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Editoriali
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Che succede? Che fare?
LA POLITICA, LE ELEZIONI E LE NUOVE ÉLITE. ZAMAGNI SU CATTOLICI E POLITICA
4 Agosto 2022 su C3dem
Con un articolo di notevole spessore Stefano Zamagni interviene nel dibattito su “Cattolici e politica” aperto su Settimana news, dopo l’intervento di Marco Damilano. Mauro Zampini (già segretario generale della Camera) torna sulla scelta di Draghi: “Draghi, la scelta dello statista” (Alto Adige). Vitalba Azzollini, “Abbiamo un Parlamento cui piace modificare di continuo la Costituzione” (Domani). VERSO LE ELEZIONI: Tonia Mastrobuoni, “Migranti, diritti e riforme. Ecco perché l’Europa teme la vittoria di Meloni” (Repubblica). Giuseppe Pisauro, “Sulle tasse è meglio dire qualche verità scomoda che rimanere in silenzio” (Domani). Dario Di Vico, “La politica alla prova delle nuove élite di cui non può fare a meno” (Foglio). Gerardo Villanacci, “La crisi della rappresentanza” (Corriere della sera). Linda Laura Sabbadini, “Vincere la povertà davvero” (Repubblica). Alessandra Arachi, “Marco Bentivogli: serve un’alleanza che mobiliti” (Corriere). Graziano Delrio, “Europeismo e bene comune, dalla società civile l’agenda giusta” (intervista a Avvenire). Giulia Merlo, “5 milioni di studenti fuori sede saranno costretti all’astensione” (Domani). LA DIFFICILE ALLEANZA A SINISTRA: Daniela Preziosi, “Il prezzo di Calenda per Letta è la rivolta di Sinistra, Verdi e Di Maio” (Domani). Stefano Folli, “Il magnete Calenda e le sue contraddizioni” (Repubblica). Marcello Sorgi, “Quei seri problemi a sinistra” (La Stampa). Antonio Floridia, “Il patto con Calenda, un lucido suicidio politico” (Manifesto). “ELENA” E IL FINE VITA: Luigi Manconi, “Di chi è la vita” (Repubblica). Lucetta Scaraffia (in risposta a M. A. Coscioni): “Due casi diversi e le risposte da dare” (Qn). Viviana Daloiso, “Diritto alle cure, non alla morte. Le richieste dei malati di tumore” (Avvenire). INOLTRE: Vladimiro Zagrebelsky, “La sentenza Ue: in mare non basta la legge dello Stato, per salvare vite servono le Ong” (La Stampa). Carlo Petrini e Luciana Castellina, “Il mondo riparato dai ragazzini” (La Stampa).
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TAIWAN, UNA NUOVA GUERRA? ITALIA, IL RAPPORTO SVIMEZ4 Agosto 2022 su C3dem
Alla vigilia della visita di Nancy Pelosi a Taipei (Taiwan): Danilo Taino, “I troppi fronti e il rischio di fare il gioco di Xi e Putin” (Corriere della sera) e Ian Bremmer, “Pechino reagirà. Rischio certo di escalation” (intervista a Repubblica). Poi la visita: Nancy Pelosi, “La liberta di Taiwan e delle democrazie è la nostra libertà” (Il Dubbio, dal Washington Post). I commenti, di segno diverso, di Lucio Caracciolo, “Nel futuro di Taipei c’è una nuova guerra” (La Stampa), Agostino Giovagnoli, “Per fermare la tempesta” (Avvenire) e Gianni Vernetti, “Pelosi, uno scudo per Taipei” (Repubblica). L’interrogativo riproposto da Paola Peduzzi: “Ha fatto bene la Pelosi?” (Foglio). Andrea Goldstein spiega “I quattro pilastri del boom di Taiwan” (Sole 24 ore). UCRAINA: Tatiana Stanovaja, ‘Tutto sta andando secondo i piani’. Nella testa di Putin” (Foglio). Anna Zafesova, “Veleni e sospetti” (La Stampa). Daniel Gros, “Il prezzo del grano è già sceso. Kiev canta vittoria più di Mosca” (intervista a Repubblica). Alfonso Barbarisi, “Russia-Ucraina, serve una politica inclusiva” (Mattino). Gad Lerner, “Dio, Maria e terra, il nazionalismo ucraino è atavico” (Il Fatto). RUSSIA/OCCIDENTE: Anna Bono, “Lavrov vuole convincere l’Africa” (Italia Oggi). Giuseppe Lorizio, teologo, replica all’accusa russa che l’Occidente non abbia più un’anima: “Risposta ai russi: lo spirito dell’Occidente è anche razionalità e democrazia” (Avvenire). ITALIA / RAPPORTO SVIMEZ: Luca Bianchi, “A scuola la vera frattura fra Nord e Sud” (Gazzetta del Mezzogiorno”) e “Serve un ruolo più forte dello Stato per distribuire le risorse” (intervista al Messaggero). Nando Santonastaso, “Svimez: Sud in ritardo per i progetti del Pnrr. Ripresa a rischio” (Mattino). Giovanni Vasso, “L’Italia è malata, il Sud può essere la medicina” (L’identità).
