Monthly Archives: giugno 2019
Estate 2019. La nostra news non va in ferie. Tuttavia vi accompagnerà fino a metà settembre con ritmi più lenti, senza obblighi di scadenze quotidiane. Godetevi e godiamoci un periodo di rallentamento, di tempi lenti, per quanto ci è possibile. Buona estate a tutti noi e non perdiamoci di vista!
Buona Estate a tutti!
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Oggi domenica 30 giugno 2019
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Stampace – Nostra Signora de is gattus arestis
—————————————————————– L’errore di dimenticare la storia dei fatti e delle idee riguardanti l’economia
30 Giugno 2019
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
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Oggi sabato 29 giugno 2019
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Unire le energie contro la secesssione dei ricchi del Nord
29 Giugno 2019
Alfiero Grandi Il Manifesto 27.6.2019, ripreso da Democraziaoggi.
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Newsletter
Oggi venerdì 28 giugno 2019
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Legge elettorale sarda: una mattina al Tar a sentire delle beghe per lo scranno dei responsabili di questo scempio
28 Giugno 2019 su Democraziaoggi.
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Per cambiare la pessima legge elettorale sarda il Tar non ci aiuta. Continua la nostra battaglia per la democrazia.
Legge elettorale: respinto il ricorso dei Comitati, ma la battaglia contro la legge truffa continua
27 Giugno 2019
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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Con la Cultura si mangia!
CENA DI AUTOFINANZIAMENTO
Ogni impresa che si rispetti ha necessità del supporto di tutti coloro che ci credono, per questo la “Scuola di cultura politica Francesco Cocco” ha pensato ad una cena di raccolta fondi che serviranno per aggiungere un altro piccolo mattoncino al progetto.
Siamo coraggiosi e consapevoli che il progetto di contribuire a far crescere una nuova classe dirigente è ambizioso, forse anche un po’ temerario, ma noi ci crediamo.
Aiutaci anche tu!
La cena è fissata per venerdì 19 luglio alle ore 21,00 in Via Soru e Mari 116 a Quartu Sant’Elena (dietro Hotel Setar).
Il contributo minino è di €. 20,00 a persona. Pagina fb dell’evento. **********
[seguono menù e altre informazioni]
La campagna Io accolgo
[il manifesto sardo] Parte anche a Cagliari la campagna “Io accolgo” che punta a dare visibilità alle molte e positive esperienze di accoglienza da parte di famiglie, associazioni, movimenti che guardano e agiscono oltre le norme progressivamente restrittive. Nell’incontro che si svolgerà a Cagliari lunedì 8 luglio 2019 alle ore 16.00 nella sala conferenze della Cgil in Viale Monastir n°17 verrà data voce ai soggetti protagonisti di queste esperienze di solidarietà e accoglienza. Saranno presenti i rappresentanti delle organizzazioni che hanno promosso o aderito alla Campagna.
[segue]
Che succede fuori dal nostro cortile?
L’euro sfiderà il dollaro?
di Vincenzo Comito
Silanciamoci, 25 Giugno 2019 | Sezione: Alter
La folle sfida di Trump all’Iran sposta sul piano militare la contesa espressa prima in dazi e sanzioni: le scosse della transizione verso un mondo polarizzato ad Oriente. E solo in Francia si è capito che l’euro potrebbe giocare le sue carte uscendo dal cono d’ombra del dollaro.
Le possibili conseguenze delle decisioni di Trump
Come ha scritto The Economist nel suo numero del 7 giugno 2019, gli Stati Uniti, sotto la presidenza Trump, stanno militarizzando i loro strumenti economici trasformandoli in armi, un mezzo questo per riaffermare il loro potere nel mondo. L’imposizione di tariffe punitive, il collocamento nella lista nera di aziende tecnologiche cinesi, la minaccia di isolamento di imprese e di paesi dal sistema di pagamenti in dollari e la stretta sulle sanzioni, in particolare, ma non solo, verso l’Iran, mostrano certamente la terribile forza della superpotenza; ma questa tattica, afferma il settimanale, può peraltro portare ad una crisi molto pesante e comunque essa sta erodendo il più valido asset dell’America, la sua legittimazione agli occhi del mondo e la fiducia nel suo sistema. Ma se il paese abusa del suo potere, alla fine lo perderà.
