Risultato della ricerca: pastori sardi

Prepariamo la Pace. Manifestazione sabato 26 febbraio a Cagliari

8e687774-92b7-4f31-9a31-81aae998c448COORDINAMENTO PROVINCIALE “PREPARIAMO LA PACE”
COMUNICATO STAMPA
Come sardi, italiani, europei e cittadini del mondo, assistiamo con forte preoccupazione all’escalation di armamenti e militari attorno al territorio dell’Ukraina, sia da parte della Russia, che da parte della NATO. Denunciamo un uso propagandistico da parte dei media ufficiali a favore delle tesi dello schieramento USA e NATO, così come denunciamo l’utilizzo dei media dell’autocrazia russa di Putin. Vogliono abituarci all’idea che ci sia una guerra giusta, piuttosto che cercare vere mediazioni e negoziati costruttivi. Secondo noi la NATO deve rinunciare ufficialmente ad un allargamento all’Ukraina e la Russia offrire garanzie sulla rinuncia all’opzione militare. [segue]

Percorrendo il cammino sinodale

sinodo-schermata-2021-08-23-alle-11-52-08
Sostenuti dallo Spirito, in attuazione del Concilio.
Nei cammini sinodali, in ascolto e partecipi delle sfide e dei cambiamenti del mondo.
Alcune riflessioni e proposte per la Chiesa e la Società sarda.
*
di Franco Meloni
———————————————–

Il Concilio ecumenico Vaticano II, convocato da Giovanni XXIII e cominciato l’11 ottobre 1962, chiuso da Paolo VI l’8 dicembre 1965, fu indubbiamente un avvenimento grandioso per la Chiesa, che si affermava sempre più cattolica, nel significato di universalità, e per il Mondo.
Allora io ero molto giovane e nonostante militante della Gioventù di azione cattolica (Giac) nell’associazione Giuseppe Toniolo della parrocchia S.Anna di Cagliari, poco avvertii la portata del Concilio, se non per gli aspetti di innovazione nella liturgia. Certo, insieme con gli amici della mia e vicine generazioni avvertimmo il vento del cambiamento, ma senza capirne il profondo significato, ignorando quanto il Concilio aveva sancito nelle sue costituzioni e negli altri documenti. Solo alcuni anni più tardi cominciammo a prenderne consapevolezza, quando con la presidenza diocesana della Giac organizzammo momenti di riflessione e confronto in ambito studentesco (di frequente a La Madonnina di Cuglieri). Su quell’onda cominciammo a collegarci con le esperienze di comunità ecumeniche (Taize’, S.Paolo fuori le mura a Roma, Isolotto a Firenze; e anche in Sardegna: S.Rocco e S.Elia a Cagliari, Bindua). E a frequentare appuntamenti sulle grandi tematiche di rilievo della fase storica (Convegni giovani promossi dalla Pro Civitate Christiana di Assisi). Furono per noi le premesse culturali dell’impegno nel sociale, soprattutto nei quartieri urbani, contemporaneamente coinvolti nei Movimenti contestativi del ‘68. Circostanze che segnarono un accentuarsi delle difficoltà di rapporti con la Chiesa istituzionale da cui gradualmente in molti ci staccammo. Poteva andare diversamente, ma di sicuro non sentimmo il sostegno della Chiesa nelle nostre scelte esistenziali e vivemmo progressivamente il post Concilio come un “tornare indietro” rispetto alle attese dei primi tempi. Insomma non il Concilio ma la sua concreta attuazione fu per noi e per molti altri una delusione, o perlomeno una “mancata opportunità”, una “grande incompiuta”. Senza per questo disconoscerne i grandi frutti prodotti – come non dimenticare che uno di questi fu proprio la creazione della Caritas, ad opera di Paolo VI (1) – ma sicuramente non nella misura in cui il suo potenziale avrebbe consentito e ci saremo aspettati. È ora giunto il momento di riprendere quel cammino interrotto per noi e per molti. Sarà anche questo un frutto del Sinodo. Lo speriamo e sappiamo che molto dipende da ciascuno di noi.

Ho narrato di una personale esperienza, che non pretende di assurgere ad analisi generale, perché mi pare scorgervi un’assonanza con considerazioni di altre persone, tra cui quelle autorevoli di mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, l’ultimo vescovo vivente che ha partecipato al Concilio Vaticano II. In una recente intervista (2) così rispondeva alla domanda su quale sia la principale eredità del Concilio: «L’impegno ad attuarlo compiutamente, affidandolo alla responsabilità personale di ciascuno». E su cosa in particolare, debba essere ancora attuato: «Il riconoscimento del popolo di Dio. Noi siamo stati abituati come gerarchia ad agire e chiedere l’obbedienza dei fedeli: questa responsabilità della gerarchia rimane, ma dopo aver ascoltato, dobbiamo maturare insieme col popolo di Dio. L’importante compito che hanno i laici è di portare le sensibilità, le mentalità, i problemi del mondo d’oggi per poter tutti insieme preparare la decisione finale della gerarchia. (…) Quindi è importante questo spirito di dialogo, di comunione, di incoraggiamento all’interno della Chiesa, affinché la gerarchia sia in grado di dire l’ultima parola (…) Pertanto non credo serva un nuovo Concilio perché dobbiamo ancora attuare quello passato e il rischio sarebbe di tornare indietro invece che andare avanti. Purtroppo se guardiamo alla liturgia, al clericalismo… ancora tanto c’è da fare. Fortunatamente però il Signore ci ha donato un Papa come Francesco che, pur non avendo vissuto i giorni del Concilio, lo sta mettendo in pratica».
La vera continuità del Concilio sta dunque nel Sinodo, attraverso i percorsi sinodali intrapresi dalla Chiesa universale e dalle Chiese particolari, affidati al protagonismo di tutto il popolo di Dio, assistito dallo Spirito santo.

