Risultato della ricerca: Galsi

Governo della Regione. Si può fare di più? La Sardegna ne ha bisogno DIBATTITO – VALUTAZIONI e DIBATTITO

pigliaru si fa cdarico
lampadadialadmicromicro1Proseguiamo nella pubblicazione di riflessioni di valutazione critica dell’operato della Giunta regionale (e non solo), auspicando positivi cambiamenti di politiche e, ovviamente, di persone che sappiano interpretarli e rendere efficaci. E’ la volta di Gianni Loy che ha scritto l’articolo che sotto riproduciamo per la rivista La Collina della Comunità di Serdiana. Per correlazione riportiamo inoltre un articolo di Andrea Pubusa di commento sulle recenti posizioni del direttore de L’Unione Sarda in materia di legge elettorale sarda.
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Regione, cosa è cambiato?
di Gianni Loy*
Non nego di essere affascinato dalla retorica di Freud, dal suo stile letterario, ma non apprezzo più di tanto la psicoanalisi sotto il profilo scientifico. Eppure, la tecnica ideata da Jung di offrire un vocabolo al soggetto chiedendogli di rispondere con la prima parola che gli venga in mente, l’associazione libera, mi ha sempre intrigato.
Perché mai, nell’accingermi ad una riflessione sull’operato della giunta regionale, ha incominciato a rimbalzarmi nella mente il celebre ritornello di Charlie Chaplin: “Io cerco la Titina”?
Nel film “tempi moderni”, a Charlot che si esibiva con fare istrionesco al ritmo di swing, Paulette Goddart, coprotagonista, urlò da dietro le quinte: Canta! Non preoccuparti delle parole! Fu così che divenne famosa una vecchia canzone nonsense, Je cherche après Titine, successivamente entrata a far parte del repertorio, anche in Italia, di grandi artisti, da Natalino Otto, al Trio Lescano, a Gabriella Ferri…
Così come le persone, anche i governi vengono ricordati associandoli ai tratti più salienti del loro operato: un governo di larghe intese, il governo della riforma sanitaria, del rilancio dell’autonomia regionale…
Nel caso della giunta regionale sarda, sinceramente, non saprei con quali termini sintetizzare questi primi 15 mesi. Non riesco ad individuare, sarà miopia, azioni politiche rappresentative e caratterizzanti l’attività politica dell’esecutivo.
Certo, il superamento del patto di stabilità rappresenta un passaggio positivo, nonostante non sia chiaro se la Regione abbia abdicato a qualche legittima pretesa nei confronti dello Stato. L’abolizione del Piano paesaggistico della precedente Giunta è sicuramente da includere tra le poste positive. Non direi, però, che l’apertura dell’ospedale privato di Olbia sia qualcosa di cui menar vanto. Colgo, con più preoccupazione, la facilità con la quale un investitore col portafoglio pieno possa modificare i parametri che la Regione riteneva di aver raggiunto dopo una lunga e complessa procedura di valutazione del fabbisogno di posti letto, né sono certo che il risultato netto, alla fine, sarà positivo.
Per il resto, l’agenda ha dovuto dare spazio alle azioni di reperimento di risorse per l’assistenza dei lavoratori espulsi dal vecchio sistema industriale. Venuti meno i finanziamenti nazionali, occorre trovare ulteriori risorse da destinare, soprattutto, al pagamento della mobilità in deroga. Ma non si intravedono idee o progetti capaci di dare uno scossone ad un sistema ancora incentrato su politiche assistenziali che, per quanto nobili e doverese, quando necessarie, non producono positivi effetti per il sistema economico dell’isola.
Un’Agenzia del lavoro di 800 unità, così come concepita, mi sembra il solito carrozzone. Posto che solo una parte, come gli operatori prevenienti dai Centri per l’impiego, possiede un’adeguata professionalità, servirà a sistemare gruppi di lavoratori, privi di una specifica professionalità, al solo fine di far quadrare il cerchio della riforma degli Enti locali. Conoscendo l’Assessora, stento a credere che possa aver proposto una cosa del genere.
Il programma “garanzia giovani” costituisce una buona occasione per mettere alla prova i servizi all’impiego, avvicinare ad essi numerosi giovani. L’obiettivo dichiarato dalla giunta, del resto, era quello di “coinvolgere, formare e accompagnare al lavoro” tra i 12 ed i 15 mila giovani. Molto bene per il coinvolgimento dei giovani, ma quanti saranno realmente impegnati nella formazione, che stenta a decollare, e, soprattutto, nell’accompagnamento al lavoro?
Non credo interessi, al momento, un’analisi dettagliata dell’azione della giunta che abbia la presunzione di accertare se, nel complesso, il bilancio debba essere considerato positivo o negativo. Del resto, gli indicatori, soprattutto PIL e occupazione, che ci piaccia o no, sono largamente influenzati da fattori estranei e in gran parte indipendenti dall’azione dei governi locali. Anche l’azione annunciata dalla Giunta col pomposo nome di flexsecurity (in italiano: flessicurezza) fa parte di un piano declinato a livello di Unione europea, all’interno del quale il governo locale non può né favorire ulteriori misure di flessibilità, perché non possiede la necessaria competenza legislativa, né, per gli stessi motivi, apprestare nuovi istituti di “sicurezza”.
Tale politica, è certo, non produrrà alcun significativo risultato in termini di occupazione. Ma ciò non potrà essere ascritto né a merito né a demerito del governo locale che, di suo, può mettere solo una migliore efficienza nei servizi per l’impiego, all’interno dei quali, in effetti, sembra che si vada acquisendo maggior consapevolezza.
Si vedrà, più avanti nel tempo, se la Giunta sarà in grado di onorare uno dei suoi impegni più significativi, e cioè la promessa valutazione degli effetti delle politiche di modo che i cittadini possano essere informati dei risultati prodotti. Sarebbe un buon risultato, vista la carenza di riscontri su importanti azioni, a partire proprio dal master and back, che hanno assorbito ingenti finanziamenti.
Oggi possiamo solo limitarci a registrare le prime impressioni, non entusiasmanti, soprattutto per una Giunta che ha posto in cima ai suoi propositi quello di riavvicinare i cittadini alla politica. Obiettivo da condividere, che speriamo si possa realizzare, ma, intanto, ho l’impressione che il feeling tra governo regionale e cittadini, o più precisamente la simpatia (nell’accezione letterale del termine greco: σύν πάϑος) registri una certa freddezza.
Tra i motivi, probabilmente, il venir meno delle aspettative che il presidente aveva riposto nelle capacità tecniche degli assessori. Ho sempre avuto diffidenza, pur prendendo atto di rare e positive eccezioni, del ricorso ai tecnici per la copertura di posti di governo. Non ho mai compreso per quale misterioso motivo un ingegnere sia la persona ideale per occuparsi di lavori pubblici o un medico per occuparsi della sanità. Ammetto che un tecnico, come un Arlecchino, possa servire due padroni, ma non comprendo come sia possibile che un consulente di parte politica avversa, possa essere chiamato, con compiti di governo, in una giunta che trova, tra i suoi obbiettivi, proprio quello di porre rimedio ai guasti prodotti dalla Giunta precedente. Del resto, per quanto a mia conoscenza, non mi pare che il superiore interesse pubblico sia stata la prima preoccupazione dell’ex preside della facoltà di giurisprudenza di Cagliari, ad esempio, e neppure dell’ex pro-rettore dell’Università di Sassari. Oltretutto, è dubbio (cioè assolutamente certo) che alcune delle scelte apparentemente tecniche siano state determinate, in realtà, da ben più tradizionali sistemi di ripartizione tra i gruppi che concorrono alla maggioranza di governo.
Tale limite, peraltro, non riguarda solo la composizione della Giunta, ormai evidentemente inadeguata, ma anche l’attribuzione degli incarichi di gestione, o la nomina negli Enti, sulla base di vere o presunte competenze, a “tecnici” della passata amministrazione. Alla Sfirs, ad esempio, ma non è il solo caso, un ricambio della presidenza sarebbe stato certamente più opportuno.
Entra in gioco, nella valutazione di questo primo scorcio di attività della giunta regionale, anche il carisma del presidente, talvolta eccessivamente preoccupato del politicamente corretto o di un malinteso senso di imparzialità, che lo porta a non intervenire in talune scelte, solo apparentemente tecniche, o ad astenersi dal tackle per paura che il suo venga giudicato un intervento gamba tesa. Il caos della Camera di Commercio di Cagliari, ad esempio, avrebbe richiesto, ed ancora richiede, un più deciso intervento da parte del Governo regionale, la questione dell’inceneritore di Tossilo, di essere affrontata come caso politico strategico e non amministrativo…
“La cerco e non la trovo”. Non trovo quella sensazione di una politica capace di appassionare e di coinvolgere i cittadini, me per primo. Non trovo slancio, coraggio. Lo dico senza disprezzare gli sforzi volti a recuperare risorse, a muovere i primi passi di una riforma dell’Amministrazione che, però, rimane ancora lontana, a riprendere, faticosamente, la strada di una diversa metanizzazione dopo il fallimento del Galsi. E spero davvero che qualche risultato possa arrivare. Non condivido, però, l’abbandono di quel filone identitario, simboleggiato nella festa “nazionale” de Sa Die, che mi pare avvertita, persino con fastidio, da alcuni settori del governo regionale. Non trovo l’attenzione per i processi culturali profondi, i soli che possono fondare non dico l’uscita dalla crisi, perché questa risponde a fenomeni più complessi e ciclici che non ci appartengono, se non in minima parte, ma la ripresa di un cammino di progresso fondato sulla consapevolezza della propria identità e sulla coscienza di essere popolo con un destino comune.
Aspettando che il gallo canti.
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logo La Collina serdiana2Gianni Loy, anche su La Collina

