Monthly Archives: dicembre 2023
Oggi mercoledì 20 dicembre 2023
Premierato inammissibile ed eversivo perché contro la sovrantà popolare
20 Dicembre 2023
A.P. Su Democraziaoggi
Da quando sono scomparse le maggiori forze costituenti (DC, PCI, PSI) ha avuto inizio un sistematico attacco alla Carta, volto a modificarne l’impianto fondamentale. Non solo la destra, anche il PD di Renzi ha fatto la sua parte in questa vicenda. Ma quale il punto centrale dell’attacco? La sovranità popolare e il continuum che assicura […]
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L’ultimo valzer di Renato Soru
19/12/2023 alle 21:56 di Vito Biolchini su vitobiolchini.it
C’è qualcosa di tragico, di comico e di tragicomico in questa campagna elettorale per le elezioni regionali che il prossimo 25 febbraio vedrà i sardi chiamati alle urne per decidere del loro futuro.
Spes contra Spem
Lettera, in extremis, a Gesù bambino.
di Gianni Loy
Non ho vaghezza di aprire il pacchetto contenente il regalo di Natale – ormai imminente, giorno più giorno meno –. Già immagino cosa mi aspetti, cosa ci aspetta!
Sembra fatale, inevitabile che, per una serie di ragioni – sulle quali non spenderò neppure una parola – l’auspicio che il prossimo governo della regione, della Nazione sarda, sia di segno progressista e di sinistra, non sia avvererà. I re magi porteranno i loro doni a governanti di altro segno. Subito dopo, mi sovvengono le parole di un Santo che andava predicando che la vera speranza è quella che si coltiva quando non c’è più alcuna speranza.
Non so se quel Santo avesse ragione, ma vorrà dire che, ad onta di ogni funesto presagio, mi rimane – voglio che mi rimanga – almeno un briciolo di speranza, la speranza che all’interno pacchetto che apriremo tra qualche giorno ci sia, seppure in extremis, una buona notizia.
L’idea di recarmi alle urne quando il nostro gesto avrebbe solo il significato di dare un voto in più o in meno a due contendenti di un’area contigua, che lo inseriranno nella loro contabilità solo per affermare di aver avuto ragione, non solo non mi esalta ma mi deprime, persino mi umilia.
Sia ben chiaro: avrei dato – darei – il mio voto ad entrambi o a ciascuno dei due che in questa vigilia di Natale se lo contendono – il voto mio e di altri – senza alcun tentennamento. L’uno lo conosco, ritengo che in ordine di tempo sia stato l’ultimo presidente di valore, di grande valore – al di là delle rappresentazioni e dei distinguo che lo accompagnano – e penso che un suo ritorno alla guida della regione sarebbe utile e auspicabile. L’altra non la conosco, nondimeno tutti gli amici e compagni (al maschile e femminile) che – con più attenzione – seguono le vicende della politica nostrana mi forniscono elementi che m’inducono a sostenere, senza tentennamenti, una sua candidatura.
Ma ciò che non desidero, ciò che non voglio, è che mi venga chiesto di scegliere tra i due.
Evento in memoria del commissario Gianni Pesce
Con la conduzione di Vito Biolchini e le letture, a cura di Elio Turno Arthemalle, di brani tratti da due libri di Gianni Pesce. Interventi dei figli: Carlo (che ha contestualizzato l’attività professionale e d’impegno sociale del padre, anche con riferimento alle letture di Elio); Laura (che ha presentato un pregevole documentario consistente in una sequenza di slide con protagonista il padre, dall’infanzia fino alla tarda età, e la famiglia). In conclusione un intervento della figlia maggiore Anna, che ha recitato in onore del padre una bella e commovente poesia, lei autrice, e cantato una struggente canzone, Mediterraneo, di un autore catalano (Joan Manuel Serrat), tradotta e interpretata a suo tempo da Gino Paoli. Anna è stata accompagnata alla chitarra classica dal bravo musicista Gialuca Muggianu. Intervento di Franco Meloni (di cui diamo conto di seguito). Presente un numeroso pubblico, tra cui colleghi collaboratori del commissario e altre persone che lo conobbero in vita. Presenti la moglie del commissario e Benedetta, la figlia più piccola.
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Cattolici e Politica
Ci sono i cattolici nella politica?
La Repubblica – 18 Dicembre 2023
di Enzo Bianchi sul suo blog.