Come è noto i percorsi sinodali avviati nel 2021 sono due, che ovviamente si intrecciano: il “Sinodo 2021-2023” della Chiesa universale, intitolato «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione», che si è aperto il 9-10 ottobre in Vaticano e il 17 ottobre in tutte le diocesi del mondo (3); l’altro è il cammino sinodale italiano, ufficialmente aperto dall’Assemblea della CEI dello scorso giugno, che si snoderà fino al 2025 nel solco delle indicazioni emerse dal Convegno ecclesiale di Firenze del 2015 (4).

In questo scritto focalizziamo le nostre riflessioni soprattutto sulla missione apostolica della Chiesa, in particolare con riferimento alla Chiesa italiana, in ascolto e partecipi delle sfide e dei cambiamenti del mondo contemporaneo. Lo facciamo in sintonia con le indicazioni della Chiesa italiana, formulate attraverso la CEI, con particolare attenzione alle problematiche della nostra Regione.

Dai tanti documenti esplicativi dei percorsi sinodali, pubblicati nei siti web dedicati, riprendiamo solo alcuni spunti, utili per i nostri ragionamenti (5).

“Nell’intraprendere questo cammino, la Chiesa di Dio che è in Italia non parte da zero, ma raccoglie e rilancia la ricchezza degli orientamenti pastorali decennali della CEI, elaborati fin dagli anni ’70 del secolo scorso, i quali, in un fecondo intreccio con il magistero dei Pontefici, da Paolo VI a Francesco, costituiscono una mappa articolata e sempre valida per la vita delle nostre comunità. Nel suo documento programmatico Evangelii Gaudium, Papa Francesco ha rilanciato con parole nuove e vigorose la dimensione missionaria dell’esperienza cristiana, disegnando piste coraggiose per l’intera Chiesa, provocandola a mettersi più decisamente in cammino insieme alle donne e agli uomini del nostro tempo; quel documento, dispiegatosi poi sempre più chiaramente nei gesti, nelle scelte e negli insegnamenti del Papa, costituisce un’eccezionale spinta a dare carne e sangue all’ispirato inizio della Costituzione conciliare Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (6):

“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia”.

E’ una missione che la Chiesa svolge da sempre, ma ovviamente noi pensiamo soprattutto al Mondo di oggi, con tutti i suoi problemi, ai quali corrisponde con la sua presenza, le sue opere e le sue sollecitazioni pastorali. E con il suo respiro universale, guidato da Papa Francesco, purtroppo “in solitudine” o perlomeno con pochi “compagni di strada” nelle realtà delle compagini umane (7). Se ci riferiamo agli ultimi tempi i capisaldi del messaggio evangelico della Chiesa sono le ultime due encicliche sociali di Papa Francesco, Laudato sì’ e Fratelli tutti. Verrebbe da dire che l’Umanità “chiama e invoca aiuto” anche quando il suo lamento non è precisamene indirizzato. La Chiesa comunque risponde, proponendo non le soluzioni, ma le condizioni perchè queste vengano costruite, rivolgendosi a tutto il popolo di Dio, che si allarga a tutti gli uomini e donne di buona volontà, in ultima analisi a tutta l’Umanità. Come non trovare in questa azione della Chiesa l’anelito alla fratellanza, all’eguaglianza, alla solidarietà, alla libertà di tutto il genere umano nella salvaguardia della Terra, la nostra casa comune.

Commenta mirabilmente la CEI l’incipit della Gaudium et Spes (6):

“In queste righe è racchiuso il significato del cammino sinodale, perché vi è concentrata la natura della Chiesa: non una comunità che affianca il mondo o lo sorvola, ma donne e uomini che abitano la storia, guardando nella fede a Gesù come il salvatore di tutti (cf. Lumen Gentium 9) e pellegrinando insieme agli altri con la guida dello Spirito, verso la meta comune che è il regno del Padre. La Chiesa è stata concepita in movimento, nel viaggio di Abramo da Ur dei Caldei (cfr. Gen 11,31) e nelle chiamate di Gesù ai discepoli sul lago e sulle strade (cfr. Mt 4,18‐23); la Chiesa è popolo pellegrino, che non percorre sentieri privilegiati e corsie preferenziali, ma vie comuni a tutti; la Chiesa non è fatta per stabilirsi, ma per camminare. La Chiesa è Sinodo (syn‐odòs), cammino‐con: con Dio, con Gesù, con l’umanità”.

