Libri

“Carlo Felice e i tiranni sabaudi” varca il mare: il 21 febbraio al Senato.

Carlo Felice feroce di F CasulaIl volume “Carlo Felice e i tiranni sabaudi” (Grafica del Parteolla) – arrivato alla 138esima presentazione – varca il mare.
Il 21 febbraio prossimo (inizio ore 10.30) sarà presentato a Roma nella Biblioteca del Senato (Piazzale della Minerva, 38).
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Punta de billete – Save the date

Per ricordare Luigi Cerlienco. 5f3851f5-852e-49e0-bb17-bfaf315aa36a‪Venerdì 7 febbraio alle ore 16,30, nell’aula magna del dipartimento di matematica dell’università di Cagliari, Palazzo delle Scienze, via Ospedale 72, verrà presentato il libro di Luigi Cerlienco “Briciole. Matematica e altre curiosità”. Coordina il matematico prof. Lucio Cadeddu. Intervengono Giuseppe Mezzorani, fisico, Guido Pegna, fisico, e l’editore dott. Leonardo Mureddu, Xedizioni.

Punta de billete – Save the date – Prendi nota

222c412a-63d6-42af-bc00-cf41f202aee4Mercoledì 5 febbraio, alle ore 18, nella sala della Fondazione di Sardegna in Viale S. Salvatore da Horta, sarà presentato l’ultimo libro di Gianni Loy: L’ULTIMA NOTTE AD HELLISSANDUR.
Relatori: Maria Paola Masala e Ricardo Escudero Rodríguez.
Coordinamento: Sergio Nuvoli. Lia Careddu, Marco Bisi e Cristina Maccioni leggeranno alcuni brani tratti dal libro.

Anticipazioni

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A giorni in libreria il nuovo libro di Andrea Pubusa:
PALABANDA, la rivolta del 1812. Fatti e protagonisti di un movimento che ha scosso la Sardegna.
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Descrizione del libro [nota dell'Editore]
I “fatti” di Palabanda, una zona urbana di Cagliari, scossero profondamente la città e la Sardegna nel 1812, inserendosi in quel contesto rivoluzionario e di dissapori creatosi all’indomani della Rivoluzione francese e della cacciata dei Piemontesi dall’isola nel 1794. Ma su quegli eventi, è stato detto veramente tutto? Fu autentica rivolta o solo una repressione governativa? Quel progetto di libertà, condotto dalla borghesia e dai capipopolo cagliaritani, a quale fine mirava? L’orto di Palabanda – da cui la “congiura” prese il nome -, in cui si discusse di rivolgimenti e riforme per la società sarda, fu realmente un convegno di sediziosi o un pretesto per il colpo di coda del governo Sabaudo che riuscì, così, a liberarsi dei propri oppositori interni? A duecento anni dagli avvenimenti, anche grazie a nuove scoperte documentarie, l’autore cerca di proiettare una luce differente su un episodio della storia sarda ricco di contrasti e di zone oscure.

Il bene fa bene

6606ba35-0ed0-4a08-870a-87a6c0d07ac7Gli angeli esistono, anche sulla terra.
di Raffaele Deidda.

Il Censis, in collaborazione con la Fondazione Magis, ha recentemente realizzato l’indagine “Missione, solidarietà internazionale e stili di vita degli italiani”. I dati emersi dicono che per il 77% degli italiani è fondamentale continuare ad aiutare i popoli del Sud del mondo, mentre solo il 19% ritiene sbagliato farlo. Questo è un atteggiamento diffuso soprattutto nel Nord Italia (20%), tra i non occupati (32%) e tra le persone con bassa scolarizzazione (20%). Solo il 20% degli intervistati però è disposto a dare un proprio contributo economico e a impegnarsi in prima persona.
Chissà a quali di queste categorie percentuali appartengono gli italiani che con efferata volgarità hanno insultato Silvia Romano, (l’ennesima oca giuliva… poteva stare in Italia e aiutare gli italiani) la volontaria di 23 anni dell’organizzazione “Africa Milele Onlus”, rapita in Kenya in seguito ad un attacco armato. Magari sono fra quelli che sostengono il respingimento dei migranti affermando come sia più giusto ed opportuno “aiutarli a casa loro” !
Sono considerazioni che rattristano e che fanno pensare come sia ancora terribilmente distante l’obiettivo di riuscire a portare pace e ad aiutare le comunità più svantaggiate del mondo a diventare protagoniste del cambiamento sociale, perseguendo uno sviluppo umano integrale e sostenibile. Eppure esistono esempi bellissimi di creature meravigliose, che sono riuscite nel corso della loro vita ad avvicinare persone delle società ricche a quelle più misere, creando una corrente di amore, di vicinanza e di solidarietà.
Una di queste creature è Madre Flora Zippo, delle Suore Francescane dei Sacri Cuori, oggi novantaduenne. Una donna dal fisico minuto ma dal cuore e dalla volontà immensamente grandi, che ha vissuto ed operato sempre a fianco degli ultimi, soprattutto nelle missioni delle isole Filippine. Una religiosa con carisma tale da conquistare anche le persone più “laiche” come Costantino Flore, il medico sardo docente di Medicina del Lavoro che avendo conosciuto Madre Flora nel corso di un viaggio nelle Filippine ne è diventato un grande sostenitore, promuovendo insieme ad altri numerose iniziative per supportare l’azione dell’instancabile missionaria. [segue]