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Pigliaru-sulla-collina 2
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Antony, benvenuto nel club dei democratici!
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democraziaoggi loghetto27 Luglio 2015 su Democraziaoggi

Andrea Pubusa

Ieri in edicola non credevo ai miei occhi. Il titolone di prima de L’Unione sarda recita: “Consiglio, una legge truffa” e al fianco un duro commento del direttore, Antony Muroni, “La legge elettorale dimenticata. Il pasticco e i suoi padri”. Dimenticato da chi? Marco Ligas altri 25 compagni ed io abbiamo fatto un ricorso elettorale al Tar e poi al Consiglio di Stato per contrastare questa legge e l’Unione non ne ha dato neppure notizia, se non di sfroso. Non ha commentato due sentenze piltatesche dei giudici amministrativi e neppure il contenuto dei ricorsi volti a difendere non posizioni dei ricorrenti, semplici elettori, ma la democrazia sarda.
Rivolgendoci ai giudici abbiamo tentato vanamente di difendere l’eguaglianza del voto e la rappresentanza dei sardi attaccata dal PD e dal PDL (ora FI) e non difesa dai sardi stessi.. Che senso ha dare al candidato presidente, che ottiene il 25% dei voti, ben il 55% dei seggi se non quello di prostrarre la volontà degli elettori che non hanno espresso quella volontà? Di più e peggio, che valore ha porre due alte soglie di sbarramento il 5 e il 10% a singole liste o a coalizioni non vincenti? Certo, non quello di assicurare la governabilità, già garantita dal sovrabbondante premio di maggioranza. Ha solo il senso di espungere dal Consiglio le voci fuori dal coro, quelli che non s’inquadrano nelle coalizioni dei due partiti maggiori. E infatti le voci più critiche dell’uno e dell’altro schieramento, Michela Murgia e Mauro Pili, sono rimasti fuori nonostante abbiano preso più di 70 mila e più di 40 mila voti. Ora, è ben noto che l’opposizione vera è il sale della democrazia, precostituite due schieramenti che si alternano alla maggioranza e all’opposizione senza essere alternativi è il peggiore dei mali sul piano democratico. E così è oggi in Sardegna. Un finto gioco di contrapposizione di forze sostanzialmente omogenee. Non a caso il patto scellerato che ci ha dato questa legge è stato vergato da PD e PDL.
Antony ieri ha fatto anche un’altra grande scoperta: si è accorto che il nostro Consiglio con le sue sole quattro donne su 60 consiglieri è un’assemblea più da califato islamico che da regione di uno Stato democratico, ma perché si sveglia a babbo morto? Anche questo contrasto con la Carta fa parte del nostro sfortunato ricorso.
Sia ben chiaro, meglio tardi che mai. Che il maggior quotidiano sardo apra una battaglia contro la legge truffa regionale è importante e dunque ben venga. Ma finora intorno al ricorso che poteva portare la legge elettorale davanti alla Consulta, molti troppi sono stati i silenzi. Perfino coloro che avrebbero tratto vantaggio, Murgia e Pili, sono stati zitti. Come lo sono i nostri ineffabili sovranisti (Sale docet) che pensano evidentemente ad una sovranità per interposti capibastone e a suon di baci alle pantofole dei capi. Una piramide che va dai satrapi dei maggiori partiti fino ad Arbau, Fenu e Gavino Sale. Che bella democrazia!  
A L’Unione sarda si sono accorti della intollerabilità di questa legge perché il Consiglio di Stato ha disposto la sostituzione di quattro consiglieri regionali. Paventa una paralisi del Consiglio. Ma di cosa parla? La sentenza dice il nome dei tre nuovi consiglieri e demanda alla Commissione elettorale centrale della Corte d’appello di dirci, verbali alla mano, chi è il quarto. E indica anche chi deve andar fuori perché illegittimamente eletto. Gli organi regionali devono solo eseguire, se non vogliono subire l’onta del giudizio di ottmperanza e della nomina di un Commissario ad acta ad opera dei giudici di Palazzo Spada, che faccia ciò che il nostro Consiglio è incapace di fare. E certo non sono un problema i vaneggiamenti di Sale e compagni su un ricorso alla Cassazione, mamma mia! con richiesta di sospensione immediata. Le decisioni del Consiglio di Stato non sono impugnabili in Cassazione se non per questioni di giurisdizione (ossia se si contesta la giursidizione nella causa del Giudice amministrativo in favore di quello ordinario). Ma qui – Sale si metta la sua bella anima indipendentista in pace – problemi di giurisdizione non ce n’è. Per l’impugnazione dell’atto di proclamazione degli eletti il potere di decidere spetta proprio, pacificamente e senza ombra di dubbio, ai giudici amministrativi.
Caro Antony, benvenuto nel club dei difensori della Costituzione, dello Statuto speciale, che ne è parte, e della sovranità dei sardi, che si manifesta anzitutto attraverso una legge elettorale che riconosce a tutti gli elettori un voto uguale e libero, senza stravolgimenti dopo lo spoglio delle schede. E visto che sei diventato dei nostri, ti faccio una confessione amichevole: Pigliaru & C. non governano, o sgovernano se ti aggrada, non perché sono degli incapaci (anche per questo, s’intende), ma perché non rappresentano nessuno. Hanno il 60% dei seggi a fronte del 19% dei voti, perché a questo gioco truccato molti sardi non partecipano, si astengono. Alle ultime regionali non hanno votato circa il 50% dei sardi. Un disatro! La rappresentanza è un cosa seria, la governabilità non è frutto di trucchi o truffe, ma solo di un coinvolgimento forte dei cittadini, che si manifesta innanzitutto, anche se non solo, attraverso il voto, alle elezioni.

