Decreto sicurezza.

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Decreto-sicurezza: misure odiose e incostituzionali
26 Settembre 2018

di Tonino Dessì*

Perché un decreto-legge, dov’è l’urgenza, quando il Governo ascrive a un proprio successo l’aver bloccato gli sbarchi e “spazzato via le ONG dal Mediterraneo”?
Perchè questo esclusivo accostamento, nella rubrica del testo normativo, del tema della sicurezza a quello dei migranti, quando il decreto contiene altre misure in materia di ordine pubblico e di sicurezza che riguardano problemi di ben altra e maggior gravità? Non ricorda (ma in peggio) lo stesso metodo propagandistico, improprio e ingannevole del disegno di legge di riforma costituzionale di Renzi, che recava in rubrica il taglio del numero di parlamentari, la riduzione dei costi della politica e la semplificazione istituzionale?
Perché invertire una delle misure più accorte della normativa previgente, quella di distribuire i migranti salvati in mare sull’intero territorio nazionale attraverso gli SPRAR gestiti dai Comuni, che consentiva la deconcentrazione dell’impatto favorendone l’accoglienza su base comunitaria locale?
Perché stabilire al contrario il loro ammassamento in pochi centri, politica che si è rivelata esplosivamente pericolosa in altri Paesi, come la Francia?
Perché disciplinare questi centri esclusivamente come luoghi di prolungata detenzione, anziché come luoghi di prima istruzione ai fini dell’apprendimento delle regole fondamentali e della lingua del nostro Paese, nonché di assistenza per l’eventuale impiego lavorativo, come avviene efficacemente in Germania?
Diritto di asilo costituzionalmente garantito e detenzione amministrativa di persone che non sono perseguite e che non sono state giudicate colpevoli nel nostro Paese di reati, non contrastano irrimediabilmente?
E infine, il nocciolo “ideologico” del provvedimento: la possibilità di revocare la cittadinanza a persone di origine straniera che l’hanno ottenuta, non crea cittadini di serie B? Non è evidente l’irrimediabile violazione dell’articolo 3 della Costituzione?
Salvini ieri ha dichiarato per sovrappiù, proprio commentando il decreto-legge, che intende far sparire i campi rom. Ma il decreto non contiene nessuna misura migliorativa delle condizioni abitative dei rom, che sono in stragrande maggioranza cittadini italiani. Si vuole equipararli ai nuovi cittadini di serie B? Gli hotspot detentivi saranno anche per loro?
Siamo ormai in Italia al prologo di una nuova legislazione razziale?
La considerazione che il voto in Consiglio dei Ministri è stata unanime mi fa sovvenire che si tratta di uno scambio evidente fra sostegno alla politica xenofoba della Lega e sostegno a misure come il reddito di cittadinanza proposte dal M5S. Non sembri troppo provocatorio se cito in proposito Luciano Canfora, il quale, proprio in relazione a questi aspetti dell’impostazione politico-programmatica del Governo, ha ricordato che il connubio fra welfare “nazionalista” e politiche razziali fu il perno del nazismo in Germania, il patto scellerato fra regime e ceti sociali che assicurò il più ampio consenso interno al regime.
Ad ogni buon conto, a me pare che con l’applicazione di queste disposizioni non solo la gestione dell’immigrazione, ma anche quella di varie situazioni di disagio sociale tenderà a peggiorare anche in termini di ordine pubblico e di sicurezza.
Il che (mantenere il Paese in una costante condizione di allarme e di tensione) è forse una scelta consapevolmente voluta.
Credo che non basti mettersi in attesa del vaglio del Capo dello Stato, per di più in un contesto nel quale i vertici delle forze politiche di maggioranza vanno dimostrando di non esitare a provocare tensioni fra organi istituzionali e a ricorrere in tal caso, quando sembri loro opportuno, a pressioni indebite e minacciose, come ha dimostrato l’affaire Casalino.
Occorre una reazione civile di opinione la più immediata, ampia, efficace, per respingere le misure più odiose di questo provvedimento legislativo.
Mi auguro che i movimenti democratici e, da noi, il CoStat e Democrazia Oggi non si tireranno indietro nel promuovere a tal fine una mobilitazione della cittadinanza più sensibile.
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42489216_757274827946246_2143076070956466176_nPer Maurizio Ambrosini “il decreto Salvini presenta almeno tre ordini di problemi: di legalità, di efficacia e di utilità”. Sul primo aspetto “si prevede una pioggia di ricorsi alla Corte costituzionale e all’Alta Corte di Strasburgo: delle persone in condizioni di fragilità rischiano di diventare ostaggio di interessi politici di corto respiro”. Circa l’efficacia “la prevedibile conseguenza sarà un aumento delle persone sbandate nelle nostre città, prive di tutele e di risorse”. E quindi l’utilità non c’è: “Al di là degli slogan, far lievitare il numero dei richiedenti asilo denegati non aumenterà né la sicurezza né l’ordine delle nostre città. Anche per il cattivismo di governo spesso il diavolo si nasconde nei dettagli”.
Decreto Salvini: illegale, inefficace, inutile?
25 Settembre 2018, su
MEIC Movimento ecclesiale di impegno culturale