Appuntamenti letterari di impegno sociale

Storie in Trasformazione 2018: Come cambia la scuola? Con Christian Raimo e Vanessa Roghi – Sabato 24 novembre 2018 a “L’Albero del riccio”, associazione Antonio Gramsci, in via Doberdò 101, Cagliari.Layout 1raimo-giusto

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Recensione. “La ricerca del benessere” di Gianfranco Sabattini

5cdd1cfa-1ada-4f0d-bb23-713aee01ad67 di Roberto Loddo.

Ho conosciuto Gianfranco Sabattini attraverso i suoi puntuali pezzi di economia pubblicati su il manifesto sardo. Analisi che ho iniziato a leggere da quando sono entrato nella redazione con l’impegno di curare il web editing sul quindicinale.
“La ricerca del benessere, riflessioni sulle prospettive dell’economia globale e locale”, Tema Edizioni, rappresenta un lavoro importante (segue)

Oggi sabato 8 settembre 2018

lampada aladin micromicrodemocraziaoggisardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2img_4633Anpi logo nazcostat-logo-stef-p-c_2-2serpi-2ape-innovativa
———-Avvenimenti&Dibattiti&Commenti&Recensioni——————————————————————
L’inganno di Berlinguer
8 Settembre 2018
Carlo Dore jr. su Democraziaoggi.
Ecco una bella recensione ad un saggio fuori dalle righe su Enrico Berlinguer.
“L’INGANNO DI BERLINGUER”
Domenico Del Prete – Pendragon Editore – pp. 237
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OPINIONI » OPINIONISTI » MENEGHETTI
Ancora un tassello su, per modo di dire, «la Casa»
di LODO MENEGHETTI su eddyburg.
Durante il fascismo nulla poteva ostacolare l’attuazione di una politica demaniale reazionaria riguardo a una grossa parte del patrimonio pubblico in terreni … (segue)
eddyburgIntroduco questo breve articolo con la selezione dei titoli di altri, scritti nel corso di una dozzina d’anni specie per eddyburg, poi pubblicati in libri delle edizioni Libreria Clup o Maggioli. Ne ho aggiunti tre apparsi nel sito arcipelagomilano. Il problema dell’abitare nel senso più esteso è trattato in ognuno dei testi secondo le prerogative richieste da un semplice articolo di giornale volto soprattutto alla denuncia delle inadeguatezze, ma anche descrittivo di specifiche condizioni urbane e sostenuto dalla polemica sociale-politica, ancorché sbrigativa. Voglio dire che la scientificità insita nella definizione di «Questione delle abitazioni» (come in Engels – e vorrei dire gramscianamente «quistione») appartiene ad altre ricerche approfondite, sui testi e sul campo, per esempio quelle effettuate ai tempi del mio insegnamento di urbanistica (di per sé non avulso dall’architettura) correlato con quello di insegnanti di composizione architettonica. Ma, in definitiva, l’insieme degli articoli e il presente tassello aggiuntivo spero che costituiscano una buona base per conoscere la larghezza della «Casa».
Inevitabili certe sovrapposizioni e ripetizioni.
(eddyburg).
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Venerdì 5 ottobre Incontro-dibattito su “IL LAVORO nel XXI SECOLO”