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ACCORDO LETTA-CALENDA, PUO’ RIAPRISI UNA PARTITA GIA’ PERSA3 Agosto 2022 su C3dem
Un invito del politologo Carlo Galli alle coalizioni a non delegittimarsi reciprocamente: “La nuova vecchia destra” (Repubblica). Un appello: “Liberi di scegliere, il manifesto dei costituzionalisti per il pluralismo” (Il Dubbio). Giorgio Parisi, “Non c’è più tempo. Gli elettori diano il loro voto a chi si batte per l’ambiente” (intervista a Repubblica). Gianfranco Pasquino, “I candidati devono essere il volto della coalizione” (Domani). L’ACCORDO LETTA-CALENDA: Enrico Letta, “A destra pensavano di avere ghià vinto. Ora la partita è aperta” (intervista al Corriere). Carlo Calenda, “Ho scelto la responsabilità. Il rischio è l’Italia come il Venezuela” (intervista a Repubblica). Paolo Pombeni, “Gli estremisti che i partiti dovranno controllare” (Messaggero). Antonio Polito, “Vantaggi (e press) dell’alleanza Letta-Calenda” (Corriere della sera). Marcello Sorgi, “Può riaprirsi una partita già persa” (La Stampa). Stefano Feltri, “Il centrosinistra ha evitato il suicidio, ora deve superare l’agenda Draghi” (Domani). Stefano Folli, “Vincitori e vinti nell’Ulivo di Letta” (Repubblica). C’è poi Marco Travaglio, “Il campo lardo” (Il Fatto). Antonio Bravetti, “La solitudine di Renzi” (La Stampa). Federico Capurso, “Conte: Noi contro tutto e tutti” (la Stampa). QUESTIONI DEL PAESE: Sabino Cassese dice che il primo investimento deve essere sulla scuola: Simone Canettieri, “Cassese: Viminale? Non decise Salvini. Draghi al Colle? Possibile” (Foglio). Marco Lodoli, “Se io fossi il ministro dell’Istruzione. Dialogo per una riforma della scuola” (Foglio). Alessandro Rosina, “Perché i giovani rischiano di perdere fiducia nella nostra democrazia” (Sole 24 ore). Innocenzo Cipolletta, “Con la destra il vero pericolo è l’autonomia differenziata” (Domani). Mario Baldassarri, “Scostamenti di deficit addio, è il momento di interventi strutturali” (Sole 24 ore). INOLTRE: Carlo Revelli, “Un nuovo soggetto politico: l’umanità” (Corriere della sera). Andrea Bonanni, “Razza e diritti negati. Dove porta la strategia di Orban” (Repubblica). Gilles Kepel e Marco Minniti discutono su “Mediterraneo, il futuro d’Europa” (Repubblica).————————
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Intervento in tema di Gesuino Muledda, preso da un suo blog
Perchè non abbiano paura bisogna che qualcuno dia speranza ai Sardi
Scritto da Gesuino Muledda
Ogni giorno sui giornali sardi si leggono notizie disastrose: gli artigiani sono in bancarotta; gli albergatori sono spaventati per la prossima stagione; le imprese edili non hanno più cantieri dove lavorare; i precari disperano del loro futuro; i disoccupati aumentano e sentono che per la loro generazione il futuro sarà disperante; il diritto allo studio è diventato una chimera; le assistenze per i non abbienti e i non autosufficienti sono calate drammaticamente; la povertà cresce.
La politica e le rappresentanze sociali, del lavoro dipendente e delle imprese sono ai minimi storici nella valutazione della pubblica opinione.
La Giunta regionale e la maggioranza che l’ha sorretta è considerata la più scalcinata della storia del’autonomia, dannosa per i Sardi, demenzialmente incosciente nella sua autoreferenzialità.
A questo proposito al neo candidato presidente Capellacci bisogna ricordare solo poche cose.