Fareed Zakaria, noto commentatore politico statunitense, ribadisce sostanzialmente lo stesso concetto, affermando, su di un’autorevole rivista statunitense, che stiamo assistendo all’autodistruzione del potere americano (Zakaria, 2019).
Cose molto simili a quelle dei due autori si ritrovano infine anche in uno scritto recente di un autorevole commentatore del Financial Times, Gideon Rachmann (Rachmann, 2019).
Tra l’altro, in effetti, le minacce di Trump sul fronte dei dazi, delle liste nere e ancora di più su quello delle sanzioni, minacce rivolte ormai ad una fetta importante degli Stati del pianeta, potrebbero avere l’effetto di spingere alla lunga i paesi interessati a rafforzare i processi volti a rendersi autonomi, sul fronte monetario come su quello della filiere di produzione, dalla presa americana; come ha scritto un altro commentatore, quale azienda al mondo, a parte ovviamente quelle cinesi, riflettendo sul caso Huawei, non sta pensando di cercare di ridurre al massimo la sua dipendenza dalle forniture statunitensi, immaginando che, in futuro, per qualche ragione, potrebbe capitare anche a loro di essere boicottati?
Anche il peso esorbitante del dollaro, che non deriva più dalle qualità proprie della moneta americana, ma dall’assenza ad oggi di un concorrente credibile (Artus, 2019), spinge quelli almeno che se lo possono potenzialmente permettere verso l’internazionalizzazione della propria moneta.
Si tratta di un processo innescato molto gradualmente dalla Cina già molti anni fa e che dovrebbe ora subire una rilevante accelerazione. In questo senso, tra l’altro, Cina e Russia, nei loro incontri di giugno, hanno ribadito la loro volontà di rendere autonomi progressivamente i loro scambi reciproci dalla presa del dollaro. Ma la Cina sta portando avanti intese di questo genere con molti altri paesi.
I problemi dell’Europa
Trump ha previsto di bloccare l’accesso al sistema di pagamenti e valutari in dollari alle società europee che fanno degli affari con l’Iran, ha brandito la minaccia di tariffe sulle auto sempre europee ed infine prevede delle potenziali sanzioni contro le imprese che partecipano alla costruzione del Nord-Stream 2.
Tutto questo indica come gli stessi paesi europei siano sotto scacco della potenza statunitense e come non abbiano strumenti per difendersi contro le loro sanzioni (Munchau, 2019). In effetti, nella situazione attuale, le imprese del nostro continente non possono permettersi di essere tagliate fuori dai mercati finanziari in dollari.
Per quanto riguarda le sanzioni agli scambi con l’Iran gli europei hanno escogitato una risposta tecnica (con la creazione dell’Instex) che risolve molto poco e che Trump può distruggere con un soffio.
Per altro verso, sino ad oggi l’Unione Europea non ha mostrato molti segni di voler mettere in campo gli strumenti necessari per aumentare il suo ruolo a livello globale, preferendo condannare soltanto a parole le azioni di Trump (Munchau, 2019).
Si può a questo punto ricordare che la composizione delle riserve valutarie delle banche centrali nel mondo alla fine del 2018 faceva riferimento alla presenza di un 20,7% del totale in euro, percentuale da qualche anno in leggera progressione, ma sempre molto lontana da quella in dollari, che raggiungeva alla stessa data il 60,7% del totale (contro peraltro il 65,6% del 2015). l’Unione Europea a tutt’oggi regola poi l’80% delle sue importazioni di energia in dollari, mentre soltanto il 2% di tali importazioni proviene dagli Stati Uniti (Charrel, 2019).
A livello di emissioni sui mercati mondiali degli strumenti di debito, quelli denominati in euro sono passati dal 20% al 22,7% tra il 2017 e il 2018, mentre quelli in dollari sono diminuiti dal 69% al 61% nello stesso periodo, indicando una tendenza ad un lento miglioramento della situazione per la moneta europea.
Accrescere il ruolo dell’euro
Si porrebbe certamente a questo punto la necessità di potenziare fortemente il ruolo dell’euro come moneta internazionale, superando così, almeno in parte, anche la stagnazione del progetto della moneta unica e comunque riducendo di molto il potenziale di ricatto degli Stati Uniti.