Governo della Regione. Si può fare di più? La Sardegna ne ha bisogno DIBATTITO – VALUTAZIONI e DIBATTITO

pigliaru si fa cdarico
lampadadialadmicromicro1Proseguiamo nella pubblicazione di riflessioni di valutazione critica dell’operato della Giunta regionale (e non solo), auspicando positivi cambiamenti di politiche e, ovviamente, di persone che sappiano interpretarli e rendere efficaci. E’ la volta di Gianni Loy che ha scritto l’articolo che sotto riproduciamo per la rivista La Collina della Comunità di Serdiana.
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Regione, cosa è cambiato?
di Gianni Loy*
Non nego di essere affascinato dalla retorica di Freud, dal suo stile letterario, ma non apprezzo più di tanto la psicoanalisi sotto il profilo scientifico. Eppure, la tecnica ideata da Jung di offrire un vocabolo al soggetto chiedendogli di rispondere con la prima parola che gli venga in mente, l’associazione libera, mi ha sempre intrigato.
Perché mai, nell’accingermi ad una riflessione sull’operato della giunta regionale, ha incominciato a rimbalzarmi nella mente il celebre ritornello di Charlie Chaplin: “Io cerco la Titina”?
Nel film “tempi moderni”, a Charlot che si esibiva con fare istrionesco al ritmo di swing, Paulette Goddart, coprotagonista, urlò da dietro le quinte: Canta! Non preoccuparti delle parole! Fu così che divenne famosa una vecchia canzone nonsense, Je cherche après Titine, successivamente entrata a far parte del repertorio, anche in Italia, di grandi artisti, da Natalino Otto, al Trio Lescano, a Gabriella Ferri…
Così come le persone, anche i governi vengono ricordati associandoli ai tratti più salienti del loro operato: un governo di larghe intese, il governo della riforma sanitaria, del rilancio dell’autonomia regionale…
Nel caso della giunta regionale sarda, sinceramente, non saprei con quali termini sintetizzare questi primi 15 mesi. Non riesco ad individuare, sarà miopia, azioni politiche rappresentative e caratterizzanti l’attività politica dell’esecutivo.
Certo, il superamento del patto di stabilità rappresenta un passaggio positivo, nonostante non sia chiaro se la Regione abbia abdicato a qualche legittima pretesa nei confronti dello Stato. L’abolizione del Piano paesaggistico della precedente Giunta è sicuramente da includere tra le poste positive. Non direi, però, che l’apertura dell’ospedale privato di Olbia sia qualcosa di cui menar vanto. Colgo, con più preoccupazione, la facilità con la quale un investitore col portafoglio pieno possa modificare i parametri che la Regione riteneva di aver raggiunto dopo una lunga e complessa procedura di valutazione del fabbisogno di posti letto, né sono certo che il risultato netto, alla fine, sarà positivo.
Per il resto, l’agenda ha dovuto dare spazio alle azioni di reperimento di risorse per l’assistenza dei lavoratori espulsi dal vecchio sistema industriale. Venuti meno i finanziamenti nazionali, occorre trovare ulteriori risorse da destinare, soprattutto, al pagamento della mobilità in deroga. Ma non si intravedono idee o progetti capaci di dare uno scossone ad un sistema ancora incentrato su politiche assistenziali che, per quanto nobili e doverese, quando necessarie, non producono positivi effetti per il sistema economico dell’isola.
Un’Agenzia del lavoro di 800 unità, così come concepita, mi sembra il solito carrozzone. Posto che solo una parte, come gli operatori prevenienti dai Centri per l’impiego, possiede un’adeguata professionalità, servirà a sistemare gruppi di lavoratori, privi di una specifica professionalità, al solo fine di far quadrare il cerchio della riforma degli Enti locali. Conoscendo l’Assessora, stento a credere che possa aver proposto una cosa del genere.
Il programma “garanzia giovani” costituisce una buona occasione per mettere alla prova i servizi all’impiego, avvicinare ad essi numerosi giovani. L’obiettivo dichiarato dalla giunta, del resto, era quello di “coinvolgere, formare e accompagnare al lavoro” tra i 12 ed i 15 mila giovani. Molto bene per il coinvolgimento dei giovani, ma quanti saranno realmente impegnati nella formazione, che stenta a decollare, e, soprattutto, nell’accompagnamento al lavoro?
Non credo interessi, al momento, un’analisi dettagliata dell’azione della giunta che abbia la presunzione di accertare se, nel complesso, il bilancio debba essere considerato positivo o negativo. Del resto, gli indicatori, soprattutto PIL e occupazione, che ci piaccia o no, sono largamente influenzati da fattori estranei e in gran parte indipendenti dall’azione dei governi locali. Anche l’azione annunciata dalla Giunta col pomposo nome di flexsecurity (in italiano: flessicurezza) fa parte di un piano declinato a livello di Unione europea, all’interno del quale il governo locale non può né favorire ulteriori misure di flessibilità, perché non possiede la necessaria competenza legislativa, né, per gli stessi motivi, apprestare nuovi istituti di “sicurezza”.
Tale politica, è certo, non produrrà alcun significativo risultato in termini di occupazione. Ma ciò non potrà essere ascritto né a merito né a demerito del governo locale che, di suo, può mettere solo una migliore efficienza nei servizi per l’impiego, all’interno dei quali, in effetti, sembra che si vada acquisendo maggior consapevolezza.