—————————–—
Ma per venire a “cose da fare”, dando atto delle numerose iniziative avviate nella nostra Diocesi, come anche riportate sul sito dedicato (3), scegliamo di dare un nostro contributo che pensiamo contribuisca ad integrare e arricchire le attività già in atto e quelle programmate, per i primi due anni del cammino sinodale. Proposte che si rivolgono anche a quanti poco o niente oggi frequentano la Chiesa e che ci sembra corrispondano all’impostazione data dall’Arcivescovo di Cagliari, di cui alla nota del Vicario generale (8), laddove è detto:

“Il Cammino Sinodale vuole contribuire a mettere in movimento le nostre comunità e suscitare una rinnovata consapevolezza del senso profondo del nostro essere Chiesa; la sinodalità vuole costituire anche l’occasione per un impulso alla missionarietà delle nostre comunità.
I primi due anni, costituiti da una prima fase narrativa, saranno caratterizzati dal mettersi all’ascolto di “ciò che lo Spirito dice alle Chiese”; sarà pertanto necessario il coinvolgimento, il più ampio possibile, degli organismi pastorali, consigli pastorali parrocchiali, consigli per gli affari economici, movimenti, gruppi di catechesi, senza dimenticare che «può essere significativo interpellare anche chi guarda alla Chiesa dall’esterno, per provare ad ascoltare quel che hanno da dirci e da chiedere. Confrontarsi con la percezione che della comunità ecclesiale e delle sue dinamiche interne ha la gente comune, con ciò che le persone si attendono. Questo può sicuramente contribuire a fare acquisire quel metodo che la carta d’intenti del Sinodo della Chiesa in Italia definisce “dal basso”, anche in rapporto al contesto» (cfr CEI, Prima bozza di esempio di percorso sinodale, Roma, 27-29 settembre 2021).
Non andrebbero esclusi dal Cammino Sinodale anche i luoghi della fragilità e della cura, i luoghi della cultura e dell’arte, i luoghi del lavoro e dell’economia, i luoghi della cittadinanza e della politica. Come da questi luoghi si percepisce la comunità ecclesiale?”

Il nostro contributo mira proprio a facilitare tale coinvolgimento, calato nella realtà della nostra regione, la quale vive oggi una situazione di estremo disagio.

Accumunati a molte altre realtà in Italia e nel Mondo, la Sardegna ha molti problemi, che l’epidemia del Covid ha aggravato e aggrava ogni giorno che passa. Non vogliamo qui farne ulteriore elenco. Chi lo volesse non ha che da sfogliare i quotidiani locali o consultare le News online di informazione politica. E neppure vogliamo parlare delle ricette per risolvere o perlomeno affrontare questi problemi. Anche queste le troviamo ogni giorno esposte, più o meno bene, negli stessi media.

Qui vogliamo semplicemente lanciare un messaggio e proporre una riflessione su che cosa possono fare i cattolici insieme con tutte le persone di buona volontà disposte a fare un percorso di comune impegno. Il messaggio è il seguente: la Sardegna ha soprattutto bisogno di fiducia. Innanzitutto della fiducia dei sardi verso se stessi, che è la condizione perché gli altri abbiano fiducia nei sardi. Dobbiamo pertanto impegnarci tutti a creare quel clima di fiducia che ci consenta di affrontare i problemi e di impegnarci a risolverli mettendo a frutto le capacità personali e delle comunità di appartenenza. Tutto ciò sembra banale, ma non lo è affatto. Sicuramente è difficile. Pensate cosa significa creare fiducia nel mondo della politica. Significa praticare rapporti di scambio tra persone che nella ricerca del bene comune, anche nel confronto e nello scontro dialettico, arrivino a soluzioni ottimali. La condizione è che si pratichi l’ascolto reciproco, come prevede il cammino sinodale, che si persegua l’obbiettivo della massima partecipazione. Cosa abbastanza diversa da quanto accade oggi, laddove la politica tende a selezionare le idee e le scelte sulla base degli interessi dei gruppi prevalenti e la partecipazione popolare alla gestione della cosa pubblica è sempre più ristretta. Allora, se si vuole invertire la rotta, occorre allargare gli spazi di partecipazione democratica sia per quanto riguarda l’accesso alle rappresentanze istituzionali (riforma delle leggi elettorali), sia per la promozione della cittadinanza attiva, sia per la valorizzazione delle competenze che devono prevalere sulle appartenenze.

