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“BINTITRES” – Buona la prima.

img_4719Ridere? Sì! Anche ridere. Ieri sera, nella splendida cornice del Teatro fortino di Monte Mixi, per ascoltare, per vedere, diciamo pure per godere della verve di Elio Turno Arthemalle. Ché lo conosciamo, da tempo, e tutte le volte che andiamo a vederlo, o lo ascoltiamo alla radio, possiamo immaginare cosa ci toccherà.
Ma le variazioni sul tema, a volte, sono sorprendenti. Ieri, per esempio, si è esibito in tono dimesso, in tonalità minore. Luce naturale, scenografia assente. Oltretutto, almeno nel primo tempo dell’atto unico, ha persino recitato contro sole, da doversi proteggere la vista con un cappellino da golf.
Il tema: classico, storie cagliaritane. Avremmo potuto aspettarci la congiura di Palabanda, la saga di Ottone Baccaredda, o una rivisitazione dei piccioccus de crobi. Classici. Ed invece, eludendo la censura del proprio Super Io, Elio Arhemalle è ritornato indietro nel tempo di neppure mezzo secolo. Ventitrè, meno altri ventitrè anni. Ritrovandosi, poco più che bambino, in balia di una periferia, urbana, che dopo la tragedia della guerra ed il miracolo economico, si infilava negli anni di piombo.
Era in avanzata fase di gestazione, in quegli anni, il progetto della futura città turistica, il disegno di una facciata perbenista, dove l’apparenza sia ordine ed armonia, e tutto ciò che potrebbe disturbare la vista della cognata …. beni accuau in unu corrunconi. Nei ghetti di periferia, insomma, dove le persone perbene fanno ingresso soltanto quando occorre …
E così, anziché raccontarci con ordine la storia della città, come probabilmente avrebbe fatto Alessandro Barbero – che ancora gli fischiano le orecchie – si è divertito a riportare alla luce storie, anche tremende, che pensavamo dimenticate. Arrabiu!