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abc6769c-0101-4c80-9d88-3058f26235b7Incontro – Dibattito
Cagliari, venerdì 5 ottobre 2018, ore 17.00
Atti del Convegno Lavorare meno, lavorare meglio, lavorare tutti
Ore 17.00: Introduce Andrea Pubusa
Intervengono: Mariella Montixi, Antonio Dessì, Gianna Lai, Gianfranco Sabattini, Gabriella Lanero, Silvano Tagliagambe
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de-masi-jpgOre 18.30 – Il lavoro nel XXI secolo
Domenico De MASI
intervistato da Fernando Codonesu
Segue dibattito
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Domenico De Masi il 5 ottobre a Cagliari

de-masi-jpgIl sociologo Domenico De Masi sarà a Cagliari venerdì 5 ottobre, invitato dal Comitato CoStat e da altre Entità culturali per la presentazione del suo ultimo libro “Il lavoro nel XXI secolo”. Nell’occasione sarà anche presentato il libro che raccoglie gli interventi al Convegno sul Lavoro, organizzato da CoStat e da Sardegna Europa Direct, tenutosi a Cagliari nei giorni 4-5 ottobre 2017, a cui partecipò lo stesso prof. De Masi.
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- Approfondimenti nei prossimi giorni.

Un nuovo sapere PSICOLOGIA DELLA LIBERAZIONE

img_4810Pubblicato in Italia il libro di Ignacio Martìn-Barό, il gesuita ucciso nella strage della Università Centro Americana, che fondò come strumento teorico ed operativo la “psicologia della liberazione” in continuità e in corrispondenza con la teologia della liberazione. Contro la “bastonata culturale dei media” e la separazione tra storia della salvezza e storia del mondo
di Raniero La Valle *

psicologia-liberazioneQuesto libro, pubblicato da Bordeaux edizioni (Ignacio Martìn-Barό, Psicologia della liberazione, a cura di Mauro Croce e Felice Di Lernia, con uno scritto di Noam Chomsky) è in realtà un’operazione culturale volta a inculturare in Italia un sapere di cui non conoscevamo nemmeno il nome: infatti la psicologia della liberazione è un prodotto della cultura che in Italia non c’è mai stato, non è mai stato nominato, e non si è mai avuta né si ha ancora oggi la minima idea che sia necessario, e che anzi senza una psicologia della liberazione il progresso storico si ferma.
In questo libro sono raccolti i testi più importanti in cui è racchiuso il pensiero del gesuita spagnolo Ignacio Martìn-Barό, uno spagnolo incardinatosi e anzi immedesimatosi nell’America Latina e ucciso poi insieme ad altri cinque gesuiti e a una inserviente e a sua figlia nella strage perpetrata dagli squadroni della morte nell’Università Centro Americana del Salvador. Cinque professori e due donne uccisi nella notte del 16 novembre 1989: Ignacio Martìn-Barό, Ignacio Ellacurìa, Segundo Montes, Juàn Ramόn Moreno, Armando Lopez, Joaquin Lόpez y Lόpez, e la inserviente dell’Università Elba Ramos e sua figlia Celina Ramos.
[segue]

Domani: ma come fanno gli operai

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I movimenti degli anni Settanta fra Sardegna e Continente. Presentazione del libro a Cagliari, sabato 26 maggio

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Valeria Saiu: “L’ultimo Capitolo della città pubblica”

valeriasaiu-libroL’ultimo Capitolo della città pubblica
I quartieri 167 e la costruzione delle periferie metropolitane.
Cagliari, 1962-1992

Edizioni LIStLab, 15,00€

[ListLab.eu] Negli anni del grande spreco edilizio, con Legge 167 si scrive in Italia l’ultimo grande capitolo della “città pubblica” e si avvia un inedito e complesso intreccio tra intervento pubblico e operazioni immobiliari private.
Cagliari, che presenta i tipici tratti della città meridionale, con tutte le similitudini e i suoi elementi peculiari, si offre come un osservatorio sulle contraddizioni e il senso di queste operazioni su cui si fonderà la costruzione del nucleo dell’attuale Città metropolitana.
Il libro propone uno sguardo trasversale sulle politiche, gli strumenti e le relazioni tra fenomeni sociali e trasformazioni dello spazio urbano, attraversando quattro dimensioni fondamentali del progetto: territorio-città-quartiere-comunità. È attraverso questa articolata struttura interpretativa che emergono i quartieri 167, non più periferie ma “centralità metropolitane” allo snodo di importanti relazioni territoriali. Nuove polarità da cui partire per il ridisegno dell’assetto strategico del territorio e il progetto dei futuri paesaggi dell’abitare
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- Sulla pagina fb di Valeria Saiu

Siamo realisti, cerchiamo l’impossibile

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Dall’utopia a un programma di governo
di Roberta Carlini.