Cosa bisognerebbe fare per raggiungere tale obiettivo?
Naturalmente ci vorrebbe una volontà politica, a livello di istituzioni europee e a quello dei singoli Stati, di percorrere tale strada, il che appare lontano dall’essere sicuro.
Sul piano tecnico, da una parte bisognerebbe portare avanti un’unificazione dei mercati dei capitali e l’emissione di titoli pubblici a livello pan-euro, emissione oggi segmentata invece a livello nazionale; si perverrebbe così, tra l’altro, a mercati più profondi e più liquidi, esigenza importante per svilupparli. D’altra parte, a questo punto, l’Europa dovrebbe spingere per una denominazione dei suoi acquisti di prodotti energetici in euro invece che in dollari e, più in generale, per una maggiore utilizzo dell’euro nelle transazioni commerciali internazionali.
Mentre comunque in Europa si comincia a discutere di questo, gli amabili governanti del nostro paese si trastullano ( o fanno finta di trastullarsi ) con la grottesca e provocatoria idea dei minibot.
Ora un filo di speranza che si possa forse in qualche modo procedere nella direzione auspicata viene, ad esempio, dalle dichiarazioni di Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia e tra i più autorevoli candidati a sostituire Mario Draghi in ottobre sulla poltrona di presidente della BCE.
Il governatore ha dichiarato (Arnold, Jones, 2019), in una conferenza organizzata dal Financial Times, che l’uso internazionale dell’euro è una componente chiave della sovranità finanziaria europea e che, d’altro canto, un più esteso utilizzo globale della moneta unica europea aiuterebbe a proteggere le nostre imprese dai rischi di cambio e dalle dispute legali all’estero (chiara allusione ai processi intentati negli Usa).
Anche la BCE, per la bocca di Benoit Coeuré, membro del suo direttivo, si è negli ultimi tempi, sia pure con qualche distinguo, unita alla voci che chiedono di promuovere il ruolo internazionale dell’euro, dopo che lo aveva fatto la stessa Commissione di Bruxelles (Jones, 2019).
In qualche modo significativa è anche la proposta francese, ora in discussione, di dotare l’unione monetaria di un proprio bilancio, ciò che dovrebbe servire, a detta dei promotori, alla convergenza e alla competitività delle economie. Peraltro, le risorse da stanziare sul tema e di cui si discute appaiono molto modeste.
Conclusioni
In un mondo che sta diventando sempre più complicato e caotico, in relazione anche al plausibile passaggio in atto dell’asse del potere economico e politico dall’Occidente all’Oriente (i periodi di transizione sono in genere difficili), nei prossimi mesi l’Europa, con il varo del nuovo assetto politico originato dai risultati delle recenti elezioni, deve affrontare una decisione esistenziale (Delattre, 2019): essa vuole continuare ad essere progressivamente emarginata (diventando un’appendice non solo geografica dell’Asia, o una colonia statunitense) o vuole invece cercare di giocare un ruolo di protagonista della scena economica e politica mondiale?
Per perseguire tale secondo obiettivo sarebbe necessaria una sterzata sul fronte dell’euro, oltre che anche della politica industriale e di quella ambientale. Alcune sezioni delle classi dirigenti europee, ma solo alcune, sembrano rendersene conto. Ma è possibile portare avanti scelte di questo tipo senza che l’Europa abbia rafforzato le sue istituzioni e la sua integrazione (Charrel, 2019)? La crescita dell’Euro potrebbe per altro verso servire allo scopo?
Alla fine temiamo che l’unica politica di integrazione che andrà avanti sarà quella militare.
Testi citati nell’articolo
*-Arnold M., Jones C., France’s central banker calls for euro to challenge US dollar, www.ft.com, 4 giugno 2019
*-Artus P., Le nouveau paradoxe du dollar, Le Monde, 23-24 giugno 2019
*-Charrel M., L’euro gagne un peu de terrain face au dollar sans pervenir à le detroner, Le Monde, 15 giugno 2019
*-Delattre F., The world is growing more dangerous, The New York Times International, 15-16 giugno 2019
*-Jones C., ECB pushes euro in move against dollar’s dominance, www.ft.com, 13 giugno 2019
*-Munchau W., America’s “exorbitant privilege” is Europe’s sin of omission, www.ft.com, 26 maggio 2019
*-Rachmann G., Donald Trump is making America scary again, www.ft.com, 10 giugno 2019
*-Zakaria F., The self-destruction of american power, www.foreign affairs.com, 11 giugno 2019
Oggi giovedì 27 giugno 2019
La sinistra deve tentare di battere questa destra (anche aprendo ai 5 Stelle)
27 Giugno 2019
Alfiero Grandi, su Democraziaoggi.
