Risultato della ricerca: reddito di cittadinanza

Reddito di cittadinanza: va migliorato non abolito!

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Nel corso del suo intervento, il ministro Orlando ha ringraziato i componenti del Comitato e posto in rilievo quanto la Relazione sia “uno spaccato che parte dalla realtà e, per questo, estremamente attendibile, un punto di riferimento per ogni discussione sul tema, una riflessione per ogni ulteriore integrazione parlamentare”. Il lavoro del Comitato, infatti, ha anticipato il ministro, sarà sottoposto a confronto con le altre forze politiche. IL LINK ALLA PAGINA DEL MINISTERO DEL LAVORO.
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Reddito di cittadinanza

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Più risorse ma anche più equità ed efficienza
di Fiorella Frarinelli, su Rocca.

Ritocchi o riforma per il Reddito di Cittadinanza? Con la prossima legge di bilancio dovrebbero venire approvati, oltre a un sostanzioso incremento delle risorse dedicate, anche un pacchetto di modifiche che ne migliorino l’equità sociale e l’efficienza. Il Reddito è la più importante misura di welfare firmata dal governo giallo-verde. Quella che l’allora ministro delle politiche sociali Luigi Di Maio salutò, con pose ed entusiasmi da tribuno del popolo, come «l’abolizione della povertà». Pretendendo per ingenuità, incompetenza od entrambe, di combinarla con virtuose politiche di inserimento lavorativo dei beneficiari. Politiche «passive», insomma, fatte furbescamente passare come «attive».

non si è raggiunta la povertà estrema
I due obiettivi sono stati, dal 2018 ad oggi, largamente mancati. Il primo perché una parte delle persone interessate non è stata neppure intercettata (ad agosto 2021 avevano ricevuto un sostegno 1,37 milioni su 2 milioni di famiglie «povere totali», pochissimi gli homeless, i marginali, gli ex detenuti, la nuvola triste e sfilacciata di chi dorme sotto i ponti o vive di espedienti). La causa principale è l’inadeguatezza dei criteri di accesso e della «scala» di articolazione degli assegni. Ma anche l’aver voluto ignorare che la povertà estrema, quella di chi non è solo senza lavoro ma anche senza casa, senza salute, senza istruzione, senza relazioni, è contattabile e coinvolgibile solo dai servizi sociali dei Comuni, dagli operatori di strada, dai volontari delle associazioni e delle parrocchie, da chi può mettere in campo azioni integrate e convergenti, tutti invece esclusi come attori e supporti inutili dallo spiccato centralismo statalista della norma. Il secondo obiettivo si può invece definire, senza timore di esagerare, un clamoroso insuccesso. Perché solo una minima quota di coloro a cui i Centri per l’Impiego avrebbero dovuto nel giro di pochi mesi offrire un lavoro capace di farli uscire dall’indigenza l’ha effettivamente trovato. Ma i Centri, si doveva tenerne conto, funzionano male per tutti, anche per i non disperatamente indigenti (il 59% dei percettori del Reddito non lavora da anni o non ha mai lavorato, missione dunque difficilissima quella di procurarne l’inserimento lavorativo), e non è affatto sicuro, secondo uno studio della Caritas, che il contratto di lavoro regolare a cui pochissimi sono approdati sia stato frutto degli 11.600 «navigator» per lo più inesperti assunti per affiancare gli 8.000 operatori dei Centri, e non, invece, di una loro autonoma e fortunata iniziativa.