Se dunque è la “partecipazione” la chiave giusta per ridare speranze di rinascita al popolo sardo, occorrono impegni concreti per favorirla, avendo come chiaro e virtuoso riferimento l’art. 3 della nostra Costituzione, laddove al comma 2 recita: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Insomma, c’è da dibattere e lavorare, nella consapevolezza che occorre maggiore dinamismo e disponibilità all’incontro esattamente come previsto dai percorsi sinodali, ovviamente sorretti da spirito evangelico e da correlato ottimismo della volontà! Ci sarebbe molto da discutere a tutto tondo sull’impegno dei cattolici in Politica, che, come ci ha insegnato Paolo VI, costituisce la più alta forma dell’esercizio della Carità. Ma in questo contributo scegliamo di soffermarci in prevalenza su quella parte della Politica che attiene alle questioni sociali, a sottolinearne urgenze e priorità, anche per quanto argomentiamo di seguito.

Siamo convinti che la situazione attuale della nostra società migliorerebbe fortemente se si sviluppasse un impegno politico che consentisse di rendere più incisivo e produttivo il poderoso lavoro che sul piano dell’impegno sociale fanno i volontari nelle diverse organizzazioni cattoliche e laiche al servizio della gente, in modo particolare degli ultimi. Innanzitutto ai volontari è richiesto che diano un aiuto alla Politica, anche se la stessa non la chiede. Al riguardo condividiamo in toto un invito formulato da Walter Tocci in un recente convegno della Caritas romana (9).

In questa sede avanziamo alcune proposte autonomamente elaborate o che riprendiamo da altri – una in particolare da uno scritto di Enzo Bianchi (fondatore della Comunità di Bose) (10) – che riecheggiano le riflessioni del “Patto per la Sardegna” lanciato nel novembre 2020 da un gruppo di intellettuali cattolici sardi (11).

1. Moltiplicare gli spazi di partecipazione, ascolto, confronto, discernimento.
In piena sintonia con l’impostazione dei cammini sinodali, si tratta di dare vita nelle chiese locali, diocesane e regionale, e in tutte le diverse realtà parrocchiali e di altra natura di appositi spazi nei quali “tutti i cattolici che si sentono responsabili nella vita ecclesiale e nella società possano essere convocati e quindi partecipare: incontri realmente aperti a tutti, che sappiano convocare uomini e donne muniti solo della vita di fede, della comunione ecclesiale, della consapevole collocazione nella compagnia umana”. Si tratta di chiamare tutte e tutti a “esprimersi in merito a una lettura della vita sociale, delle urgenze che emergono, occasioni di confronto in cui si esaminano i problemi che si affacciano sempre nuovi nella vita del paese e si cerca di discernere insieme alla luce degli insegnamenti del Vangelo. Da questo ascolto reciproco, da questo confronto, possono emergere convergenze pre-politiche, pre-economiche, pre-giuridiche che confermano l’unità della fede ma lasciano la libertà della loro realizzazione plurale insieme ad altri soggetti politici nella società”. Spazi pubblici reali in cui “pastori e popolo di Dio insieme, in una vera sinodalità, ascoltino ciò che lo Spirito dice alle chiese e facciano discernimento per trarre indicazioni e vie di testimonianza, di edificazione della polis e della convivenza buona nella giustizia e nella pace”. È in questi spazi che si possono “delineare le istanze evangeliche irrinunciabili, che poi i singoli cattolici con competenza e responsabilità tradurranno in impegni e azioni diverse a livello economico, politico, giuridico”.

Da queste attività si può partire per ulteriori indispensabili interlocuzioni con il “resto del mondo” per comuni percorsi nel perseguire il bene comune. Ovviamente il coinvolgimento di appartenenti ad altre confessioni religiose e anche di non credenti sarebbe possibile è auspicabile fin da subito, decidendosi caso per caso le modalità di apertura.

2. Cattedra dei non credenti e Cortile dei Gentili: esperienze da proporre, opportunamente adattate, anche nella nostra realtà sarda.
Un’altra proposta, che s’iscrive nell’esortazione a «interpellare anche chi guarda alla Chiesa dall’esterno, per provare ad ascoltare quel che hanno da dirci e da chiedere» è quella di ripercorrere le orme della «Cattedra dei non credenti», del grande uomo di chiesa cardinale Carlo Maria Martini (12), cogliendone l’essenzialità, anche se in forme attuative diverse dall’esperienza originale. Forse avvicinandosi a quella tuttora viva e di largo seguito del «Cortile dei Gentili», animata dal cardinale Gianfranco Ravasi (13). Ovviamente anche qui in programmi e modalità corrispondenti alle energie che persone di buona volontà vogliono mettere in campo, risorse che non mancano anche dalle nostre parti.