Si vedrà, più avanti nel tempo, se la Giunta sarà in grado di onorare uno dei suoi impegni più significativi, e cioè la promessa valutazione degli effetti delle politiche di modo che i cittadini possano essere informati dei risultati prodotti. Sarebbe un buon risultato, vista la carenza di riscontri su importanti azioni, a partire proprio dal master and back, che hanno assorbito ingenti finanziamenti.
Oggi possiamo solo limitarci a registrare le prime impressioni, non entusiasmanti, soprattutto per una Giunta che ha posto in cima ai suoi propositi quello di riavvicinare i cittadini alla politica. Obiettivo da condividere, che speriamo si possa realizzare, ma, intanto, ho l’impressione che il feeling tra governo regionale e cittadini, o più precisamente la simpatia (nell’accezione letterale del termine greco: σύν πάϑος) registri una certa freddezza.
Tra i motivi, probabilmente, il venir meno delle aspettative che il presidente aveva riposto nelle capacità tecniche degli assessori. Ho sempre avuto diffidenza, pur prendendo atto di rare e positive eccezioni, del ricorso ai tecnici per la copertura di posti di governo. Non ho mai compreso per quale misterioso motivo un ingegnere sia la persona ideale per occuparsi di lavori pubblici o un medico per occuparsi della sanità. Ammetto che un tecnico, come un Arlecchino, possa servire due padroni, ma non comprendo come sia possibile che un consulente di parte politica avversa, possa essere chiamato, con compiti di governo, in una giunta che trova, tra i suoi obbiettivi, proprio quello di porre rimedio ai guasti prodotti dalla Giunta precedente. Del resto, per quanto a mia conoscenza, non mi pare che il superiore interesse pubblico sia stata la prima preoccupazione dell’ex preside della facoltà di giurisprudenza di Cagliari, ad esempio, e neppure dell’ex pro-rettore dell’Università di Sassari. Oltretutto, è dubbio (cioè assolutamente certo) che alcune delle scelte apparentemente tecniche siano state determinate, in realtà, da ben più tradizionali sistemi di ripartizione tra i gruppi che concorrono alla maggioranza di governo.
Tale limite, peraltro, non riguarda solo la composizione della Giunta, ormai evidentemente inadeguata, ma anche l’attribuzione degli incarichi di gestione, o la nomina negli Enti, sulla base di vere o presunte competenze, a “tecnici” della passata amministrazione. Alla Sfirs, ad esempio, ma non è il solo caso, un ricambio della presidenza sarebbe stato certamente più opportuno.
Entra in gioco, nella valutazione di questo primo scorcio di attività della giunta regionale, anche il carisma del presidente, talvolta eccessivamente preoccupato del politicamente corretto o di un malinteso senso di imparzialità, che lo porta a non intervenire in talune scelte, solo apparentemente tecniche, o ad astenersi dal tackle per paura che il suo venga giudicato un intervento gamba tesa. Il caos della Camera di Commercio di Cagliari, ad esempio, avrebbe richiesto, ed ancora richiede, un più deciso intervento da parte del Governo regionale, la questione dell’inceneritore di Tossilo, di essere affrontata come caso politico strategico e non amministrativo…
“La cerco e non la trovo”. Non trovo quella sensazione di una politica capace di appassionare e di coinvolgere i cittadini, me per primo. Non trovo slancio, coraggio. Lo dico senza disprezzare gli sforzi volti a recuperare risorse, a muovere i primi passi di una riforma dell’Amministrazione che, però, rimane ancora lontana, a riprendere, faticosamente, la strada di una diversa metanizzazione dopo il fallimento del Galsi. E spero davvero che qualche risultato possa arrivare. Non condivido, però, l’abbandono di quel filone identitario, simboleggiato nella festa “nazionale” de Sa Die, che mi pare avvertita, persino con fastidio, da alcuni settori del governo regionale. Non trovo l’attenzione per i processi culturali profondi, i soli che possono fondare non dico l’uscita dalla crisi, perché questa risponde a fenomeni più complessi e ciclici che non ci appartengono, se non in minima parte, ma la ripresa di un cammino di progresso fondato sulla consapevolezza della propria identità e sulla coscienza di essere popolo con un destino comune.
Aspettando che il gallo canti.
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Governo della Regione. Si può fare di più? La Sardegna ne ha bisogno

DIBATTITO – VALUTAZIONI e DIBATTITO Elias Megel_2————————————————————————-

Altri tre anni e mezzo in queste condizioni sono la morte
di Andrea Sotgiu

La Grecia detta, ancora una volta, la rotta. Quante volte ha spinto i suoi Ulisse a solcare i mari per approdare in terre lontane, compresa la Sardegna, l’isola d’argento? Come l’antica Pizia, indica la dolorosa verità di oggi: la proletarizzazione e il declino del popolo europeo, il più civile del mondo; la morte della borghesia, classe di recente invenzione; il monopolio di èlites senza patria e senza nazione che cinicamente usano il linguaggio del rigore ma si comportano come i chicago boys di cilena memoria, senza sporcarsi le mani con colpi di stato.

Un suo giovane figlio, nato da chi cacciò i colonelli ma non la corrotta élite di evasori fiscali, loro base sociale, realizza l’eterno sogno di democrazia. Istruito e consapevole è riuscito a trasformare un paese, il cui Pil vale il 2% di quello europeo, nel centro del mondo. Ha dato speranza a tutte le periferie e a chi crede che la politica e la democrazia, sono il vero antidoto ai chicago boys in grisaglia.