Non vogliamo ricordare i documenti di tutte le organizzazioni sociali e i toni di disperazione che usano a rappresentare la realtà. Vogliamo solo ricordare che in un momento in cui la spesa pubblica sarebbe il principale strumento per affrontare la crisi , nel bilancio della Regione giacciono non spesi fondi comunitari per centinaia di milioni. Il tutto senza che il famoso patto di stabilità possa intervenire a rallentarne la spesa.
Vogliamo ricordare che la trattativa sul patto di stabilità dalla coppia Capellacci-La Spisa, durante il regno di Berlusconi, è stata inchiodata su un problema notoriamente inesistente.
Vogliamo ricordare che alla Sardegna sono state sottratte risorse per miliardi da manovre governative e da provvedimenti che hanno impoverito la economia dell’isola.
È stata consentito lo scippo della Tirrenia; la continuità territoriale aerea e marittima è diventata un’incognita che grava sull’economia isolana per oneri negativi di centinaia di milioni di euro.
Il caro traghetti ha demolito le imprese turistiche. L’agricoltura sarda e la pastorizia attraversano la più disperante delle crisi che memoria d’uomo ricordi.
Le comunità rurali sono al collasso antropologico.
E Capellacci passa dall’invito a sorridere di berlusconiana campagna elettorale, alla esortazione ai Sardi a non avere paura. Garantisce Ugo Capellacci, “nuovo duce e nuovo donno”
Che lui sia uno che non ha paura e anzi viva piuttosto temerariamente lo si deduce dalle opere e i giorni dell’uomo: rapporti con le cricche; gestione di imprese sottoposte a indagini; richieste di rinvio a giudizio.
Gestione del potere almeno disinvolto, come il commissariamento di qualsiasi istituzione che non ricadesse sotto il suo diretto controllo. Attitudine a mentire su ogni questione seria che non va a buon fine.
Non è uno che dovesse aver paura, anche perché la maggioranza di centrodestra e sardista in questi anni, in piena complicità, lo ha costantemente sostenuto e coperto. Con relativa compartecipazione alla divisione del potere e dei frutti derivanti.
L’ultima che ha fatto sta nel rilancio del modello di turismo, fatto di mattone e senza alcuna economia turistica che lasciasse sul territorio occasioni di sviluppo. Il modello del suo futuro è l’emiro del Qatar.
Dei rapporti con il Qatar nessuno sa nulla; in Consiglio regionale non si è aperto nessun dibattito per informare gli eletti del popolo sulle intenzioni e sugli impegni assunti, senza alcun mandato democratico, da Cappellacci e da Monti nelle visite in Medioriente.
E nessuno glielo ha chiesto, purtroppo. Resta chiaro solo l’impegno a modificare il piano paesaggistico regionale. Omaggio grazioso al sovrano emiro.
A fronte di questa disperante situazione il Capellacci si appella al coraggio del popolo sardo. Non aver paura. Seguire Capellacci. Ci vuole proprio coraggio.
Ci vuole opposizione seria e determinata per smascherare uno che non ha saputo governare; che ha fatto danni immensi; che continua nel tentativo di turlupinare il popolo disperato organizzando illusioni del genere della zona franca integrale, ancorchè sappia perfettamente che, nei modi proposti, non si può realizzare. E ,nel frattempo, non si compiono gli atti necessari a ridurre le diseconomie delle imprese e a produrre atti di buona amministrazione.
In teoria il centrosinistra dovrebbe avere un buon futuro, contro un simile candidato e contro quanti, complici, lo hanno sostenuto.
Ciò nonostante si sentono preoccupazioni; ci sono timori; non si vede una chiara strategia; non si incontra una coalizione determinata a presentarsi nei territori a parlare con la gente, la nostra gente, frustrata e disperata.
A proporre democrazia e dialogo. A dimostrare disposizione all’ascolto. A proporre soluzioni per l’emergenza e per il futuro.
A misurarsi con tutti i corpi intermedi in una logica di confronto e di proposta che metta insieme il consenso per vincere e la partecipazione per governare.
Se qualcuno è convinto di poter vincere le elezioni regionali con uno schema di alternanza di potere e non con una alternativa di progetto e di programma sappia che altri proporrà la alternativa e vincerà.
E sia ben chiaro che la chiarezza sulle responsabilità del disastro che travolge la Sardegna sarà necessaria per la formazione dell’alleanza e per la formazione delle rappresentanze dei partiti nelle istituzioni.
Gesuino Muledda