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ONG della Sea Watch. Carola Rackete
Tonino Dessì su fb.
Tutto può succedere, specie in Italia: tuttavia, man mano che passano le ore, sull’odissea dei profughi della Sea Watch si possono già fare alcune considerazioni non meramente emotive.
Le convenzioni internazionali alle quali l’Italia aderisce attribuiscono al comandante di una nave la responsabilità personale di individuare il più vicino porto sicuro di attracco in caso di salvataggio a mare di persone.
Sono convenzioni che anche nel diritto interno condizionano l’applicazione delle leggi dello Stato, in virtù del rinvio dell’articolo 11, dell’articolo 10 e dell’articolo 3 della Costituzione.
Carola Rackete ha realisticamente valutato che nessuno dei porti nordafricani è da considerarsi sicuro per il suo carico di profughi e che Lampedusa è più vicina di altri porti italiani e dei porti spagnoli o francesi. Olanda e Germania porti sul Mediterraneo non ne hanno. [segue]
I burocrati non sono a Bruxelles, ce li abbiamo in casa purtroppo…
Ci scrive Veronica
Buongiorno,
sono una vostra lettrice e vi scrivo per informarvi di una situazione secondo me molto grave, che spero sia anche sufficientemente mediatica per prestarle attenzione.
Lo scorso anno, insieme ad altre 800 persone, ho partecipato al bando del microcredito.
La situazione si presentava da subito abbastanza complicata perchè, rispetto alle edizioni precedenti, avevano modificato la modulistica, rendendo la procedura molto complessa e piuttosto farraginosa. Sottolineo che il microcredito finanzia un massimo di 25.000 €, la mia pratica ne chiede meno di 10.000.
Finora sono state pubblicate 14 graduatorie. Se andate a scorrerle scoprite che circa la metà delle domande sono state respinte. Questo il link:
http://www.regione.sardegna.it/j/v/2599?s=1&v=9&c=88&c1=88&id=64875
Nel mio caso, l’estate scorsa mi era stato confermato che la mia pratica aveva superato la fase amministrativa dell’istruttoria. Fino a un mese fa mi veniva detto che a breve sarebbe stata valutata da un analista finanziario e che eventualmente mi avrebbe contattato se servivano chiarimenti.
Scopro ora che la mia domanda rischia il rigetto perchè il Business Plan che ho caricato non corrisponde a quello della piattaforma. [segue]
Legge elettorale truffa regionale. Il CoStat e i Comitati sardi hanno fatto la loro battaglia anche un giudizio
di Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Non sappiamo come andrà a finire, l’esito del ricorso degli aderenti al Costat e ai Comitati sardi per la democrazia costituzionale non è ancora noto. Si conoscerà il dispositivo della decisione entro domani. Ma siamo soddisfatti. Come democratici, come uomini e donne della sinistra abbiamo la coscienza tranquilla. Abbiamo dato battaglia in Tribunale e al Consiglio di Stato nel 2014 senza successo, abbiamo mantenuto viva l’iniziativa politica e il dibattito pubblico sul tema in questi cinque lunghi anni. Nell’intermezzo abbiamo affrontato a mani nude la terribile prova della difesa della Costituzione, contro tutto e contro tutti, ed abbiamo vinto. Abbiamo rintuzzato l’arroganza di Renzi e lo abbiamo fatto cappottare. Un risultato importante, ma non decisivo. [segue]
Oggi mercoledì 26 giugno 2019
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Oggi mercoledì 26 davanti al Tar si discute il ricorso
26 Giugno 2019
Red su Democraziaoggi.