Quale lezione può arrivare all’isola d’argento? Ad una Sardegna digiuna da tempo di personalità di peso nelle rappresentanze parlamentari a Bruxelles, a Roma, a Cagliari?

Ragionando su quanto è accaduto tra Grecia e oligarchie finanziarie non è più un problema di dimensione o di Pil. Si è capito, come dicono molti analisti, che il problema è la presenza di classi dirigenti consapevoli del loro ruolo e della loro responsabilità; di èlites con piena sovranità che smettano di essere litigiose e autorecluse in recinti e il cui familismo, di sangue e di clan, è famelico quanto castrante.

A leggere i quotidiani sardi l’isola d’argento è ben lontana da questa Grecia e non c’è nessun Alexis Tsipras all’orizzonte. I litigi all’interno di una stessa famiglia politica – parlare di partito è troppo – e tra famiglie di una stessa maggioranza è la prevalente attività della politica, a destra e a manca. Scontri tra rappresentanze cooptate nelle istituzioni e che, forse per questo, trascorrono il tempo ad insultarsi piuttosto che ad esercitare il mandato costituzionale.

I loro profili FB sono eloquenti. Slogans su slogans a favore di gruppi dirigenti in campo, a cui in verità le popolazioni, hanno, da tempo, tolto consenso, o contro chi minaccia di non voler seguire gli ordini del clan. Esponenti che giocano nello stesso campionato ma con maglia diversa a seconda della partita. Segretari di partito che falliscono il loro mandato e che per occultare le sconfitte ricorrono a tatticismi e furbizie cercando capri espiatori invece di ammettere la propria inaffidabilità e lasciare a chi è più portato e capace.

Non è meglio la giunta regionale. Si è ormai capito che è in affanno, camuffato da una compulsiva frenesia di annunci con contorno di foto. Che confusione tra comunicazione e informazione! Un gruppo catapultato senza avere alcuna visione della Sardegna e in difficoltà persino nell’ordinaria amministrazione. Guardare per credere l’attività di gran parte degli assessorati o degli uffici. Non basta che assessori vadano a zonzo in quell’inaudito sagrificio che è la Sardegna estiva dove variegate umanità credono di approdare ad Itaca ma in verità nel paese di bengodi, ospiti di un circo autorefenziale, indifferente a quanto accade nei territori negli altri mesi.

Che modello quei greci che ballano e cantano ma esprimono anche gente capace di dignità, etica, orgoglio che ha cacciato dal tempio i mercanti che usavano partiti ed istituzioni per i propri affari. Arriverà quel tempo nell’isola d’argento? Indizi sono all’orizzonte. Bisogna saperli cogliere e prendere il vento.

Francesco Pigliaru azzeri tutto. Faccia una giunta formata da persone di comprovata competenza, senza badare ad appartenenze o a prossimità. Prescinda da una sedicente maggioranza e da presunte maggioranze nella maggioranza! Nella realtà non esistono più e veri o presunti stati generali sono ormai ridicoli. Ricordano troppo i mille tavoli di Cappellacci. Se non è capace di tale autonomia, legittimata dall’investitura che il popolo sardo gli diede in un tempo che sembra oggi lontanissimo, faccia come Alexis Tsipras: ridia la parola al popolo sardo. Altri tre anni e mezzo in queste condizioni sono la morte certificata dell’isola d’argento.
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By sardegnasoprattutto / 8 luglio 2015 / Società & Politica
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Pigliaru-sulla-collina 2
Nel riquadro il presidente Francesco Pigliaru in un fotomontaggio della rivista La Collina di Serdiana.

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Esiste in Sardegna una politica industriale?
di Raffaele Deidda

Parrebbe di no, a giudicare dalle considerazioni degli addetti ai lavori che rientrano a pieno titolo nella fattispecie degli stakeholder spesso citata dall’assessore della Programmazione. A cominciare dal Segretario Generale della Cgil Susanna Camusso che, a settembre del 2014 a Buggerru per l’anniversario dell’eccidio, ha rilanciato i temi del lavoro e della vertenza Sardegna, denunciando l’assenza, nell’isola, di una politica industriale. Posizione confermata dai sindacati regionali dei chimici nel mese di gennaio 2015: “Assistiamo finora ad una certa continuità tra la Giunta Cappellacci e la Giunta Pigliaru sulle mancate scelte di politica industriale ed energetica, perchè questo esecutivo non ha fatto molto di più“.

I chimici hanno rilevato come l’azione politica della Giunta regionale sia indirizzata verso un modello di sviluppo economico nel quale l’industria è abbandonata a se stessa, invece di essere indirizzata verso un modello di sviluppo integrato. Non sembra abbia prodotto particolari effetti il contributo, in quell’occasione, del presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau che ha sostenuto: “Questa amministrazione regionale deve fare scelte ragionate in tempi rapidissimi, pena il fallimento di tutta la Sardegna e non solo del settore chimico e industriale. Non ci sono i tempi per fare valutazioni di lunga durata“.

Il segretario generale della Fiom Maurizio Landini, a Nuoro nello scorso mese di maggio, ha ribadito che in Sardegna manca una politica industriale e un piano straordinario del lavoro. Oltre una visione del futuro che coniughi la difesa dell’esistente produttivamente valido con politiche nuove.

Parlano la stessa lingua questi sindacalisti. Sono giustamente stakeholder, in quanto portatori di interessi dei lavoratori che intravedono in Sardegna l’esistenza di un fenomeno che va oltre il NIMBY (Not in my back yard: non nel mio cortile di casa), riferito alle ostilità, talvolta preconcette, sugli insediamenti energetico-industriali, al NIMTO (Not in my turn office: non durante il mio mandato). Certo sarebbe poco “onorevole” per una Giunta Regionale, o anche per un singolo assessore, non assumersi le responsabilità che gli competono, rifugiandosi nell’immobilismo in attesa di tempi migliori. O, forse, di un banale rimpasto che potrebbe annullare gli incarichi o modificare i mandati e i ruoli.

Tornano le domande: A che punto è l’elaborazione del PEARS (Piano Energetico Ambientale Regionale), strumento attraverso il quale l’Amministrazione Regionale persegue obiettivi di carattere energetico, socio-economico e ambientale? A che punto é, poi, l’approvvigionamento di gas metano una volta deciso l’abbandono del GALSI? Sono sufficienti le rassicurazione dell’assessore regionale dell’Industria che nel mese di maggio ha comunicato: “Stiamo mantenendo fede agli impegni presi, la Giunta farà scelte rapide nell’interesse dei sardi e della Sardegna. La questione energetica è strategica per disegnare il rilancio dell’industria nella nostra Regione”?