3. L’ascolto nell’esperienza della Caritas (14)
Quantunque presi dalla frenesia di fare cose nuove o proporre iniziative collaudate in altri ambienti che per noi avrebbero il gusto dell’inedito, non possiamo certo dimenticare quanto di buono già si fa dalle nostre parti, magari con la voglia di migliorare. Con questo intento, ripercorriamo in particolare, anche come esemplificazione, le iniziative di “ascolto” della nostra Caritas.
In tale ambito un’iniziativa pastorale di rilievo concerne il rafforzamento del Centro di Ascolto Giovani. Esso offre le seguenti forme concrete di aiuto: sostegno emotivo, ossia tutte quelle attività che permettono di prendersi cura dei ragazzi per le loro fragilità relazionali, sociali e psicologiche e sostegno strumentale, per assistere i giovani nelle operazioni di natura burocratica e per affrontare la condizione di disoccupazione.
In sinergia con il Centro di Ascolto Diocesano, si segnala l’implementazione di un servizio di supporto psicologico gratuito, fondamentale per i giovani, specie nelle situazioni di disagio emotivo ed esistenziale in momenti critici della vita. Il servizio di supporto psicologico mira a promuovere lo sviluppo e la valorizzazione delle risorse personali, facilitare le capacità decisionali dei giovani per sviluppare una migliore consapevolezza del proprio agire nell’affrontare problematiche di carattere personale e/o professionale. In sinergia con gli interventi istituzionali, in gran parte sostenuti dall’Unione Europea, dallo Stato e dalla Regione Sarda, il Centro di Ascolto Giovani svolge un ruolo di informazione e di formazione, in cui gli operatori accolgono i ragazzi, anche aiutandoli negli adempimenti di natura burocratica, per intraprendere la strada della propria vocazione professionale. In tale ambito se un giovane ha un’idea imprenditoriale meritevole di supporto, il Centro di Ascolto Giovani può mettere a disposizione un’ampia rete di professionisti per assisterlo con competenza nella realizzazione del suo progetto, utilizzando le numerose opportunità fornite dai soggetti istituzionali, tra le quali quelle che si iscrivono nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) (15) e nei Fondi strutturali europei di coesione sociale territoriale.
Di tale rete fa parte anche il Progetto Policoro, realtà condivisa tra Caritas, Pastorale Sociale e del Lavoro e Pastorale Giovanile che ha come missione i giovani, il Vangelo ed il lavoro. Il servizio del Centro di Ascolto Giovani è esteso alle persone dai 15 ai 40 anni di età. Un Centro di Ascolto “a tutto tondo”: uno spazio di libertà, in cui i giovani possano sentirsi accolti, ascoltati e compresi nelle loro importanti esigenze per costruire insieme progetti di vita piena e finalizzati alla loro autonomia.
Per tutto ciò, si rimarca la necessità di agire nella prospettiva di percorsi sinodali di ampio respiro capaci di intessere reti, alleanze ed occasioni di corresponsabilità nella consapevolezza che è fondamentale operare insieme nella direzione della giustizia sociale e del bene comune.
—————
Queste proposte, che ci sembrano collimino con le posizioni di tanti altri partecipanti al dibattito, in certa misura già in attuazione, appaiono ulteriormente migliorabili e percorribili nei cammini sinodali.

Infine una considerazione: la Chiesa propone e pratica concretamente un metodo, quello sinodale ispirato dal Vangelo, che può costituire un decisivo aiuto per rafforzare le democrazie contemporanee che in tutto il mondo stanno attraversando fasi di crisi, in talune realtà fino al pericolo della propria sopravvivenza. Anche su questo versante, nel rispetto dei diversi ambiti, si può camminare insieme con tutti gli uomini e le donne di buona volontà e con le tante e diverse organizzazioni di impegno sociale e culturale che animano le nostre società, verso la Salvezza dell’Umanità e di tutto il Creato.

——————-—-
Note [segue]

Contus e arregordus de Stampaxi

Racconti del quartiere tra sacro e profano
pompei1di Giacomo Meloni
Su fb 7 ottobre 2021
GIOVEDI’ 7 OTTOBRE 2021
SANTA VERGINE DEL SANTO ROSARIO
LA TRADIZIONALE SOLENNE SUPPLICA ALLE ORE 12 DEL MATTINO IN TUTTE LE CHIESE A PARTIRE DALLA BASILICA DI POMPEI.

Nel passato questo giorno era celebrato con solennità in tutte le Parrocchie specialmente in città. Nella collegiata di Sant’Anna, in via Azuni, nel Quartiere di Stampace alle ore 12 in punto, mi recavo da bambino in chiesa con mamma quando c’era l’anziano parroco mons.Mario Piu, in seguito sostituito da mons.Pasquale Sollai, che, vestito con la tonaca rossa di canonico della Cattedrale, essendo Delegato arcivescovile ai tempi dell’Arcivescovo mons.Paolo Botto, intonava a voce alta la Supplica alla Madonna del Rosario.
Non tutti sanno che proprio nella chiesa di S.Anna, entrando dal portone principale dopo essere saliti dall’ampio scalone dono del cav.Signoriello, vi è sulla destra la cappella dedicata alla Madonna del Rosario, venerata in un quadro che riproduce esattamente l’immagine miracolosa che campeggia sull’altare maggiore della Basilica di Pompei. Questo dipinto, una sorta di “falso d’autore” è davvero molto bello.
I fiori che adornavano nei mesi dedicati alla Madonna (maggio e ottobre) l’altare della Cappella si dice venissero offerti dalle signorine del Casino Popolare poco distante, sito nella via Cammino Nuovo, due porte in là della casa dei miei genitori. Riprendo questa notizia da una simpatico raccontino di mio fratello [http://www.aladinpensiero.it/?p=85121], mentre io stesso sono testimone del fatto che la signora Liliana, amministratrice del Casino Popolare, a metà del mese di luglio – con l’approssimarsi della festa di S.Anna ( 26 luglio) – portava a mia mamma una grossa busta piena di soldi da consegnare al parroco per addobbare l’altare maggiore di S.Anna con centinaia di garofani rossi. [segue]

T’arregordas? S’Ollastu de Sa Tanca Manna di Cuglieri.

