Decreto sicurezza

42489216_757274827946246_2143076070956466176_nPer Maurizio Ambrosini “il decreto Salvini presenta almeno tre ordini di problemi: di legalità, di efficacia e di utilità”. Sul primo aspetto “si prevede una pioggia di ricorsi alla Corte costituzionale e all’Alta Corte di Strasburgo: delle persone in condizioni di fragilità rischiano di diventare ostaggio di interessi politici di corto respiro”. Circa l’efficacia “la prevedibile conseguenza sarà un aumento delle persone sbandate nelle nostre città, prive di tutele e di risorse”. E quindi l’utilità non c’è: “Al di là degli slogan, far lievitare il numero dei richiedenti asilo denegati non aumenterà né la sicurezza né l’ordine delle nostre città. Anche per il cattivismo di governo spesso il diavolo si nasconde nei dettagli”.
Decreto Salvini: illegale, inefficace, inutile?
25 Settembre 2018, su
MEIC Movimento ecclesiale di impegno culturale

di MAURIZIO AMBROSINI
sociologo Università di Milano
consigliere Cnel per l’immigrazione

È noto che i provvedimenti governativi sull’immigrazione hanno spesso una dimensione simbolica e comunicativa che deborda dal merito delle questioni da affrontare. In altri termini, guardano all’opinione pubblica e al consenso interno più che ai problemi concreti e alla cornice legale in cui dovrebbero situarsi. Il decreto governativo sull’asilo rientra in questo schema.

Va anzitutto chiarito che la dizione “protezione umanitaria” è tipicamente italiana, ma permessi analoghi sono previsti in 22 paesi dell’UE: sostanzialmente in tutta l’Europa occidentale. Sono utilizzati in modo flessibile e con una certa discrezionalità per concedere uno status legale a persone che non riescono a dimostrare di aver subito una persecuzione, ma provengono da paesi molto instabili e pericolosi, oppure vivono ormai da anni sul territorio, hanno sviluppato legami affettivi e familiari o si sono inseriti nel mercato del lavoro. Un caso tipico è quello delle madri sole con bambini.

Fatta questa premessa, il decreto Salvini presenta almeno tre ordini di problemi: di legalità, di efficacia e di utilità. Sul primo aspetto, si prevede una pioggia di ricorsi alla Corte costituzionale e all’Alta Corte di Strasburgo. La svolta ungherese del governo italiano non passerà inosservata, e lo scostamento dalle tendenze del diritto internazionale sull’asilo non sarà facile da giustificare. Ancora una volta, delle persone in condizioni di fragilità rischiano di diventare ostaggio di interessi politici di corto respiro.
Circa l’efficacia, la prevedibile conseguenza sarà un aumento delle persone sbandate nelle nostre città, prive di tutele e di risorse. È vero che il governo nel decreto prevede di allungare a 180 giorni la detenzione nei Centri di permanenza per il rimpatrio e di aumentare le risorse per le espulsioni, ma già in passato misure analoghe avevano prodotto pochi effetti: sotto i governi Berlusconi-Maroni il tempo di detenzione era stato portato a 18 mesi, ma meno della metà dei non molti immigrati irregolari internati veniva effettivamente espulso.

Sorge allora il problema dell’utilità per il nostro paese. Al di là degli slogan, far lievitare il numero dei richiedenti asilo denegati non aumenterà né la sicurezza né l’ordine delle nostre città. Anche per il cattivismo di governo spesso il diavolo si nasconde nei dettagli. Nel frattempo l’immagine internazionale dell’Italia paga un altro prezzo alle strategie del consenso dei suoi governanti.

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