La medicina araba

piero-di-liciadi Piero Marcialis, su fb.
18. La medicina araba.

c) La chirurgia.

La chirurgia era trascurata, considerata di rango inferiore alla medicina in senso ampio. Tuttavia nel califfato d’Occidente, capitale Cordova, idee diverse dall’Oriente erano coltivate e praticate. Cordova araba, tra VIII e X secolo, era città di grande importanza e civiltà: un milione di abitanti, centro commerciale e culturale, cinquanta ospedali, una biblioteca con duecentomila volumi, Università e scuola di medicina.
Nasce qui ALBUCASIS (936-1013), medico che molto fece per qualificare la chirurgia, purtroppo “passata nelle mani di persone ignoranti e volgari”. L’opera principale di Albucasis è il Tasrif, testo completo di chirurgia e medicina, altrimenti detta Collezione, ove la parte dedicata alla chirurgia contiene numerose illustrazioni di strumenti chirurgici e di interventi.
Gli interventi chirurgici, secondo Albucasis, sono di due specie, quelli che giovano al paziente e quelli che, spesso, lo ammazzano. Quindi Albucasis consiglia prudenza.
Il suo testo tratta dell’emofilia, dell’importanza del cauterio, del cancro alla mammella, del parto, delle fratture.
La sua opera fu per secoli molto apprezzata, uno dei grandi maestri della chirurgia medievale, Guy de Chauliac, medico del Papa ad Avignone, lo cita centinaia di volte nella sua opera Chirurgia Magna. [segue]
Di Siviglia era AVENZOAR (1091-1162), di lui non si sa molto, ma il suo trattato Thesir (Assistenza) ebbe grande influenza in Occidente, più volte tradotto in latino. A lui è attribuita la scoperta dell’acaro della scabbia, sostiene il primato della osservazione sulla teoria in polemica con Avicenna, tratta della tracheotomia e della medicina dell’occhio da trattare con l’atropina, principio attivo della mandragora.
Di Cordova era AVERROÈ (1126-1198), amico e discepolo di Avenzoar, più importante come filosofo aristotelico che come medico. La sua opera s’intitola Colliget, una sintesi della scienza medica dell’epoca, con osservazioni importanti, specie sul vaiolo.
Suo famoso allievo fu MAIMONIDE di Cordova (1135-1204), ebreo, condannato all’esilio per non aver abbracciato la fede musulmana, emigrò in Marocco e poi in Egitto dove divenne medico del Saladino. Scrisse un Libro dei Consigli, destinato al figlio del Saladino. Tratta soprattutto dei veleni, dei morsi di serpenti e di altri animali, uomo compreso, e di come trattarne le ferite. Maimonide consiglia medicine semplici piuttosto che misture complicate, riconosce lo stretto legame tra salute fisica e mentale. Nei suoi Aforismi sintetizza, in modo semplice, il meglio degli insegnamenti di Galeno.

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