S’Ollastu de Sa Tanca Manna di Cuglieri stava lì da oltre mille anni. 372bc05c-0e1d-4eaf-acac-ef9eb66c033e
di Andrea Murgia, su fb.
Se ne sbatteva francamente delle polemiche su sardi sempre cattivi, incendiari, piromani o dei soliti richiami alla Carta De Logu (che probabilmente neppure allora funzionava a dovere).
Il rapporto fra uomo e territorio determina la qualità del paesaggio e ne definisce il suo valore. [segue]

Vi ricordate quel 24 maggio…

0109971a-3906-463b-9757-5446e2cc27c924 maggio e la guerra italico-sabauda nefasta e criminale
di Francesco Casula.

Oggi 24 maggio ricorre il 106esimo anniversario dell’ingresso in guerra dell’Italia. A firmare nel maggio 1915 l’entrata in guerra fu sciabolettaVittorio Emanuele III (più noto come Sciaboletta) contro il volere della larga maggioranza del Parlamento, d’accordo soltanto con il primo ministro (Salandra) e il responsabile degli Esteri (Sonnino). Si trattò di un vero e proprio colpo di Stato: il primo di una serie, come ricordò il grande Luigi Salvatorelli” (1). [segue]

Che succede a Cagliari?

4-mag-21-manif[L’Unione sarda online] Ambulanti ancora in strada, via Roma bloccata dai furgoni: “Sostegni e ripartenza di sagre e fiere”
Seconda protesta nel giro di due settimane, via Roma chiusa al traffico.
https://www.unionesarda.it/news-sardegna/cagliari/ambulanti-ancora-in-strada-via-roma-bloccata-dai-furgoni-sostegni-e-ripartenza-di-sagre-e-fiere-n96d2pyu
- Servizi e interviste su Cagliari Pad: https://www.cagliaripad.it/532083/cagliari-ambulanti-in-piazza-vogliamo-lavorare/
- Ambulanti e giostrai in rivolta a Cagliari: supporto dal movimento dei pastori sardi
- Servizi e interviste su Casteddu online: https://www.castedduonline.it/cagliari-sale-la-tensione-in-via-roma-dateci-i-soldi-o-piazziamo-tende-e-furgoni-in-strada/
schermata-2021-05-04-alle-10-23-47E, infine. Il Consiglio Regionale approva all’unanimità 50 presenti 50 favorevoli.
Grande vittoria. Grazie a tutti

Giacomo e Marco
CSS e Ambulantando/CSS
——————————————

LA CONFEDERAZIONE SINDACALE SARDA, LIBERI AGRICOLTORI E LIBERI PASTORI SARDEGNA E ASSOTZIU CONSUMADORIS SARDIGNA SONO CON LE POPOLAZIONI COLPITE DAL MALTEMPO CHE HA PROVOCATO DISTRUZIONI E MORTI NEI PAESI E NELLE CAMPAGNE DELLA SARDEGNA.

ESPRIMIAMO CORDOGLIO E VICINANZA ALLE FAMIGLIE per le tre vittime di Bitti: l’allevatore Giuseppe Mannu di 55 anni, travolto da una frana e dal fiume di fango mentre rientrava in auto dalla sua Azienda in campagna e gli anziani Giuseppe Carzedda e Lia Orunesu, uccisi in paese dalla furia dell’acqua.

CI STRINGIAMO ATTORNO ALLE COMUNITA’ DI TUTTI I PAESI, CHE, COME BITTI, GALTELLI’, ONANI’, VILLACIDRO, GUSPINI, SAN GAVINO, SARDARA, LOIRI, ELMAS E CAGLIARI/PIRRI SONO STATI COLPITI DURAMENTE DALL’ALLUVIONE che ha distrutto case, piazze, vie e ponti e ridotto le campagne a laghi di fango, dove intere Aziende agricole e di allevamento sono state spazzate via dalla furia dell’acqua.

