Per un mondo di pace, senza più armi nucleari, dove ogni donna ed ogni uomo possa avere pieno accesso ai diritti universali, alle libertà ed al lavoro dignitoso.

cgil-bariRisoluzione approvata al XVIII Congresso CGIL Bari, 23 gennaio 2019
Per un mondo di pace, senza più armi nucleari, dove ogni donna ed ogni uomo possa avere pieno accesso ai diritti universali, alle libertà ed al lavoro dignitoso.

Per la CGIL la pace è un bene supremo dell’umanità, da difendere e da perseguire nell’azione quotidiana del sindacato, in Italia e come nella dimensione internazionale.
Un impegno che è parte della nostra storia e che oggi deve tornare ad essere una priorità per il sindacalismo internazionale, visto e considerato che: nonostante gli stati e le organizzazioni sovranazionali ed internazionali, debbano garantire condizioni di vita dignitose, in libertà e con il riconoscimento dei diritti politici, civili, sociali, economici e culturali, quali sono salute, educazione, giustizia, lavoro, uguaglianza a ogni donna ed ogni uomo del pianeta, le guerre e la corsa al riarmo continuano, le diseguaglianza e le povertà crescono, nuovi muri e ideologie xenofobe e razziste si diffondono.
La crisi economica ha scoperto la crisi del sistema nella sua globalità. Non solo i governi di molte nazioni, non sono ancora in grado di garantire pace, sicurezza e benessere, ai propri cittadini, ma nella stessa Europa, come nel resto del mondo occidentale industrializzato, diritti e libertà, frutto di lotte e di processi di emancipazione, sono minacciati e strutturalmente ridotti, messi in discussione come le stesse regole di partecipazione e di democrazia.
Il monito e la drammatica eredità delle due guerre mondiali del secolo scorso, di decine di milioni di morti, il fascismo e la bomba atomica, non sembrano ancora essere sufficienti per la messa al bando delle guerre e per la piena affermazione dell’ONU, intesa come l’istituzione democratica e titolata a rappresentare gli interessi del pianeta e dell’umanità intera, rispettata e riconosciuta da tutte le nazioni. E, da queste, pienamente legittimata a regolare i conflitti tra stati, per la via del diritto e del negoziato, senza più fare ricorso alle guerre, all’unilateralismo e men che meno alla corsa al riarmo, come sta avvenendo in questo inizio di nuovo secolo.
Siamo convinti che, se non sapremo estirpare dalla faccia della terra, il cancro della guerra e della corsa al riarmo, sarà impossibile eliminare la povertà, lo sfruttamento, le diseguaglianze, le migrazioni di massa.
Come pure per ogni comunità e per ogni stato, potente o armato che sia, sarà inutile rinchiudersi nei propri confini, ergendo muri o chiudendo i porti, o schierando eserciti e armamenti, per difendere i propri interessi.
La sola strada per tutti noi, è la strada dei diritti, della democrazia, della convivenza, dello sviluppo sostenibile su scala globale, nessuna e nessuno escluso.
Qui, dal suo XVIII° Congresso la CGIL ribadire la necessità e l’urgenza di una politica di pace per la piena affermazione dei diritti umani universali che, in termini concreti significa per il nostro paese e per l’Europa:
 la messa al bando delle armi di distruzione di massa, con la ratifica del trattato ONU;
 il rispetto della Legge 185 del 1990, che proibisce la vendita di armamenti agli stati che
violano i diritti umani e coinvolti in guerre: e che prevede la
 la costituzione di un fondo per la riconversione dell’industria bellica all’industria civile;
 coerentemente a ciò, chiediamo che sia sospesa la vendita di bombe all’Arabia Saudita,
impiegate nei bombardamenti in Yemen, in una guerra che sta provocando uno dei più grandi disastri umanitari del secolo, come denunciato da Amnesty International e da Medici senza Frontiere, e dalla missione di esperti delle Nazioni Unite; avviando contestualmente la riconversione della fabbrica di Domusnovas, senza creare ulteriori sofferenze a lavoratori, lavoratrici ed alle famiglie ed alla comunità del Sulcis;
 agire sul piano culturale e sociale, per una piena attuazione del dettato costituzionale che richiama la responsabilità della difesa della nazione a tutta la collettività e non solamente all’apparato militare, dando vita ad un Dipartimento di difesa civile e nonviolenta, da sostenere con il gettito fiscale volontario, come indicato nella proposta di legge già depositata nel corso della precedente legislatura, riconfermando l’esperienza dei corpi civili di pace e collegandola al servizio civile universale;
 affrontare le crisi e le guerre in corso nel Medio Oriente e nel Nord Africa, in quadro internazionale a guida Nazioni Unite, ricomponendo il ruolo ed il peso politico dell’Unione Europea in una posizione unitaria e coesa degli stati membri, per porre fine ai conflitti storici come quello tra Israele e Palestina, con il pieno riconoscimento internazionale dello stato di Palestina, al fianco dello stato d’Israele, sui confini riconosciuti del 67; il contenzioso post-coloniale sul Sahara Occidentale, con la realizzazione del referendum per l’indipendenza, come accordato tra le parti in sede Nazioni Unite;
 ed i nuovi conflitti, che dall11 settembre 2001, hanno sconvolto l’intera regione, dall’Iraq, all’Afghanistan, alla Siria, alla Libia, allo Yemen, producendo centinaia di migliaia di morti, milioni di sfollati e di rifugiati, in una spirale distruttiva di guerra globale e terrorismo globale, dove ognuno oramai piange le sue vittime, e che solo si può fermare con il ripudio della violenza e con la forza del diritto, restituendo il primato della politica al mandato originario affidato all’Organizzazione delle Nazioni Unite da parte degli stati;
 Per ottenere ciò, i sindacati e la società civile organizzata, debbono riprendere le bandiere della pace e dar vita a grandi mobilitazioni di massa per riaffermare il ripudio della guerra, del terrorismo e della violenza, per unire le tante piattaforme a favore dei diritti dei migranti, per lo sviluppo sostenibile, per la legalità, in Italia, in Europa e nel mondo;
 Come dobbiamo essere pronti a sostenere i processi di pace e di riconciliazione come sta avvenendo in Colombia ed in Africa tra Etiopia ed Eritrea;
Il XVIII° Congresso della CGIL, approvando questa risoluzione, riafferma i propri principi e valori costitutivi, e chiede ai propri iscritti ed alle proprie strutture di assumere questa agenda, impegnandosi a sostenerla nei luoghi di lavoro, nel dialogo e nell’agire sindacale in Italia, in Europa e nel Mondo.

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