come correggere i limiti
Dietro alle contraddizioni e alle molte storture del provvedimento, ci sono difetti di ideazione e di funzionamento che richiederebbero una profonda revisione, ma le condizioni del Paese non permettono vuoti, discontinuità, tempi lunghi. Avanti, dunque, con i ritocchi, solo un restyling dice la diplomatica lingua dei tecnici. Il Dep, il documento di programmazione che fa da intelaiatura alla manovra economica 2022, dispone un finanziamento aggiuntivo di circa 1 miliardo, con cui si arriverebbe a 8,8 totali, la stessa cifra raggiunta nel 2021 quando i fondi sono stati ripetutamente incrementati per far fronte alle emergenze della pandemia. Ma se col nuovo finanziamento si conferma l’utilità e si estende il campo di intervento di una misura in grado se non di far svanire almeno di mitigare la povertà, in che direzione andranno le modifiche? Come si correggeranno i limiti del provvedimento del 2018, accertati da Banca d’Italia e denunciati da tante inchieste? L’approccio del governo Draghi è stato finora equilibrato e molto pragmatico. Ma non è un mistero che nella sua maggioranza ci siano orientamenti diversi. Alcuni, diffusi trasversalmente nella politica come nella pubblica opinione, sono generati dalla convinzione – un pregiudizio, spesso, ma non senza conferme fattuali – che il sussidio non solo non abbia favorito l’ingresso nel lavoro dei beneficiari o almeno di quel terzo di potenzialmente «occupabili» (due terzi dei 3.027.851 percettori del reddito sono fuori dal lavoro in quanto troppo anziani, deboli, malati, impediti da altre condizioni avverse), ma abbia piuttosto incoraggiato il contrario di quel che si dichiarava nelle intenzioni: la non ricerca del lavoro, il non lavoro, il lavoro in nero. In altre posizioni e opposizioni prevalgono, indipendentemente dal merito, ragioni politiche, ovvero di schieramento, collocazione, consenso elettorale, con una forte polarizzazione tra favorevoli e contrari. Matteo Renzi, per esempio, un occhio a Confindustria e tutti e due al centrodestra, minaccia un referendum abrogativo, peraltro tecnicamente poco fattibile prima del 2025. Mentre la numerosa pattuglia dei parlamentari Cinquestelle tende a difendere sempre e comunque la norma originaria perché il Reddito di Cittadinanza è per loro innanzitutto identità e bandiera. Quanto ai leghisti, tutto o quasi dipende dall’esito della strenua difesa della «loro» creatura, quella costosissima «Quota 100» simbolo, anche qui una bandiera, di inossidabile contrarietà alla legge Fornero sulle pensioni e al suo probabile prossimo ritorno. Non sarà facile, dunque, una soluzione che, salvando quello che c’è di buono nel provvedimento – non abbandonare i poveri a loro stessi – introduca correttivi di quello che proprio non va, e che rischia di produr- re ulteriori tensioni sociali. L’esecutivo, e chi più convintamente lo sostiene, sa bene che oltre al problema di una spesa corrente in deficit che continua a salire, c’è la necessità di sventare il rischio del risentimento dei tanti occupati a tempo pieno che percepiscono salari troppo bassi ma che non sono «abbastanza poveri» per accedere al soste pubblico. Inevitabile, quando, a fronte di salari per lavori a tempo pieno che talora non superano i 900 Euro, il valore massimo del sostegno per persona singola è 780 Euro. Si chiama guerra tra poveri, il peggio che possa succedere. Ma come se ne esce senza introdurre anche da noi quel «salario minimo» così malvisto dalle organizzazioni sindacali, e da parte del padronato?

evitare che vada a chi non ha diritto
Ci sono comunque delle priorità. La prima è evitare che il Reddito vada a chi non ne ha diritto. Sugli oltre 3 milioni di percettori dell’estate scorsa, a ben 123.697 è stato revocato l’assegno per dichiarazioni false, le più frequenti relative alla composizione del nucleo familiare, alla mancata dichiarazione sullo stato di detenzione in carcere, alla presenza di condanne di particolare gravità come l’associazione mafiosa. L’incrocio delle anagrafi nazionali informatizzate sarebbe la via maestra per un controllo preventivo a monte della regolarità delle domande, anche perché scovare i furbetti a cose fatte non basta a recuperare i soldi che sono andati alle persone sbagliate.

rivedere la scala delle assegnazioni
La seconda, molto più importante per l’equità sociale del Reddito, è rivedere la scala in base a cui si assegnano le risorse che pena- lizza le famiglie povere numerose e che non tiene conto delle differenze territoriali di costo della vita. C’è una vistosa iniquità sociale tra i 780 Euro assegnati ai single e i 1.080 assegnati a una famiglia con un figlio minore e, ancora di più, i 1.280 assegnati a chi di figli sotto i 10 anni ne ha 3. È qui, si sa, che la povertà è più terribile e pericolosa, e che bisogna a ogni costo evitare i suoi effetti negativi su istruzione, salute, alimentazione, i danni che generano i «poveri di domani». Tanto più se si considera che il contributo per l’affitto di 280 Euro, costitutivo dell’assegno, è eguale per tutti, mentre le esigenze abitative sono diversissime tra chi è solo e le famiglie di 3, 4, 5 componenti (col costo degli affitti che varia enormemente tra città e piccoli centri, e per aree territoriali). Sono inique anche le clausole ostative che escludono dall’accesso all’assegno una parte delle famiglie regolarmente residenti di provenienza straniera, in cui la povertà «totale» morde, secondo Istat, quasi tre volte di più che nelle famiglie italiane, il 25% contro il 9%.