Palabanda

palabanda
Ricorre oggi il 208esimo Anniversario della
RIVOLTA DI PALABANDA.
Ricordiamo e onoriamo i martiri e i Patrioti impiccati e imprigionati dai carnefici sabaudi.
di Francesco Casula

Di congiure è zeppa la storia. Da sempre. Da Giulio Cesare a John Fitzgerald Kennedy. Particolarmente popolato e affollato di congiure è il periodo rinascimentale italiano, nonostante gli avvertimenti di Machiavelli secondo cui “le coniurazioni fallite rafforzano lo principe e mandano nella ruina li coniurati”. Ed anche il “Risorgimento”. Esemplare la congiura di Ciro Menotti nel gennaio del 1831 ordita attraverso intrighi con Francesco IV d’Austria d’Este, dal quale sarà poi tradito e mandato al patibolo.
Congiura che però sarà ribattezzata “rivolta”, “Moto rivoluzionario”. Solo una questione lessicale? No: semplicemente ideologica. Quella congiura, perché di questo si tratta, viene “recuperata” e inserita come momento di quel processo rivoluzionario, foriero – secondo la versione italico-patriottarda e unitarista – delle magnifiche e progressive sorti del cosiddetto risorgimento italiano. Così, una “congiura” o complotto che dir si voglia diventa un tassello di un processo rivoluzionario, esclusivamente perché vittorioso. Mentre invece – per venire alla quaestio che ci interessa – la Rivolta di Palabanda viene ridotta e immiserita a “Congiura”. E con essa diventano “Congiure”, ovvero cospirazioni di manipoli di avventurieri che con alleanze e relazioni oblique con pezzi del potere tramano contro il potere stesso. Questa categoria storiografica, che riduce le sommosse e gli atti rivoluzionari che costelleranno più di un trentennio di rivolte: popolari, antifeudali e nazionali a fine Settecento in Sardegna a semplici congiure è utilizzata non solo da storici reazionari, conservatori e filosabaudi come il Manno o l’Angius. [segue]

Maggio di Pace

maggio_di_pace_2020_def3_page-0001COMITATO PER LA RICONVERSIONE RWM – MAGGIO DI PACE
CARISSIME/I
Oggi, giovedì 28 maggio 2020 alle ore 18 puntuali siamo impegnati nel III Evento nell’ambito del Maggio di Pace, organizzato dal Comitato per la riconversione RWM di Iglesias.
—————NOTE ORGANIZZATIVE———
La comunicazione da dare a tutte le vostre reti e sui social network è che la diretta si potrà seguire:
dal canale Youtube del Comitato: https://www.youtube.com/c/ComitatoRiconversioneRwmIglesias/videos
dalla pagina Facebook: https://www.facebook.com/riconversionerwm.iglesias.3/videos
- considerate che ci saranno circa 20 secondi di sfasamento tra Zoom e streaming per cui non è opportuno seguire la diretta su Youtube o Facebook mentre si è connessi in Zoom.
[segue]

ECONOMIA DI PACE – SVILUPPO INTEGRALE – LAVORO DEGNO

maggio_di_pace_2020_def3_page-0001COMITATO PER LA RICONVERSIONE RWM – MAGGIO DI PACE
CARISSIME/I
Giovedì 28 maggio 2020 alle ore 18 puntuali siamo impegnati nel III Evento nell’ambito del Maggio di Pace, organizzato dal Comitato per la riconversione RWM di Iglesias.
Saremo collegati via web
nella piattaforma www.youtube.com e www.facebook.com del Comitato, affidata alla guida tecnica di Arnardo Scarpa, Portavoce del Comitato che ci comunicherà per tempo il link.
[segue]

L’ordinanza del presidente Solinas: tanto rumore per nulla (o quasi).

L’ordinanza non contiene nulla di clamoroso rispetto alle disposizioni governative, salvo dettagli. Eccola dal sito della Regione Sarda: ORDINANZA N. 20 DEL 2 MAGGIO 2020
Ulteriori misure straordinarie urgenti di contrasto e prevenzione della diffusione epidemiologica da COVID-19 nel territorio regionale della Sardegna. Ordinanza ai sensi dell’art. 32, comma 3, della legge 23 dicembre 1978, n. 833 in materia di igiene e sanità pubblica.
—————————–
ITE, MISSA NON EST
di Beppe Andreozzi
L’ordinanza del presidente della regione sarda 2 maggio 2020 n.20 include, fra le attività permesse nella “fase due”, la celebrazione della “Santa Messa”.
Ciò sarebbe consentito, si osserva nell’ordinanza, dal tenore del DPCM nazionale che vieta le cerimonie religiose. Tali devono intendersi matrimoni, battesimi, prime comunioni etc. La messa invece non sarebbe una cerimonia, ma una “funzione”, più precisamente la funzione eucaristica. E, siccome il nostro ordinamento giuridico elenca separatamente funzioni e cerimonie (art. 405 del codice penale, che punisce in egual misura il turbamento di “funzioni, cerimonie o pratiche religiose”), l’impossibilità di compiere “cerimonie”, secondo l’estensore dell’ordinanza, non riguarderebbe la “funzione” eucaristica. [segue]

Messaggio della CSS: Sardegna, coraggio e fiducia in un futuro migliore!

