DIBATTITO. MigrantiCheFare?

DIBATTITO. Carlo Freccero: “I migranti non sono il nuovo proletariato. Così la sinistra del politicamente corretto si estingue”
17 Giugno 2018
di Carlo Freccero – su il manifesto, 12 giugno, ripreso da Democraziaoggi.
Per stimolare la riflessione sulle sorti della sinistra, pubblichiamo questo articolo di Carlo [...].
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Troppe situazioni esplosive. E l’Italia deve cambiare rotta. Nicola Melis su L’Unione Sarda di oggi domenica 17 giugno 2018.
nicola-melis
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One Response to DIBATTITO. MigrantiCheFare?

  1. admin scrive:

    [Tonino Dessì su fb] https://www.facebook.com/antonio.dessi.908/posts/2069849909948988
    —–
    Un articolo di Carlo Freccero dal quale dissento in radice, ravvisando ancora una volta l’inclinazione di una certa intellettualità a farsi, per ragioni di parte politica, potenziale sostegno giustificazionista di nuovi regimi.
    È abbastanza doloroso leggere un simile -mi si perdoni il termine- sciocchezzaio schematico da parte di Freccero, che invece altre volte ha scritto cose intelligenti.
    Che per la sinistra i profughi e i migranti non siano mai stati “il nuovo proletariato” mi pare tanto evidente sotto il profilo teorico (non lo ha mai sostenuto nessuno), quanto nella concretezza, altrimenti la sinistra stessa avrebbe praticato il suo insediamento fra loro e perseguito la loro integrazione ed educazione nell’ambito di una lotta per la loro emancipazione, come sfruttati nella nostra società al fianco degli altri, cosa che si è ben guardata dal fare (e che a vedere retrospettivamente le cose, avrebbe fatto meglio a fare).
    Il punto non può nemmeno essere la rivalutazione dell’identitarismo come problematica “non fascista”.
    A parte che una cosa è difendere l’identitarismo di minoranze come i sudtirolesi (o perfino i sardi), altra è edificare a identitarismo un neonazionalismo statolatrico italiano, francese, spagnolo, ungherese, polacco, per dire.
    Son tutte cose che segnalano l’asfissia storica in cui progressivamente è precipitato il pensiero democratico italiano (e occidentale nel suo complesso).
    Così oggi la linea del Governo italiano, esplicitata dal Presidente del Consiglio Conte sui giornali dopo l’appeasement con la Francia è “hotspot in Nordafrica per selezionare i profughi politici dai migranti economici, accogliendo l’ingresso controllato dei primi e ricacciando indietro i secondi”.
    Come se si possano davvero creare dei bastioni neocoloniali avanzati sulla sponda africana del Mediterraneo (proviamo a immaginarci delle realtà presidiate come tante Saigon-bordello dell’ultima fase della guerra vietnamita), facendo finta che i “migranti economici” possano riattraversare davvero il Sahara per tornarsene in Mali, nel Niger, nei Paesi della fascia subsahariana da cui fuggono con donne e bambini perché guerre, sfruttamento incontrollato, cataclismi climatici, ondate di milioni di sbandati in fuga provenienti ancora da più a sud (Centrafrica, Congo, Benin), stanno cancellando le condizioni elementari stesse del vivere umano.
    Non abbiamo ancora proprio capito nulla.
    Direi che è forse una paradossale condizione favorevole, la scomparsa di quasi tutte le varianti di una sinistra funzionale a giustificare tutto e il contrario di tutto con contrapposti sofismi intellettuali, perché la questione -un’ondata di spostamenti di popolazioni di portata biblica o addirittura pre-biblica, che sta investendo l’Europa con quelle che sono appena avanguardie di sopravvissuti non totalmente imbarbariti- venga alla luce con tutta la crudezza di uno sconvolgimento epocale in atto nella storia umana.
    Che solo se se ne percepiscono le dimensioni reali potrà, sia pur faticosamente, essere affrontato ponendo le fondamenta di una nuova fase della evoluzione civile dell’uomo e della società del XXI secolo.

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