cambiare le regole di avviamento al lavoro
E poi, sempre che i servizi per l’impiego riescano a diventare più efficienti – grazie al programma Gol sulle politiche attive finanziato con le risorse del Pnrr – sono da cambiare anche alcune delle regole stabilite dal Reddito di cittadinanza relative all’avvia- mento al lavoro. La legge dice che la condizione per percepire il reddito è firmare il «patto per il lavoro», con cui chi è abile a lavorare si impegna a mettersi a disposizione dei Centri, accettando e seguendo programmi di formazione e di ricerca attiva del lavoro e valutando le offerte di inserimento lavorativo. Questi patti, ad oggi, sono stati stipulati solo per il 31% degli inviati ai Centri, una percentuale davvero troppo bassa anche considerando che durante il lockdown furono sospesi gli obblighi di presentarsi ricorrentemente agli operatori. Non solo. In nessuna Regione, in quasi tre anni di attuazione, è mai stata applicata la condizionalità per cui se il lavoro offerto viene rifiutato per tre volte, il candidato al lavoro perde l’assegno. La legge attuale dice infatti che il lavoro si può rifiutare se l’offerta non è «congrua», e la congruità consiste in un contratto a tempo indeterminato che garantisca almeno 858 Euro al mese. Ora, al di là che, a differenza che in paesi come la Germania e la Francia, da noi i Centri per l’Impiego sono regionali mentre ad erogare gli assegni è l’istituto nazionale Inps (col risultato che quest’ultimo può ignorare se il percettore del reddito ha ricevuto o no una proposta «congrua», se ci sono stati rifiuti e quante volte), è evidente che la possibilità di rifiutare infinite volte un contratto regolare, ma a tempo determinato o a part time, non è quello che ci vuole per incoraggiare l’uscita dal sussidio e l’ingresso nel lavoro. Le politiche attive del lavoro sono tutt’altra cosa, impraticabili in Centri per l’Impiego così inefficienti e in assenza di obblighi a far decadere il reddito in caso di rifiuto del lavoro e di incentivi ad accettarlo. In altri paesi a fare la differenza sono, da un lato, i buoni servizi erogati dai Centri, in termini sia di tempestivi e non burocratizzati piani individualizzati di qualificazione professionale e di assistenza alla ricerca attiva del lavoro sia della possibilità per un certo periodo di continuare a percepire il reddito di cittadinanza, inizialmente per intero e poi a scalare, cumulandolo con il salario da lavoro, se inferiore ai minimi definiti dalla legge o dai contratti nazionali. Quanto agli incentivi per i datori di lavoro che accettino di assumere i percettori del reddito di cittadinanza, bisognerebbe sapere che quello che per le aziende serie conta davvero non sono le detrazioni fiscali ma la certezza che il lavoratore che si assume abbia sviluppato le competenze fondamentali per svolgere bene le prestazioni previste. Tutt’altra logica, insomma, da quella tipicamente assistenziale delineata dalla norma italiana.

si riuscirà a raddrizzare la barca?
Ci sarebbe quindi molto da cambiare, nella norma e nelle pratiche attuative, per restituire dignità e valore non solo al contrasto delle troppe povertà ma al mondo del lavoro e ai lavoratori. Non saranno le cronache dei giornali che denunciano ogni giorno furbetti, illegalità, cumuli irregolari tra assegni e lavoro nero a cambiare la situazione. Il sostegno alla povertà vera dev’essere rafforzato ed esteso all’intera platea delle persone e delle famiglie povere, ma le politiche attive del lavoro sono un’altra cosa. Riuscirà il governo Draghi a raddrizzare almeno un po’ una barca mal congegnata che fa acqua da tutte le parti? C’è da augurarselo. È anche da qui che si misura la civiltà di un Paese.
Fiorella Farinelli

ROCCA 15 NOVEMBRE 2021
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Astensionismo e disaffezione: la politica e i ceti popolari
5 Novembre 2021 by c3dem_admin | su C3dem.
Esiste un divario crescente, un vero solco, tra la politica e le classi popolari, e questa è una delle cause principali dell’assenteismo. I partiti di sinistra una volta erano partiti di lavoratori e si interessavano alla vita della gente; ora non più.
Qualche proposta concreta su come la politica possa tornare a coinvolgere la vita concreta delle persone

di Sandro Antoniazzi
Nelle recenti elezioni amministrative il tasso di assenteismo è stato particolarmente elevato; non è un fatto nuovo, perché ad ogni elezione si registra un progresso di questo indice negativo, che non si sa come affrontare. [segue]