Sembra di risentire le dichiarazioni del presidente del Consiglio Regionale di inizio anno: “Questa amministrazione regionale deve fare scelte ragionate in tempi rapidissimi, pena il fallimento di tutta la Sardegna e non solo del settore chimico e industriale”. Tempi rapidissimi quanto? Se la questione energetico-socio.economico-ambientale era la priorità di una Giunta insediatasi sedici mesi fa, ricca anche di competenze accademiche tali da consentire di individuare in tempi rapidissimi le soluzioni più idonee ai problemi lasciati irrisolti dalla pessima gestione Cappellacci?

E’ consolatoria la notizia che entro il 2015 dovrebbe essere avviata ad Ottana un’attività per il riciclo della plastica con l’impiego di circa 30 lavoratori? A fronte dell’insuccesso del Contratto d’Area del 1998, presentato come strumento utile per rilanciare l’industria chimica in crisi, finanziato con oltre 110 milioni di euro per creare 1300 posti di lavoro. In gran parte “saltati” a causa dei progetti non andati in porto.

C’è o non c’è, quindi, una politica industriale regionale? Non lasciamo ai posteri l’ardua sentenza perché, come richiamato da Andrea Sotgiu in questa stessa rivista, altri tre anni e mezzo in queste condizioni sono la morte certificata dell’isola d’argento.
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Raffaele Deidda By sardegnasoprattutto / 9 luglio 2015 / Economia & Lavoro
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serieta-signori

in giro con la lampada di aladin sul gasdotto…

Galsi-5lampada aladin micromicroToh, chi si rivede! Il Galsi. Raffaele Deidda su SardegnaSoprattutto.
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- Il Galsi su Aladinews

DIBATTITO su la Sardegna di oggi e di domani. Verso il baratro ?

lampadadialadmicromicro133Sulle tematiche trattate da Salvatore Cubeddu è in corso un ampio dibattito, che tuttavia riteniamo sia insufficiente e in certa parte paludato. Cerchiamo di dargli respiro e farlo crescere. Salvatore non usa mezze misure per descrivere la situazione dal suo punto di vista. Com’è noto Aladin ha dato spazio a diverse posizioni, per certe parti opposte. Ricordiamo al riguardo i molti articoli pubblicati (che abbiamo rubricato – riduttivamente – come “chimica verde”) e, in particolare, i servizi approfonditi del nostro Vanni Tola. E’ nostro compito precipuo, da piccolo organo di informazione, dare spazio a tutte le argomentazioni per favorire il confronto e illuminare le scelte sull’oggi e sul futuro della Sardegna, chiunque le stia già facendo e le debba fare. E, ovviamente, ci riferiamo anche alle decisioni e comportamenti di chi legittimamente si oppone e indica strade diverse. Di più, allo stato, non possiamo fare, ma per noi è molto.
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Si, la Sardegna va verso il baratro! E vi spiego il perché.

di Salvatore Cubeddu *

A Sassari l’hanno chiamata Matrìca, a Carbonia si chiamerà Mossi&Ghisolfi, a Nuoro vorrebbe farlo Clivati, anche per Chilivani è già stato approvato un progetto per la realizzazione di impianto di biogas con materia prima proveniente dall’agricoltura. Neanche se la Sardegna fosse il doppio di quella che è, basterebbe a nutrire questi impianti voraci. Si tratta di notizie riprese negli ultimi giorni. Con una nuova e peggiore, che va loro incontro: non è vero che il governo rinuncia a far pagare l’Imu dei terreni agricoli, ne ha solo spostato a gennaio il versamento.
Mentre noi si viaggia nelle strade per protestare contro l’occupazione militare delle nostre terre e l’arrivo delle scorie nucleari, la conferma del solito meccanismo di sviluppo ci si para davanti agli occhi, in avvio per i prossimi trenta-cinquanta anni. E se, come affermato ieri, pare che il PD di Soru voglia essere partecipe dei movimenti anti-servitù, lo stesso partito risulta il protagonista politico e l’interlocutore sardo dell’invasione delle campagne sarde con le coltivazioni di cardi e di canne, le cui caratteristiche infestanti e consumatrici di acqua e suolo lascio descrivere agli esperti agronomi. Comunque, una tragedia per l’agricoltura e per l’economia sarda.
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in giro con la lampada di aladin… Il metano ci da una mano? Come e quando?

lampada aladin micromicro… sul metano in Sardegna.
- I servizi di oggi su L’Unione Sarda
- Precedenti su Aladinews: Galsi e dintorni

in giro con la lampada di aladin… Lavoro, lavoro

lampadadialadmicromicro- Emergenza reddito per i dipendenti e operai. Subito la Regione sarà chiamata a scegliere sulla questione metano
Lavoro, sarà un autunno molto caldo

di Alfredo Franchini, La Nuova Sardegna 20 agosto 2014

in giro con la lampada di aladin… su San Raffaele, Qatar e dintorni…

lampadadialadmicromicro- “Il Qatar finanzia i terroristi dell’Isis”: ragazzi, ma chi ci stiamo mettendo in casa? E sul San Raffaele la Regione resterà col cerino in mano?. Vito Biolchini su vitobiolchini.it
- bonaventura-300x167Il Qatar non è solo oro che luccica. Nicolò Migheli su SardegnaSoprattutto
By sardegnasoprattutto / 23 maggio 2014 / Società & Politica

- Le domande di Alessandro Spano (su SardegnaPossibile) del 18 giugno 2014.
. – Altri approfondimenti correlati su Aladinews

in giro con la lampada di aladin…

franklin-delano-roosevelt-memorial-fun-facts-i1lampadadialadmicromicro133- Quattro anni sprecati . Luciano Gallino su La Repubblica (ripreso anche da SardegnaSoprattutto).
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(…) Nei discorsi con cui verso metà agosto Matteo Renzi ha occupato gran parte delle reti tv, si è profuso in richiami alla necessità di guardare con coraggio alla crisi, di non lasciarsi prendere dalla sfiducia, di contare sulle risorse profonde del paese. Sarà un caso, o uno spin doctor un po’ più colto, ma questi accorati richiami alla fibra morale dei cittadini ricordano il discorso inaugurale con cui Franklin D. Roosevelt inaugurò la sua presidenza nel marzo 1933. In Usa le conseguenze furono straordinarie. Ma non soltanto perché i cittadini furono rianimati di colpo dalle parole del presidente. Bensì perché nel giro di poche settimane Roosevelt creò tre agenzie per l’occupazione che in pochi mesi diedero un lavoro a quattro milioni di disoccupati, e attuò la più grande ed efficace riforma del sistema bancario che si sia mai vista in Occidente, la legge Glass-Steagall. Ci faccia vedere qualcosa di simile, Matteo Renzi, in tempi analoghi, e cominceremo a pensare che il suo governo potrebbe anche risultare meno disastroso di quanto oggi non sembri.