«Perché dovrebbe importarmene delle generazioni future? Cosa hanno fatto loro per me?». Inizia così, con una battuta di Groucho Marx, un libro sul quale è bene spostare l’attenzione, distraendola dal copione delle trattative preliminari alla formazione dei futuri equilibri di potere, e spostandola sui contenuti di un’azione di governo. Il libro si intitola «L’utopia sostenibile», l’autore è Enrico Giovannini (Laterza 2018).
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Economista, statistico, già presidente dell’Istat e già ministro del lavoro (nella breve parentesi del governo Letta, quella chiusa dallo scampanellio arrembante di Renzi: sembra un secolo fa), Giovannini ha legato gran parte della sua attività nell’ultimo quindicennio al tema della sostenibilità. Lavorando, dall’Istat e dall’Onu, sulla revisione degli indicatori, poiché sono i numeri che spesso ci indicano quel che dobbiamo fare oppure ci delimitano i sentieri per farlo: dall’Istat, ha posto le basi per il passaggio dalla misurazione del Pil (prodotto interno lordo) a quella del Bes (benessere equo e sostenibile). Ha fondato l’Alleanza italiana per lo sviluppo equo e sostenibile, che diffonde la cultura della sostenibilità, tra le altre cose con un festival annuale – che quest’anno si svolgerà dal 22 maggio al 7 giugno, con eventi sparsi in tutt’Italia.
L’utopia è un non luogo, un’aspirazione, una tendenza continua che, per definizione secolare, è destinata a non realizzarsi ma a seminare futuro. Eppure, il libro di Giovannini è un programma concreto per l’utopia. È difficile che gli economisti, alle prese con i vincoli legati alle risorse scarse, si occupino di utopie. Eppure necessario, visto che – ha spiegato Giovannini qualche giorno fa nel corso di una presentazione romana del suo libro, nella sede di una biblioteca comunale intitolata a Tullio De Mauro – «la vera utopia sarebbe pensare di poter restare nella situazione in cui siamo». A quarantasei anni dall’evento che introdusse lo sviluppo sostenibile nel dibattito pubblico e istituzionale, il Club di Roma del 1972 sui limiti ambientali allo sviluppo, molte cose sono cambiate. Vertici e trattati internazionali hanno via via fissato princìpi, individuato obiettivi, vincolato i governi su carte e trattati. Nei contenuti, il salto più importante è stato nel passaggio a una concezione ampia della sostenibilità: non ci si riferisce più al solo tema ambientale. L’insostenibilità del saccheggio del pianeta è scientificamente provata, il cambiamento climatico obbliga ad azioni immediate e concrete, dunque l’ambiente resta al primo posto nell’agenda della sostenibilità. Ma questa si arricchisce di altri pilastri necessari: quello sociale, quello economico e quello istituzionale. Non è insostenibile solo il fatto che – per stare solo ai numeri italiani – ogni anno muoiono 60mila persone a causa dell’inquinamento; ma anche il fatto che 4,7 milioni di persone vivono al di sotto della soglia della povertà, oltre 2 milioni di giovani non lavorano né studiano né fanno formazione, che il 5% delle famiglie più abbienti detiene la stessa ricchezza del 75% delle famiglie meno abbienti, che il 18% delle case esistenti è abusivo e che l’80% delle specie ittiche è in condizioni di sovrasfruttamento.

retroutopia
agenda-svil-sostQuesti non sono giudizi morali o politici, ma scostamenti, statisticamente individuati e misurati, dagli obiettivi che noi stessi, come comunità, ci siamo dati: i Millennium Goals, gli obiettivi per il 2030 firmati nel 2015 nella conferenza di Parigi. Se le tendenze restano quel che sono, mancheremo la gran parte degli obiettivi. Siamo già adesso indietro quasi su tutti, in particolare per l’aggravamento della diseguaglianza sociale ereditata dalla crisi e per il nulla di fatto per la difesa dell’ecosistema e dell’acqua. Eppure, non se ne parla, come se quelle carte fossero solo un belletto messo in occasioni ufficiali, e la vera politica, i veri programmi, le cose davvero importanti si svolgessero altrove. La stessa Europa, che «è stata finora la campionessa mondiale dello sviluppo sostenibile» per gli impegni presi e scritti nelle sedi internazionali, al suo interno ha aggravato l’insostenibilità, e procede con grandissime differenze da Stato a Stato. Dando così ragione alla versione scettica e banalizzante della parola «utopia»: bei propositi, ma nel mondo dei sogni; la realtà è un’altra. E negando che, invece, proprio la realtà ci mostra la necessità e l’urgenza di muoversi. Anzi, ci siamo già mossi, però in direzione opposta a quella dell’utopia: quella che Bauman ha chiamato la «retrotopia», ossia la tendenza a cercare rifugio nel passato; di fronte all’aumento del disagio sociale, dell’incertezza sul futuro, della povertà materiale e dei dissesti ambientali, della tecnologia che crea disoccupazione e della globalizzazione che taglia le fabbriche, invocare e sognare il ritorno a un’età dell’oro che forse non è mai esistita. Un’età spesso collegata a un mondo più facile, più chiuso, nel quale si possono presidiare i confini da persone e merci, nel quale la propria Nazione era grande (l’America first di Trump e i sogni della grandezza imperiale della Brexit), e difendere un’identità rassicurante di fronte a cambiamenti tutti vissuti in modo negativo.