Oggi mercoledì 26 davanti al Tar si discute il ricorso del CoStat e dei Comitati per la democrazia costituzionale contro la legge elettorale sarda. Come è noto, un gruppo di elettori ed elettrici democratici della Sardegna hanno presentarto al Tar Sardegna un ricorso col quale impugnano l’atto di proclamazione degli eletti effettuato il 23 marzo scorso dalla […]
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Dibattito post elezioni: dopo tre scadenze perse, una non-riflessione a perdere?
26 Giugno 2019
Tonino Dessì su Democraziaoggi.
A dire il vero, salvo in qualche nicchia virtuale, non si può dire che imperversi in Sardegna una discussione in area democratico-progressista sulle evidenze, sui motivi, sulle responsabilità soggettive dei recenti esiti elettorali delle consultazioni regionali, europee e amministrative (parziali, perché resta pur sempre il ballottaggio a Sassari: […]
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CONCORSO Premio di poesia e prosa Beata Suor Giuseppina Nicoli
Concorso Premio di poesia e prosa Beata Suor Giuseppina Nicoli, in lingua sarda e in italiano, indetto dall’omonima associazione per ricordare l’undicesimo anniversario della beatificazione della suora dei “piccioccus de crobi”.
Il concorso si articola in tre sezioni.
Poesia in lingua sarda e varianti sul tema “Su Santu de Bidda mia”. Oppure “Sa vera Caridari cristiana”. Poesia in Lingua italiana a scelta su uno dei seguenti argomenti: Il Santo del mio Paese oppure Il mio prossimo è mio fratello, oppure Le preghiere.
La terza sezione è riservata a uno scritto-saggio in prosa lingua italiana dal titolo: Forme e aspetti delle tradizioni popolari religiose sarde (di un paese, di una città della Sardegna).
Ogni sezione prevedi tre premi: 300 euro al 1° classificato; 200 euro al secondo; 100 euro al terzo classificato.
La partecipazione è prevista esclusivamente con opere individuali. Ogni autore potrà concorrere con un unico elaborato per sezione.
Modalita’ di presentazione dei lavori [segue]
Che succede?
I NEURONI DELLA SINISTRA
25 Giugno 2019 by Forcesi | su Cdem3.
Il Foglio ha pubblicato (24 giugno) un lungo articolo di Marco Minniti, una sorta di manifesto con doppio titolo: “Ridare i neuroni alla sinistra” e “Protezione, il grido degli elettori”. Ne scrivono Stefano Folli su Repubblica: “L’altra sinistra dell’immigrazione”, e Claudio Petruccioli in un’intervista al Dubbio: “La sinistra riscopra la sicurezza o sparirà”. L’Avvenire pubblica un articolo di Corrado Giustiniani: “Ecco cinque punti per cambiare rotta sull’immigrazione”; e un corsivo di Marco Tarquinio: “Carità cristiana e polemiche salviniane”. ANCORA SUL PD: Sabino Cassese, “Il silenzio delle opposizioni nuoce alla democrazia” (Corriere della sera); Franco Monaco, “Caro Zinga, ora fa qualcosa di sinistra” (Il Fatto). Simone Oggioni e Stefano Quaranta, “Una classe dirigente ha fallito, e il Pd è all’ultima spiaggia” (Manifesto).
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PROFUGHI. SALARIO MINIMO. STATO DELL’ECONOMIA. CINQUE STELLE
25 Giugno 2019 by Forcesi | su C3dem.
SEA WATCH: Luigi Manconi, “Quei profughi dimenticati” (Repubblica); Nello Scavo, “Sea Watch, Nosiglia offre accoglienza ai 42” (Avvenire). SALARIO MINIMO: Tito Boeri, “Chi vuole davvero il salario minimo?” (Repubblica); Giuseppe Travaglino, “Tutti gli errori del salario minimo” (Repubblica). Pietro Ichino, “La nuova trovata del M5S: l’aumento delle paghe per legge” (blog). LO STATO DELL’ECONOMIA: Lucrezia Reichlin, “Il rallentamento dell’economia e i rischi per l’Europa” (Corriere della sera); Federico Fubini, “Il vero ritardo dell’Italia? Produciamo sempre meno” (Corriere). CINQUE STELLE: intervista di Luigi Di Maio al Corriere: “Chi vuole la crisi ci porta al governo tecnico”; Giovanni Sabbatucci, “5stelle al bivio tra ribelli e burocrati” (La Stampa).