di MAURIZIO AMBROSINI
sociologo Università di Milano
consigliere Cnel per l’immigrazione

È noto che i provvedimenti governativi sull’immigrazione hanno spesso una dimensione simbolica e comunicativa che deborda dal merito delle questioni da affrontare. In altri termini, guardano all’opinione pubblica e al consenso interno più che ai problemi concreti e alla cornice legale in cui dovrebbero situarsi. Il decreto governativo sull’asilo rientra in questo schema.

Va anzitutto chiarito che la dizione “protezione umanitaria” è tipicamente italiana, ma permessi analoghi sono previsti in 22 paesi dell’UE: sostanzialmente in tutta l’Europa occidentale. Sono utilizzati in modo flessibile e con una certa discrezionalità per concedere uno status legale a persone che non riescono a dimostrare di aver subito una persecuzione, ma provengono da paesi molto instabili e pericolosi, oppure vivono ormai da anni sul territorio, hanno sviluppato legami affettivi e familiari o si sono inseriti nel mercato del lavoro. Un caso tipico è quello delle madri sole con bambini.

Fatta questa premessa, il decreto Salvini presenta almeno tre ordini di problemi: di legalità, di efficacia e di utilità. Sul primo aspetto, si prevede una pioggia di ricorsi alla Corte costituzionale e all’Alta Corte di Strasburgo. La svolta ungherese del governo italiano non passerà inosservata, e lo scostamento dalle tendenze del diritto internazionale sull’asilo non sarà facile da giustificare. Ancora una volta, delle persone in condizioni di fragilità rischiano di diventare ostaggio di interessi politici di corto respiro.
Circa l’efficacia, la prevedibile conseguenza sarà un aumento delle persone sbandate nelle nostre città, prive di tutele e di risorse. È vero che il governo nel decreto prevede di allungare a 180 giorni la detenzione nei Centri di permanenza per il rimpatrio e di aumentare le risorse per le espulsioni, ma già in passato misure analoghe avevano prodotto pochi effetti: sotto i governi Berlusconi-Maroni il tempo di detenzione era stato portato a 18 mesi, ma meno della metà dei non molti immigrati irregolari internati veniva effettivamente espulso.

Sorge allora il problema dell’utilità per il nostro paese. Al di là degli slogan, far lievitare il numero dei richiedenti asilo denegati non aumenterà né la sicurezza né l’ordine delle nostre città. Anche per il cattivismo di governo spesso il diavolo si nasconde nei dettagli. Nel frattempo l’immagine internazionale dell’Italia paga un altro prezzo alle strategie del consenso dei suoi governanti.
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*Anche su Democraziaoggi.

One Response to Decreto sicurezza.

  1. […] Decreto Sicurezza. Difendiamo la Costituzione! […]

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