Che succede?

c3dem_banner_04LA PARTITA DEI DUE PRESIDENTI. ROSY BINDI E IL PD.
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COME SALVARE IL SOLDATO ZAN. COME BATTERE LA CLIMATOCRAZIA. IL NODO CONCORRENZA.
5 Novembre 2021 su C3dem.
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POPOLO, COMUNITA’, SINISTRA… IL QUIRINALE, E LE DUE LEGHE
5 Novembre 2021 su C3dem.
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L’URGENZA DI SCELTE DIFFICILI. L’EMERGENZA CLIMA COME IL COVID
3 Novembre 2021 su C3dem.
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Che succede?

c3dem_banner_04LA VIA DI DRAGHI AL MULTILATERALISMO
31 Ottobre 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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Che succede?

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IL PD E IL PROPORZIONALE, IL PD E L’ALLEANZA LARGA
23 Ottobre 2021 su C3dem.
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Che succede?

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VINCE LA VOGLIA DI LAVORARE. INEDITO DI BOBBIO. NODI: REDDITO, ANZIANI, SALARIO MINIMO, FISCO, PATRIMONIALE
bobbio-la-stampa17 Ottobre 2021 su C3dem.
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Norberto Bobbio, “La mia idea sulla rivoluzione” (testo inedito di una lezione del 1979 – La Stampa)
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LA QUESTIONE POLACCA E IL DESTINO DELLA UE
17 Ottobre 2021 su C3dem.
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Oggi venerdì 17 settembre 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————————
Cambiare le regole del patto di stabilità europeo è necessario al PNRR
17 Settembre 2021
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
All’inizio in sordina, tra gli addetti ai lavori, ora in modo sempre più evidente si sta aprendo la discussione tra gli stati europei sul futuro delle regole del patto di stabilità. Dopo il trattato di Maastricht (1992) si arrivò al patto di stabilità e crescita nel 1997, con un’impostazione segnata da un’egemonia tedesca ispirata […]
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Non sono in grado di prevedere se la destra vincerà le prossime elezioni politiche.
di Tonino Dessì, su fb.
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Oggi domenica 12 settembre 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————————
Carbonia. Si parla di minatori anche nei discorsi sull’autonomia di Emilio Lussu e di sardisti e socialisti. Lo spettro delle scissioni
12 Settembre 2021
Gianna Lai su Democraziaoggi
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[Democraziaoggi] Ormai son due anni, dal 1° settembre 2019, che ogni domenica pubblichiamo un post per comporre, come in un mosaico, la storia di Carbonia, momento fondamentale del movimento operaio in Sardegna.
Come fa rilevare lo storico Antonello Mattone nel suo libro dedicato a Velio Spano, il Convegno regionale dei quadri sardi di aprile 1947, […]
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c3dem_banner_04REDDITO DI CITTADINANZA: RIFARLO MEGLIO, NON ABOLIRLO
8 Settembre 2021 su C3dem.
Giovanna Vitale, “Duello sul reddito di cittadinanza. Il giudizio dell’Ocse” (Repubblica). Paolo Baroni, “L’assegno da tagliare” (La Stampa). Rosaria Amato, “Il reddito di cittadinanza: un bilancio controverso” (Repubblica). Tito Boeri e Roberto Perotti, “Il reddito va riformato separandolo dalle politiche attive per il lavoro e allargandolo a tutti i poveri” (Repubblica). Roberto Mania, “Governo: il reddito resta, ma si farà un nuovo sistema di politiche attive e di formazione” (Repubblica). Alberto Orioli, “Più spazio ai privati e meno alle regioni per le politiche attive del lavoro” (Sole 24 ore). Elsa Fornero, “Reddito, povertà e lavoro sparito” (La Stampa). GIOVANI: Francesco Riccardi, “L’aumento dei giovani italiani Neet. Uno spreco insostenibile” (Avvenire).
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Che succede?

