltare la volontà degli individui – ed io aggiungo dei Popoli – di essere protagonisti della propria esistenza. Ovvero la voce del soggetto che è all’origine dell’epoca moderna non meno della ragione e del mercato. La modernità infatti deve essere il risultato della complementarietà e opposizione fra l’attività della ragione, la liberazione del soggetto e il radicamento nel proprio corpo, nella propria cultura e nelle proprie tradizioni.

One Response to Elezioni. AutodetermiNatzione, una lista elettorale ma non solo.

  1. salvatore angelo firinu scrive:

    Tutto giusto prof, pure mio coetaneo. mi chiedo però, da sardista per DNA, per quale motivo questi soggetti politici, che conosco da sempre, almeno sos prus betzos, non hanno sentito la ncessità di mettere spalle al muro il massone democristiano del segretario del Partito Sardo e dare spiegazioni sulla scelta fatta a favore della lega nord. Non risulta che ci siano stati tentativi in tal senso perchè, comente fostè ischit, i sardisti sono rimasti all’oscuro delle trame maalvitose di solinas, trincas e soci. Inoltre ho un appunto da fare. Chi ha eletto Sa prima bandera Muroni quale candidato mere? Lo conosco da tanto, da quando era attivo nel MSI e non credo che l’indipendntismo lo abbia fulminato sulla strada per Roma. San pietro non è fesso e non sarà facile fargli aprire il portone del palazzaccio. Schifato non andrò a votare perchè la mia mano, se non vede e tocca MOROS CON BENDA NEGLI OCCHI, NON VOTA. cUN SALUDE PROF.

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