l’appello alla ragione contro quello alla pancia
Qui arriva la parte più interessante del libro, che è politica. Dopo aver ripercorso le tappe istituzionali e storiche della evoluzione delle «utopie sostenibili», aver chiarito e raccontato il ruolo della statistica, del potere dei numeri nel tracciare le politiche, Giovannini entra nel mezzo della questione che sta invadendo e scuotendo le nostre democrazie, mettendone a rischio la tenuta anche dal punto di vista istituzionale. Succede ogni volta che, in nome di una «retrotopia», vince chi parla al cuore (alla pancia, si dice spesso) delle tante persone danneggiate, o solamente impaurite, dagli enormi cambiamenti che tutti insieme ci sono precipitati addosso. Non si vince contro queste tendenze difendendo lo status quo o continuando a proporre ricette basate su un modello economico-politico che non funziona più, dai punti di Pil che risalgono alle spinte vecchio stile all’economia. «Mi rendo perfettamente conto – scrive Giovannini – che non si vincono le campagne elettorali spaventando gli elettori con scenari catastrofici senza indicare le possibili soluzioni, ma credo sia altrettanto evidente che vincere una campagna elettorale con promesse mirabolanti basate sul ‘vecchio paradigma’ non seguite da un significativo e duraturo miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini renderebbe estremamente difficile non solo la rielezione, ma la stessa ‘tenuta’ delle società democratiche: infatti, la sfiducia nelle istituzioni e in chiunque abbia governato in passato, a tutto beneficio di ‘facce’ o ‘storie’ nuove, comprese quelle basate su messaggi cosiddetti ‘populismi’ o ‘antisistema’, non farebbe che aumentare, con significativi rischi per l’assetto faticosamente costruito in Europa negli ultimi sessant’anni».

trasformare l’utopia
in programma di governo

Difficile non vedere in queste parole, scritte prima delle elezioni italiane di marzo, una sceneggiatura di quel che poi è successo. L’appello alla «ragione» contro quello alla «pancia» non ha perso solo perché difficile, complesso, a suo modo elitario; ma perché ha invocato una ragione smentita dai fatti, un accompagnamento dell’esistente – che basterebbe solo raccontare e gestire meglio, nell’idea della ex-sinistra che ha perso il governo – che non ne ha compreso l’insostenibilità.
Quale l’alternativa allora, per chi non vuole limitarsi ad agitare catastrofi e cavalcare paure? Nel libro, scritto per la divulgazione e non come saggio scientifico, Giovannini si sforza di trasformare l’utopia in un programma di governo, individuare obiettivi raggiungibili e i percorsi per arrivarci, chiarire quello che si può fare in una singola nazione e quello che deve necessariamente essere fatto a livello sovranazionale, europeo per cominciare. Ci sono passi concreti, politiche specifiche e passaggi con valore simbolico – come nella proposta di introdurre il principio della sostenibilità in Costituzione. Ma soprattutto quello che ci serve, scrive Giovannini, è un cambiamento di mentalità, senza il quale «non potremo realizzare la trasformazione necessaria del nostro mondo al tempo dell’Antropocene. Essere diventati così potenti da determinare addirittura le caratteristiche di un’era geologica richiede a tutti noi di assumere una piena responsabilità per la gestione comune della nuova condizione in cui ci troviamo. D’altra parte – aggiunge – questo è esattamente ciò che papa Francesco intende quando si richiama alla necessità di una ‘ecologia integrale’ in grado di tenere insieme l’ecosistema e quello che ho chiamato ‘sociosistema’». Dunque, «sviluppare tecnologie ri- solutive, migliorare la governance delle nostre società, cambiare mentalità. Difficile, ma non impossibile».
Roberta Carlini

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Da Pandora: recensione di Giulio Andrea Del Boccio.