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Oggi martedì 19 dicembre 2023
Oggi dibattito “Premierato e conseguenze sul sistema democratico”
19 Dicembre 2023 su Democraziaoggi.
Scuola di cultura politica Francesco Cocco
Oggi, martedì 19 alle ore 17,30 presso la Fondazione di Sardegna, via S. Salvatore d’Horta, 2, Assemblea dibattito
Relazioni di Tonino Dessì, Carlo Dore jr., Luisa Sassu
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Oggi lunedì 18 dicembre 2023
Soru rappresenta il vecchio che non vuol morire, la Todde la possibilità di cambiamento
18 Dicembre 2023
A.P. Su Democraziaoggi
Un lettore mi dice che in questo blog si parla monotonamente di alleanze in opposizione alle destre e non dei contenuti programmatici. Ha ragione, è vero. Tuttavia, si può obiettare che ora ha poco senso parlare di progetti, se non c’é unità per vincere, per battere la […]
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Oggi domenica 17 dicembre 2023
Carbonia. Nella cornice del contesto nazionale: politiche liberiste e Piano di lavoro
17 Dicembre 2023
Gianna Lai su Democraziaoggi.
“Oggi, domenica, nuovo post sulla storia di Carbonia, dal 1° settembre 2019.
Il Piano di lavoro, perché “il sindacato esca dalle strettoie della conflittualità permanente e delinei un modello costruttivo del suo ruolo nella società”, dice lo storico Giovanni De Luna. Secondo la sollecitazione di Riccardo Lombardi, che aveva esortato il movimento sindacale a […]
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Mario Girau è il nuovo direttore della Voce Serafica della Sardegna
Con il numero di dicembre, Mario Girau è il nuovo direttore responsabile della Voce Serafica della Sardegna, la prestigiosa rivista mensile dei Cappuccini della Sardegna. Mario Girau è giornalista di lungo corso, collabora con i quotidiani La Nuova Sardegna e Avvenire, il settimanale Famiglia Cristiana e con i periodici diocesani della Sardegna. E’ capo ufficio stampa della Cisl Sarda e, dal 2011 al 2017, presidente regionale dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana. Autore di diverse pubblicazioni, ultima delle quali “Aio’ a Crèsia! Testimoni e Maestri: 18 storie di suore, sacerdoti e vescovi cagliaritani e sardi della porta accanto” (University PFTS, Cagliari, 2022). Congratulazioni, Auguri e Buon Lavoro, Mario!
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Nel numero di dicembre in distribuzione anche un articolo del direttore di AladinPensiero.
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Voce Serafica della Sardegna: un po’ di storia.
La buona Politica per le attese dei sardi*
di Franco Meloni
Il tema: “Sulla base di una seria analisi della situazione socio-economica della Sardegna, quali provvedimenti dovremo assumere per un suo futuro migliore?”. Svolgimento per noi arduo, per spazio non disponibile e carenza di competenze. E allora? Facciamo così: risolviamo subito la questione dell’analisi della situazione sarda condividendo quella del Rapporto Crenos 2023 [1], a cui rinviamo.
Un po’ di serietà signori (poco) onorevoli!
Diario elettorale #1 Andremo alle urne il 25 febbraio: in onore di Pulcinella e Arlecchino
16/12/2023 alle 10:48 Vito Biolchini su vitobiolchini.it
Con chi si candiderà?
Caro Diario,
Oggi sabato 16 dicembre 2023
L’opposizione sottovaluta la riforma Meloni che scardina la Costituzione
16 Dicembre 2023
Alfiero Grandi su Democraziaoggi
Il progetto di legge per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio collegata ad una legge maggioritaria che gli garantisca almeno il 55 % dei seggi porta l’Italia fuori dalla Costituzione del 1948. Punta, infatti, ad un altro sistema istituzionale che manomette l’equilibrio tra i poteri dello Stato con l’obiettivo di accentrare i poteri in […]
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COP28 Dubai. Un commento autorevole
Cop28, cosa manca nel testo dell’accordo finale secondo il climatologo Luca Mercalli
Luca Mercalli: “Nel documento finale della Cop28 mancano cronoprogrammi e impegni stringenti, non viene formalizzato con quali tassi e tempistiche avverrà la transizione fuori dal fossile. L’unico impegno è quello di cercare di arrivare a zero emissioni entro il 2050, ma in fondo è quello che chiedeva anche l’Accordo di Parigi. La sensazione è che si continui a procedere in modo generico e annacquato continuando, comunque, a lasciare pieno potere alle leggi di mercato”.