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scale efis- Emergenza reddito per i dipendenti e operai. Subito la Regione sarà chiamata a scegliere sulla questione metano
Lavoro, sarà un autunno molto caldo
. Alfredo Franchini su La Nuova Sardegna del 20 agosto 2014.

in giro con la lampada di aladin… E il Galsi?

lampadadialadmicromicro- «La Regione ci ripensi sul Galsi». Il metano nell’Isola: un pool di esperti dirà che strada seguire – I vertici della società vogliono convincere la Giunta Pigliaru a credere ancora nel gasdotto.
Giuseppe Deiana su L’Unione Sarda

Fuori: in giro con la lampada di aladin…

aladin-lampada3-di-aladinews312 - La Sardegna fuori dall’Europa?
di Salvatore Cubeddu

- La Sardegna fuori dal Galsi
by SardegnaSoprattutto

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Le novità (si fa per dire) sul dopo Galsi

(Dal sito della Regione Sarda, 19 maggio 2014) Regione e Governo: sì alla metanizzazione della Sardegna
Il viceministro De Vincenti ha confermato l’interesse alla metanizzazione della Sardegna, così come rappresentato dalla Regione, dichiarando la scelta in linea con la Strategia Energetica Nazionale. Parallelamente, la Regione lancerà un confronto con tutti i Portatori d’Interesse sardi, così che le varie possibilità sulla metanizzazione possano essere valutate all’interno del più ampio Piano Energetico Regionale in via di definizione. – segue -

DIBATTITO su Galsi e oltre… Metaniere + Rigassificatori sono un’alternativa ad altissimo rischio

Come contributo al dibattito in corso, pubblichiamo uno scritto sui rischi del trasporto del gas con le metaniere (sistema alternativo al gasdotto via mare), al quale si associa la realizzazione di almeno 2 rigassificatori. Lo scritto risale al 1988 e contiene una serie di informazioni aggiornate rispetto all’epoca. Mettiamoci allora in caccia di dati aggiornati ai nostri giorni.
Mario Silvestri Il futuro dell'energia LibroScrive il prof. Mario Silvestri (compianto docente del Politecnico di Milano 1.) nel suo libro “Il futuro dell’energia” (Edizioni Boringhieri, 1988), pagg.128-129 (…) Il più grave incidente possibile con gas naturale è legato al suo trasporto via mare con metaniere. Nel 1986 51,6 miliardi di metri cubi di metano sono stati trasportati in questo modo: 38,9 verso il Giappone, 12,9 verso l’Europa e 0,1 altrove. Metaniere da 100.000 m3 di metano liquido trasportano un potenziale energetico enorme, che può anche esplodere, se una concatenazione molto improbabile ma non impossibile di eventi si succede in maniera perversa. Ad esempio, in una collisione, una metaniera danneggiata potrebbe rovesciare in mare parte del suo contenuto di metano liquido.

in giro con la lampada di aladin per Galsi e dintorni

aladin-lampada-di-aladinews312- Bye, bye, gasdotto Galsi, arrivano i rigassificatori? La posizione del Gruppo d’intervento giuridico
- Anche sul manifesto sardo
- Galsi, un no che inquieta. E sull’energia serve una moratoria, esattamente come nel 2004 si fece con la Salvacoste. Vito Biolchini sul sito vitobiolchini.it
- About Galsi sul sito della RAS.
logo_gruppo_intervento_giuridico1- Pratica dell’obbiettivo. Gruppo d’intervento giuridico; per il Galsi la Giunta regionale disponga una “consultazione pubblica preventiva” U Allegretti- Sulla democrazia partecipativa sempre pertinenti e di sicuro riferimento le parole del prof. Umberto Allegretti (intervista di Unicafor del 2 aprile 2008)
ape-innovativa- Una scelta economicista e rinunciataria: il commento di Aladin - segue -

A che punto è il gas?

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ape-innovativaPubblichiamo, riprendendola da Sardegnasoprattutto, una riflessione importante e opportuna dell’amico Raffaele Deidda sulla vicenda che sinteticamente chiamiamo Galsi. Si dovrebbe aggiungere “la questione della metanizzazione della Sardegna”, ma, allo stato sulla metanizzazione in Sardegna c’è (o c’era) solo Galsi non esistendo alcun progetto che abbia, nonostante tutto, la concretezza e “lo stato di avanzamento” del Galsi. E’ pertanto una questione che non può essere liquidata con decisioni rapide e definitive. Così ragiona Raffaele Deidda quando avanza perplessità più che legittime sulle decisioni al riguardo assunte dalla Giunta Pigliaru, la quale ascrive la decisione di uscire dal Galsi (ma afferma pure che potrà rientrarvi in futuro!) nel programma politico di “rilancio della metanizzazione della Sardegna”. In sostanza a un progetto concreto quale è il Galsi e, ripetiamo, nonostante tutto (lentezze, incertezze, criticità geo-politiche, etc) si contrappone una grande nebulosità, che le dichiarazioni di Francesco Pigliaru, Raffaele Paci e Grazia Piras, contribuiscono a creare. Guardatevi al riguardo il video della conferenza stampa riportata sul sito web della Regione, ma anche leggetevi la delibera della Giunta regionale (DELIBERAZIONE N. 17/14 DEL 13.5.2014), a cui Presidente e Assessori continuamente rimandano nelle loro dichiarazioni. Della serie: e se non volete capire di più leggete la delibera. Vero è che la delibera rinvia il grande problema a “un apposito gruppo di lavoro interassessoriale coordinato dall’Assessorato dell’Industria e composto da rappresentanti della Presidenza della Regione e dell’Assessorato della Programmazione, Bilancio, Credito e Assetto del Territorio che, secondo la vigente normativa, potrà avvalersi del supporto tecnico della SFIRS previo apposito incarico, nonché potrà prevedere l’individuazione di un advisor specializzato nel settore che possa supportare l’Amministrazione nell’analizzare gli scenari e orientare l’azione amministrativa”; il gruppo di lavoro dovrà altresì “monitorare e accelerare i progetti di intervento dei privati aggiudicatari degli interventi di realizzazione delle reti di distribuzione del gas, individuando le eventuali criticità e supportandone la soluzione”. Troppo poco, anzi, quasi niente rispetto alla portata del problema. La Giunta in questo modo e solo per salvare gli 11 milioni di euro, da a tutta la questione un valenza “ecnomicista”, incapace di inquadrarla invece rispetto a uno scenario complesso. Insomma non è solo questione di bilancio. Pigliaru, Paci e Piras prima di decidere questo come ulteriori passi devono capire in quale contesto geo-politico si muovono l’Italia e la Sardegna (interessanti al proposito le dichiarazioni e gli scritti di Giulio Sapelli, utilmente liberi e provocatori). Non andiamo oltre in questa riflessione, impegnandoci a riprenderla. Certo è che c’è necessità di un grande e approfondito dibattito che innazitutto ricuperi il lavoro fatto in questi anni sotto la denominazione “Galsi”, che tenga in conto anche le opposizioni al progetto Galsi, che sappia inquadrare il tutto sia nella materia “politica energetica” sia nella materia dei rapporti della Sardegna con i paesi della sponda Sud del Mediterraneo, in particolare con i paesi del Nord Africa. Per questo allo stato avvertiamo una grande inadeguatezza delle politiche della Giunta regionale, che va superata con il pieno coinvolgimento del Consiglio Regionale e soprattutto del popolo sardo, con tutti i mezzi possibili perchè vi sia un’effettiva partecipazione al dibattito e alle scelte che ne devono scaturire. Una piccola proposta a tutte le persone e le organizzazioni che sono interessate a questi temi: organizziamo un dibattito pubblico su “Galsi, questione energetica e posizionamento geopolitico della Sardegna”? Gli intellettuali, non solo ma soprattutto loro, non stiano a guardare!
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Gasdotto su sardegnasoprattutto
A che punto è il gas?
di Raffaele Deidda *

