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Paolo VI e Oscar Romero

santi-paolo-e-oscarlampadadialadmicromicro133La Comunità di San Rocco a cui siamo legati con spirito di amicizia e collaborazione, ha dato particolare enfasi alla canonizzazione di Paolo VI e del Vescovo Oscar Romero, avvenuta domenica 14 a Roma nella solenne cerimonia in San Pietro, presieduta da Papa Francesco, che ha perseguito e portato a conclusione il processo di queste canonizzazioni con determinata volontà. Nell’occasione Armando Mura, Monica Pisu e Angelo Corda, esponenti della stessa Comunità, hanno particolarmente curato il ricordo esaltante di questi due Santi. Di Oscar Romero abbiamo già parlato in questa News e su fb, anche riportando le riflessioni di Raniero La Valle. Parliamo ora, anzi riparliamo, di Paolo VI, su impulso degli amici della Comunità di San Rocco, che ci hanno segnalato due importanti documenti, che pubblichiamo: il discorso che fece Paolo VI nella sua visita al quartiere di Sant’Elia il 24 aprile 1970 e un articolo speciale sulla figura dello stesso Papa (il suo profilo spirituale), di Enzo Bianchi, monaco, fondatore della Comunità di Bose. Questi due documenti sono preceduti da una nota di Tonio Dell’Olio, presidente della Pro Civitate Christiana, che in questa circostanza da conto del clima di gioia e soddisfazione di questa associazione ecclesiale, che tanta parte ha rappresentato delle ansie di rinnovamento e progresso generate nel mondo cattolico dal Concilio Vaticano II, indetto da Giovanni XXIII e portato avanti e concluso proprio da Paolo VI. L’azione propulsiva del Concilio si è però affievolita nel tempo, fino al nostro tempo, nel quale viene ripresa e riproposta da Papa Francesco. E sta proprio qui il significato profondo delle canonizzazioni di domenica 14.
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logo-cittadella[Dalla Newsletter della Pro Civitate Christiana]
La domenica del 14 ottobre scorso anche in Cittadella è stata una giornata speciale. Il riconoscimento della testimonianza di vita di Papa Montini e di Oscar Romero hanno rappresentato il riconoscimento da parte della chiesa e della storia di quell’evento miliare che è il Concilio Vaticano II. In altre sedi si potrà approfondire quanto quel Concilio avesse trovato una lunga gestazione in Pro Civitate Christiana e come sia stato accompagnato, vissuto e tradotto dalla
Cittadella di Assisi. Ebbene il 14 ottobre le brume autunnali ci hanno riportato il profumo di quella folata dello Spirito che è stata capace di cambiare il volto della comunità cristiana nel mondo. D’altra parte, a guardar bene, oltre che nelle stesse falde del Vangelo di Cristo, tutte le proposte editoriali, informative, di riflessione e di formazione che la Pro Civitate Christiana continua a proporre (anche in questa Newsletter) sono figlie di quel vento. Per questo non riusciamo ad avere altro sentimento se non quello della gratitudine verso questo Papa argentino che ripropone il profumo e la sostanza di un cammino di chiesa realmente al servizio degli uomini e delle donne del nostro tempo.

Tonio Dell’Olio, presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi
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DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI AI POVERI DEL QUARTIERE SANT’ELIA

Cagliari, 24 aprile 1970

Eccoci al Quartiere S. Elia.

Abbiamo Noi stessi desiderato venire fra voi, abitanti di questo Quartiere, che ci hanno detto essere destinato alla gente bisognosa di tutto.

Qualcuno chiederà: perché, in una giornata così breve e così piena di incontri belli, solenni e piacevoli, il Papa vuol andare anche al Quartiere S. Elia, dove non vi è nulla di interessante da vedere? Rispondiamo: voi sapete che Noi abbiamo il grande e tremendo ufficio di rappresentare – indegnamente, ma veramente – il Signore, nostro Signore Gesù Cristo; quel Gesù del Vangelo, che attribuì a Se stesso le parole del Profeta Isaia: «(Iddio) mi ha mandato a portare la buona parola all’umile gente» (Luc. 4, 18). Se così ha detto e ha fatto Gesù, Signore e Maestro (Io. 13, 13), dobbiamo fare lo stesso Noi pure: dobbiamo andare a cercare la gente umile e povera anche a Cagliari, come abbiamo fatto anche durante gli altri Nostri viaggi.

Eccoci allora fra voi, abitanti del Quartiere S. Elia, figli e fratelli carissimi. Grazie per la vostra accoglienza.