Continua su:
https://www.fanpage.it/attualita/cop28-cosa-manca-nel-testo-dellaccordo-finale-secondo-il-climatologo-luca-mercalli/
SA NOVENA de PASCH’E NADALE in CASTEDDU
A partire dal 16 dicembre, alle ore 18, la Confraternita di S. Efisio riproporrà nella chiesa dedicata al Santo, la Novena di Natale in Gregoriano, con una novità: la liturgia avverrà integralmente in lingua sarda.
Si tratta, allo stesso tempo, di un ritorno alla tradizione e di una prospettiva per il futuro. La Novena di Natale era particolarmente sentita nel quartiere di Stampace, introdotta dal solenne canto del Regem Venturum Dominum eseguito all’organo. A partire da quest’anno, l’organo accompagnerà i canti dei fedeli assieme alle launeddas, il più antico strumento musicale della Sardegna.
E’ una proiezione verso il futuro, perché, con la celebrazione della novena in lingua sarda, si vuol favorire il compimento delle novità del Concilio Vaticano II che, guardando ai segni dei tempi, ha aperto la liturgia all’uso delle lingue nazionali. La Sardegna vive proprio l’attesa – l’avvento – del riconoscimento della sua lingua anche per la celebrazione della Santa Messa. Il rapido diffondersi, in diverse località dell’Isola, della celebrazione della Novena di Natale in lingua sarda – avvenuta proprio a Cagliari nel 2008 nella Chiesa del Santo Sepolcro – spinge in tale direzione.
Nella chiesa di Sant’Efiso, assieme alla Novena, sarà inoltre possibile visitare anche lo storico presepio della Gioc, che la Confraternita di S. Efisio, negli ultimi anni, ha recuperato e riproposto.
Ogni ulteriore informazione sarà fornita il 16 dicembre, a partire dalle ore 17,30, prima dell’inizio della Novena.
Il presidente Andrea Loi
Si allega una breve introduzione all’iniziativa.
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PRESENTAZIONE
Quando si arrivava alla metà del mese di dicembre, la sera – nelle vie del quartiere – cominciava ad essere accompagnata dalle esplosioni di una miscela di zolfo e clorato di potassio, innescata dalle scintille prodotta dallo sfregamento di una piccola pietra levigata che, molti di noi, in quelle settimane, custodivano nella tasca di calzoni corti attillati.
La pietra veniva poggiata sul mucchietto di polvere esplosiva; poi un colpo secco con il tallone, a strisciare, provocava lo scoppio. Quegli scoppi annunciavano che era giunto il tempo delle lunghe feste di fine anno e avrebbero fatto compagnia alle nostre serate sino ai botti trionfali con i quali si salutava l’anno nuovo.
E poi c’era la Novena, in Chiesa, solennemente introdotta dal “Regem venturum Dominum”, accompagnato dall’organo in tonalità maggiore, e l’odore intenso di incenso che ci penetrava nell’anima.
I canti gregoriani si susseguivano, l’uno dopo l’altro, con l’inno “En clara vox”, gregoriano di tempi uguali che la maggior parte di noi trasformava in marcetta: e il “Tantum ergo” …
Cosa volessero dire quelle parole, naturalmente, lo sapevano solo i preti e pochi laici eruditi; ché le nostre madri, e le nostre nonne, per poter rispondere all’invocazione del celebrante, erano state costrette ad elaborare un versario, in puro vernacolo dialettale, ricco di assonanze con quella lingua sconosciuta. Così, “procedenti ab utroque”, diventava facilmente “proceddeddus a ogus trottus”. Il celebrante, di solito, non percepiva la storpiatura del testo latino, ma anche nel caso se ne avvedesse, preferiva tacere. Al Padre eterno, poi, che aveva ben altre rogne a cui badare, al più scappava un sorrisetto.
Così, tra botti, canti, luminarie, e le immancabili bancarelle, la festa prendeva vigore. L’intero quartiere di Stampace vi partecipava.
Il fatto di esordire con un richiamo all’ambiente di una Novena di Natale – che siamo in pochi, oramai, ad aver vissuto in prima persona – potrebbe suggerire l’idea che il lavoro che presentiamo sia espressione della vena nostalgica che spesso accompagna l’età avanzata. Niente di più errato.
Rispettiamo ogni nostalgia, ovviamente, a patto che non riveli incapacità di vivere il presente, ma l’intendimento di questo lavoro, che ricostruisce e traduce in lingua sarda le liturgie e i canti che hanno accompagnato l’età della nostra fanciullezza, è ben altro.
La stagione di una liturgia, spesso solenne e pomposa, per di più celebrata in una lingua incomprensibile ai più, è terminata. Anzi, a dirla tutta, è durata anche troppo.