E’ utile rileggere l’articolo pubblicato (maggio 2010) da Equilibri – Centro Studi di Geopolitica e Relazioni Internazionali. Vi si evidenzia come gli interessi dell’Italia e dell’Algeria avessero trovato un punto d’incontro nel GALSI (Gasdotto Algeria-Sardegna-Italia), che avrebbe collegato i due Paesi tramite la Sardegna. Occasione vantaggiosa per l’isola per variare il mix energetico, troppo squilibrato a favore dei prodotti petroliferi. Per l’Associazione Italiana degli Economisti dell’Energia (AIEE), i prodotti petroliferi sono, infatti, il 77% delle fonti energetiche sarde, mentre i combustibili solidi contribuiscono per circa il 19%. La debolezza strutturale per l’assenza di una rete del gas in Sardegna comporta rischi e costi anche per l’inquinamento ambientale e i benefici per l’isola sarebbero stati interessanti anche per la comparazione col restante territorio nazionale dove il mix energetico è costituito da combustibili solidi per il 9%, da prodotti petroliferi per il 43% e dal gas naturale per il 36%. I dati dell’AIEE indicano inoltre che su 452 milioni di tonnellate di CO2 emesse in Italia, circa 16 milioni sono in Sardegna, proprio per l’eccessiva dipendenza dalle risorse petrolifere. Il gas algerino avrebbe consentito di ridurre di circa il 20% le emissioni di CO2. Non meno importante il dato occupazionale, con una previsione di 10.000 nuovi occupati. Di cui il 60% fissi e il 40% stagionali.
La realizzazione del gasdotto avrebbe soddisfatto i bisogni interni di produzione energetica, alleggerendo il costo della bolletta per imprese e consumatori sardi. La Sardegna sarebbe diventata un crocevia per la gestione del flusso di gas dal Nord Africa, ipotizzando, con il GALSI, un transito di 8 miliardi di metri cubi annui. L’Italia diventava il nuovo hub del gas dell’Unione Europea nel Mediterraneo, commercializzando il gas nel mercato italiano e vendendolo ad altri operatori europei. Il vantaggio per l’Algeria sarebbe consistito nell’avere uno sbocco nel promettente mercato europeo, massimizzando la posizione privilegiata di fornitore naturale di gas con l’obiettivo di diventare il primo fornitore dei Paesi europei mediterranei.
Dopo infinite discussioni, ripensamenti, conflitti fra ambientalisti, sovranisti e indipendentisti, convegni, rinvii “tecnici” dovuti principalmente alle perplessità della società algerina Sonatrach sulla convenienza di confermare la partecipazione al GALSI in riferimento alle formule di prezzo che gli altri soci avrebbero voluto imporre, la parola fine l’ha posta la giunta di Francesco Pigliaru: Il GALSI non s’ha da fare! E’ stata deliberata l’uscita della Finanziaria regionale Sfirs dal Consorzio, riscattando 11 milioni di euro della quota di partecipazione.
Eppure il progetto fu ritenuto una conquista per la Sardegna, non solo in termini energetici ma anche “sovranisti”, con un decisivo contributo del governo Prodi e della giunta di centrosinistra prima di quella deleteria di Cappellacci. Questi si era distinto per la totale inattività nel promuovere l’avvicinamento delle imprese sarde al progetto e nel non fornire ai cittadini e alle amministrazioni locali alcuna informazione sullo stato dell’arte del progetto GALSI.
Perché Pigliaru e la sua giunta hanno rinunciato al gas metano attraverso una condotta sottomarina proprio adesso che la crisi russo-ucraina farebbe ritenere il gasdotto dall’Algeria ancora più strategico? Cosa significa che la Regione non rinuncia alla metanizzazione e che la soluzione operativa dovrà essere indicata da un “advisor” da scegliere con un bando? Ci sono alternative al “tubo” sottomarino, diverse dalle navi metaniere e dai rigassificatori? Quale il livello di discussione politica per una tale iniziativa? Quali il coinvolgimento e la partecipazione della società sarda nelle sue articolazioni? Sono decisioni eterodirette che la Sardegna subisce come ai bei tempi di Nino Rovelli? Viene il dubbio che la ricerca di nuove soluzioni sia referente di una preoccupante estemporaneità e di obiettivi tutt’altro che chiari. La decisione allontana comunque la possibilità di dotare la Sardegna di infrastrutture energetiche che la pongano alla pari delle altre regioni.
Sono domande che necessitano risposte esaustive certamente più della dichiarazione di Pigliaru: “Siamo convinti che dobbiamo rilanciare la metanizzazione in questa direzione, abbandonando Galsi, senza perdere tempo rispetto ad una prospettiva sempre meno (?) improbabile. Questo atto ci obbliga a ragionare sempre più velocemente perché il metano arrivi in Sardegna, iniziando un percorso più adeguato ai tempi, rispetto ad una tipologia rigida come quella di un tubo che arriva dall’Algeria” (sic!).

* By sardegnasoprattutto
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metano Italia Europa
- Il Convegno di Cagliari del 23 novembre 2009
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