Riace: sarebbe bastato il buon senso!

mimmo-lucano-riacedi Andrea Pubusa*

In fondo anche Nostro Signore fu condannato ingiustamente e morì in croce, a seguito di un processo. E i santi non sono quasi tutti incappati nei rigori della “giustizia ingiusta”. Fin qui niente di nuovo sotto il cielo. E’ che quei fatti si sono svolti sotto regimi tendenzialmente incivili e fondati sul prepotere del più forte. Qui abbiamo una Carta che dice che le pene devono tendere alla rieducazione del reo e una legislazione mite, che considera la privazione della libertà come estrema ratio, tant’è che, salvi i poveracci indifesi, nessuno finisce in galera. neanche per reati a fin di male. Finirà dietro le sbarre qualcuno per il ponte Morandi? A fortiori non ci dovrebbe essere animosità, spirito punitivo per reati “a fin di bene”. Quindi, in questa vicenda di Riace ciò che colpisce è la restrizione della libertà personale nei riguardi di un uomo con l’aureola della santità laica.
Del resto, si era partiti dalla Procura, contestando la truffa aggravata e la malversazione, ed ora la custodia cautelare viene fondata sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, secondo quanto percepito in una sola intercettazione telefonica e su piccoli affidamenti senza gara. Contestano al sindaco di organizzare presunti matrimoni ad hoc per far ottenere il permesso di soggiorno a povere donne nere per sottrarle alla prostituzione e ad un avvenire di sofferenze. E se anche fosse? Matrimoni se ne sono sempre combinati, e si è sempre trattato di unioni con fini diversi da quelli naturali: l’amore fra i coniugi.
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Forse ciò che ha colpito la Procura è che il sindaco di Riace al telefono menava scherzosamente vanto di essere un «fuorilegge», uno che è contro «le leggi balorde» del governo. Una disobbedienza civile «in barba a Minniti», per evitare che una nigeriana di nome Joy, diniegata per tre volte dalla commissione, continuasse a prostituirsi, (lo stesso artifizio utilizzato per evitare che un’altra nigeriana, Stella, facesse la stessa fine). Ora Lucano si trova agli arresti nella sua abitazione.
Di fronte a questi fatti, in cui il solo elemento rilevante è l’impegno a salvare povere donne dalla strada, la misura cautelare, più che sproporzionata, appare ridicola. Non fa onore alla magistratura di uno Stato democratico. E’una forzatura stigmatizzare «la particolare spregiudicatezza del sindaco Lucano nell’organizzare veri e propri “matrimoni di convenienza” tra cittadini riacesi e donne straniere, al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano». Anche un profano comprende che se c’è il matrimonio e questo è valido, la permanenza della moglie straniera in Italia non è illecita. Bisognerebbe provare che i matrimoni “di convenienza”, non per folle amore, sono di per sé illegittimi e nulli. Minchiates!, dicevano gli antichi giureconsulti romani.
L’altra ipotesi di reato rimasta in piedi concerne invece l’affidamento diretto della raccolta e trasporto dei rifiuti, fraudolenta secondo il Gip. Lucano avrebbe favorito due cooperative sociali, la Ecoriace e L’Aquilone, impedendo l’effettuazione delle necessarie procedure di gara previste dal Codice dei contratti pubblici. «Le predette cooperative sociali – scrivono gli inquirenti – difettavano dei requisiti richiesti per l’ottenimento del servizio pubblico, poiché non iscritte nell’apposito albo regionale previsto dalla normativa e Lucano, al precipuo scopo di ottenere il suo illecito fine, a seguito dei suoi vani e diretti tentativi di far ottenere quella iscrizione, si è determinato ad istituire un albo comunale delle cooperative sociali cui poter affidare direttamente lo svolgimento di servizi pubblici». In ogni caso, «può pacificamente essere esclusa – scrive il Gip – la sussistenza di un grave compendio indiziario». È lo stesso Gip poi a parlare di «errori grossolani» e di «tesi congetturali» nell’inchiesta, per cui «ferme restando le valutazioni già espresse in ordine alla tutt’altro che trasparente gestione delle risorse erogate per l’esecuzione dei progetti Sprar e Cas, il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate».
Ma, fermo restando che le leggi vanno rispettate, e che non si deve favorire o sfavoruire nessuno, che c’entrano gli arresti domicilari? In casa nostra abbiamo visto un caso in cui è stata inserita nella procedura una persona che non ha fatto domanda ed ha ricevuto la nomina (annullata dal Tar), eppure niente misure cautelari…anzi assoluzione piena, con plauso e tante scuse! E altrettanto nel caso di un noto esponente politico regionale accusato di aver favorito la società amica in un appalto milionario. Condannato il collaboratore del politico, ma non quest’ultimo. Di arresti neanche a parlarne!
In questa vicenda Salvini non c’entra o non dovrebbe entrarci, e neppure Saviano e la Boldrini. Farebbero bene a tacere. Chi deve alzare la voce siamo noi cittadini democratici per esigere che la giustizia sia ragionevole, e che il sindaco accogliente venga subito liberato. Ne va di mezzo la credibilità della Magistratura. Ci sono non pochi giudici fuori dalla realtà, privi di buon senso, anche se in buona fede. E per chi deve accusare o giudicare questo è il peggior difetto.
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* Su Democraziaoggi.
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http://www.aladinpensiero.it/?p=88098

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