Il Concilio Vaticano II, oltre mezzo secolo fa, ha invitato la Chiesa a saper leggere i segni dei tempi, ci ha ricordato che i laici non sono “fedeli” ma parte integrante e indispensabile delle Chiese; ci ha ricordato l’importanza della comunità ecclesiale …
E poi, finalmente, ha posto fine al tabù della lingua latina per la celebrazione, aprendo all’uso del volgare, che ha consentito una più intensa partecipazione del popolo. Grazie a quel segno di uguaglianza il celebrante ha anche smesso di dare le spalle ai “fedeli”, ha incominciato a rivolgersi ad essi “faccia a faccia” durante le celebrazioni. Tante Comunità hanno potuto tornare a nuova vita, e prosperare.
Tuttavia, il declino del latino ha lasciato il posto a volgari nobili, quelli “legittimamente approvati” e quelli che invece, come la lingua sarda, ancora attendono una “autorizzazione” che, per la verità, è stata avanzata soltanto nel 2023, nonostante le insistenti richieste di laici e sacerdoti sardi che risalgono almeno dall’ultimo decennio del secolo scorso.
Più recentemente, l’allora Arcivescovo di Cagliari mons. Arrigo Miglio ha incoraggiato con convinzione l’avvio di un percorso finalizzato al riconoscimento della piena dignità della lingua sarda nella vita della chiesa locale. Un riconoscimento che, ha affermato, “non solo è un percorso che si può compiere, ma assolutamente utile dal punto di vista pastorale e culturale”.
Ci troviamo, in questo, in perfetta sintonia con l’ammonimento di Papa Francesco che, più volte, in occasione del rito del battesimo nella Cappella Sistina, nel gennaio del 2018, ha ribadito con forza che “la trasmissione della fede soltanto può farsi in dialetto, nella lingua intima delle coppie, nel dialetto della famiglia, nel dialetto di papà e mamma, di nonno e nonna”. Di Papa Francesco che ha ricordato che Gesù parlava in aramaico, perché era naturale che un bambino cresciuto in una modesta famiglia della Galilea parlasse la lingua del popolo, e che nella sua lingua materna, quella appresa da Giuseppe e da Maria abbia spezzato il pane e versato il vino.
Vorremo, in definitiva, contribuire, al compiersi del programma del Concilio Vaticano II, sostenere gli sforzi di quanti, negli ultimi anni, si sono adoperati in questa direzione, contribuire al movimento che reclama un pieno riconoscimento della lingua sarda in ambito liturgico e per questo la Confraternita di Sant’Efisio ripropone la liturgia della novena in lingua sarda.
Alcuni cenni storici della Novena gregoriana.
La novena in gregoriano è stata eseguita, per la prima volta, a Torino, nella chiesa dell’Immacolata, affidata ai preti della Missione, nel Natale del 1720.
Su sollecitazione della Marchesa Gabriella Marolles delle Lanze, il padre Antonio Vacchetta compose una nuova Novena cantata, contenente testi delle Profezie e dei Salmi.
Dopo la prima celebrazione del 1720, la Marchesa, apprezzando la composizione, dispose un lascito di cinquemila lire per consentire che la Novena si continuasse a celebrare ogni anno.
I missionari e i preti che frequentavano la Casa della Missione, hanno poi diffuso questa Novena nelle Diocesi del Piemonte, della Lombardia e della Liguria e, successivamente, si è estesa ad altre regioni dell’Italia e del Mondo.
L’origine della Novena di Natale in lingua sarda.
La Novena in lingua sarda, ispirata al modello gregoriano, è stata celebrata per la prima volta a Cagliari, nel 2008, nella chiesa del Santo Sepolcro per iniziativa di Don Mario Cugusi, allora parroco della parrocchia di S. Eulalia, con la partecipazione del gruppo di laici che frequentava la parrocchia e con il sostegno della Fondazione Sardinia e del suo direttore Salvatore Cubeddu.
Il Concilio plenario sardo, promulgato il 1° luglio del 2001, ha rappresentato un significativo momento di svolta della Chiesa Sarda per quanto riguarda l’utilizzazione della lingua sarda nella liturgia. Mentre il Concilio Plenario del 1924, “inibiva l’uso della lingua sarda e la guardava con diffidenza”. Il Concilio del 2001, invertendo radicalmente tale orientamento, definisce la lingua sarda “un singolare strumento comunicativo della fede” e ne auspica la valorizzazione nella liturgia.
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http://www.fondazionesardinia.eu/ita/?s=Sa+novena+de++nadale
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