Noi leggiamo nei vostri occhi un’altra domanda: e adesso, che cosa viene a fare il Papa fra noi? una visita di curiosità? una visita di pubblicità? Che importa a noi d’una visita di pochi minuti e di poche parole?

Ancora rispondiamo, e considerate bene ciò che vi diciamo: Siamo venuti per dimostrare a voi e per dimostrare a tutti che Noi riconosciamo la vostra eguaglianza a confronto di tutti gli altri uomini, anche se questi sono più istruiti e benestanti. Voi siete cittadini con pari diritti a tutti gli altri; la società non vi deve trascurare, né disprezzare. Diciamo di più, voi siete cristiani, siete figli di Dio, siete fratelli nella Chiesa di Cristo; avete eguale dignità! Anzi, voi, proprio perché siete poveri, avete una «eminente dignità» (Cfr. BOSSUET); siete più degli altri meritevoli di rispetto e d’interessamento. Voi, nel Vangelo, siete i preferiti, siete avanti agli altri, i più vicini all’amore di Cristo e al grande dono del suo regno. Siamo venuti perciò per salutarvi, per rendervi onore, per rivendicare nella Chiesa e anche nella società civile il posto degno che a voi spetta, e a riconoscere oltre i vostri bisogni (e quanti ne avete!) i vostri diritti naturali: alla casa sufficiente e decente, al pane e al lavoro, alla scuola e all’assistenza sanitaria, alla partecipazione ad un comune benessere, per voi e specialmente per questi vostri figlioli.

Parole dirà qualcuno: e i fatti?

Rispondiamo: sì, sono parole; ma sono parole buone e vere; e Noi vogliamo credere che esse vi portino almeno qualche conforto, Non è un «fatto» anche il conforto? Non è forse di «parole che vengono dalla bocca di Dio» che vive l’uomo, prima ancora che di pane materiale? (Cfr. Matth. 4, 4) L’ha detto il Signore. E così è, perché voi, Noi lo sappiamo, avete bisogno, innanzi tutto, di essere consolati; avete bisogno d’essere sollevati nell’anima. Non avete voi un’anima? un’anima, che vale più del corpo? un’anima afflitta? un’anima capace di vivere dei tesori più preziosi, quelli dello spirito? i tesori della fede, della preghiera, della bontà?

E poi voi sapete che i «fatti» cominciano dalle parole. Anche i fatti, a cui le vostre penose condizioni vi fanno pensare: i fatti economici, i fatti sociali. Questi fatti, cioè il benessere, degno d’un uomo, derivano dalle parole, cioè dalle idee, dai principi, dai buoni ragionamenti. E pronunciare qui le parole che devono preparare i fatti, che voi desiderate, non è già qualche cosa di positivo? Siamo qui, come dovunque andiamo, come avvocato dei poveri: vi dispiace che Noi siamo il vostro avvocato? e che invochiamo qui da coloro che possono e debbono aiutarvi di fare qualche cosa per voi, di fare di più, di fare bene, di fare presto? Vedete: Noi, perché siamo mandati da Cristo, possediamo una ricchezza particolare, possediamo l’amore. L’amore è una forza. Lo vogliamo infondere a voi questo amore cristiano, per vostro conforto, per vostra unione, per vostra speranza; ma lo vogliamo anche infondere negli altri, cioè i ricchi, i responsabili del bene pubblico, i fratelli ed i ministri della Chiesa: se tutti questi si lasciano penetrare maggiormente dall’amore cristiano, non sarebbero più facilmente e più rapidamente migliorate le vostre sorti? senza odio, senza egoismi, senza rivoluzioni e senza ritardi.

Il dialogo, Noi lo avvertiamo, vuole ancora continuare: perché ci si chiede, il Papa non dà l’esempio? Miei cari: accettiamo anche questa domanda. Il Papa, sì, deve dare l’esempio. Ma il Papa non è ricco, come tanti dicono. Noi abbiamo difficoltà a sostenere le spese per i servizi necessari all’andamento centrale di tutta la Chiesa; e poi abbiamo tante necessità, a cui provvedere, in tutto il mondo, quelle delle missioni, per esempio. Ma tuttavia cerchiamo di fare ciò che possiamo, col cuore staccato dai beni economici, e col cuore attaccato ai bisogni dei poveri e dei sofferenti. Non possiamo fare che poco, purtroppo; ma un segno cerchiamo di dare dappertutto del Nostro buon volere. Anche qui, un segno, un piccolo segno, Noi lasceremo.

Ma un altro segno, spirituale questo, un grande segno di fede, di speranza, di amore, in nome di Cristo, Noi vi lasciamo: la Nostra benedizione.

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Profilo spirituale di Paolo VI

di Enzo Bianchi
[segue]