CSS loghettoUN PRIMO MAGGIO SENZA LAVORO
I NOSTRI PATRONI S. ANTIOCO E S.EFISIO SENZA POPOLO
Un Primo Maggio 2020 tristissimo, senza lavoro, con le fabbriche e tutte le Aziende chiuse, con gli agricoltori e pastori disperati, con milioni di lavoratori disoccupati, con i senza tutela delle partite IVA, gli artigiani, i piccoli commercianti, gli ambulanti e i lavoratori dello spettacolo a ramengo, con un intero popolo sequestrato nelle proprie case per sfuggire al contagio di un pericolosissimo e microscopico virus. Il Covid-19 ha ucciso e purtroppo continua a sterminare migliaia di donne e uomini in Italia ed in tutto il Mondo, lasciando dietro di sé deserto e distruzione.
Ci attende una faticosissima ripresa, condizionata da una crisi sanitaria sociale ed economica di dimensioni e gravità immani.
La Sardegna, già debolissima nelle sue strutture sociosanitarie ed economiche, rischia di non farcela; per questo occorre un popolo unito che reagisca prontamente con coraggio e fiducia in un futuro migliore.
I nostri Santi Patroni Sant’Antioco e Sant’Efisio ci aiutino a vincere questa nuova peste. Fa impressione vederli accompagnati sui luoghi del loro martirio unicamente dalle loro scorte senza il seguito delle grandi folle, che festanti al loro passaggio riempivano le vie e le piazze delle nostre città e paesi. [segue]

Basta Guerre, Basta Armi. Tutti questi immensi capitali e finanziamenti si utilizzino per la sanità, per la ricerca e l’istruzione, per debellare la fame, per la difesa dell’ambiente e della Terra. Facciamo appello ai Sindaci, nei cui territori è in programma nei mesi di Aprile e Maggio lo svolgersi di questa esercitazione, perché loro stessi e le popolazioni attuino la resistenza passiva ad ogni tipo di attività di “guerra simulata”, che mira ad aggredire altri popoli e a diffondere divisioni e odio nel mondo.

4-mori-sbendati
Categorie Identitarie Sarde
Via Marche, 9, 09127 Cagliari
categorieidentitariesarde@gmail.com – Cellulare: 3477255895

Al Sig. Presidente della Repubblica On. Sergio Mattarella
Al Sig. Presidente della Giunta Regionale della Sardegna On. Cristian Solinas
Al Sig. Ministro della Difesa on. Lorenzo Guerini
Al Sig. Sottosegretario alla Difesa On. Giulio Calvisi
Ai Sigg. Prefetti di Cagliari- Sassari-Nuoro e Oristano
Ai Sigg. Sindaci di Arbus – Decimomannu – Perdasdefogu – Teulada – Villasor – Villaputzu –
Terralba – Oristano
Al Sig. Presidente ANCI Sardegna

I Presidenti delle Categorie Identitarie Sarde, Confederazione Sindacale Sarda, Liberi Agricoltori
Sardegna, Liberi Pastori, CASCOM Impresas de Sardigna, Assotziu Consumadoris Sardigna,
riunitisi in video conferenza hanno deciso di inviare un appello con la richiesta per annullare
immediatamente le imminenti esercitazioni militari Nato in terra sarda. [segue]

Torramus a su connotu!

2c61c4c8-2de0-45a9-8b52-d59ec60db065
FACCIAMO COME A NUORO:
Tutte le città e i paesi sardi dedichino una Via, una Piazza, una Scuola a PASKEDDA ZAU.

di Francesco Casula.
Il 26 aprile, una domenica, a Nuoro Paskedda Zau, vedova, pastora, con 10 figli a carico, in strada, all’uscita della messa, si rivolse alle donne che con lei avevano assistito alla celebrazione. Raggiunta la piazza antistante la chiesa, cominciò a chiamare anche gli altri nuoresi invitandoli alla ribellione. Che si trasforma in vera e propria rivolta con più di 300 persone – soprattutto donne – che assaltano il Municipio, scardinano le porte, asportano i fucili della Guardia nazionale, scaraventano in piazza i mobili e i documenti dello stato civile ma soprattutto i documenti catastali (su papiru bullau) sulle lottizzazioni dei terreni demaniali (dell’Ortobene e di Sa Serra, circa 8 mila ettari), che l’Amministrazione comunale – espressione degli interessi dei printzipales e della borghesia intellettuale e professionale, per lo più massonica – aveva deciso di vendere a famelici possidentes. Sottraendoli all’uso comunitario di pastori e contadini (che consentiva legnatico ghiandatico e pascolo per le pecore), viepiù ridotti alla miseria: uso che costituiva, per le comunità, un sollievo alla povertà, aggravatasi in seguito alla violenta carestia, che, nel 1866, li aveva colpiti duramente, mettendoli in ginocchio e portandoli sull’orlo della catastrofe.
Scriverà Manlio Brigaglia:”tutti i documenti comunali, i registri in cui la civiltà scritta dello stato, sopprimeva la civiltà non scritta della comunità, vennero ammucchiati in piazza e bruciati”.
[segue]

Iniziativa Caritas di domenica 16 febbraio 2020

Caritas Sardegna logoCARITAS SARDEGNA
Gruppo Regionale di Educazione alla Pace e alla Mondialità (GREM)
Giornata formativa GREM Domenica 16 febbraio 2020 – Casa per esercizi spirituali “Pozzo di Sichar”
(Quartu Sant’Elena – via dei Ginepri, 32) [segue]