c3dem_banner_04VIRUS E DISCIPLINA. DRAGHI E I SUOI DETRATTORI. LA CASSAZIONE SUL CROCIFISSO A SCUOLA
10 Settembre 2021 su C3dem
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CROCIFISSO A SCUOLA, SENTENZA DELLA CASSAZIONE: Alessandra Arachi, “La Cassazione: crocifissi nelle aule, decidano gli istituti” (Corriere). Elena Loewenthal, “Un compromesso, non una rinuncia” (La Stampa). Bruno Forte, “Il crocifisso nelle scuole: simbolo anche per chi non crede. Ma l’essenziale è spiegarne il senso” (intervista al Corriere).
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L’ETA’ DELL’INSICUREZZA
10 Settembre 2021 su C3dem
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REDDITO DI CITTADINANZA: RIFARLO MEGLIO, NON ABOLIRLO
8 Settembre 2021 su C3dem.
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IL VELENO DI KABUL
8 Settembre 2021 su C3dem.
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Oggi martedì 7 settembre 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————————
L’Afghanistan ci interroga sullo stato della nostra democrazia e sui nostri doveri costituzionali
7 Settembre 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
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Ha ragione Tonino Dessì a dire che l’Afghanistan non pone interrogativi solo sulle sorti della democrazia in quel paese, ma a noi anzitutto ci chiede di fare i conti con la situazione democratica in Italia. Com’è stato possibile che l’Italia abbia potuto inviare truppe e mezzi in una terra lontana, senza alcuna connessione […]
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c3dem_banner_04QUANDO DRAGHI DICE: “IL GOVERNO VA AVANTI”
6 Settembre 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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Che succede?

c3dem_banner_04NON SOLO INDIVIDUI. IL SENSO DELLO STATO. L’ANIMA DELL’OCCIDENTE. REDDITO DI CITTADINANZA
4 Settembre 2021 su C3dem.
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Rocca n.18 del 15 settembre 2021 è già online.
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Che succede?

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SE L’EUROPA CHIUDE LE PORTE ALLA DISPERAZIONE

1 Settembre 2021 su C3dem
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Oggi giovedì 2 settembre 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————————
Preoccupazioni agostane
2 Settembre 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.

Anche questo agosto è volato via, ma non è stato spensierato. Le questioni sul tappeto sono rimaste irrisolte e molte anzi si sono aggravate e le preoccupazioni sono accresciute. Sopratutto spaventa la riflessione sui fatti, la risposta ad essi della politica e, spesso, dell’opinione pubblica, formata da chi domina i media.
Prendete la decisione di […]
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c3dem_banner_04LA DISUNIONE NAZIONALE. IL PD SUBALTERNO. LA GIORNATA DEL CREATO
1 Settembre 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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Che succede?

c3dem_banner_04DRAGHI E IL QUIRINALE. INCUBO ISIS A KABUL. LAVORO E MULTINAZIONALI

26 Agosto 2021 su C3dem.
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LA VIA COSTITUZIONALE DELL’OBBLIGO VACCINALE. AFGHANISTAN, LA VIA PRAGMATICA DI DRAGHI
25 Agosto 2021 su C3dem.
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A proposito di Reddito di Cittadinanza.

Con riferimento alle esternazioni di Beppe Grillo sul Reddito di Cittadinanza come reddito universale.
A prescindere dalla strumentalità del momento politico, sulla questione del reddito universale incondizionato (o come altri lo chiamano dividendo sociale o altro), questa volta sono d’accordo con Grillo. E penso di essere con lui in buona compagnia. Per esempio con alcuni grandi economisti del passato, keynes tra tutti, e, più di recente, altri grandi, tra cui il premio Nobel James Meade. L’argomento è stato approfondito dal compianto economista cagliaritano Gianfranco Sabattini. Dei suoi studi ha spesso estratto articoli di carattere divulgativo ospitati anche da Aladinpensiero online. Anche Papa Francesco in una sua lettera al Movimento per la Terra ne aveva parlato come di una necessità, anche se nelle sue encicliche di esprime perché sia il Lavoro degno e per tutti l’obbiettivo prioritario. Ma senza dubbio la discussione è aperta e non dobbiamo certo inseguire in materia la destra, tra l’altro la peggiore, quella che comunque se la prende con i poveri. Perfino il Fondo monetario internazionale invita ad approfondire l’argomento in direzione innovativa (fm).
———-In argomento———
“Tra le cose più insopportabili di questi mesi c’è l’atteggiamento incredibilmente offensivo e aristocratico anche di chi si definisce progressista che imputa al reddito di cittadinanza la responsabilità di lasciare le persone a poltrire a casa”. A dirlo è Gianni Cuperlo alla presentazione del libro di Antonio Bassolino a Napoli. Cuperlo quindi specifica che le persone accusate di poltrire “non vanno più a lavorare sfruttati nelle attività stagionali”. E sottolinea: “Ci sono nuove forme di schiavitù che albergano non solo nelle campagne del sud”.
lampadadialadmicromicro132Concordiamo.