Oggi mercoledì 13 febbraio 2019

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——–Avvenimenti&Dibattiti&Commenti&Appuntamenti———————
Paradossi del “reddito di cittadinanza” e paradossi de “Il Manifesto” e dintorni.
13 Febbraio 2019
Red su Democraziaoggi.
Le critiche al reddito di cittadinanza, senza ammetterne la positività generale e specifica, sono diffuse e provvengono anche dalle parti più impensate. Più che una opposizione alla misura sembra un pregiudiziale attacco al M5S. Il Manifesto, ad esempio, si distingue nel benaltrismo anti-M5S su tanti temi. Sul reddito di cittadinanza ne sono prova gli articoli […]
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Michele Podda ci fa un bel dono: unu “libritu” scritto in sardo per la lingua sarda
13 Febbraio 2019
Francesco Casula e Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
L’altro giorno, all’improvviso, senza preannuncio, una bella sorpresa, ecco che viene a trovarmi in studio Michele Podda. Viene col suo sorriso mite e amichevole e con un dono prezioso: un suo “libritu” fresco di stampa (Su sardu totunu, ed Carta 29 -L’uva , scritto in sardo con traduzione a fronte in italiano, molto […]
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emilia-mura-su-fb-piero-cartaPastori sardi

Ne’ analisi e neanche proposta, semplicemente la condivisione di un ricordo lontano con l’aggiunta di qualche riflessione.
Piero Carta, Austis. Su fb.
Tra i ricordi più vivi della mia esperienza di amministratore [Sindaco di Austis] c’è quello dell’occupazione dei comuni del centro Sardegna da parte dei pastori, alla fine degli anni ottanta. [segue]
Per un sindaco che si richiamava ai valori della Sinistra come me, non è stato innaturale occupare con i pastori il comune di cui ero amministratore.
Giornate a discutere, ad analizzare la situazione anche allora insostenibile, a trovare sbocchi per un movimento che anche allora aveva conosciuto sincera solidarietà.
Si diceva come oggi “seus totus pastores”, per intendere che ci sentivamo coinvolti tutti, non solo i diretti interessati. Tutti, o per amicizia, o per storia familiare ci sentivamo parte.
Qualcuno gridava, altri più pacatamente, ma sempre con durezza esprimevano rabbia, risentimento, perfino disperazione. La si poteva vedere dagli occhi, a volte
bassi, a volta diretti ed infuocati la voglia di spaccare tutto e di dire basta.
Accompagnai i pastori a Cagliari dove l’allora assessore all’agricoltura Zurru aveva organizzato un tavolo con gli industriali del settore.
Dall’altra parte ricordo in particolare il cav. Podda e il signor Pinna, nei modi pacati, ma irremovibili. Ricordo pure l’impotenza dell’assessore che proferi’ parole di circostanze.
Ce ne andammo con le pive nel sacco e con la convinzione che nulla sarebbe cambiato.
Le questioni sul tappetto erano le stesse di oggi, ma a ben considerare il tempo trascorso, ieri erano meno gravi di quelle di oggi.
Il prezzo del latte, ieri come oggi, determinato dagli industriali senza che i pastori possano dire la loro; la questione dell’eccesso di produzione del pecorino di tipo romano e il problema annoso della diversificazione delle produzioni; il problema della contrattazione anche allora condotta dai singoli pastori; i mangimi con costi crescenti anche in relazione al consumo che cresce di pari passo al “miglioramento della razza”.
Ho usato le virgolette perché su questo tema si dovrebbe aprire una delle discussioni fondamentali sul futuro degli allevamenti in Sardegna.
Se all’aumentata capacita’ produttiva dei capi non corrisponde un maggior reddito per gli allevatori, a che scopo seguire i dettami di un mercato drogato alla logica della quantità?
Ma perché ricordare eventi così lontani?
Non lo faccio per nostalgia, ne’ per lo strabismo che l’età avanzata a volte comporta, ma perché il ricordare può evitare di rifare gli errori del passato, sarebbe imperdonabile e suicida pensare a facili soluzioni, come quello che si possa fissare il prezzo di un prodotto con una delibera o con un decreto.
Come allora, mestatori e saltimbanchi, come corvi, faranno a gara con roboanti promesse.
Si allestiranno ancora tavoli e magari saranno invitati anche rappresentanti dei pastori, si proporranno scambi invitando alla ragionevolezza.
Voleranno briciole sotto forma di contributo e si farà finta di cambiare affinchè nulla cambi davvero.
Pastore para fronte.
Occorrono analisi rigorose che colgano le criticità strutturali e percorsi rigorosi per uscire dalla situazione in cui ci troviamo.
Occorre lungimiranza, anche per tornare indietro verso una vera modernizzazione che valorizzi pratiche tradizionali e specificità con l’innesto di cambiamenti compatibili.
Al posto dei pastori che accompagnai a Cagliari oggi ci sono i figli ed anche i nipoti e mi piange il cuore saperli in maggiore difficolta’ dei loro padri.
Se il concetto che oggi, paradosso dell’orribile momento che viviamo, i figli stanno peggio dei loro padri diventa coscienza diffusa, se finalmente acquisiamo la consapevolezza che nessuno si salva da solo, allora può risorgere la speranza che i capponi di Renzo smettano di beccarsi e insieme, finalmente, facciano vedere i sorci verdi a Renzo che pure li tiene a testa in giù per le zampe.
In attesa di soluzioni definitive, lunghe e difficili, ben vengano anche gli aiuti temporanei.
La foto in alto è di Emilia Mura

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